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Crisi esistenziale

L'invidia è quel
sentimento che
nasce
nell'istante in
cui ci si
assume la
consapevolezza
di essere dei
falliti.
Oscar Wilde

Pov's Gabriel

Mi sveglio molto presto, dopo una notte insonne passata a rigirarmi nel letto. Dopo aver sentito lei e lui gemere di piacere, dopo aver capito quanto ciò fosse definitivo. Lei aveva scelto lui e io avevo perso. Ero stato avvertito ma ciò non mi aveva tolto la speranza e ora mi trovavo con il cuore spezzato.
Ma non era colpa sua e non gliela avrei mai data. Lo vedeva come si guardavano, la colpa è stata mia quando ho deciso di coprirmi gli occhi per non vedere e vivere nell'illusione.

Così mi alzo nel momento in cui il sole sorge, mi preparo e vado a correre.
Corro, finchè non sento più nulla.
Vorrei trasportarmi là su ma non posso, non per il momento. Quindi, l'unica cosa che posso fare è correre.
Corri finché non sei nel tuo stato.
Corri finché non sei leggero cone una piuma.

E poiché è ancora presto inizio a volare, cercando di nascondermi dalle poche persone che vi sono. Volare mi tranquillizza e mi fa scaricare la rabbia. Non è vero che gli angeli non si arrabbiano o non si dispetiscono, semplicemente siamo più bravi a fingere. Sappiamo come calmarci e ci concentriamo, quando saremo i primi a voler esplodere in certe situazioni. Ma noi siamo razionali, non possiamo permettercelo. Dobbiamo essere il giusto e ciò non sempre è semplice. Perché anche se sei angelo, hai sempre una voce che cerca di portarti verso la strada sbagliata.

Dopo più di un'oretta torno a casa, mi faccio un'altra doccia, prima di scendere in cucina dove vi è Lucifer.
Non gli rivolgo la parola e prendo una mela dal frigo, prima di sedermi su uno dei sgabelli della cucina.
«Mi ignorerai per tutta la tua esistenza? Magari hai paura che ti mangi la lingua ma tranquillo non mi piace la carne di angelo, mi sa di troppo perfetta.» non ho bisogno di alzare gli occhi per sapere che è di fronte a me.
«Con te non si può sapere.»
«Lo so ma su questo non penso che cambierò idea.» il suo sguardo perlustra il mio corpo con disgusto, prima di decidere di dileguarsi.

Come fa la mia dolce Hope ad essere figlia di qualcuno del genere, spero solo che lei non debba mai diventare cattiva o che si avvicini a ciò.
Subito dopo scendono Hope e Damon.
Stanno soridendo, lei gli sta raccontando qualcosa con entusiasmo mentre lui le sorride dolcemente. Gli occhi di lei brillano al solo guardarlo e in questo momento provo un sentimento che mi era stato sempre estraneo: l'invidia. Quanto vorrei essere lui, quanto vorrei che lei guardasse così me e quanto vorrei che lei fosse così felice con me.
Ma non lo era, anzi, sembrava non tollerare la mia presenza.
Ma non posso farmi prendere da ciò e quindi inghiotto il nodo alla gola e fingo un sorriso, sperando che sia il più simile a uno vero.

«Buongiorno!» saluto con entusiasmo e calore, che in questo momento non mi appartengono. Non so cosa mi sta accadendo, ma l'inferno mi riserverà un posto.
«Buongiorno, Gabriel.» mi saluta lei, sorridendomi. Oggi ha una luce diversa, una luce che le dona.
«Muovetevi o faremo tardi a scuola.»
«Rillassati, nonnino. Abbiamo tutto il tempo, al massimo ci teletrasportiamo.»
Giro gli occhi, stufo ormai di lui. Oggi non è proprio la mia giornata.

«Quando mi insegnerete a teletrasportarmi?» chiede Hope.
«Presto.» le risponde lui, facendole l'occhiolino e facendola sorridere.
«Io inizio ad andare, non si sai mai il traffico. Voi teletrasportatevi pure.» dico, Hope cerca di fermarmi ma non l'ascolto ed esco. Non dovrei trattarla male ma lei con me l'ha sempre fatto. E lo so, io e le siamo diversi. Io non dovrei e punto ma non ci riesco.

Prima di andare a scuola, vado verso il ponte di Brooklyn. E appena arrivo lì le lacrime, che a fatica avevo trattenuto per giorni, escono. Sento la sua presenza. È sceso e si trova affianco a me. Con un braccio mi stringe e mi da calore, senza dire niente per qualche minuto.
«Non pensare figliolo che io ti abbia dimenticato, semplicemente hai un finale diverso.»
«Quale finale?»
«Con il tempo lo capirai. Ora non piangere più, vedrai che la felicità presto verrà da te.» e com'era arrivato, sparisce. Lasciandomi con più incognite che risposte.

Resto qualche altro minuto, per poi dirigermi verso la scuola dove Hope e Damon stanno aspettando.
«Hai trovato tanto traffico per arrivare in ritardo.» mi sbeffeggia Damon ma decido di ignorarlo, nel mentre sento Hope che lo rimprovera. Vado avanti per la mia strada, entro nella classe di letteratura inglese e mi siedo al mio posto. Subito dopo si siede una ragazza vicino a me. Hai i capelli castani, leggermente sul mosso, occhi ghiaccio e labbra a cupido.

«Posso sedermi, vero? Il posto non è occupato, giusto?» le faccio cenno di no e lei si rilassa.
«Mi chiamo Athena.» mi dice, porgendomi la mano.
«Gabriel.» mi sorride dolcemente.
«È il primo giorno di scuola, solitamente non sono in ansia ma dopo il trasloco e la scuola nuova, un po' ci sta, giusto? E poi ho così paura di non farmi amici e sto farneticando. Lo faccio sempre quando sono in ansia, scusa.»
«Non devi scusarti, ci sta avere un po' d'ansia all'inizio.»
«Per fortuna, come puoi capire non conosco nessuno e non ho amici qui. Ti andrebbe di essere tu il mio primo amico? Molto probabilmente non vorrai, non mi conosci neanche e in questo momento sembro più una pazza che una sana di mente. Qualità che serve in un' ami-»
La fermo, stanco del suo straparlare. Non capisco perché tutte a me. Cosa ho fatto di male per meritarmi ciò?
«Va bene così, stai parlando troppo e mi stai facendo venire il mal di testa. Come hai detto tu non ti conosco, quindi per il momento è un no.»
Sono stato uno stronzo, lo so. Ma giuro che non ne posso più.

«Oh, scusa. Non volevo darti fastidio, non lo farò più.» si guarda intorno e notando uno spazio, vuoto si alza e si dirige verso quella persona. Le chiede se potrebbe sedersi lì e l'altra ragazza accosente, torna da me e raccoglie tutte le sue cose per poi andarsi a sedere lì. Cazzo, sono stato proprio uno stronzo. Assomiglio a Damon in questo momento. Avrei dovuto fermarla e chiederle di sedersi dov'era, scusarmi ma non ci riesco. E quando entra il professore in classe non ne ho più il modo.
La lezione comincia ma non le presto attenzione, ormai sono cose che ho vissuto e risentito per secoli.

Appena finisce la lezione, cerco la ragazza in questione ma non la trovo. Sembra sparita.
Continuo le mie lezioni tranquillamente, fino al momento prima della mensa dove mi rivedo nuovamente con Hope, Damon e con loro vi sono le amiche di lei.

«Stai bene? Oggi sembri strano.» mi chiede Hope e le faccio segno di si, anche se vorrei dirle che non va per niente bene.
Mi giro e vedo Athena insieme ad altre ragazze, sta sorridendo. Alla fine è riuscita a farsi delle amicizie.
«Molto bella, davvero.» mi dice Damon, avvicinandosi a me. Mentre le ragazze parlano tranquillamente per i fatti loro.
«Devo parlarti, andiamo fuori?» mi chiede e anche se non vorrei, accetto.

«Che cosa ti sta accadendo? Ti stai comportando come uno stronzo e vorrei dirti che quello è il mio ruolo e non lo condivido con nessuno.» mi dice, appena arriviamo in cortile.
«Sto bene, basta chiedermelo.»
«Non stai bene, in secoli non ti ho mai visto così. Qual è il problema? Sei geloso perché Hope ha scelto me? Cosa vuoi sentirti dire? Vorrei dirti che mi dispiace ma non è così. In secoli non ho mai avuto nulla e ora che ho trovato qualcuno che amo alla follia e che mi ama, ti prego non rovinare nulla. Inoltre, Hope ci sta male vedendoti così.»

«Lo so e che anche io l'amo tanto. Ma lei non mi ama ed è giusto che l'accetti. Tranquillo non rovinerò nulla.»
«Ora, che abbiamo chiarito. Chi è la tizia di prima? Era proprio bella, non l'ho mai visto prima di ora.»
Gli racconto di quello che è accaduto questa mattina.
«Devi chiederle scusa, io mi potrei comportare così e non avrei il desiderio di chiedere scusa, anzi, non lo farei. Ma tu Gabriel? Questo non sei tu, non oseresti mai. Quindi, torna in te e vai a chiederle scusa. Subito!»
E anche se non volevo ametterlo, aveva ragione. Quello non ero io.

«Da quando sei diventato così docile?» gli chiedo.
«Non lo sono mai stato e non lo sarò di certo ora ma penso che dovresti andare.»
«Aveva ragione, Hope è fatta per te.» dico e vado via prima che lui possa dire qualcosa.

La cerco ovunque ma non la trovo da nessuna parte. Sembra che sia sparita nel nulla, vado dove vi era la mensa e non la trovo neanche lì. Così mi arrendo e aspetto al suono della nuova campanella. Appena lo sento mi dirigo verso l'aula di matematica.
Appena entro nell'aula la vedo. È seduta da sola e prima che qualcuno possa sederle vicino, mi precipito da lei.

Appena si gira verso di me, la sua espressione cambia.
«Il posto è occupato.»
«Si, da me.» le sorrido e la vedo sbuffare, per poi indicarmi una ragazza in piedi, vicino a me.
«Scusami, solo per questa lezioni puoi sederti al mio posto? Ti prego.» dopo qualche attimo di esitazione accosente.
«Mi dispiace davvero tanto per questa mattina. Ero di cattivo umore e me la sono presa con te, scusami.»
«Questo dice tanto sul tuo carattere.»
«Ovvero?»
«Ovvero, che soffri di problemi con la rabbia. Non la sai gestire e io, sinceramente, non voglio un amico del genere. Quindi, ti prego di ignorarmi.» prova a dire qualcosa ma lei mi ferma.
«Sta per iniziare la lezione e vorrei stare attenta. Sai, io ci tengo alla mia istruzione.» e senza che io possa dire niente, inizia a prendere appunti e a ignorarmi.

Cerco di ascoltare la spiegazione ma non ci riesco, la mia attenzione è su di lei.
« Williams, poiché la vedo distratto mi dica quanto risulta queste espressione. In fondo, lei non si vanta di essere il migliore qui? O almeno, con il suo comportamento fa capire questo.»
Non mi ero mai sentito il migliore ma okay, mi giro verso la lavagna dove vi è l'espressione e la risolvo in due secondi.
«Il risultato è quattro, se vuole posso dimostrarglielo.» lui mi passa il gesetto e vado verso la lavagna e in meno di due minuti gliela risolvo.
«Questo dimostra che si può essere belli e intelligenti.» mi dice il professore rimandomi al posto.

«Anche io tengo alla mia istruzione.» le sussurro e la sento sbuffare. Non dice nulla. Non sembra sorpresa, anzi, sembra annoiata.
Appena finisce la lezione le blocco il passaggio.
«Lasciami passare o giuro che mi metto ad urlare!»
«Ascoltami, ti prego. Non sono uno scontroso, non ho mai alzato la voce in vita mia e non ho mai fatto quello che ho fatto oggi. Non sono mai stato arrabbiato, ti prego solo di darmi un'altra possibilità per dimostrarti chi è il vero Gabriel.»
«Non devi giustificarti o raccontarmi della tua vita. Non mi interessa e di certo non ti darò una possibilità così, dovrai guadagnartela.»

Lei mi da una spallata e inizia a camminare verso l'uscita e decido di correrle dietro.
«Questo significa che potrei avere una minima possibilità?» chiedo, fa spallucce e prima di girare l'angolo si gira per farmi l'occhiolino. Non è andata male, dai.

«Com'è andato con la dea?» mi chiede Damon, che si era appena avvicinato, ricevendo un colpo da Hope.
«Ma, principessa, per me sei tu la mia dea.» lei lo abbraccia e lui le sorride dolcemente.
«Mi ha fatto l'occhiolino, non deve essere andata male, vero?» chiedo e Damon mi da una pacca, ridendo.
«Direi di no.»

Bentornati, cosa ne pensate?
In questo capitolo ci siamo concetrati su Gabriel e sulla sua crisi. E sempre in questo capitolo abbiamo visto un nuovo personaggio: Athena. Cosa ne pensate di lei? E di questo capitolo? Vi lascio qui la foto di come io immagino Athena, ovviamente voi potete immaginarla come volete.
Kiss kiss!💋💋

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