Capitolo 15
Sto dando veramente il meglio di me a non mandare a quel paese la gente sapete? Lavorare aiuta a migliorare l' autocontrollo 😂😂😂.
Chiedo sempre umilmente scusa per il ritardo ma ho davvero così tanti problemi per la testa che sto diventando più pazza di prima😂.
Xandra è stata incastrata da Tyler, ma quest' ultimo potrà davvero aiutarla?
Allerta Cross over di innamorata del mio peggior nemico.
Buona lettura
La ventola attaccata al soffitto gira lentamente, mentre io cerco ancora di capire come sono arrivata a casa.
I miei ricordi si fermano nella zona del Central Park in qualche bar lì vicino, poi è tutto confuso.
Mi porto una mano alla testa, il mix di super alcolici, più depressione cronica e rabbia sempre in maggiore aumento non è l' ideale come risveglio.
Dopo tutto ciò che sto passando ci mancava anche un mafioso con problemi di manie di controllo.
Non ho tempo per giocare con lui, quindi devo farmi rivelare al più presto tutto ciò che sa si Ghost, ma prima...
"Ci vuole un' aspirina."
Tento di alzarmi ma il mio corpo proprio non vuole collaborare... Non che sia una novità.
"Bene, a mali estremi."
Rotolo fino a raggiungere il pavimento mi sollevo con i gomiti e poi dopo aver agguantato parte del divano riesco a farmi forza con le gambe e ad ottenere una posizione retta precaria.
Ora, credo proprio che dovrei camminare.
"Sei resuscitata finalmente."
"Se continui a farmi prendere questi infarti rimuoio."
Jay mi passa un bicchiere d' acqua con un' aspirina, ecco spiegato chi mi ha riportato a casa.
"Tu farai morire me, ti ho trovato in condizioni pessime e per poco non andavi in coma. Se hai intenzione di suicidarti dimmelo prima così posso già chiamare le onoranze funebri."
Sentire le sue urla non sono in toccasana per la mia testa.
Mi massaggio le tempie e poi gli punto un dito contro.
"Fatti i cazzi tuoi Jay."
"Ti stai autodistruggendo."
Con la coda dell' occhio gli vedo le mani tremare, è davvero incazzato stavolta.
"Oggi è l' anniversario dei tuoi genitori, loro non ci sono più, ma tu sei ancora qui."
Mi alzo e gli vado incontro.
"Jay, va via."
"Scordatelo, ora noi due dobbiamo parlare e..."
"FUORI DI QUI!"
Indico la porta con il dito tremante mentre cerco di trattenermi dal prendere il mio amico a pugni.
"Non ho bisogno che tu mi ricordi che cazzo di giorno è oggi.
Io sono qui apposta per loro, cosa credevi, che fossi tornata per una vacanza? Sono disposta a sacrificare me stessa pur di trovare per grsdissimo bastardo che me li ha portati via."
Ho un giramento di testa, ma dopo aver chiuso e aperto gli occhi passa leggermente.
"E ora, vorrei restare da sola Jay, altrimenti rischiamo seriamente di rompere la nostra amicizia."
Sento un nodo alla gola e le lacrime salire agli occhi.
Emozioni forti con un mix di alcol non è l'ideale di prima mattina.
"Va bene, farò come vuoi, ma se credi che il discorso finisca qui ti sbagli di grosso.
Anch'io ho perso troppo nella vita e tu sei importante per me Xandra."
Poggia una mano sulla mia spalla prima di uscire e lasciarmi nella mia solitudine
Mi ributto sul divano e con un braccio copro il mio viso.
Iniziò a ridere e poi a piangere, non capendo nemmeno io cosa mi prende.
"Sono fuori di testa."
Sto ancora qualche minuto distesa, quando il telefono inizia a suonare.
È un numero sconosciuto.
Lo lascio suonare rilassandomi con la canzone di una band russa.
Una volta finito noto che ho più di venti chiamate perse.
Forse mio nonno, il lavoro, o qualche rompiscatole di chissà quale piena telefonica.
Ora non m' importa, per oggi sono solo dei miei genitori.
***
Cammino senza meta, è passato davvero troppo tempo per ricordarmi dove si trovano le tombe dei miei genitori.
Fumo l'ennesima sigaretta prima di fermarmi davanti alla figura del lupo.
Roman Volkov e Patricia Gallowey.
Fisso per un tempo infinito i loro nomi mentre mi piego per togliere le erbacce che hanno invaso le lapidi.
Si può dire che mi aspettavo di peggio, ma forse Jay qualche volta deve essere venuto.
"Ciao."
Riesco a dire solo questo.
Sistemo le rose nere, le preferite di mia madre e poi mi siedo per terra, aprendo una bottiglia di cognac, versando un bicchiere per mio padre.
Vorrei davvero poter fare come la donna al mio lato che piange, parla, ride... pensando che suo marito l' ascolti, ma è più forte di me.
Preferisco tenermi tutto dentro cercando di non scoppiare giorno per giorno, che dare sfogo alla mia rabbia.
Quella è tutta per Ghost.
Brindo a loro per poi bere dalla bottiglia.
Nella mia famiglia si sono sempre ricordati così i morti, con un brindisi in modo da omaggiarli della protezione che ci offrono dall' alto.
"Mi mancate."
Poso la bottiglia vicino alla tomba di mio padre e poi mi alzo, ho ancora molto da fare prima di raggiungerli.
Esco dal cimitero lentamente mentre sento pianti di ogni genere.
In fondo, ognuno mostra il dolore in diverse forme, chi piange e chi lotta continuamente con un sorriso sulle labbra, anche quando vorresti semplicemente urlare.
***
Esco dal cimitero per salire sulla mia moto, quando qualcuno si scontra contro le mie gambe.
Abbasso lo sguardo e vedo un moccioso massaggiarsi le chiappe.
Mi fissa e forse a causa della mia brutta faccia, scoppia a piangere.
"Voglio la mia mammaaaaa"
Potrei andarmene, e lasciarlo lì, tanto non ha legami con me... ma come al solito ho la corazza debole con o bambini.
"Smettila di piangere marmocchio."
Mi piego fino ad arrivare alla sua altezza.
"Da dove sbuchi? Questo non è posto per te."
Alza lo sguardo mentre io allungo un dito toccandogli la fronte.
"Io volevo il gelato e poi mamma non c'era più."
Da quando in qua i gelati girano vicino ai cimiteri?
"Ti ricordi dove era?"
"Al parco."
Faccio in sospiro per poi rialzarmi e camminare in direzione del parco.
"Vuoi stare lì per terra oppure andiamo a trovare tua madre?"
Corre verso di me mentre afferra un lembo della mia camicia nera.
***
"Sei sicuro che tua madre si trovi da queste parti moccioso?"
"Io non sono moccioso."
"Ed io non sono cattiva."
Continuo a girarmi intorno, fino a quando non vedo un piccolo camioncino che vende gelati con tanto di amplificatore.
Nasce un sorriso spontaneo macabro, prima di far segno al piccoletto di seguirmi.
"Scusa posso usare un attimo il tuo microfono?"
"Come scusi? Io vendo gelati."
"Lo so, e non m' interessa, voglio usare il microfono e posso darti cinquanta dollari."
"Non so se..."
"O i soldi..."
Mi avvicino di più al tizio, evitando così di traumatizzare il piccoletto.
"Oppure potresti ricevere del piombo nel cranio, ti consiglio la prima sai?"
Poggio i cinquanta dollari sul bancone, per poi saltarlo e armeggiare con l' apparecchiatura.
"Ascoltate prego, c' è un bambino che ha perso sua madre, è castano, con occhi verdi e si chiama..."
Faccio cenno al moccioso che mi dice il suo nome.
"Thomas, il suo nome è Thomas, se la madre mi sente può venire al camioncino dei gelati."
Abbandono la postazione e mi poggio contro la parete di metallo del furgone.
Il tempo passa e quando sto per accendermi l'ennesima sigaretta.
Vedo una donna, con i capelli rossi correre verso di noi.
"Mamma!"
La donna si ferma per riprendere fiato, e quando il figlio le si avvicina, da un espressione di gioia, passa ad una demoniaca.
"QUANTE VOLTE TI HO DETTO DI NON ALLONTANARTI COSÌ THOMAS!"
Il piccoletto abbassa la testa mentre la madre è già pronta a dargliene di Santa ragione, quando un uomo il doppio di lei arriva ed abbraccia il bambino.
"Thom stai bene? "
"Si papà. "
"UN CORNO STO BENE! Tu non sai quanto mi sono preoccupata per te e adesso.."
Scoppia a piangere... Dio se è lunatica.
Le ginocchia le cedono e si copre il viso.
C'è da dire che in tutto questo nessuno mi ha calcolato, quasi quasi me ne vado, tanto il figlio l'hanno ritrovato.
"Dai Erika, va tutto bene adesso."
"No Blake non va bene. Se gli fosse successo qualcosa di grave a quest'ora potevo non e essere così felice."
La sigaretta cade dalle mie labbra.
Senza alcuno motivo preciso, la mia mente colloca il dolore di questa donna alla morte dei miei genitori.
Io continuo a dire di dover morire e di non meritare di essere felice.
Penso che forse adesso se i miei genitori fossero stati al mio posto avrebbero potuto andare avanti, quando in realtà sono del tutto ignorante sulle sofferenze altrui.
"Mamma, prometto di fare sempre il bravo.
Non piangere più."
Le accarezza il viso.
Ho visto abbastanza amore tra genitori e figli per oggi.
Senza farmi sentire mi allontano, forse per invidia, ma non riesco più a sopportare la loro felicità.
Sto per uscire dal parco, quando il telefono inizia a vibrare.
Guardo lo schermo e il cattivo umore torna all' istante.
"Cosa vuoi Fox?"
"Diverse cose da te, ma per ora, se più tu quella che necessita di me."
"Parla."
"Incontriamoci al porto, molo 11."
"Altrimenti?"
"Di addio a Ghost."
Una giornata iniziata male e che è destinata a concludersi molto molto mplto peggio.
So che è corto, ma per chi conosce Innamorata del mio peggior nemico, altra mia storia, capirà la dedica che vi ho promesso tempo addietro.
Scusate sempre per i miei ritardi, ma, non riesco proprio a concentrarmi in questo periodo, tra il lavoro, i miei problemi con certa gente che sto odiando a morte, ma prometto che una volta passato questo periodo sarò più diligente.
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Manu
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