Capitolo 3
Nico uscì da Central Park, ripensando incessantemente alla conversazione avuta con Luke. Era più forte di lui, non poteva fare a meno di pensarci e doveva ammettere che le parole del demone avevano un fondo di verità.
Mettiamo il caso che ti innamori di qualcuno e torni in Paradiso, hai mai pensato a come si sentirà la persona di cui ti sei innamorato? Si sentirà abbandonato, usato, preso in giro da te.
Nico desiderava veramente ritornare in Paradiso, riprendere la sua vecchia vita, ritornare con i suoi amici e le sue sorelle, ma d'altra parte sapeva che se si fosse innamorato di qualcuno ne avrebbero sofferto entrambi. Nico avrebbe sofferto perché sarebbe dovuto ritornare in Paradiso e lasciare la persona amata, dall'altra parte un'altra persona ne avrebbe sofferto perché si sarebbe sentito preso in giro dall'arcangelo. L'unica soluzione sarebbe stata entrare a far parte delle schiere di Lucifero, ma così facendo avrebbero sofferto le persone a lui care. Qualunque decisone avrebbe preso, qualcuno avrebbe sofferto in ogni caso.
È meglio morire, piuttosto che vivere con la consapevolezza di essere stati presi in giro da colui che ti dice di amarti
Quella frase continuava a ronzagli nella mente e, a suo malgrado, Nico doveva ammettere che Luke aveva ragione. Nico sapeva che non si sarebbe mai potuto perdonare la morte di una persona che aveva detto di amare, se ne sarebbe pentito per l'eternità.
Nico si riscosse dai suoi pensieri, imboccando uno stretto vicolo buio deserto. Con uno schiocco secco le sue ali si spalancarono, grandi e maestose come sempre. Senza pensarci due volte l'angelo batté forte le ali, librandosi nel cielo nuvoloso di New York. Chiuse gli occhi, beandosi di quel piccolo e prezioso momento di pace, provando una sensazione di assoluta libertà che da due mesi a quella parte non provava più. Nico aprì gli occhi e volò ancora più in alto, incurante del freddo pungente e dell'aria che andava via via diminuendo, volò fino a quando non arrivò al di sopra del banco di nubi. Ciò che vide lo lasciò senza fiato: il sole, che dalla terra risultava nascosto dalle nuvole, a quell'altezza splendeva come non mai illuminando con i suoi caldi raggi le grosse nuvole grigie. Nico atterrò dolcemente sopra una grossa nuvola, sedendosi su di essa e godendo del calore del sole, le grandi ali ripiegate dietro la schiena scintillavano come diamanti alla luce del sole.
L'amore è un sentimento bello e volubile, più pericoloso di qualunque arma ma capace di farti provare sensazioni incredibili. Nessuno può sfuggire all'amore, esso riesce sempre e comunque a trovarti.
Le parole che Lui gli aveva detto prima di lasciare i Cieli gli ritornarono alla mente, forti e prepotenti. Era vero, l'amore poteva essere uno dei sentimenti più belli e puri che una persona possa mai provare, ma l'amore è un'arma a doppio taglio: può renderti la persona più felice del mondo oppure farti cadere in un cupo baratro di tristezza. Nico non voleva che qualcuno soffrisse per le sue scelte, non più.
Una piccola lacrima scivolò velocemente sulla sua guancia diafana. Nico alzò la testa verso l'alto e chiuse gli occhi, impedendosi di piangere. Per una, una sola volta, voleva che la sua vita non fosse una continua corsa ad ostacoli, ma sembrava che il Destino si divertisse a incasinare la sua vita. L'angelo posò lo sguardo sul cielo sfumato di rosa e arancio, perso in mille pensieri.
Avrebbe dovuto prendere una decisone, lo sapeva bene, e avrebbe dovuto prenderla velocemente, il tempo si stava lentamente esaurendo. Già, doveva prendere una decisone, ma quale? Rischiare di innamorarsi di qualcuno e far soffrire entrambi o unirsi direttamente alle schiere di Lucifero?
Nico non lo sapeva.
"Mi passi quella ghirlanda?" chiese Reyna mentre appendeva una piccola pallina dorata al grande abete.
"Eccola" rispose Nico, passandole una lunga ghirlanda argentea. La ragazza la prese e la avvolse sui rami dell'abete. Mancava poco più di una settimana a Natale e stavano addobbando la sala del ristorante con l'albero, i festoni e piccole lucine.
"Alla stella ci penso io" esclamò Leo, prendendo il grande puntale d'oro dalla scatola delle decorazioni.
"Meglio di no. L'ultima volta che hai cercato di mettere il puntale hai quasi fatto cadere l'albero nel camino" ribatté Frank, togliendo il puntale dalle mani di Leo.
"Oh, andiamo, è successo tre anni fa!" protestò il ragazzo mentre Nico, Reyna e Calypso ridevano.
"Lo so, ma è meglio se lo metto io" disse Frank, chiudendo definitivamente il discorso, salendo su una sedia e posizionando il puntale sulla cima dell'abete.
"Wow! È bellissimo!" disse Will, entrando in sala e rimanendo a bocca aperta alla vista dell'albero.
"Grazie" rispose Calypso, appendendo un piccolo angioletto di porcellana.
"Vedo che avete messo il puntale senza incidenti. Non l'ha messo Leo, vero?" constatò Will, prendendo una lunga ghirlanda dorata.
"No, Frank lo ha fermato in tempo" disse Nico con un piccolo sorriso, mentre Leo sbuffava contrariato. Il biondino sghignazzò e, sotto gli occhi stupiti di Nico, avvolse attorno al collo dell'angelo la ghirlanda "Perché lo hai fatto?"
"Volevo vedere come stavi con qualcosa di diverso dal nero" rispose semplicemente Will, scrollando le spalle.
"Beh, scordati che indosserò vestiti con colori sgargianti" borbottò l'angelo, togliendosi la ghirlanda e dandola a Calypso.
"Peccato, volevo regalarti qualcosa di colorato per Natale" disse Will con un sorriso, facendo battere il cuore di Nico, mentre si avvicinava sempre si più all'angelo.
"Che stai facendo?" chiese Nico, inarcando un sopracciglio e arretrando di qualche passo. Will non rispose e gli indicò il soffitto, dal quale pendeva un piccolo ramoscello di vischio.
"Non dirmi che non conosci la leggenda del vischio" sussurrò Will all'orecchio di Nico, facendolo rabbrividire, mentre posava le mani sulle sue braccia. Nico annuì lentamente chiudendo gli occhi, le guance in fiamme per l'imbarazzo. Will sorrise e posò un delicato bacio sulla guancia di Nico, facendolo arrossire ancora di più. Quando Nico riaprì gli occhi lo guardò sorpreso e imbarazzato per quello che aveva appena fatto. Will sorrise all'angelo, lasciandogli le braccia e allontanandosi di qualche passo sotto gli occhi stupiti di tutti.
"Sarà meglio se ritorno in cucina, devo ancora finire il dolce per oggi" disse Will, spezzando il pesante silenzio che si era creato nella stanza. Nico rimase immobile, pietrificato dal gesto di Will nei suoi confronti, osservandolo con un misto di imbarazzo e stupore, cercando di calmare i battiti furiosi del suo cuore.
"Scusate, non mi sento molto bene. Torno a casa, ditelo a Diana" disse Nico, riprendendosi dallo shock di prima, correndo verso gli spogliatoi senza lasciare il tempo agli altri di ribattere, chiudendosi la porta alle spalle. L'angelo si avviò velocemente al suo armadietto, cominciando a cambiarsi, mentre la sua mente volava: perché Will gli aveva dato un bacio? In quei due mesi la loro amicizia era nata e cresciuta, ma il biondino non si era mai spinto a gesti simili.
Le mani di Nico tremavano mentre slacciava velocemente i piccoli bottoni della camicia, se per il freddo o per la paura Nico non lo sapeva. Già, l'angelo aveva paura di innamorarsi, non poteva innamorarsi. Will era un ragazzo splendido, dolce e solare non poteva innamorarsi di lui e rischiare di rovinargli la vita, non lo meritava. Meritava qualcuno che potesse amarlo per tutta la vita, qualcuno che lo trattasse come un principe, che capisca quanto è speciale, dandogli una bella vita. Nico sapeva di non poter dare al biondino niente di tutto ciò, con lui Will avrebbe solo sofferto.
L'angelo si cambiò velocemente, chiuse l'armadietto e indossò il lungo cappotto scuro, abbottonandolo fino alla gola. Uscì dallo spogliatoio e per poco non finì addosso a Diana.
"Nico! I ragazzi mi hanno detto che torni a casa. Come mai?" chiese la donna, osservandolo a lungo con i suoi penetranti occhi grigi.
"Sì, è vero. Scusami, ma non mi sento molto bene" disse Nico, infilando le mani nelle tasche del cappotto.
"In effetti sei un po' rosso" constatò Diana, posando una mano sulla fronte dell'angelo "E scotti leggermente. Non preoccuparti, va pure a casa, qui ce la caveremo"
"Grazie Diana, domani ti farò sapere se vengo o no" disse Nico, riconoscente, uscendo dal locale. Camminò per le trafficate vie della Grande Mela, osservando le persone che compravano gli ultimi regali di Natale o compravano gli ultimi ingredienti per il cenone. L'angelo sospirò nel vedere tutta quell'allegria che illuminava il volto di grandi e piccoli per l'arrivo imminente del Natale: tutti avrebbero passato un felice Natale in famiglia, mentre lui avrebbe passato l'ennesimo 25 dicembre da solo. Oramai ci aveva fatto l'abitudine, ma era comunque una stilettata al cuore vedere tutte quelle famiglie riunite per il cenone mentre Nico le osservava da lontano, desiderando anche lui qualcuno con cui passare il Natale.
Venti minuti dopo Nico entrò nel suo piccolo appartamento e si gettò sul letto, non aveva voglia di mangiare. Si mise sotto il piumone, sentendo il famigliare calore delle coperte avvolgergli le gambe e i piedi infreddoliti, ripensando a ciò che era successo quel giorno. Nico si era ripromesso di non innamorarsi più dopo quella volta, sapeva che era doloroso ma a quanto pare il suo cuore era di un altro parere. L'unica cosa da fare era cercare di dimenticare quello che era accaduto quel giorno, andare avanti e chiudere il cuore ai sentimenti.
Poco dopo, vinto dall'invitante calore del piumone, si addormentò e sognò il bacio che Will gli aveva dato sulla guancia. Inconsciamente un piccolo sorriso si formò sulle sue labbra.
N.A.
Ciao ragazzi!
Come va? Scusate se sono lenta con gli aggiornamenti, ma la scuola non mi lascia un momento di pace, ma mi farò perdonare. Promesso!
Cosa mi dite del capitolo? Vi è piaciuto? L'ho incentrato principalmente sui sentimenti di Nico per farvi capire un po' come si sente, spero solo che non vi abbia annoiato troppo.
Ci si vede al prossimo capitolo (spero presto!!)
Baci,
Poseidon1999
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