Un padre fuori dagli schemi
Una passione
se riesci a gestirla,
non è una passione.
Charles Bukowski.
Una settimana dopo
«Più forte!» grida Damon.
È da un'ora che mi sta allenando senza sosta. Secondo lui devo iniziare ad allenarmi fisicamente, oltre che a concentrarmi sul lavorare sui miei nuovi poteri. Tutto ciò però è di una stanchezza assurda, soprattutto per me che ero abituata a stare tutto il mio tempo sul divano. Il mio sport era andare dal mio letto in cucina e viceversa. Anche l'alimentazione, Gabriel dice che devo iniziare a mangiare più salutare. Io salutare? Io che sono abituata a mangiare solo porcherie! Tutto ciò mi sembra molte volte un incubo ma devo amettere che poter essere la futura regnante dell'universo è una prospettiva molto allettante.
«E dai! Anche un bambino di cinque anni picchierebbe meglio di te, principessa.»
Togliendo questa prospettiva.
«Non girare gli occhi e concentrati qui. Pensa che sia qualcuno che ti fa davvero incavolare tanto.»
«Tipo te?»
Mi guarda male ma non dice nulla, così inizio a picchiare per bene il sacco da boxe. Damon guarda ogni mia mossa e non dice nulla, cosa che di per sé è un miracolo visto che nell'ultima ora non ha fatto altro che lamentarsi.
«La prossima volta chiederò a Gabriel di allenarmi.» gli dico e lo vedo sospirare.
«Fallo, visto che è il tuo fidanzato dovrebbe farlo lui.»
Mi giro verso di lui e vedo la sua mascella irrigidirsi.
«Qualche problema?»
«Nessuno, piuttosto concentrati sul sacco da boxe.»
Mi tolgo i guanti e mi avvicino a lui.
Mi sono stancata della boxe e tanto più del suo comportamento.
«Cosa stai facendo, principessa?»
Mi posiziono davanti a lui e incrocio le braccia.
«Qual è il problema?»
Lui gira gli occhi, prima di posizionarli su di me, per poi farli abbassare sulle mie labbra dove si soffermano qualche secondo di troppo per poi tornare a guardare i miei occhi.
«L'ultima volta che ti ho detto quale fosse il problema ti sei fatta investire.»
«Non mi avevi detto il problema ma solo criticata per farmi allontanare da te. Ma quando capirai che questo non accadrà mai?» gli chiedo e quando sta per rispondere, sentiamo un'altra voce.
«Ehy, tesoro. Come va l'allenamento di oggi?» mi giro e vedo Gabriel, che viene verso di me prima di baciarmi.
«È una frana, dovresti pensarci tu. Forse a te dà ascolto.» gli dice Damon e gli faccio il terzo dito, cosa che lo fa ridere di gusto mentre se ne va via.
«Che cosa ha?» mi chiede all'orecchio Gabriel ma alzo le spalle.
Lo immagino ma non ne sono sicura. Dovevo parlare con Gabriel ma non avevo avuto tempo e quando l'avevo non avevo il coraggio per farlo. Ogni volta le parole mi morivano in gola e non riuscivo a formulare una frase di senso compiuto, come se ciò mi tocasse troppo sforzo. E lo faceva. Dire quelle parole mi avrebbe reso felice? Forse ma avrebbe reso infelice qualcun'altro. Qualcuno che non lo meritava e che vi era stato sempre per me, indipendentemente dal resto.
«Vuoi continuare l'allenamento?» mi chiede e gli faccio cenno di no, prima di entrare dentro casa.
Mi dirigo verso Damon che ormai si è rinchiuso nella sua stanza. Salgo le scale e quando arrivo davanti alla sua porta sono indecisa se bussare o meno ma alla fine decido di spalancare la porta bussare.
«Cosa ci fai qui, principessa?» mi chiede, girandosi verso di me.
«Voglio sapere cosa ti prende!» urlo e richiudo la porta dietro di noi.
Lui si avvicina a me, forse un po' troppo. Riesco a sentire il suo profumo e chiudo gli occhi quando si avvicina e mi accarezza la guancia.
«Vuoi sapere cosa mi prende, Hope?» mi sussurra all'orecchio e gli faccio cenno di sì.
«Mi prende che sono stanco di essere la seconda scelta per tutti. Sono stanco di vederti con lui, tanto più quando avevi detto che eri interessata a me. Sono stanco perché so già per certo che non sarò io la scelta ma tranquilla sto bene.» mi dice, allontanandosi da me e dandomi finalmente la possibilità di respirare.
Non so cosa dire. So che dovrei dire qualcosa ma non so di preciso cosa. Non sono innamorata di Gabriel, questo lo so ma non so perché queste parole non vogliano proprio uscire dalla mia bocca.
Lui mi guarda per qualche secondo, forse si aspetta una mia risposta che però non arrivererà mai e mi aspetto che mi cacci dalla sua camera ma ciò non accade. Anzi, il suo sguardo diventa più famelico.
«Che vadano tutti a fanculo!» dice e senza neanche avere il tempo per poter capire cosa gli sia preso, mi trovo le sue labbra sulle mie.
Indietreggiamo fino a quando non mi trovo con le spalle al muro e ancora le sue labbra sulle mie, le mie braccia dietro il suo collo per cercare di avvicinarlo. È molto diverso dai baci di Gabriel che sono molto più docili. Quello di Damon è famelico, mi vuole e si vede. Con esso mi sta bramando e mi sta dicendo che sono sua e dovrei fermarmi in questo momento, anche se mi piace e vorrei stare con lui non è giusto. Non lo è nei confronti di Gabriel ma piuttosto che spingerlo, mi trovo con le mie gambe che stringono il suo bacino. Le mie mani tra i suoi capelli.
Si distacca per riprendere aria e nel frattempo mi guarda.
«È sbagliato.» sussurro.
«Allora fermami.» mi dice lui, prima di ribaciarmi ma non ci riesco a fermarlo.
Lo desidero e lui lo sa.
Siamo così presi dal bacio che non ci accorgiamo che la porta si è spalcanta.
«Scusami.» mi sussurra Damon all'orecchio, dopo che si è distaccato.
All'inizio non capisco ma quando mi ricompongo e mi giro noto che Gabriel è davanti alla porta. Il suo sguardo è deluso, prova disgusto ma allo stesso tempo non ne sembra molto scioccato.
Mi sporgo di un passo verso di lui ma lui esce dalla stanza, senza dire nulla.
Sto per seguirlo quando la voce di Damon mi blocca.
«Se esci da questa stanza per me avrai scelto lui e con me avrai finito, sappilo.»
«Non puoi essere serio!» urlo, girandomi verso di lui.
«Lo sono, esci da qui e hai chiuso con me Hope.»
«Vaffanculo. Ti odio!»
Non era vero ma odiavo quando mi imponevano qualcosa, quando mi costringevano a dover scegliere qualcosa o qualcuno. Andare a consolare Gabriel e spiegargli la situazione non significava che scegliessi lui ma a quanto pare Damon non lo capiva e non l'avrebbe mai capito.
«Fino a poco fa non sembrava che mi odiassi, principessa.»
Lo guardai in cagnesco, mentre lui si avvicinava sempre di più.
«Non ti avvicinare!»
«Se no?» chiese, continuando ad avvanzare.
Fin quando non me lo trovai a un soffio di distanza, le sue labbra quasi sulle mie. E non so di quale coraggio mi fossi spinta ma gli detti uno schiaffo.
Non poteva pensare che aveva il diritto di fare lo stronzo quando voleva e fare il dolce il momento dopo, non l'avrei accettato.
E nel mentre lui si accarezza la guancia, io esco dalla stanza e lo sento gridare che con lui ho chiuso.
Meglio, non sarei riuscita a tolerarlo di più.
Quando scendo le scale mi scontro con Lucifer, che mi squadra dalla testa ai piedi.
«È accaduto qualcosa?»
«Solamente Damon.» dico e ancora arrabbiata lo lascio lì per andare da Gabriel.
«Possiamo parlare?» gli chiedo.
«Ho capito che sei innamorata di Damon. L'ho sempre capito ma volevo pensare che mi stessi sbagliando. Non mi devi nessuna spiegazione, a me va bene.» sorride.
«Stai bene?»
«No ma ci starò.» mi da un bacio sulla guancia e torna nuovamente dentro casa mentre io rimango ancora lì.
Non so per quanto io rimanga lì, ferma a contemplare il paesaggio del giardino della villa di Lucifer.
Forse passarono qualche minuto o forse qualche ora, non lo so. Mi sembro solamente di essere rimasta congelata per un po', più di ciò.
«Ti congelerai se resti ancora qui fuori.» mi giro e vedo Lucifer. Si avvicina e mi copre con una coperta.
«Damon può essere uno stronzo, almeno lo è la maggior parte del tempo. Ma a te tiene davvero, questo non significa che deve mancarti di rispetto e se l'ha fatto, gli spaccherò personalmente le gambe, ma va solo capito.»
«Lo so.»
«E ora vatti a cambiare, ti porterò in un posto ma non dovrai mai dirlo a tua madre.»
Questo mi fa a pensare quanto possa essere discuttibile il luogo dove mi deve portare ma ciò mi fa illuminare gli occhi dalla curiosità. Gli sorrido con uno dei miei sorrisi migliori e corro dentro casa per scegliere i vestiti.
Non so come mi devo vestire ma non penso elegante, quindi opto per un look più casual. Formato da una camicetta bianca, dei jeans e gli stivaletti di pelle.
Quando scendo Lucifer si trova davanti alla porta, che mi aspetta.
Indossa una t-shirt nera attilata, jeans e giacca di pelle. Sembra il classico bad boy dei libri e un po' lo è.
«Pronta?» mi chiede e gli faccio cenno di si, anche se non sto a cosa sto mettendo la condanna. In fondo del diavolo non ci si dovrebbe fidare.
.............
E avevo ragione, mi aveva portato a una gara clandestina. Mio padre, Lucifer, il diavolo mi aveva portato a una gara clandestina.
Questo si che era divertente.
«Ci sei mai stata?» mi chiede.
«Ho la faccia di una che fa cose illegali?»
«No ma non sembri neanche un angeletto. In fondo, sei mia figlia.»
Giro gli occhi e mi faccio strada tra le persone per vedere la gara di corsa tra motociclisti che sarebbe iniziata tra un momento a un altro.
«E tu non sembri il diavolo.» gli dico, facendogli l'occhiolino e ciò lo fa ridere di gusto. Mi accorgo solo ora che la sua risata è molto simile alla mia.
«Vuoi gareggiare?» mi chiede in sussurro e quando mi giro verso di lui vedo che è super serio. Lo guardo con gli occhi spallancati dallo stupore ma non posso rifiutare.
«Mi piacerebbe tanto.»
Lui mi sorride e si avvicina verso un uomo, che sembra un gigante da quanto è alto.
Non sento quello che dicono ma quando si avvicina a me ha con sé due caschi.
«Guidi o vuoi stare dietro?» mi chiede.
E, poiché non ho mai guidato una moto del genere, decido per la seconda opzione.
Lucifer sale sulla moto e successivamente mi aiuta a salire anche a me, passandomi il casco che dovrò indossare.
«Tieniti forte.» mi sussurra e gli faccio cenno di si.
Un minuto dopo inizia il conto alla rovescia e la gara inizia.
Riusciamo a superare due moto e ci troviamo molto vicini da superare anche la terza moto. La velocità mi porta ad avere adrenalina. Il vento tra i capelli l'ha fa solo aumentare. E in questo momento mi sembra di scoppiare dalla felicità, oltre che ciò mi fa sentire inviccibile. Anche quando Lucifer sfreccia su una curna e per un pelo sembra che stiamo per toccare l'asfalto ma non accade.
E quando siamo vicini al traguardo, riusciamo a superare la terza moto e a vincere.
Lucifer scende dalla moto e mi aiuta a sua volta, prima di stringermi in un abbraccio.
Quando torniamo a casa stiamo ancora contando i soldi vinti, ovvero tre mila dollari.
«Sono tuoi.» mi dice e me li porge.
«Facciamo a metà, in fondo se tu ad avere vinto la gara.»
«Non ho bisogno di soldi, Hope. E poi sei mia figlia è ovvio che pensi a te, che padre sarei se ti chiedessi di diverderli?»
«E quale padre porta la propria figlia a una gara clandestina?» chiedo, girando gli occhi.
«Un padre figo?» mi dice, stringendomi a sé e baciandomi la fronte.
Giro nuovamente gli occhi ma sorrido.
Lucifer è diverso da come diceva mamma. Di certo è particolare ma non è cattivo, anzi mi vuole bene e me lo dimostra.
«Ti va un gelato?»
«Ovvio!» dico con un sorriso a trentadue denti e saltellando come una bambina. Lo dovrà pensare anche lui perché scoppia a ridere. Prendiamo del gelato dal frigo e ci siediamo sul divano.
«Quindi, stavi con Gabriel? Come mai?» mi chiede, iniziando a mangiare il suo gelato.
«Mi piaceva ma penso di aver confuso il piacere che provi nel stare con una persona all'amore.»
«Capita molto spesso ma hai fatto un'esperienza, che può valere la pena di essere vissuta o meno questo tocca a te deciderlo. Ma, ora sei innamorata di Damon o anche lui è stata una confusione?»
Prendo un respiro profondo prima di parlare.
«Con Damon è diverso. Mi sento attratta da lui, mi fa salire i nervi come nessun'altro ma riesce a farmi sentire viva come nessun'altro. È una contradizione vivente ma quando sono con lui mi sento di poter impazzire. Quando ho ba-» mi blocco. In fondo, Lucifer è mio padre e non penso che dovrei parlare di certe cose con lui.
«Continua, non mi scandalizzo solo perché sei mia figlia. Basta che usi le precauzioni. Non voglio rimanere nonno da giovane.»
«Ma se sei vecchio. Avrai migliaglia di anni.» gli dico girando gli occhi.
«Non essere offensiva e poi non puoi dire che mi daresti quell'età, me li porto bene. Comunque, non voglio diventare nonno ma voglio sapere comunque i gossip sulla tua vita. Quindi, racconta.» mi incita, mettendosi più comodo sul divano.
«Quando ho baciato Gabriel non ho sentito nulla ma quando ho baciato Damon mi sono sentita diversa, come se si fosse smosso qualcosa.»
«Quello si chiama eccitamento, tesoro. Ci sta, Damon è un bel ragazzo. Molto probabilmente se fossi gay ci proverei, anche se mi troverei con un palo conficato sul -» gli tiro un cuscino per zittirlo.
«Non voglio sapere più nient'altro, grazie.» gli dico e mi sorride.
«Non so se si era capito ma io sono team Damon. Sareste una bella coppia e Damon ha bisogno di essere felice, come ne ha bisogno la mia bambina.» mi dice e inizia a farmi il solletico facendomi scoppiare a ridere e facendo cadere il gelato sui suoi pantaloni.
«Visto cosa hai combinato!» urlo tra le risate. Lui si ferma un attimo e con un dito lecca il gelato, che era al gusto cioccolato.
«Buono.»
Scoppio a ridere. L'adoro ma non gle lo dirò, come Damon aumenterebbe solamente il suo ego.
«Buonanotte Luci.» gli dico, dandogli un bacio sulla guancia.
«Buonanotte tesoro. Cerca di dormire senza sognare qualcuno.» mi fa l'occhiolino. È un caso perso.
Ma prima di andare nella mia stanza, devo passare da qualcun'altro.
Busso alla sua porta e aspetto un avanti.
«Disturbo?» chiedo.
«Si, cosa vuoi Hope?»
Cerco di nascondere il mio dispiacere e mi avvicino al suo letto.
«Puoi smettere di fare lo stronzo?»
«Tu puoi smettere di essere indecisa? No, quindi neanche io. Ora esci dalla mia stanza.»
Faccio un respiro e anche se so che dovrei andare via, che non dovrei farmi trattare così, rimango dove sono.
«Non vado da nessuna parte.»
Lui si alza e mi sovrasta con la sua altezza, si dirige verso la porta e l'apre.
«Fuori. Te l'ho detto, hai chiuso con me. Quindi non ti scomodare, non venirmi più a cercare.»
«Ma resti lo stesso il mio demone custode.»
«Lo sarei stato solo fin quando i tuoi poteri si sarebbero sviluppati, l'hanno fatto. Per allenarti può farlo Lucifer. Io ho chiuso.»
Le lacrime lottano per uscire dagli occhi ma non gli darò questa vittoria, così esco dalla stanza e sento la porta dietro di me sbattere.
Ora si, che posso piangere.
Bentornati miei cari lettori, cosa ne pensate di questo capitolo?
Di Damon e Hope? E del rapporto tra Lucifer e Hope? Comunque, Lucifer è davvero un mood.
Non vedo l'ora di leggere i vostri commenti. Noi ci vediamo al prossimo capitolo.
Kiss kiss!💋💋
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