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Capitolo 13

Il giorno seguente Nico si svegliò decisamente più riposato, la ferita alla schiena aveva smesso di fagli male. Con molta attenzione "ripiegò" le sue ali all'interno della schiena, sentendo solo un lieve fastidio alla ferita, ma niente di più. Lentamente si alzò dal letto, barcollando leggermente all'inizio. Si appoggiò con una mano alla parete alle sue spalle fino a quando non riuscì a reggersi in piedi. Prese una vestaglia azzurra che Will gli aveva lasciato ai piedi del letto e la indossò, avviandosi verso la cucina.

"Buongiorno. Come ti senti?" lo salutò Will, venendogli incontro, aiutandolo a sedersi su una delle sedie attorno al tavolo.

"Molto meglio, ti ringrazio" rispose Nico, sorridendo al ragazzo. Will sorrise a sua volta e gli mise di fronte una fumante tazza di caffè e un pacco di biscotti al cioccolato, sedendosi a sua volta di fianco all'angelo.

"Stavo pensando che, se ti va, oggi possiamo fare una passeggiata sulla spiaggia" propose Will, sorseggiando il caffè.

"Certo che mi va, ho voglia di uscire per un po'di tempo. In fondo è una bella giornata" accettò l'angelo, dando un piccolo bacio sulla guancia di Will "Grazie"

"Prego, ma se sei stanco ci fermiamo subito" disse Will, irremovibile.

"Va bene" ridacchiò Nico, alzandosi e andando a cambiarsi.


Per essere i primi di febbraio il clima era insolitamente mite. Un leggero venticello smuoveva il mare calmo e placido di uno splendido color zaffiro, piccole onde si infrangevano sul bagnasciuga. Il cielo era terso e senza l'ombra di una nuvola, il sole tiepido di febbraio contrastava il vento freddo. Nico e Will camminavano a pochi metri di distanza dal bagnasciuga, tenendosi per mano.

"È splendido, non è vero?" disse Will, posando la testa sulla spalla di Nico.

"Sì, meraviglioso" concordò l'angelo, stringendolo a sé passandogli un braccio attorno alla vita, sentendolo sospirare. Nico sorrise, posando un bacio sulla sua testa, sentendosi in Paradiso in quel momento. Purtroppo, a rovinare il momento, doveva dire a Will la verità su di lui e sul suo passato. Non sarebbe riuscito a stare insieme a lui senza rivelargli quella parte importante, ma dolorosa, del suo passato.

"Nico, ti senti bene? Vuoi che ci fermiamo?" chiese Will, risvegliandolo dai suoi pensieri. Nico batté le palpebre, notando solo ora che Will lo stava osservando preoccupato. Era giunto il momento di dirgli la verità.

"Vieni" disse l'angelo, conducendo Will verso degli scogli, sedendosi su uno poco lontano dal mare. Will si sedette a sua volta sullo scoglio, di fianco all'angelo, osservandolo preoccupato.

"Nico" lo chiamò Will, ma l'angelo aveva lo sguardo puntato davanti a sé, osservando l'immensa distesa dell'oceano di fronte a loro. L'acqua azzurra scintillava come un diamante sotto i tiepidi raggi del sole, una coppia di ragazzi giocava in riva al mare con il loro cane, altri invece approfittavano del vento che spirava per fare wind surf. Nico sospirò, passandosi una mano tra i capelli, domandandosi come intavolare il discorso. Alla fine decise che era meglio partire dal suo ritratto. Distese la mano di fronte a sé, il palmo rivolto verso l'alto, sulla quale scintillò una fievole luce azzurra. Quando la luce scomparve Nico stringeva nella mano un foglio di pergamena ripiegato su sé stesso.

"Aprilo" lo esortò Nico, passando il foglio a Will. Il ragazzo, scettico, aprì delicatamente il foglio osservando il disegno. Vi era disegnato il busto di una ragazza: era molto bella, il viso regale e delicato, gli occhi dolci ed espressivi, le labbra sottili e ben definite distese in un sorriso pacato. Una cascata di capelli lisci ricadeva oltre le sue spalle, acconciati in una elaborata pettinatura. Attorno al collo sottile faceva bella mostra una delicata collana con un pendente dal taglio a goccia. Indossava un corpetto d'altri tempi, le lunghe maniche coprivano fino alle spalle per poi lasciare un'elegante scollatura a cuore. Il corpetto era decorato con intricati ghirigori e piccoli fiorellini. Le mani della ragazza erano a coppa di fronte a lei e, tra le lunghe dita affusolate della ragazza, vi era adagiato un bocciolo di rosa.

"Chi è?" chiese Will, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal disegno, ammaliato dalla bellezza della ragazza.

"Gira il foglio" disse solamente Nico, gli occhi tristi. Will ubbidì e sul retro del foglio vi erano scritti, con un'elegante calligrafia, un nome e una data.

"Elisabeth, 27 maggio 1810" lesse Will, alzando lo sguardo su Nico.

"Mi hai chiesto di raccontarti del mio passato e così farò oggi. Lei è Elisabeth Searose, duchessa di Scozia" spiegò l'angelo, prendendo il ritratto della ragazza dalle mani di Will, osservandolo con nostalgia.

"E cos'ha a che fare lei con te?" domandò Will piano, curioso di sapere parte del passato di Nico.

"Per me sarebbe più facile mostrartelo piuttosto che dirtelo a parole" mormorò Nico, alzando lo sguardo su Will. Ripiegò il disegno e lo mise nella tasca interna del suo cappotto, per poi voltarsi completamente verso il ragazzo.

"Cosa?" chiese Will, credendo di aver capito male.

"Chiudi gli occhi, rilassati" disse Nico con voce dolce, prendendo il volto di Will tra le mani "Fidati di me"

"Va bene" disse Will, prendendo un profondo respiro, chiudendo gli occhi. Nico si avvicinò e posò la sua fronte contro quella del ragazzo, chiudendo a sua volta gli occhi. Un impercettibile bagliore li avvolse e, poco dopo, entrambi si risvegliarono in un posto completamente bianco.

"Dove siamo?" chiese Will, la sua voce che riecheggiava nell'immensità del posto.

"Nella mia mente" rispose Nico, pacato, guardandosi intorno.

"Nella tua... mente?" ripeté Will, incredulo.

"Sì, stammi vicino, è meglio" lo avvertì l'angelo, prendendolo per mano, incamminandosi verso una sfera grigio argento che Will non aveva notato prima. Nico sfiorò delicatamente la sfera e quella si espanse fino a riempire tutto lo spazio possibile, portandoli all'interno di un ricordo dell'angelo.

"Dove siamo?" chiese Will, osservando il ricordo che piano piano prendeva forma di fronte a loro.

"Scozia, 1807, al castello dell'arciduca Frederik Searose per festeggiare la Vigilia di Natale" rispose Nico, stringendo più forte la mano di Will "Questo è un ricordo, nessuno potrà né vederci né sentirci e in questo, e nel prossimo ricordo, è racchiusa una parte importante del mio passato"

Il castello si stagliava alto e imponente nella campagna scozzese. La neve cadeva delicata, creando un'atmosfera magica e unica. Decine e decine di carrozze affollavano il grande parco del castello, tutti i nobili del Regno Unito e non erano venuti per la tradizionale festa dell'arciduca.

La carrozza di Nico si fermò di fronte al grande portone del castello. Il cocchiere gli aprì la porta e Nico scese dalla carrozza, avviandosi verso il castello, il bastone dal pomo d'argento che picchiettava sul pavimento di marmo del castello. Un maggiordomo lo accompagnò nel salone da ballo e, prima di entrare, Nico consegnò all'uomo il lungo mantello nero, il bastone e il cilindro nero. L'angelo si risistemò le maniche della lunga giacca nera che indossava, per poi avviarsi nella sala da ballo.

"Nicholas Knight, conte delle Highlands" esordì il paggio, presentandolo al resto degli invitati. Nico fece un lieve inchino del capo al paggio, dopodiché scese la scalinata che portava alla sala. Tutti gli occhi delle dame erano puntati su di lui. Nicholas era molto bello, possedeva quel fascino misterioso e intrigante che riusciva a stregare qualunque dama del regno. Era giovane, non aveva più di vent'anni, ed era un ricco conte che viveva da solo nel suo castello nelle Highlands. Da due anni a quella parte molte dame si erano presentate alle porte del suo maniero per riuscire a conquistare il suo cuore, ma il conte le aveva respinte tutte, non reputandole degne. In molte alla fine avevano rinunciato a provare a conquistare il cuore freddo del giovane conte, ma non potevano non rimanere ammaliate dal fascino del giovane, il quale possedeva una bellezza eterea e divina che superava quella di qualunque altro uomo.

"Duchessa Sophia, è un onore per me essere qui. Vi ringrazio per l'invito" esordì Nico, facendo un perfetto baciamano alla moglie dell'arciduca.

"Oh, mio caro, sarai sempre il benvenuto qui. Fai parte della famiglia oramai" rispose Sophia, porgendo la mano a Nico per il baciamano. La duchessa era una splendida donna, aveva un viso dolce, grandi occhi castani e un sorriso dolce. Era il migliore amico di suo figlio, Alexander, e di conseguenza era quasi sempre nel loro castello.

"Siete troppo gentile" disse Nico, sorridendo, porgendo il braccio alla duchessa "Come state?"

"Molto bene, ti ringrazio" rispose Sophia, accettando volentieri il braccio di Nico "Siamo molto contenti dato che domani arriverà Alexander con Mary per passare il Natale con noi, ma presumo che tu lo sappia già"

"Potrebbe avermi riferito che ritornava dalla Francia, nulla di più" commentò enigmatico Nico, sorridendo alla duchessa. La donna sorrise a sua volta, alzando leggermente la gonna del vestito da terra per camminare.

"Non avevo dubbi, siete come fratelli vuoi due. Ho sentito che hai rifiutato la marchesa di Borgogna come tua promessa sposa. Ancora non capisco perché continui a rifiutare tutte le proposte che ti vengono fatte, prima o poi dovrai prendere moglie"

"Avete ragione, ma non ho ancora trovato la ragazza giusta" ammise Nicholas, camminando per la sala, chinando il capo in segno di saluto ai vari nobili.

"Magari questa sera troverai la ragazza giusta per te" commentò Sophia facendo scorrere lo sguardo sulle giovani dame presenti alla festa, le quali guardavano il conte di soppiatto, nascondendo il volto dietro i grandi ventagli.

"Ne dubito fortemente" disse il giovane conte, mentre si dirigevano verso l'arciduca. Frederik era l'opposto della sua consorte: era schietto e burbero, ma era giusto e leale.

"Nicholas, quale onore averti qui" lo accolse l'arciduca, il sorriso appena visibile dietro la barba curata.

"Il piacere è tutto mio, arciduca" salutò a sua volta Nico, facendo un piccolo inchino.

"Sempre composto e distaccato, a quanto vedo. Ho notato che si è creato un po' di subbuglio tra le dame al tuo arrivo" commentò Frederik con una risata, mentre Nico si limitava a un lieve sorriso.

"Ti ricordi di nostra figlia Elisabeth, la sorella minore di Alexander?" chiese Sophia, mentre la figlia si avvicinava lentamente ai genitori. Nico si voltò nella sua direzione e spalancò gli occhi di fronte alla bellezza della ragazza. I lunghi capelli castano scuro, uguali a quelli della madre, erano raccolti in un alto chignon che metteva in risalto il volto bello e regale dalla pelle di alabastro. Nico rimase particolarmente colpito dagli occhi verde smeraldo della ragazza, simili a quelli del padre, belli e intriganti. Le labbra sottili, rosse come ciliegie, erano distese in un sorriso cortese. Era l'unica ragazza a indossare un vestito rosso: il vestito non aveva delle spalline, il corpetto vermiglio metteva in risalto il suo busto esile, l'ampia gonna dell'abito era un tripudio di pizzo e tulle di diverse sfumature di rosso con un lieve strascico dietro. Le braccia erano coperte da eleganti guanti neri di seta lunghi fin poco sopra il gomito. Le spalle nude erano coperte da un foulard cremisi. Attorno al collo portava un collier di diamanti con, al centro, incastonato un rubino.

"È un piacere rivederti" lo salutò la ragazza, le mani delicatamente posate sulla gonna del vestito.

"Il piacere è mio" rispose Nicholas, inchinandosi al cospetto di Elisabeth, facendo il baciamano "È passato molto tempo dall'ultima volta che ci siamo visti"

"Già. In questi ultimi giorni non ha fatto altro che parlare di te. Non vedeva l'ora di rivederti" spiegò la duchessa con un sorriso.

"Madre!" la richiamò la figlia, le guance rosse per l'imbarazzo.

"Vi lasciamo soli" disse Frederik, allontanandosi insieme alla moglie, lasciando da soli i due ragazzi.

"Mi dispiace, mia madre a volte dice cose che non dovrebbe dire" si scusò Elisabeth, abbassando il capo, giocherellando con la tulle dell'abito.

"Non importa. Ti va di ballare?" chiese Nico, porgendole la mano. Elisabeth annuì, accettando la mano del conte. Il conte e la duchessa si avviarono verso il centro della sala, dove l'orchestra stava suonando un valzer. Nico strinse la mano sinistra di Elisabeth nella sua e posava la sinistra sul fianco della ragazza, mentre lei con la mano destra teneva leggermente rialzato l'abito, così che non la intralciasse durante il ballo. Nico diede inizio alle danze, conducendole, muovendosi lentamente in cerchio, i movimenti aggraziati ed eleganti.

"Sei cresciuta dall'ultima volta che ti ho visto" disse il conte per rompere il ghiaccio.

"Sei stato in Francia per tre anni con Alexander, avevo quindici anni e ho sentito molto la vostra mancanza" ammise la duchessa, abbassando il capo.

"Lo so, anche tuo fratello mi diceva spesso che sentiva la tua mancanza. Domani lo rivedrai, mi ha scritto che non vede l'ora" rispose Nicholas, facendo fare una piccola piroetta a Elisabeth.

"Sì, rivedrò sia lui che Mary. Sai che diventerò zia?" chiese la ragazza rialzando il capo, gli occhi che scintillavano di felicità.

"Sì, Alexander me ne ha parlato. Domani i tuoi genitori avranno una bella sorpresa"

"Rimarrai qui fino a domani? Festeggerai con noi il Natale?" domandò Elisabeth, speranzosa.

"No, ho delle questioni urgenti da sbrigare. Non potrò trattenermi oltre questa sera" rispose serio l'angelo, mentre la canzone finiva. Lui ed Elisabeth si inchinarono l'un l'altro una volta finito il ballo.

"Visto che non ti tratterrai molto ti va di fare una passeggiata nei giardini?" chiese la duchessa e il conte accettò. Si avviarono verso la scalinata della sala e Nico si accorse che Elisabeth stava cercando di trattenere una risata.

"Cosa c'è di divertente?"

"Ci stanno guardando tutti, o meglio ti stanno guardando tutte" rispose la duchessa, postandosi una mano davanti alla bocca per coprire il sorriso che aveva sulle labbra.

"Beh, perché sono insieme alla dama più incantevole di tutta la festa" ammise Nico facendo arrossire la ragazza. Nico ed Elisabeth uscirono dalla sala e il maggiordomo portò loro i loro soprabiti: un mantello nero per Nico e una mantello nero con della pelliccia bianca sul collo per la duchessa.

"Sai, quello che ha detto prima mia madre è vero. Mi sei mancato molto e non vedevo l'ora di rivederti" rivelò la duchessa, una volta usciti in giardino. La neve cadeva ancora, anche se meno fitta di prima. In lontananza si sentiva ancora l'orchestra suonare.

"Anche tu mi sei mancata" ammise l'angelo, continuando a camminare verso il gazebo al centro del giardino.

"Davvero?"

"Certo" confermò Nico, voltandosi a guardarla "Tutti i giorni non facevo che pensare a te" Elisabeth rimase in silenzio, scioccata dalle parole di Nico. Rimasero in silenzio fino a quando non arrivarono al gazebo, al riparo dalla neve e da occhi indiscreti.

"Non ti sei mai chiesta perché rifiutassi tutte le dame che si presentavano nel mio castello?"

"No" sussurrò Elisabeth, a corto di parole, gli occhi incatenati a quelli del conte.

"Per te. Mi hai stregato sin dalla prima volta che ti vidi. Sei dolce, incantevole, intelligente, cocciuta, sei uno spirito libero ed è questo quello che mi ha fatto innamorare di te" confessò Nico, sorridendole dolcemente, posandole le mani sui fianchi.

"Sono felice che anche tu ricambi ciò che provo per te. Era da tanto tempo che volevo dirtelo, ma non riuscivo a trovare il coraggio" disse la duchessa, portando dietro l'orecchio di Nico un ciuffo ribelle di capelli. Fece scorrere piano una mano tra i suoi capelli, legati in una coda bassa con una nastro nero. Elisabeth sciolse il nastro, lasciandolo cadere a terra, sciogliendo i lunghi capelli corvini del conte. Nico sorrise e abbassò lentamente il viso verso quello della duchessa, ansioso di assaggiare quelle labbra rosse. Elisabeth chiuse gli occhi poco prima che il conte posasse le sue labbra su quelle della ragazza, dandole un bacio dolce e casto che entrambi bramavano da troppi anni.

Il ricordo si interruppe e rimpicciolì, fino a ritornare una lucente sfera grigia e ritornare alla sua posizione iniziale. Will era rimasto senza parole per via di ciò che aveva visto, soprattutto per la scena finale. Non era geloso, ma sapeva che quella ragazza aveva giocato un ruolo fondamentale nella vita di Nico. L'unica cosa che ancora gli sfuggiva era il motivo per cui Nico era così triste nel rivedere quei ricordi. Era successo qualcosa, qualcosa che lo aveva segnato nel profondo. Will si voltò verso Nico e vide che l'angelo aveva gli occhi lucidi di pianto.

"Nico?" chiamò piano Will, stringendo delicatamente la mano dell'arcangelo nella sua.

"Sto bene" disse l'angelo, facendo un profondo respiro. Non era vero e Will lo sapeva, ma decise di non forzare Nico "Questa è la prima parte del ricordo che volevo mostrarti. La seconda è quella più delicata per me"

"Non sei obbligato a mostrarmelo. Non voglio forzarti" disse Will, vedendo in che condizioni lo aveva lasciato il primo ricordo.

"No, è giusto che tu sappia. Non potrei continuare a stare con te con questo peso. Ti chiedo solo di non giudicarmi per ciò che vedrai" mormorò Nico, richiamando a sé un'altra sfera grigia.

"Va bene, mostramelo" acconsentì Will, prendendo un profondo respiro. Nico liberò la sfera e quella si ingrandì come l'altra mostrando loro il ricordo che conteneva.


N.A.

Lo so, lo so, sono tremendamente in ritardo! Vi prego non uccidetemi!

Tra Natale e Capodanno non ho proprio avuto tempo, visto che a Natale sono stata a casa di alcuni miei amici e ho dovuto preaprare per il pranzo, per Capodanno, invece, devo cominciare a preparare domani. Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, nel prossimo ci sarà la parte più importante quindi non uccidetemi se ci metto tanto a pubblicare. Questo e il prossimo capitolo sono parti abbastanza delicate e vorrei scriverle bene.

Spero di essermi fatta perdonare per l'enorme ritardo. Buon Natale (molto in ritardo) e Buon Anno Nuovo!!

Baci,

Poseidon1999

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