Capitolo 1 - Si ricomincia
Scesi le scale di fretta e mi ritrovai in cucina.
Ero giá sistemata e pronta a ripartire, ad
affrontare un altro anno di College.
"Allora sei pronta per il terzo anno di College, Honey?" disse mio padre sorridendo seduto al tavolo di legno scuro.
Mi rivolse uno sguardo dolce e un sorriso caloroso.
Teneva la tazzina del caffè in mano osservando la bellissima giornata di metá settembre, dalla finestra.
Il mio giardino si affacciava, oltre lo steccato, sulla spiaggia e sull'oceano regalando una vista mozzafiato all'alba e al tramonto.
Mio padre era ancora in pigiama, di lino a righe con cucito nella parte posteriore lo stemma del suo club nautico, questo stile lo faceva sembrare un vero marinaio buffo.
Sottiletta iniziò a guiaire e corrermi intorno scodinzolando la sua codina nera come a darmi il buongiorno.
"Buongiorno amore" mi abbassai ad accarezzarla sulla sua pancia rosata.
Risposi a mio padre in maniera sfacciata ridendo e facendo una linguaccia.
"Sono nata pronta Erick"
Lui mi lanció un occhiataccia, odiava essere chiamato per nome o semplicemente papà. Amava invece i nomignoli.
Continuò a sorseggiare il suo capuccino, impregnandosi i baffi di schiuma.
Scoppiai a ridere, ricordando quella pubblicità italiana della Birra, la "Moretti".
Scacciai quel pensiero strano e mi versai del caffè.
Ormai era abitudine fare colazione con un caffè altrimenti non mi sarei veramente svegliata.
Aprì lo sportello della cucina e afferai una briosce, di quelle ripiene di marmellata alla ciliegia, davvero buone.
Aprì la porta e uscii in giardino, la giornata stava per iniziare.
Mi iniziai a sentire elettrizzata e impaurita all'idea di dover tornare in Università, affrontare i professori, i pettegolezzi da adolescenti e sopratutto studiare come una matta per i restanti 9 mesi.
Appoggiai la briosce e la tazzina sul tavolinetto vicino al dondolo della veranda e mi ci sedetti.
- Com'è passato in fretta il tempo, sono già al terzo anno di università...Che farò dopo? - Pensai.
Fin da bambina avevo sognato di diventare scrittrice, musicista o pittrice, per questo motivo avevo scelto il corso Artistico ad Harvard che comprendeva letteratura Inglese, musica, arte e molte altre materie.
Sottiletta mi seguí per poi saltarmi in braccio e accucciarsi sulle mie gambe.
Mi lasciai andare alla vista del bellissimo panorama davanti a me e smisi di pensare alla scuola e al futuro.
Il sole non era ancora alto nel cielo ma si specchiava nell'acqua cristallina dell'oceano, la temperatura era fenomenale.
L'odore di salsedine si mischiava a quello dell'erba del mio giardino e del cloro della piscina.
Gli uccellini cinguettavano armoniosamente.
I gabbiani si affrettavano a scendere in picchiata per afferrare dei pesci.
Vivere sulla spiaggia era stato fin da bambina uno dei miei sogni che, arrivata qui avevo realizzato.
"Porteresti fuori Sottiletta?" urló mio padre dalla cucina,ma non gli diedi ascolto, stavo gustando il caffè e la mattina.
Con una leggera pressione scoppiai la bustina della briosce facendole fare un piccolo botto, e iniziai a morderla.
Era gustosa e il suo sapore mi mandò il palato in estasi, adoravo quelle briosce.
Mio padre notando la mia non risposta urló di nuovo.
"Honey??"
Capì di dover dare una risposta anche se la mattina avevo sempre preferito non parlare con nessuno per almeno mezz'ora.
Tornai alla realtá.
"Eh ? Sisi la porto fuori io"
Mi alzai dal dondolo di fretta,accartocciai la bustina della briosce e presi la tazzina del caffè,le riportai in cucina, era in ordine e pulira, i piatti erano stati lavati e sistemati.
- La signora Maria è davvero brava - pensai immediatamente.
Mio padre era sempre a lavoro e io in Università, così assunse una domestica per le piccole faccede di casa come fare il bucato, pulire e ordinare le stanze; inoltre una figura femminile e materna ci faceva bene.
Era una signora davvero gentile e amabile che veniva da Cuba. A volte ci cucinava dei piatti tipici cubani prelibatissimi mentre parlava della sua famiglia, dei suoi figli e dei suoi nipoti, che amava più di ogni altra cosa.
"Vado a sistemarmi e porto fuori Sottiletta." Dissi andando correndo al piano di sopra.
Attraversai il corridoio ed entrai in bagno guardandomi allo specchio.
I miei capelli erano un disastro, un odioso groviglio di onde bionde e rosate alle punte.
- Forse avrei dovuto piastrarli, sembro una pazza - Pensai ad alta voce afferrando la spazzola.
- Pazienza oggi và così - Ripensai mollando l'ardua impresa.
Afferrai la trousse di trucchi e la palette di ombretti.
Mi misi un leggero strato di ombretto arancione-giallo sugli occhi, un po' di eyeliner e del rossetto rosa chiaro, per risaltare la mia pelle abbronzata.
Sistemai il mio luccicante piercing al naso e feci una boccaccia al mio riflesso.
Prima di uscire andai in camera mia e mi guardai un ultima volta allo specchio.
Indossavo una camicetta rossa monospalla che lasciava intravedere il mio seno prosperoso e una gonna di jeans che risaltava le mie lunghe gambe magre, i tacchi neri completavano il tutto.
- Forse dovrei optare per un vestito, magari quello a righe bianco e nero? - Pensai girando su me stessa varie volte titubante.
Alla fine l'outfit era semplice ma adatto alla prima giornata di Università. Così non mi cambiai.
Il mio ciondolo a forma di fiore di loto azzurro cadeva sul mio petto, apparteneva a mia madre, era stato il regalo del fidanzatamento con mio padre.
Lo accarezzai con le dita e sussurrai.
"Mi manchi mamma è tutto uno schifo da quando sei andata via!"
Una lacrima rigò il mio viso, la asciugai in fretta e andai di sotto con un sorriso raggiante.
Il passato dovevo lasciarmelo alle spalle.
Afferrai il guinzaglio di Sottiletta che scodinzolava e abbaiava freneticamente e glielo legai al collare.
"Vai all'università così? Ti si vedono le tette." Mio padre davanti la soglia della porta mi guardò perplesso squadrandomi per bene.
"Papà SEI IMBARAZZANTE. Ho ventun'anni dai. Vado a fare il solito giro in spiaggia, poi passa Viktor a prendermi."
Alzai gli occhi al cielo e chiusi la porta alle mie spalle, senza dare il tempo a mio padre di replicare.
- Viktor mi piace ma dovresti smetterla di fargli vedere le tette - Pensai imitando la voce di mio padre
Scoppiai subito a ridere..
Era davvero imbarazzante e poi era fermamente convinto che io e Viktor avessimo una sorta di storia, qualcosa di complicato.
Viktor Pryce fu la prima persona che conobbi dopo la mia fuga e da allora mi aggrappai a lui come fosse una salvezza.
A distanza di anni lo iniziai a definire un "amico" nonostante non parlasse molto o comunicasse, monosillabi, sbuffi e comandi a parte.
Era un bel ragazzo, freddo e distaccato da tutti che amava far parlare di sé.
Nonostante tutto sapevo che in fondo aveva un cuore anche lui.
Andai in spiaggia e slegai Sottiletta che si gettó in acqua contentissima.
Amava il mare quanto me.
Levai i tacchi e affondai i piedi sulla sabbia chiara, iniziando a fare delle piccole buche. La sabbia era ancora fresca.
"Mi mancherá la spensieratezza estiva." Dissi con nostalgia.
L'estate era passata, lasciando bei e apprezzabili ricordi.
Le giornate al mare, in barca, i party a Boston da un lato. Le cene tra ricchi, le sfilate e gli eventi di beneficienza dall'altro.
Mi guardai attorno, la spiaggia era deserta per mia fortuna.
Mi gettai sulla sabbia e controllai la tasca destra della gonna, che conteneva le sigarette e un piccolo accendino Clipper colorato.
Afferrai il pacchetto di Malboro rosse e ne estrassi una con velocità e destrezza, passandola fra le dita.
La portai alle labbra e la accesi.
Aspirai profondamente, continuando a guardare il mare godendomi quel momento.
Il sole mi accarezzava la pelle facendomi rilassare e regalandomi una piacevole sensazione.
Sottiletta correva a riva cercando di mordicchiare le onde.
Era così carina.
Mi venne subito in mente mio padre. Se mi avesse sorpresa a fumare, mi avrebbe sgridata,non perché non mi reputasse grande abbastanza da prendere decisioni ma non voleva perdere anche me per colpa di uno stupido vizio.
L'amore della sua vita nonché mia madre era passata a miglior vita per colpa di un cancro ai polmoni diagnosticato ormai allo stadio terminale.
Il dolore fu atroce per tutti ma soprattutto per lui che stava attraversando un periodo davvero insostenibile e orrendo.
"Nonostante tutto continui a fumare eh ?" disse una voce maschile familiare alle mie spalle.
Sobbalzai e spensi la sigaretta sulla sabbia sentendomi colpevole, come se fossi una ladra...Invece ero solo prigioniera di uno stupido vizio.
Mi voltai e vidi Viktor in piedi davanti a me con un espressione arrabbiata.
Mi limitai a dire un leggero "Ciao Viktor" sorridendo senza riuscire a guardarlo in viso.
"Cazzo...gli avevo detto di aver smesso. Sono una cretina.." pensai immediatamente agitandomi.
Viktor odiava le bugie ma forse erano l'unica via di fuga...
Sottiletta notó subito Viktor e inizio a correre verso di noi scodinzolando e guaendo.
Immediatamente urlai.
"SOTTILETTA...FERMA..
FERMAAA. "
Era bagnata fradicia.
Corse contenta verso Viktor e si scrolló tutta l'acqua accanto i suoi costosissimi e nuovi jeans...
"Ogni volta che ti vede è cosi contenta " Dissi ridendo.
Sottiletta era stata un "regalo" di Viktor e mio padre per farmi sentire meno sola, tirarmi sú il morale.
La situazione si fece imbarazzante e tesa poiché non avevo molto da dire,avevo mentito...Ma era quello che lui si sarebbe voluto sentir dire...
"È un po di acqua si asciugherá in fretta. Riguardo al fumo invece? Mi dicesti di aver smesso! " La voce di Viktor era fredda con un accenno di seccatura.
Continuò a fissarmi con i suoi grandi occhi verdi in attesa di una risposta.
- Come sempre è di mal umore - Pensai subito.
Mi attendeva una lunga e straziante giornata.
Viktor in piedi dietro di me, si abbassó e mi mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Allora perché mi hai detto di aver smesso?" Chiese sfiorandomi l'orecchio con le morbide labbra.
Un brivido mi percosse la schiena, Viktor non era solito essere cosí "amichevole" odiava il contatto umano.
Ultimamente però in varie occasioni mi sfiorò le mani, le guance senza che ci fosse un reale bisogno, solo perché gli andava.
Mi alzai velocemente dalla sabbia e mi girai a fissarlo.
I suoi occhi smerlando vicino al mare si accenturarono prendendo varie sfumature....tra l'azzurro e il miele.
Era così alto che mi sentì così piccola di fronte a lui...
La situazione si fece ancora più imbarazzante quando capì di essere imbambolata davanti a lui a fissarlo, quasi incantata.
Iniziai ad arrossire e una vampata di caldo mi percosse velocemente tutto il corpo.
Cercai di riprendermi
"È ora di andare, abbiamo 40 minuti di macchina "
Non volevo far notare l'imbarazzo e le mie guance rosate così sviai il discorso.
Rimasi ancora ferma come se il corpo non riuscisse a muoversi, come se i suoi occhi mi tenessero ferma saldamente.
Lui mi fissó negli occhi, arrabbiato.
I suoi capelli mori gli ricadevano sul lato destro della fronte e si intrecciavano fra loro...
Al sole prendevano delle sfumature rossastre e il vento mattutino gli fece ricadere un ricciolo davanti l'occhio smeraldo.
Cercai di guardare altrove, il suo sguardo era diventato insostenibile eppure non riuscivo ancora a muovermi.
La sua bellezza lasciava senza fiato me e chiunque lo guardasse.
Ogni ragazza lo desiderava, odiandomi profondamente.
"Fin quando vuoi continuare questo tuo silenzio ? Tuo padre non è stupido cazzo, lo sa che fumi...Lo sospettavo che non avessi smesso." Disse continuando a fissarmi contraendo la mascella.
La sua voce si fece ancora più pesante e arrabbiata.
Indossava una camicia bianca a maniche lunghe, gli cadeva lungo i fianchi perfettamente per poi entrare nei pantaloni. Risaltava la sua figura palestrata e ben ordinata, inoltre non aveva abbottonato i primi quattro bottoni della camicia lasciando intravedere i pettorali...
La sua mascella ben delineata, con un accenno di barba castana su di essa.
Ben curata e poco folta.
Lo ignorai sospirando e mi girai a richiamare il mio cane "Sottiletta vieni, Sottiletta dobbiamo andare."
Sottiletta arrivò correndo ai miei piedi e si rotoló nella sabbia, coprendo il suo pelo nero e riccio di un nocciola chiaro, qua è là.
Viktor era ancora immobile dietro di me, in silenzio.
Riprese a parlare con un tono rabbioso e sapientone.
"Pensi che il ricordo di tua madre sia più vivo dentro quelle sigarette, le stesse che lei fumava? Le hai prese come un rifugio sicuro , qualcosa per ravvivare il suo ricordo ma ogni giorno che le continui a fumare ti avvicini sempre di più a quello che ha passato tua madre..."
Le sue parole mi fecero davvero male...
Parlava senza sapere realmente...
Non avevo mai parlato di mia madre con lui.
Non avevo mai parlato con nessuno del mio dolore, avevo piuttosto preferito sopprimerlo.
"Che ne sai di quello che ha passato mia madre se non mi hai mai chiesto nulla, il poco che sai è grazie a mio padre. Vattene ci vediamo in Università..." risposi freddamente con seccatura agganciando il guinzaglio al cane.
"Il lupo perde il pelo ma non il vizio, quando hai una difficoltà o un discorso non ti piace, lo eviti come la peste, maturo da parte tua"
Viktor si voltó e se ne andò con passi veloci senza dire una parola.
Rimasi immobile a guardare il mare per qualche minuto.
Il dolore mi lacerò il cuore ma come solo io sapevo fare lo soppressi immediatamente e andai verso casa.
Ero stanca già della giornata appena iniziata.
Davanti il vialetto la macchina di Viktor era ancora parcheggiata, come sempre ordinata e impeccabile...
La vernice nera lucida e senza un graffio come appena uscita da un concessionario. I cerchioni metallizzati e il simbolo "Audi" e "A1" spiccavano su tutto quel nero.
Aprí il cancelletto di legno e entrai in giardino slegando Sottiletta che iniziò a correre e infine si stese sul prato rotolandosi.
Sentí delle voci provenire dalla cucina così entrai dalla porta sul retro con passo felpato per non farmi notare.
La richiusi con delicatezza e mi nascosi dietro ad uno dei pilastri poco distanti dalla cucina per origliare.
"Lo so benissimo Viktor, però non fare così con lei,non è una bambina, è padrona della sua vita" era la voce mio padre, come sempre con tono comprensivo e amichevole nonostante tutto.
"Erick, forse hai ragione, ma non sopporto vederla con la sigaretta in bocca " Rispose Viktor secco sbuffando.
Entrai immediatamente in cucina sorprendendoli nel loro discorso su di me.
Mio padre seduto al tavolo, alzò lo sguardo e mi sorrise, leggeva il "Scituate News", un giornale locale.
Era pronto per andare al lavoro.
Indossava una camicia nera e un jeans blu scuro esaltando la sua pelle olivastra.
Viktor era poggiato sul davanzale della cucina con le braccia incrociate al petto e lo sguardo irritato.
"Parli di maturità e vai a fare la spia a mio padre come se fossimo all'asilo. Hai ragione sei tu quello maturo." dissi sarcasticamente indicando Viktor.
Mi accostai a lui e mi sedetti sul piano cottura di marmo chiaro della cucina con un salto agile.
"Almeno non vado a fare la sedicenne che nasconde le sigarette e va a fumare altrove per non farsi beccare dal padre." Rispose Viktor fissandomi in segno di sfida.
"Saranno fatti miei no? Ah no aspetta devi controllare tutto anche la mia vita, ma sai il tuo nome é Viktor non Destino o Dio." Risposi alzando il sopracciglio, reggendo il suo sguardo fulminante.
Lo iniziai a imitare cercando di non farmi notare.
Prima che Viktor potesse contro battere rispose mio padre "Ragazzi non fate così dai."
Si alzò e diede una pacca sulla spalla a Viktor.
"Sei giovane ancora, ammorbidisciti"
Mio padre tornò a sedersi per leggere il giornale e subito mi disse indicando un articolo con il dito.
"Guarda tesoro,siete sul giornale"
Alcune foto ritraevano me insieme a Viktor proprio in prima pagina.
Il sorriso stampato sulle nostre labbra rendeva tutto perfetto, peccato però che fosse solo finzione.
Quella sera lo accompagnai ad una cena di beneficenza organizzata dal padre.
Indossavo un bellissimo vestito di raso rosso con lo spacco laterale e la schiena scoperta. Viktor lo aveva comprato per la cena e lo aveva fatto arrivare direttamente dall'Italia.
Da una famosa sartoria Milanese.
Quel vestito lo tenevo dentro il mio armadio a prendere polvere insieme a molti altri comprati per le varie occasioni da ricconi.
Nella foto mi stringeva a sé come se fossi la sua ragazza e sembravamo davvero felici. Ma quella era solo una mossa per dare spettacolo e fare Marketing come diceva sempre il padre di Viktor.
Il titolo dell'articolo in prima pagine era scritto in grassetto e riempiva l'intera pagina.
*Il futuro della D&V Pryce è già impegnato ??*
Continuai a leggere l'articolo curiosa.
*La ragazza portata all'ultimo Galá di beneficenza secondo le voci pare sia la stessa da alcuni anni, che sia la compagna ufficiale?
Nessuno ne è sicuro, le nostre fonti affermano che per tutta la serata i due giovani non si siano baciati o abbiano scambiato effusioni particolari. Continueremo a investigare perché se Viktor Pryce fosse ancora sul mercato, ci sarebbe da affrettarsi*
Scoppiai a ridere, che articolo stupido e superfluo.
"Io la compagna ufficiale di quel cretino di Viktor,ma per favore. Affrettatevi donne ad accalappiare uno stronzo milionario." Dissi sorridendo e arricciando il naso.
Viktor mi ignorò.
Gli mostrai il dito medio e andai in soggiorno, sul divano era appoggiata la mia borsa e alcuni libri, gli altri li avrei portati nei giorni successivi e lasciati nel mio armadietto.
Aprì la borsa e controllai se avevo tutto: cellulare, rossetto, portafoglio, altro pacco di sigarette, accendino di emergenza, elastico per capelli, chiavi di casa, cuffie e occhiali da sole.
- Perfetto c'è tutto - Pensai.
Notai però che non avevo i miei tacchi ai piedi.
"Cazzo, ho scordato le scarpe in spiaggia." dissi mettendomi una mano nel capelli.
A volte ero un po' lunatica e scordavo facilmente le cose.
Afferrai la borsa, i libri e tornai in cucina.
"Sto tornando" dissi e mi affrettai alla porta.
"Cerchi queste vero?" Disse Viktor alzando la mano per mostrarmi i miei tacchi.
Sbuffai alzando gli occhi al cielo e risposi nettamente.
"Si"
"Sei sbadata e sulle nuvole. Ringrazia che io ci sia" Disse serio dandomi le mie scarpe.
"Non ho molto per cui ringraziare" Gli feci un finto sorriso.
Sapevo benissimo di stare sulle nuvole ma non sentivo il bisogno che lui me lo ricordasse.
Viktor senza dire nulla uscí da casa mia sbattendo la porta d'ingresso in legno scuro.
"Ti senti forte a sbattere le porte in casa altrui? BRAVO STRONZO. " urlai applaudendo.
Mi infilai i tacchi e sistemai le ultime cose per l'università.
- Mi dá sui nervi con questi suoi atteggiamenti da capo anche in casa di altri, è insostenibile - Pensai.
Andai verso la porta e mio padre mi venne incontro abbracciandomi.
Scaricai la tensione che avevo già accumulato e lo strinsi forte.
"Buona giornata honey,ci vediamo stasera" mi disse dandomi un leggero bacio sulla guancia sorridendomi.
"Grazie, buon lavoro. Ti voglio bene Papà" Ricambiai il bacio.
Afferrai la maniglia con forza ma mio padre mi bloccò.
"Sai a volte è duro con te, lo fa per il tuo bene. È un ragazzo freddo , però qualsiasi strana relazione abbiate ti vuole davvero bene. Certo che talmente strana la relazione che avete confuso pure i giornali" Scoppiò a ridere per cercare di rompere il ghiaccio.
Da quando ero "sua amica" ero entrata nel suo mondo fatto di ricchezza, gossip e apparenze.
Lui famoso in città per essere oltre ad un bel ragazzo, un milionario che infrangeva cuori con il solo sguardo. Oggetto d discussione di tutti i giornali locali e non di gossip.
"Ci tiene a me comandandomi come se fossi una bambina. Comunque veramente spiritoso, quante volte te lo devo dire,IO E VIKTOR SIAMO AMICI ,si fa per dire."
Sbuffai e lo fulminai con gli occhi.
Dal vialetto di casa sentí un clacson suonare ripetutamente.
- Arrivo sii..Amici che parolone - Pensai.
Mandai un bacio a mio padre e corsi fuori
Viktor era giá seduto in macchina, con il finestrino abbassato e il gomito poggiato su di esso, ascoltando alla radio le notizie mattiniere.
Aveva indossato i suoi Ray Ban scuri e si guardava allo specchietto sistemandosi i ricci con aria superba.
Aprì lo sportello ed entrai in macchina.
"Calmati la mattina o al posto del caffè ti faccio trovare un sedativo" Gli dissi con tono altezzoso.
Lui non rispose.
Mi sistemai sul sedile di pelle e abbassai il finestrino per assaporare la brezza calda e piacevole sul mio viso.
Mi allacciai la cintura.
Presi il mio cellulare avevo numerosi messaggi da Every e uno da mia nonna.
Decisi di aprire per primo il messaggio di mia nonna.
Decisi di visualizzare il messaggio e non rispondere...Loro erano il passato.
Andai a vedere i messaggi di Every.
Posai il telefono.
Viktor nel frattempo era già uscito dal vialetto di casa mia imboccando la Country St. e poi l'Autostrada 123 in direzione Boston.
"La giornata è davvero meravigliosa e pare rimarra così per tutto il giorno, il traffico si sta facendo intenso" Dissero alla radio.
Estrassi il pacchetto di sigarette,lo aprí e ne portai una alla bocca con l'intenzione di accenderla quando Viktor mi disse con tono minaccioso.
"Non nella mia macchina e sopratutto non davanti a me. Mi avevi detto che avevi smesso Zara, sii onesta con te stessa almeno"
"Oh dai non venirmi a fare la ramanzina dell'essere onesta con me stessa, sei un cazzo di maniaco del controllo era quello che ti volevi sentire dire, ti ho accontentato"
Dissi seccata.
Lo ignorai e mi accesi comunque la sigaretta.
"CAZZO TI HO DETTO NO!" Urlò.
"Non urlare non sei mio padre, Stronzo" replicai fissandolo con odio continuando a fumare.
Mi voltai dando le spalle a Viktor e osservai la strada che costeggiava il mare.
Qualcuno ancora non si era rassegnato alla fine dell'estate ed era appena sceso in spiaggia.
Alcuni surfisti invece cercavano l'onda perfetta.
Viktor afferrò la mia sigaretta e la gettò dal finestrino.
"Cazzo, mi sono pure bruciato" disse incazzato sbattendo la mano sul volante per poi passarsela in viso, quasi a significare che era stanco del mio atteggiamento.
"SMETTILA DI FARE COSÌ, NON DEVI CONTROLLARE LA MIA CAZZO DI VITA!!" Urlai incazzata e stremata dal suo atteggiamento.
Mi fissò minaccioso e....
******
COSA FARÀ IL SIMPATICISSIMO VIKTOR? SIMPATICO SI FÀ PER DIRE EH...
BUONASERA A TUTTI.
SONO ARIZONA E SONO DAVVERO EMOZIONATA PER LA PUBBLICAZIONE DELLA MIA PRIMA STORIA E DEL SUO PRIMO CAPITOLO...😍
SPERO VI PIACCIA L'IDEA DELLE CONVERSAZIONI TRA PERSONAGGI 💕
IL PROSSIMO CAPITOLO SARÀ PUBBLICATO VENERDÌ...
SPERO CHE VI SIA PIACIUTO IL PRIMO CAPITOLO...
PERDONATE LE IMPERFEZIONI E GLI ERRORI.
SE VI VÀ LASCIATE UNA STELLINA O UN COMMENTO LO APPREZZEREI MOLTO E SENTIREI LA VOSTRA VICINANZA PIÙ DI OGNI ALTRA COSA...GRAZIE DI TUTTO✨
UN BACIONE MIEI CARI LETTORI...
ARIZONA
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