Capitolo 7
Un immenso prato fiorito si estendeva ai piedi di Nico, illuminato dai caldi raggi di sole. Un leggero venticello faceva frusciare l'erba del prato, spargendo nell'aria il dolce profumo dei fiori appena sbocciati. Nel cielo azzurro una coppia di rondini si rincorreva felice volando in circolo, cinguettando allegramente. Nico riusciva a percepire la pace e la tranquillità che quel posto gli trasmetteva, un posto dove i problemi e i dolori della vita non esistevano. L'arcangelo chiuse gli occhi, beandosi di quella pace che quel luogo perfetto e idilliaco gli donava.
Improvvisamente le rondini smisero di cantare e un tuono scosse la valle. Nico spalancò gli occhi e vide che cupi e grigi nuvoloni temporaleschi avevano oscurato la vista del sole. Un lampo saettò tra le nuvole, rapido come un battito di ciglia, e un nuovo tuono scosse il cielo e la terra. Un vento forte e potente prese il posto della leggera brezza che spirava poco prima, facendo perdere l'equilibrio a Nico. L'angelo spalancò leggermente le immense ali nel tentativo di tenersi in equilibrio e di ripararsi dal vento che diventava, via via, sempre più potente.
All'improvviso una luce bianca apparve all'orizzonte avvicinandosi velocemente a Nico, il quale dovette coprirsi gli occhi per non rimanere accecato dal candido bagliore. La luce si affievolì fino a scomparire, mostrando la figura di un'avvenente ragazza, leggermente più bassa di Nico, con un'orrida maschera bianca sul viso.
"Chi sei?" domandò Nico, la sua voce gli giunse però lontana e ovattata.
"Ma come? Non mi riconosci?" lo schernì la ragazza, la cui voce giungeva bassa e cupa a causa della maschera che indossava.
"No" rispose l'angelo, sentendo la paura attanagliargli le viscere. La ragazza non parlò ma abbassò leggermente la stoffa del vestito che indossava per mostragli una lunga ferita, procurata da una spada, sul petto all'altezza del cuore.
"È a causa tua se sono morta" sentenziò lo spirito, ricoprendo nuovamente la ferita.
"No, non è vero!" urlò Nico, avendo riconosciuto la ragazza. Solo una donna aveva una ferita simile sul petto e, anche a distanza di millenni, l'angelo non l'avrebbe mai dimenticata.
"È colpa tua! È colpa tua!" ripeté lo spirito come una nenia, avvicinandosi a Nico con le braccia tese.
"No!" urlò nuovamente l'angelo, allontanandosi da lei, portandosi le mani sulle orecchie per non sentire la sua voce.
"È colpa tua, avresti dovuto salvarmi!" disse nuovamente la ragazza.
"NO" urlò Nico mentre il buio lo avvolgeva come una soffocante coperta. L'ultima cosa che ricordava del sogno era una sinistra risata maschile, poi il buio.
"Nico! Svegliati!" esclamò Bianca, scuotendo il fratello per svegliarlo. L'arcangelo spalancò gli occhi di colpo, mettendo a fuoco il volto preoccupato della sorella. Nico si tirò a sedere di scatto, il respiro affannoso come se avesse corso per chilometri, mentre gli scorrevano davanti agli occhi le immagini del sogno.
"Nico cos'è successo? Ti ho sentito urlare e quando sono arrivata ti dimenavi nel letto" domandò Bianca, preoccupata, posando una mano sulla spalla del fratello.
"Lo stesso incubo" disse Nico con voce roca a causa delle urla, il corpo scosso dai brividi nonostante fosse mantido di sudore.
"Che cos'hai visto?" sussurrò Bianca, conoscendo bene l'incubo al quale si riferiva il fratello.
"Mi trovavo in un prato fiorito e all'improvviso il cielo si completamente oscurato, i lampi e i tuoni che squarciavano il cielo. Poco dopo apparve una forte luce bianca dalla quale uscì lei, il volto coperto da una maschera bianca. All'inizio non l'avevo riconosciuta ma poi mi ha mostrato la ferita e l'ho riconosciuta" raccontò Nico in un sussurro "Dopo ha cominciato ad accusarmi, dicendo che era colpa mia se era morta, che avrei potuto evitarlo"
"Oh, Nico" mormorò Bianca stringendo l'angelo in un grande abbraccio, al quale Nico si abbandonò completamente "Sai meglio di me che non avresti potuto fare nulla per salvarla"
"Lo so, ma quel ricordo continua ancora a tormentarmi" ammise Nico, nascondendo il viso tra i lunghi capelli neri della sorella per non far vedere le lacrime che scendevano dai suoi occhi. Bianca non disse nulla e Nico gliene fu grato, non voleva sentirsi dire nuovamente che non avrebbe potuto evitarlo. Se solo fosse stato più veloce, tutto ciò non sarebbe mai accaduto. Diede libero sfogo alle lacrime, nonostante fossero passati molti secoli da quell'avvenimento, il ricordo lo lasciava ancora molto scosso.
"Grazie" mormorò Nico, quando lui e Bianca si separarono, asciugandosi velocemente le lacrime.
"Se ne vuoi parlare, o vuoi sfogarti nuovamente, io ci sono" rispose Bianca, sorridendogli dolcemente. Comprendeva bene che, nonostante fosse passato molto tempo, per il fratello quel ricordo rimaneva ancora una ferita fresca "Ascolta, prima ha chiamato Will. Ha detto che ti deve parlare"
"Ha detto di cosa?"
"No, ha detto solo se lo potevi richiamare al più presto" rispose Bianca, estraendo il telefono di Nico dalla tasca dei pantaloni e porgendoglielo. Quel telefono glielo aveva regalato Will quando gli aveva detto che lui non ce l'aveva, per poco non gli era venuto un infarto. L'arcangelo annuì e richiamò Will, mentre Bianca lo lasciava solo.
"Ciao Nico" rispose Will, all'altro capo del telefono.
"Ciao, mia sorella ha detto che mi dovevi parlare. È successo qualcosa?"
"No, tranquillo, non è successo nulla. Ecco, ogni anno al primo di gennaio, io e mio padre riceviamo sempre l'invito per una cena con alcuni chef stellati di New York e amici di mio padre. Solitamente ci accompagna anche nostra zia, ma quest' anno non può venire" spiegò Will.
"Dove vuoi andare a parare, scusa?" domandò Nico, sospettoso.
"Ecco, mi chiedevo se tu volessi accompagnarmi. Sai, queste cene sono abbastanza noiose e potresti farmi compagnia. Ti capisco benissimo se non vuoi venire" disse Will, frettolosamente.
"Non ho niente in programma per stasera, tranquillo. Ti accompagno volentieri. Dove si terrà la cena?"
"Al Savoy Hotel, sulla settantaquattresima"
"Però, un hotel cinque stelle! Presumo che ci vorrà lo smoking, vero?"
"Sì, in effetti sì" ammise Will, imbarazzato.
"D'accordo, vedrò di rimediare qualcosa" disse Nico, pensieroso.
"Io e mio padre veniamo a prenderti verso le otto di stasera, dobbiamo essere all'hotel per le otto e mezza"
"Perfetto, ci vediamo stasera e grazie per l'invito" disse Nico, chiudendo la telefonata. Posò il telefono sul letto e si appoggiò alla testata del letto, chiudendo gli occhi. Will era stato gentile a invitarlo, magari quella serata gli avrebbe fatto dimenticare quell'incubo ricorrente. Nico riaprì gli occhi, si alzò e si diresse in cucina, prendendo posto a tavola.
"Grazie" disse Nico alla sorella mentre gli posava sul tavolo una tazza di caffè e dei biscotti. L'angelo sbocconcellò un biscotto, svogliato, non avendo molta fame.
"Cosa voleva Will?" domandò Bianca, sedendosi a tavola con lui.
"Mi ha invitato ad una cena al Savoy con lui, il padre e alcuni chef stellati" rispose il fratello, mentre Bianca rimaneva a bocca aperta.
"Al Savoy? L'hotel cinque stelle sulla settantaquattresima?"
"Già, gli ho detto che verrò, devo solo procurarmi uno smoking" rispose Nico, sorridendo alla faccia stupita di Bianca.
"Per quello non preoccuparti. Ci penso io" disse Bianca, riprendendosi, facendogli l'occhiolino.
"Grazie. A proposito, dov'è Hazel?" chiese l'arcangelo, notando solo ora l'assenza della sorella minore.
"È uscita con Reyna e Calipso stamattina a fare un giro per la città" rispose Bianca, scrollando le spalle. Nico annuì, sorseggiando il suo caffè "Come ti senti?"
"Non lo so nemmeno io, ormai. Nonostante siamo passati secoli, quel ricordo è rimasto impresso a fuoco nella mia mente e sempre ci rimarrà" sospirò Nico, poggiando la tazza sul tavolo.
"Magari questa serata capita a proposito, magari ti farà dimenticare momentaneamente questo brutto ricordo" disse Bianca, dolcemente, stringendo una mano di Nico tra le sue.
"Sì, forse hai ragione. Grazie sorellina" rispose il fratello, sorridendo leggermente.
Nico finì di farsi la doccia e andò in camera sua con un solo un asciugamano avvolto in vita, frizionandosi i capelli.
"Nico!" esclamò Bianca, esasperata.
"Cosa?" chiese il fratello, finendo di frizionarsi i capelli, e voltandosi a guardarla.
"Non potevi finire di asciugarti in bagno? Stai bagnando tutto il pavimento e hai lasciato le tue impronte per tutta la casa!" lo rimproverò la sorella, mettendosi le mani sui fianchi.
"Ops?" disse Nico, osservando le sue impronte che dal bagno portavano alla sua camera e la piccola chiazza d'acqua che si era formata ai suoi piedi.
"Sei incorreggibile" sospirò Bianca, uscendo dalla stanza del fratello, per poi chiudersi la porta alle spalle. Nico alzò gli occhi al cielo e cominciò a vestirsi.
Venti minuti dopo era pronto, doveva solo mettere i gemelli ai polsini della camicia. Bianca aveva fatto apparire quello smoking appositamente per lui e doveva ammettere che era molto bello. Sua sorella era sempre stata più attenta ed elegante di lui quando si trattava di vestirsi. Nico indossò la giacca a doppio petto nera e osservò la sua immagine allo specchio: indossava uno smoking classico nero con la camicia bianca, due paia di gemelli d'argento scintillavano sui polsini, una piccola aggiunta di Bianca.
Si aggiustò leggermente il nodo della cravatta e si abbottonò la giacca nera. Si sistemò leggermente i capelli corvini, ormai asciutti, i quali sfioravano delicati le spalle dell'angelo. Sorrise alla sua immagine e si avviò in sala, dove ad attenderlo c'erano le sue sorelle.
"Ma come siamo eleganti stasera" disse Hazel, voltandosi nella sua direzione.
"Grazie" rispose Nico, altero, sistemandosi leggermente le maniche della giacca.
"Farai sicuramente colpo stasera. Ti assicuro che non passerai affatto inosservato" disse Bianca, alzandosi e andandogli incontro, mettendogli un piccolo fazzoletto bianco nel taschino della giacca "Un piccolo tocco in più"
"Bianca ha ragione: sei molto bello stasera" acconsentì Hazel, sorridendogli. In quel momento il citofonò suonò e Hazel rispose, per poi riferirgli che Will lo aspettava da basso.
"Divertiti stasera" disse Bianca, passandogli il lungo cappotto nero, facendogli l'occhiolino e scambiandosi un'occhiata complice con la sorella minore. Quegli sguardi non piacquero molto all'arcangelo, ma decise di sorvolare. Salutò le sorelle, indossò il cappotto e scese da Will.
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