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V

Angel sorrise raggiante alla madre quando rientrò a casa.

- Ciao, mamma!

La donna uscì dalla cucina per venirle incontro mentre asciugava le mani bagnate sul grembiule a pallini rossi e bianchi. - Allora? Com'è andata? - le chiese, con una nota d'ansia che traspariva dalla voce, ma che scomparve vedendo il volto pieno di gioia della figlia.

- Alla grande! Sono passata!

Arni corse dalla sua bambina e la strinse stretta tra le sue piccole braccia, e la giovane donna che Angel era diventata rispose al dolce abbraccio con amore.

La donna si allontanò leggermente dalla figlia, mettendo delicatamente le mani ancora umide sulle sue spalle, mentre calde lacrime di felicità le solcavano guance. - Sono così felice per te, amore.

- Mamma... non piangere, su... - e strinse la donna in un altro abbraccio.
- Grazie - sussurrò alla madre. - Grazie, mamma.

- Oh, tesoro... sono così felice per te...

Angel fu scossa da una leggera risatina. Che sua madre fosse più contenta di quanto lo fosse lei in quel momento?

- E ora perché ridi? - il tono che Arni usò, mentre si asciugava le lacrime e si scostava nuovamente dalla figlia, fu di falso rimprovero. - Ora vieni a mangiare! Su, o si raffredda tutto!

Proprio quando stavano per entrare in cucina, il campanello suonò, facendo sobbalzare leggermente la madre e ridere Angel, che corse svelta ad aprire la porta.

- Capisco che sei tutta euforica per essere riuscita finalmente ad entrare all'università che volevi, ma cavolo! Correre in quel modo e seminarmi per tornare a casa! Non avevi detto che avevi smesso di allenarti alla fine della terza liceo? A me non sembra proprio!

Un uragano alto un metro e novanta irruppe nella stanza, ricordando ad Angel che al momento dei risultati non era sola.

Per un momento era tentata di scusarsi, ma ben presto quel sentimento sparì e lei ribatté, pronta come sempre con la sua lingua lunga.

- E tu non avevi detto che stavi andando regolarmente in palestra? Non avresti dovuto aver problemi a starmi dietro, soprattutto con quelle gambe lunghe che ti ritrovi!

Sentendo il leggero battibecco, Arni si affacciò dalla porta della cucina, sorridendo alla vista dei due. - Che ti fermi a pranzo, caro? Penso di aver esagerato anche questa volta con le dosi.

La donna rientrò in cucina ridacchiando. Quei due, la sua bambina e quel dolce ragazzo, le ricordavano in modo oltremodo felice e nostalgico il periodo in cui lei e il suo Tom erano giovani, quando ancora combinavano una marachella dietro l'altra, come si divertiva a chiamarle suo nonno.

- Arrivo subito, signo...!

La voce di Arni arrivò come un fulmine a ciel sereno, come un vento gelido improvviso durante l'estate. - Termina quello che stavi per dire e giuro che non ti concedo nemmeno una briciola di quello che ho preparato.

Daimon si irrigidì e, anche se Arni non lo poteva vedere, il ragazzo assunse una posizione militare, la schiena dritta e la mano destra posata sulla fronte a mo' di obbedienza. - Il suo ordine è giunto a destinazione, generale!

- Smettila di fare il buffone e va a lavarti le mani insieme ad Angel! Non osate mettere un piede in cucina così combinati. Chissà cosa avete toccato con quelle mani, voi due!

La risata genuina di Daimon coprì i borbottii imbarazzati e di protesta di Angel, mentre il ragazzo prendeva la mano della giovane con delicatezza, posandoci su le labbra. - Ancora congratulazioni, mia amata.

Come sempre da quel giorno di terza liceo, quando un ragazzino impacciato e completamente rosso in viso le aveva porto una scatoletta di cioccolatini e un piccolo fiore rosa, Angel avvampò, per poi cominciare a borbottare tra sé qualcosa di imprecisato per togliersi da quel momento di imbarazzo e dolcezza.

Daimon l'abbracciò e le diede un bacio, per poi prenderla di nuovo per mano e convincersi una volta per tutte a lavarsele e a mettere, finalmente, qualcosa sotto i denti.

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