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0.1 Marco Simoncelli

23 ottobre 2011
Circuito di Sepang – Malesia
Gran premio – giro 2 – curva 11
🎧 Nuvole bianche – Ludovico Einaudi

Sento come una mano che mi trascina verso l'alto, non capisco, sono caduto, perché sto volando? Perché mi sento così leggero? Mi volto, e vedo una ragazza che mi tiene per la mano, portandomi sempre più verso il cielo, strattono il braccio dalla sua presa: dove mi sta portando? Lei mi guarda, nei suoi occhi c'è un'espressione strana, un mosto tra il dolce e la pietà.

"Marco, cosa vuoi fare?" la sua voce è strana, melodiosa, come se non fosse umana, e anche il suo aspetto, ora che lo guardo bene, non sembra per nulla simile a quello di una qualsiasi ragazza: ha un lungo vestito bianco, molto semplice, sta scalza, e è come se due fasci di luce biancastra le partissero dalle spalle e si espandessero attorno a lei. Ora che ci penso non è normale nemmeno il fatto che stia volando, in piedi su una nuvola per di più, ed è strano anche che mi sia riuscita a sollevare, visto quanto è minuta, e anche il fatto che conosce il mio nome è tanto sospetto.

"cosa sta succedendo?" la guardo con aria scettica, cercando di capire cosa ci faccio io qui, e chi sia lei

"guarda giù" mi risponde, indicando quello che sta succedendo sotto di noi. Abbasso lo sguardo, 1, 2, 3 secondi e poi lo rialzo, la guardo, non capisco: siamo a circa 20 metri da terra, e non riesco bene a vedere quello che la ragazza mi ha indicato, vedo solo un gran viavai di gente. Lei capisce il mio smarrimento e mi prende per mano, come aveva fatto per sollevarmi, ma più dolcemente e mi fa salire sulla "sua" nuvola – tutto ciò mi sembra molto strano, come se non potesse essere reale, magari ho solo battuto forte la testa e questa è un'allucinazione, no? – il suo sguardo è diverso da prima, come se stesse facendo qualcosa contro la sua volontà. In pochi secondi la nuvoletta ci ha portati a poco più di 5 metri da terra, ora riesco a vedere bene tutto quello che sta succedendo e resto senza parole: vedo quattro signori con una barella, il corpo di un ragazzo sopra di essa, uno dei quattro ragazzi inciampa, e la barella cade; si rialzano, corrono in maniera scomposta verso il guardrail e passano la barella ad un uomo al di là della protezione...aspetta un attimo...PAPÀ?!?! Cosa ci fa lui lì??? "aspetta – mi rivolgo alla ragazza – ma quello sono io?" indico il corpo del ragazzo, e lei annuisce, sembra triste. "ma se io sono qui, come posso essere anche lì?" trovo il coraggio di chiederle, dopo infiniti attimi di silenzio lasciati dal suono delle sirene dell'ambulanza che, apparentemente, sta trasportando il mio corpo, non ho ancora capito come.

Lei sospira e mi fa cenno di sedermi sulla superfice soffice della nuvola su cui siamo, e mi si siede accanto "davvero non lo hai capito?" chiede in un sussurro

"capito cosa?" la guardo stranito, poi ricollego tutto: la caduta, la moto, mio papà, l'ambulanza e la guardo, sono sicuro di avere gli occhi lucidi "non sono mica..."

Lei annuisce, con la stessa espressione di prima "si, Marco, mi dispiace" mi conferma, e ora anche la sua voce, così melodiosa prima, diventa come una voce lontana, cupa, il mondo mi crolla addosso, non posso lasciare tutti così, non doveva andare così, e ora? Cosa faccio? Kate? Mamma? Papà? Martina? Vale? I miei amici? Cosa succederà ora? Scoppio a piangere, non so se riuscirò a sopportare tutto questo, e la ragazza – che a questo punto penso sia un angelo, o qualcosa di simile – mi aiuta a tirarmi in piedi, e cerca in tutti i modi di consolarmi, nonostante non le do molte soddisfazioni, continuando a piangere a dirotto.

20 gennaio 2012
Compleanno di Marco
Città delle nuvole – Paradiso
🎧 Paradise – MEDUZA ft. Dermot Kennedy

Sono qui da un po' di tempo ormai, non so esattamente quanto, ma alla fine cosa cambia se è passato un giorno solo, due, mesi, anni, secoli? Mi manca terribilmente la mia vita sulla Terra, qui sono tutti felici della loro nuova vita, perché hanno trovato una serenità che prima non avevano, ma io no, io ho sempre avuto tutto quello che potevo desiderare, e non ero pronto a lasciare tutto così. Vorrei anche solo avere la possibilità di tornare da mia mamma, mio papà, mia sorella, la Kate, Vale, vederli un ultima volta, ma qui ci sono regole abbastanza rigide sul contatto con gli umani: solo gli "angeli custodi" possono lasciare il Paradiso per dare un occhio a quello che succede ai loro protetti, e i "messaggeri", sono quegli angeli che recuperano le anime di coloro che hanno terminato la loro esistenza terrena, sono gli unici ad avere un contatto diretto con gli umani.

Qui in Paradiso si sta bene, certo, se non hai intenzione di socializzare non hai molto da fare. Si lo so, questo non sono io, io sono vivace, allegro, combina guai, come mi definirebbero i miei amici "un patacca", non so cosa farci, non me la sento proprio di sorridere ultimamente.

"Marco?" una voce, quella voce, quella dell'angelo che mi ha portato qui, interrompe i miei pensieri

"si?"

Lei entra in stanza, con un pacchettino tra le mani "buon compleanno" mi dice con un sorriso che mi ricorda tanto quello della Kate...ecco non riesco a fare altro che pensare a lei, e a quanto mi manchi...

Ma aspetta un momento... 'buon compleanno???'

Come? È sul serio il mio compleanno? Anche i morti compiono gli anni??

Mi alzo dal letto – si il Paradiso è come una grande città, tutto funziona come sulla terra, buffo no? – e osservo la scatolina di carta rossa che ha tra le mani, lei gentilmente me la porge

"coraggio, aprila"

Faccio come mi dice, e al suo interno trovo una chiave, è una chiave vecchio stile, anni '80, di quelle pesanti in ferro, e pure un po' arrugginita, ma con un'impugnatura piuttosto lavorata e intricata.

Guardo la ragazza, non dice nulla, come la prima volta mi prende per mano e mi trascina dietro di se, e come la prima volta il nostro mezzo di trasporto è una nuvoletta. Mi conduce fino ad una finestrella che pare sospesa nel nulla, mi prende di mano la chiave e la inserisce nella serratura, apre la finestra e mi fa cenno di guardare giù. Quello che vedo mi lascia senza fiato: riesco a vedere la mia famiglia, i miei amici, tutti, è come se riuscissi in qualche modo a essere lì con loro.

A interrompere quel momento magico ci pensa lei: "la chiave è tua, puoi venire qui quando vuoi, ma non provare in alcun modo a scavalcare il davanzale, lo sai che è proibito andarsene sulla Terra"

"si lo so..." la mia gioia del momento è un po' svanita, non del tutto, perché comunque posso quanto meno vedere quello che succede giù, ma non posso avvicinarmi a loro.

"ma non è che sarebbe possibile..." provo a rivolgermi all'angelo, ma quando mi volto lei è sparita, al suo posto trovo una moto, anzi, la mia moto, quella bianca, con il 58 sul musetto. Sorrido come un bambino: ora so cosa farò durante la mia permanenza qui.

16 agosto 2020
RedBull ring – Austria
Gran premio – giro 9 – curva 3
🎧 Eye of the tiger – survivor

Oramai sono quasi nove anni che sono qui, in paradiso, e devo ammettere che anche se all'inizio non ne ero pienamente convinto, qui non si sa affatto male, soprattutto perché ho fatto amicizia con un po' di gente, ho conosciuto altri piloti che come me non ce l'hanno fatta, e purtroppo in questi anni ne sono arrivati altri.

Io ovviamente non potevo restare senza moto, e quindi, ogni fine settimana di gara ho ottenuto il permesso, assieme ad altri piloti, di poter assistere alle gare, con la condizione di essere accompagnati e di non interferire con il corso degli eventi.

Questa volta siamo andati in Austria, siamo seduti tutti su una nuvoletta, sotto la supervisione attenta di Selene – caso vuole che fosse proprio l'angelo che è venuto a prendermi quel giorno in Malesia – a guardare come procedeva la gara.

Eravamo tutti un po' agitati: in moto2 c'era stato un brutto incidente, da cui, per fortuna, erano usciti tutti illesi, o con al massimo qualche osso rotto, ma vivi, e per questo a ogni contatto era un po' come se ci perdessimo un battito.

All'improvviso, durante un tentativo di sorpasso, due piloti si toccano, le moto volano a parecchi metri di altezza dal suolo, e vedo come a rallentatore la scena: Vale che passa a pochi dalla moto, mi volto verso Selene, il terrore che mi si può leggere negli occhi, e lei mi guarda, come a dire che non ci può fare nulla, ma poi qualcosa nel suo sguardo muta, muove un dito, ma cosa ha fatto?! Mi volto di nuovo a guardare la pista e, con piacere, noto che sia Vale che il pilota che lo precedeva – Maverick mi pare – avevano passato indenni le moto volanti, mi volto di nuovo verso l'angelo e lei mi fa segno di stare in silenzio, come a dire di non rivelare a nessuno quello che ha fatto, e allora capisco, e la ringrazio con gli occhi. Vorrei tanto andare giù a vedere come Vale e gli altri si sentono dopo l'incidente, ma non voglio infrangere le regole di nuovo e vedermi negata la possibilità di guardare le gare. Mi basta sapere che sono vivi.

Mentre stiamo tornando verso casa, prendo da parte Selene "perché lo hai fatto?"

"fatto cosa? Io non ho fatto nulla" lei mi guarda con un sorrisino strano sulle labbra.

"in che senso non hai fatto nulla?" sono perplesso "la moto lo avrebbe colpito se non avessi deviato la traiettoria" ero piuttosto convinto di quanto stavo dicendo, e il sorriso di Selene mi stava confondendo le idee.

"hai fatto tutto tu" "io?!?!" "si, hai sperato che la moto non prendesse nessuno, vero?"

"si..." sono confuso, quindi basta sperare in qualcosa per far si che essa si avveri??? FORTE!!! "beh allora hai fatto tutto tu, non hai modificato troppo il corso degli eventi, quindi ho potuto lasciartelo fare, anche perché la moto non avrebbe preso nessuno in qualsiasi caso" lei sorride

Sto per tornare alla mia stanza quando lei mi richiama "ah no, non basta sperare una cosa perché si avveri, so che lo stai pensando"

"e allora come..." sono stranito

"beh...mai sentito parlare degli angeli custodi?"

Sgrano gli occhi, IO?? Angelo custode??? La risata di Selene mi fa intendere di aver capito bene "quindi...ora io sono l'angelo custode di Vale?"

"lo sei sempre stato, ognuno di noi è l'angelo custode di qualcuno dal momento in cui 'nasce' in paradiso, ma serviva questo per fartelo capire"

Quindi io sono un angelo custode?? Diobò è una figata.

Ognuno ha un angelo custode che lo protegge ovunque!! Ma allora il mio dov'era quel giorno???

ammetto di aver un po' pianto mentre scrivevo...ok un po' tanto...

spero che il risultato vi piaccia.

-Al🌻

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