Vite passate
Soltanto i deboli
commettono
crimini:chi è
potente e chi è
felice non ne ha
bisogno.
⚠️Attenzione!
Questo capitolo parla di argomenti delicati come la violenza sui bambini. Pensate alla vostra salute.
«Stavolta mettici più energia!» mi sprona Lucifer, mettendosi in posa. Tiro un altro pugno ma con più forza e lo vedo digrigrare per il dolore. Ci stiamo allenando da ore per cercare di gestire la mia forza. Ci stiamo riuscendo? Non l'ho ben capito.
«Brava, in un combattimento con dei nemici potrebbe andare bene ma devi saperla gestire con gli umani.» mi dice lui, mentre prende una bottiglia d'acqua e me la lancia. La prendo al volo e lo guardo perplessa.
«Nemici? Quali nemici?» sorseggio qualche sorso d'acqua per poi posare la bottiglia e rimettimi in posa.
«Se sarai la futura regina dei regni, avrai nemici da ogni dove. In primis gli stessi esseri umani, che per ora pensi siano tuoi amici. Gli uomini non comprendono mai ciò che non riescono a spiegare. O ti venerano credendoti o ti daranno la caccia perché ti ritengono pericolosa.»
Gli do un calcio ma se lo aspettava, mi prende la gamba e mi fa cadere.
«Rialzati!» lo guardo dal basso, soffiando per togliermi qualche ciocca davanti.
«Potresti darmi una mano!» urlo io, mentre mi rimetto in piedi e mi do una pulita.
«Una regina deve sapersi rialzare da sola, non ha bisogno di qualcuno che l'aiuti.»
Giro gli occhi.
«Che schifo essere una regina. Nemici da ogni dove, devi contare su te stessa e non sugli altri. E poi ci sono io che non mi so sbucciare la frutta, vado dalla mamma quando ho trentasette di febbre e già mi do per morta. Per non parlare che mi spavento alla minima cosa. Sicuro che sono tua figlia? Magari hai altri figli sparsi per il mondo che saranno perfetti per il trono.» lui scoppia a ridere e si avvicina a me, prendendomi il volto.
«Uno hai ragione essere regnanti fa schifo ma ha anche i suoi lati positivi. Due avrai chi taglierà la frutta, tre non ti ammalerai più, quattro non potrai morire e cinque diventerai più coraggiosa quando avrai completo controllo sui tuoi poteri. Poi non so se ho altri figli ma sono sicuro che tu sarai un'ottima regina. Nel tuo corpo, scorre il mio sangue non dimenticartelo.»
«Ma ho paura e se non fossi all'altezza e vi deludessi tutti.»
«Non potrai deluderci, mai. E se hai paura significa che stai facendo la cosa giusta. Ogni volta che si devono fare grandi cose si ha paura, devi solo imparare a gestirla e a incanalarla. Solo così potrai fare grandi cose.» lo abbraccio e lui mi stringe tra le sue braccia per poi lasciarmi un bacio tra i capelli.
«Damon, puoi farti vedere. Abbiamo finito.» dice Lucifer, prima di dirigersi verso la porta. Ma prima di andare, mi sorride e mi scompiglia i capelli.
Damon si stacca dal muro in cui era appoggiato e si avvicina a me.
«Sei ancora arrabbiata con me?» mi chiede.
«Non sono arrabbiata ma delusa. È diverso.» dico, entrando in casa e non dandogli tempo di poter ribattere. Era passata una settimana dall'ultima scenata ma non potevo fargliela passare liscia.
Mi dirigo di sopra e vado nella stanza di Gabriel.
«Fra meno di una settimana è Halloween dobbiamo prepararci.» dico, appena entrata.
«Buongiorno anche a te, angelo.» mi dice, mettendosi a sedere.
«Cosa dobbiamo fare di preciso?» mi chiede.
«Dobbiamo scegliere come vestirci. Sinceramente sono indecisa tra vari vestiti. È meglio Capuccetto rosso o Jessica Rabbit?» chiedo, sedendomi vicino a lui.
«Capucetto r-» non finisce la frase che è stato interrotto.
«Jessica Rabbit, il suo vestito ti starebbe un incanto.» dice Damon, tenendo i suoi occhi di ghiaccio nei miei color oceano.
«Non ho chiesto il tuo parere.» gli dico, alzandomi dal letto.
«Sai, non ho bisogno del permesso per parlare a differenza sua.» indica Gabriel.
«Sei solamente uno stronzo insensibile. Non cambierai mai vero?»
«Fino a una settimana fa adoravi questo stronzo insensibile. Mia regina, mi farei controllare da un psichiatra. Magari soffri di bipolarismo.» sto per dargli uno schiaffo ma lui prende il mio polso e mi fulmina con gli occhi.
«Volete calmarvi? Non fate altro che lintigare, non ne posso più.» dice Gabriel, mettendosi tra di noi. Damon mi lascia il braccio e fulmina Gabriel.
«Non mi sembra che io venga a dirti come comportarti con la ragazza dal nome di una dea.»
«Si ma io non ho toccato la nostra regina.»
Damon ride e fa per andarsene.
«Perché ridi?» gli urlo dietro. Lui mi si avvicina e mi accarezza una guancia.
«Se dovessi dirti ciò che penso, principessa non mi guarderesti mai più negli occhi. Non mi sembra il caso farti versare altre lacrime.» mi bacia una guancia e se ne va. Senza dare spiegazioni e lasciandomi più confusa che altro.
«Si è trattenuto, mi sembra un miglioramento, no?» mi dice Gabriel mettendo una mano sulla mia spalla. Non saprei, è buono? Penso di sì ma mi spaventa, questo non è il Damon che io conosco e ho paura che possa scoppiare.
Pov's Damon
Ero dovuto andare via da lei o l'avrei fatta soffrire nuovamente e questa volta non mi sarei perdonato. Questo però non significa che io non fossi io. E questo significava che rimanevo la testa di cazzo che ero. Non volevo farla piangere, no. Soprattutto ero stanco di urlarle contro. Ma non significava che non volessi avere comunque l'ultima parola.
Bussai alla porta e ad aprirmi fu proprio la persona che cercavo.
«Come fai a sapere dove abito?» mi chiede Atena e le feci spalucce.
«Ho bisogno del tuo aiuto per un favore e in cambio ti darò le risposte che stai cercando.» le dico, sapendo perfettamente che lei stava facendo delle ricerche su di noi e che non aveva creduto a neanche a una delle balle che le aveva detto Gabriel. Lei era molto più intelligente di così.
«Risposte a ciò che sto cercando? Di cosa parli?» ora però pensava che fossi io quello stupido.
«Non mentirmi, so che stai facendo delle ricerche su di noi. Aiutami e ti darò tutte le risposte che vuoi.»
Lei incrocia le braccia al petto, gli occhi per qualche secondo mi vanno sul suo seno per poi ritornare sul suo volto. Sorrido e capisco perché, anche se non lo vuole ammettere, Gabriel ne sia attratto. Lei mi guarda con disgusto e scuote la testa.
«Che tipo di aiuto?» mi chiede e le sorrido.
«Vuoi farmi entare?» lei mi fa cenno di no. Perfetto. La ragazza è più intelligente di quanto pensassi.
«Fammi essere il tuo accompagnatore per Halloween.»
«Non eri fidanzato?»
«Non ti sto chiedendo di essere la mia ragazza ma di accompagnarmi a uno stupido ballo composto da adolescenti in pieno dei loro ormoni. Quello che accade tra me e Hope, non ti riguarda ragazzina.» lei girò gli occhi.
«Hai detto che avresti risposto a tutte le mie domande, quindi.» rido e le spiego la situazione nel dettaglio.
«E tu saresti quello maturo?»
«Mai detto di esserlo.»
Lei ride.
«Accetto ma voglio tutte le risposte e non raccontarmi storielle. Cosa siete? So che non siete umani.»
«Vuoi la storia breve o quella lunga?»
«Lunga.» mi dice lei.
«Allora accomodati pure ma sappi che quello che ti sto per dire non ha nulla di comprensibile e che potrei essere ucciso per avvertelo detto.»
Mi guarda scioccata.
«Davvero?»
«No, sono già morto. Ma permettimi di spiegarti. Credi in Dio?» lei mi fece cenno di si.
«Perfetto, quando lui creò il mondo, prima ancora degli uomini creò gli angeli. Tra questi vi era l'angelo più bello, anche se io non credo, e devoto a lui: l'arcangelo Gabriele, che ancora oggi gli è devoto. Gabriel nel corso dei secoli gli è stato sempre più vicino, motivo per il quale Dio decise di affidargli la protezione di sua nipote, figlia di Lucifero, e di guidarla verso il bene. Devi sapere che Lucifer, oltre a essere un regnante amava e ama camminare tra gli umani. Tanto che finì per innamorarsi di una di loro e da lì, nacque Hope. Lui non seppe della sua esistenza, gli era stata nascosta dalla madre di Hope e da suo padre. L'ha scoperto solo quest'anno. E anche Hope, che pensava che suo padre l'aveva abbandonata. Scopre di essere destinata a diventare una dea, di avere dei poteri ancora da scoprire. Trai quali la super forza, che hai visto. Hope è destinata a diventare regina dei due regni.» mi fermai per vedere come l'aveva presa lei.
«Avevo dei dubbi ma saperlo è wow. Penso di non essere normale se ti credo ma così tutto ha finalmente senso. I fiori provenivano da Gabriel?» mi chiede e le faccio cenno di si.
«Quindi Gabriel, è l'arcangelo Gabriele. Hope sarà la prossima Dea e tu cosa sei? Non mi sembri un angelo.» le sorrido e ingoio il nodo di saliva che mi si era formato.
«Io nasco ad Atena. È il IV secolo a.C. Ero il primo figlio, un bambino che amava sognare e la vita. Tre anni dopo di me nacque mio fratello, Alceo. Ero molto unito con lui, gli volevo bene e non facevamo altro che giocare insieme. Quando ebbi sette anni mio padre mi fece chiamare da uno dei servi e quando fummo soli mi propose un gioco. Ero un bambino curioso e che amava giocare, quindi accettai. Mi disse che per questo gioco dovevo togliermi le vesti. Obbedì.» la mia mente viaggiò a quell'episodio.
Flashback
«Volevate vedermi padre?» chiesi, entrando nella stanza padronale dove vi era mio padre ad aspettarmi.
Lui si inginocchiò alla mia altezza.
«Oh, eccoti Eraclite. Ti ho chiamato per chiederti se volevi fare un gioco. A te piace giocare, vero?» gli feci segno di si, emozionato all'idea di poter passare del tempo con lui.
«Perfetto, in questo gioco però non servono i vestiti. Togliteli.» ero confuso ma gli credetti, così me li tolsi.
«Bravo bambino. Ora sdraiati sul letto.» obbedì nuovamente, prima di trovarmi le sue mani ovunque. Ho provato a dirgli che mi davano fastidio, ho cercato di scappare ma nulla. Lui mi teneva stretto le braccie e le gambe per non farmi muovere.
«Vedrai, sarà divertente.» mi penetrò e sentì solamente dolore. Urlai e iniziai a piangere, volevo che smettesse. Perché non smetteva? Perché mi stava punendo? Ero stato bravo, lo giuro ero stato bravo. Perché mi stava facendo ciò, allora? Mi mise una mano sulla bocca per non farmi urlare. Non potevo dimmenarmi, non potevo urlare. Così iniziai a contare a mente. Sperando che finisse il prima possibile. Nel frattempo lui continuava a spingersi dentro di me e il dolore era sempre più lancinante. Quando finì, si ricompose.
«Sei stato bravo, la prossima volta rigioccheremo di nuovo insieme.» disse e lasciò la stanza. Lasciandomi lì, privo di forze. Le lacrime mi rigavano il viso. Mi presi le gambe e iniziai a dondolarmi. Non volevo che ricapitasse ma non potevo dirlo a nessuno. Avrebbero detto che era accaduto perché non ero abbastanza uomo. Così piansi silenziosamente, sapendo perfettamente che avevo appena perso una parte di me, che nessuno mi avrebbe ridato più indietro. Ciò continuò per anni e ogni volta che non volevo o mi ribellavo, mi minacciava che avrebbe fatto lo stesso ad Alceo. Non potevo permettere che mio fratello passasse ciò, così mi zittì e feci il bravo bambino.
Fine Flashback
Guardai Athena senza espressione e me la trovai che singhiozzava. Mi venne ad abbracciare.
«Mi dispiace così tanto.» la strinsi e la feci piangere anche per me, che avevo finito le lacrime.
«Non ho finito la storia.» lei si rincompose e torno a sedersi sugli scalini e mi fece segno di raggiungerla e lo feci. Iniziai a guardare il vuoto e continuai il mio racconto.
Flashback
Non era solo mio padre, il problema. Mia madre era una donna violenta. Ogni volta che qualcosa non andava secondo il suo volere, se la prendeva con me. Mai con mio fratello ma ero felice di ciò. Non avrei mai permesso che gli accadesse qualcosa. Ricordo ancora quando mio fratello aveva rotto un vaso e lei, senza neanche chiedere chi fosse stato mi prese per un braccio e mi trascinò in una delle stanze poco usate della casa.
«Ora imparerai come ci si comporta.» non mi dette il tempo di rispondere che mi dette uno schiaffo in pieno viso. Continuò a picchiarmi, a darmi schiaffi ovunque in tutto il corpo. A volte, quando era così arrabbiata mi dava anche qualche calcio. Io mi raggomitolavo su me stesso, cercando di proteggermi il volto mentre lei colpiva con tutta la rabbia che aveva nel corpo. Quando si stancava, mi lasciva lì dolorante. Molte volte, persino privo di sensi. Successivamente, venivo trovato da qualche servo che mi curava le ferite.
Fine flashback
«Ma è così terribile, Damon.» non risposi, mi persi a guardare il vuoto. Lei mi prese la mano e la strinse tra le sue, le sorrisi e ricomincia quel racconto.
Flashback
Quando crebbi, incontrai l'amore della mia vita: Anfitrite. Lei era una bellissima donna. Aveva dei riccioli biondi e occhi verdi, sembrava Afrodite. Anche lei era innamorata di me. Passavamo la maggior parte del tempo insieme. Purtroppo dovetti partire per la scuola militare ma promisi che al mio ritorno l'avrei sposata.
«Ti prometto che ti sposerò.» le dissi e lei mi sorrise.
«Ci conto, non voglio nessun altro. Sono innamorata solamente di te: Eraclite.» le baciai il palmo della mano e dovetti andare.
Al mio ritorno ero così entusiasta. Saltavo per tutte le strade. Aiutai il fornaio con il pane.
«Sai mi sposerò e con la ragazza più bella della città.» gli dissi, porgendogli il pane. Lui mi sorrise e mi dette una pacca alla spalla.
«Bravo ragazzo.»
Poi aiutai il commerciante e dissi la stessa cosa anche a lui.
«Voglio essere invitato al vostro matrimonio, allora, Eraclito.»
«Ovviamente lo sarete.»
Tornai a casa verso il tardi e decisi di andare nella stanza di mio fratello per dare la notizia anche a lui ma quando aprì la porta della sua stanza, mi trovai davanti il mio amato fratellino sopra la mia dolce ragazza. Erano entrambi nudi, a coprirli vi era solamente un lenzuolo. Lui era dentro di lei. Dentro la mia dolce ragazza. Appena mi viddero si separarono entrambi.
«Non è come pensi, Eraclite.» mi disse lei.
«Lascia che ti spieghi.» mi disse mio fratello ma non gli diedi conto. Avevo perso l'ultimo pezzo del mio cuore con loro.
Usci di casa con l'intento di bere ma poi mi si presento davanti Calliope, la figlia del fornaio.
«Salve, Eraclite. Hai tempo per giocare con me?» mi guardò con quei suoi occhioni scuri così accettai. Mi misi a giocare con lei e con gli altri bambini. Aiutai qualche serva a portare le caraffe d'acqua. Comprai del pane e lo distribui ai poveri. Capì che non avevo bisogno di bere ma di aiutare il prossimo per sentirmi vivo. Verso sera mi vidi con un amico.
Lui mi raccontò dei suoi viaggi e passammo tutta la notte a bere e a ridere. Al mattino, fummo avvicinati da delle guardie.
«Dov'è il tesoro che hai rubbato?» gli chiese una delle guardie.
«Non so di che tesoro parlate. Io non ho niente.» la guardia lo fece perquisire e non capii cosa stesse accadendo.
«Io non ho nulla! L'ha lui. È stato lui a rubbarlo!» mi indicò e una guardia fece perquisire pure me. Non sapevo perché avesse detto una bugia ma lo capii nel momento in cui lo trovarono dentro alla mia sacca. Mi aveva incastrato.
«Guardie portatelo via!» gridò una di esse. Mi portarono in prigione, dove dopo una settimana mi condannarono a morte. Mi portaronno in piazza e iniziarono a colpirmi con le pietre. Colpì il mio amico, colpì mio padre, persino il mio fratellino lanciò quella pietra. Nessuno disse niente, anche se io li avevo sempre difesi. Morì quel giorno.
Al mio risveglio vidi Gabriel e Dio. Ero diventato un angelo e per il bene che avevo conseguito da vivo, divenni un angelo custode. Il primo caso che mi dettero fu un bambino che subbiva violenza sessuale dal padre. Sempre ad Atene, sempre nello stesso anno in cui ero morto.
Lo guardai passare le pene dell'inferno, non volevo solo consolarlo. Volevo che smetesse di soffrire. Così presi un coltello e lo conficcai nella carotide del padre. Morì dopo pochi minuti. E prima che fossi cacciato da lì, feci visita alla mia famiglia.
«Non è possibile! Dovresti essere morto!» urlò mio padre.
«Si, dovrei ma anche voi dovreste.» e con lo stesso coltello feci fuori tutta la mia famiglia e Anfitrite. Poi andai dal mio amico, che ebbe la stessa reazione di mio padre. Potti vedere il terrore nel suo sguardo e feci fuori anche lui.
Mi ritrovai teletrasportato nuovamente in paradiso, dove senza farmi parlare mi strapparono le mie ali e mi gettarono all'inferno. Ero diventato un demone, costretto a proteggere. Avevo perso l'ultimo bricciolo di me. Ero diventato un mostro spietato, che odiava l'essere umano.
Fine flashback
Al fine del racconto, Athena mi abbraccia e restiamo così. In silenzio e senza proferire nulla. Le parole sarebbero solo di troppo.
*
Un'ora dopo ci trovavamo nella sua cucina a ingozzarci di schifezze.
«Quindi dovremo vestirci abbinati?» mi chiede, mentre si porta la panna in bocca e le dico di si.
«Sai che dopo ciò ti troverai solamente ancora più ne guai, vero?» le faccio nuovamente segno di sì.
«L'importante è che tu lo sappia. Ora come ci vestiamo?» mi dice, tutta emozionata e ciò mi fa ridere.
«Pensavo ad Ade e Persefone.»
Lei strabuzza gli occhi e poi scoppia a ridere.
«Tanto per rimanere in tema con la grecia e le divinità.» si porta alla bocca una patatina.
«A proposito perché ti chiami Athena?» lei finisce di masticare prima di rispondermi.
«I miei sono ossessionati dalla Grecia, ci tenevano ad avere delle figlie con nomi di divinità greche. Poi ogni anno ci obbligano ad andare in Grecia con loro ma sinceramente mi piace.» le sorrido e prendo anche io una patatina.
«Avete bisogno di mangiare? Come funziona essere degli non viventi?»
«Mangiamo per il gusto di farlo ma non ne abbiamo bisogno, come non abbiamo bisogno di andare in bagno o di lavarci, anche se io ci tengo a ciò. Non ci ammaliamo mai, non abbiamo bisogno di dormire e il sesso con noi è qualcosa di unico.» ammicco e lei gira gli occhi.
«Non ci tenevo a sapere l'ultima parte. Comunque, i vestiti vanno bene.» le sorrido.
«Tu perché hai cambiato il tuo nome? Prima non eri Eraclito?»
«Sono diventato Damon quando mi hanno gettato all'inferno. Idea di Gabriel, se ci tieni a saperlo.»
«Sei arrabbiato con lui?» le faccio segno di no. So che era necessario, non posso dargliene una colpa. Molto probabilmente mi sarebbe finita peggio per quello che avevo fatto.
«Ora devo andare, conto sul tuo aiuto.» le lascio un bacio sulla guancia, prima di dirigermi verso l'uscita.
«Ah, Damon!» mi richiama e mi giro verso di lei.
«Io se fossi stata in Anfitrite avrei scelto te.» rido.
«Neanche sai come fosse mio fratello.»
«Non mi importa, so come sei tu.»
Ancora con il sorriso nel volto mi avvicino a lei.
«Stai flirtando con me, Athena?»
«Mai, non flirterei mai con un ragazzo il cui cuore appartiene ad un'altra.» sorrido, la saluto di nuovo e mi dirigo fuori da casa sua. Diretto alla macchina, potrei taletrasportarmi ma mi piace il brivido che ti dà lo stare alla guida.
Mi metto al sedile del guidatore, accendo la mia sigaretta e metto la musica a tutto volume. Parto e ho ancora un sorisetto stampato sul volto. La ragazzina sarà il mio nuovo tormento. Troppo simile a me con l'unica differenza che a lei non le hanno strappato il cuore. È ancora pura.
Bentornati! Questo capitolo è stato straziante, ho pianto mentre lo scrivevo. Cosa ne pensate? Capite meglio Damon? Cosa pensate del rapporto fra Damon ed Athena? Che tipo di rapporto potrebbero avere?
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Kiss, kiss! 💋💋
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