16 :: C'era una volta la cistite
Mentre i Sempre facevano fuggire la professoressa di imbellimento e si malmenavano, i Mai si dirigevano verso l'aula di Imbruttimento.
O meglio, c'era qualcuno in ritardo. Alexis alzò gli occhi al cielo, mentre Keiichi continuava a ricontrollare che i suoi capelli fossero in ordine davanti allo specchio, tenendo chiusa la porta con un piede, perché a sua detta aprire la porta rischiava di farlo vedere spettinato, anche se i suoi capelli erano ovviamente perfetti.
Felis, seduto accanto ad Alexis, rimaneva in silenzio spostando lo sguardo dall'amico al compagno di stanza. «Senti un po'. Se arriviamo in ritardo me li fai te i compiti» borbottò poi il castano. «Almeno non esco ridotto come una pezza» ribatté il più grande, controllando che l'outfit che aveva messo insieme fosse stupendo in tutti i minimi dettagli ed infine aprendo la porta.
«E comunque dovresti tingerti i capelli, Alexis. Tre colori sono troppi, sembri un pagliaccio»
Felis continuò a spostare lo sguardo dal ragazzo accanto a lui alla porta. Considerando che il castano stava stringendo i pugni ed aveva assunto un colorito rossastro, stava semplicemente valutando quale via di fuga era più conveniente. Quindi sorrise, imbarazzato. «Vuoi una camomilla?»
Nel frattempo nell'aula di Ottilie tutti gli altri si erano sistemati nei posti che avevano concordato tacitamente. Elis, nascosto nell'ultima fila e confondendosi quasi nell'oscurità, dava da mangiare a Lucilla la lucertola. «Mancano due marmocchi» esclamò la donna, sbattendo un libro sul tavolo. «Dove sono?» chiese con tono alterato, strizzando gli occhi cremisi alla ricerca di Felis e Alexis. Keiichi alzò le spalle. «Magari si sono presi un virus intestinale, o qualcosa del genere»
«Brutto bastardo io ti SHJSSJAJ» strilló il castano, prima che l'azzurro gli desse un ceffone sulla nuca. Non era suo intento darglielo così forte, voleva solamente toccarlo per assicurarsi che non fosse il personaggio di qualche sogno onirico, ma aveva leggermente esagerato nel dosare la forza e adesso Alexis sbraitava anche contro di lui.
Ottilie aggrottò la fronte e il castano si ricompose, sistemandosi la divisa. Gli altri Mai si scambiarono occhiate divertite. Probabilmente pensava di avere chissà quale fascino gelido o teatrale, invece sembrava un pollo spiumato che si atteggiava a mo' di pavone. «Se avete finito di recitare l'Amleto, magari iniziamo la lezione»
La corvina si massaggiò le tempie. «Non se avete saputo che le principesse sono riuscite a far scappare la loro insegnante di Imbellimento. Questo vuol dire che magari avete un briciolo di possibilità di essere più guardabili delle ragazze. Se mi ascoltate bene, i Sempre non avranno speranze contro di voi» esclamò gesticolando con un'espressione soddisfatta. Era palese che si sentisse superiore a Maha.
«Ora scriverò dei punti fondamentali per voi, punti che dovrete rispettare per abbagliare con il vostro fascino i Sempre. Punto uno: mettete su un po' di peso. Siete magrolini, capisco che ogni corpo sia bello e roba simile — ma siete scheletrici. Mangiate di più» bofonchiò tralasciando l'ovvio, ossia che il pasto dei Mai fosse composto da un brodino che sapeva di fango e lacrime.
«Punto secondo: i capelli. Parliamone! Non potete uscire spettinati». Keiichi rivolse uno sguardo che sapeva di superiorità ad Alexis, che si morse la mano per non strillare dalla rabbia. Kay annuí. «E penso che non vogliate diventare calvi. Beh, dovreste ringraziarmi perché un altro insegnante ve li avrebbe fatti cadere tutti per lo stress o per altro...non che mi interessi qualcosa di voi, mocciosi. Comunque. Le tinte li rovinano, quindi io vi suggerirei di non tingerli se non con un incantesimo...ma siccome i vostri compari sempre non hanno ancora il permesso di usare la magia, per par condicio non dovreste usarla nemmeno voi. Però, però» bofonchiò grattandosi il mento e aprendo un libro di incantesimi.
«Probabilmente voi non avete nemmeno idea di come funzioni la magia, però la sapete usare lo stesso, tipo Antonia dei Sempre. Beh, non è lo stesso tipo di magia che imparerete qui, quella è integrata in voi, tipo aggiunta. Ah, visto che siamo in tema: non azzardatevi a lanciare maledizioni ai sempre che succedono disastri. Sarebbe disonorevole e disgustoso combattere così, senza armi pari»
Le labbra di Alexis si piegarono in un sorriso furbetto. «Una volta un mio alunno ha trasformato una principessa in una zucca. Non è finita bene, in compenso però il risotto che ne è uscito fuori era chef kiss»
Ada rabbrividì, sperando stesse scherzando. «Mi sono un po' persa. Punto tre: le unghie. Dio santissimo, tagliatele ogni tanto, non dovete avere gli artigli. E lavatele. E se poi vogliamo esagerare, una passata di smalto nero rende tutti più sexy!»
«Cos'è Dio?» chiese Harriet. Ada si girò rapidamente verso di lei. Non sapeva cos'era la religione? Com'era possibile? Deglutì a vuoto, osservando Ottilie leggermente più pallida del solito, elaborando le informazioni appena ricevute. Pensò che poteva trattarsi della lilla che non aveva mai visto una chiesa, ma anche lo sguardo curioso di Elis le suggeriva che nessuno in quella stanza conosceva nulla.
In questo posto il concetto di Dio non esiste.
La donna rimase qualche istante con la bocca asciutta, poi sembrò riprendersi. «Nel paesino da dove vengo io, il mondo è regolato dalle stesse leggi che vigono qui, ma uhm...non ci credono che viviamo grazie ad una penna incantata, quindi...hanno un modo diverso di credere»
La lettrice sentì gli occhi cremisi dell'insegnante posarsi su di lei e abbassò velocemente lo sguardo. «Oh, povera, ignorante Ada di Oltreforesta, tu non sai come funziona qui nella Selva Infinita, vero? Magari i tuoi amichetti te lo vogliono spiegare. Avanti, Samael, voglio sentire la tua vocina»
La strega in questione pensò che la voce di Ottilie fosse irritante. «Il Narrastorie è un pennino incantato, che scrive le nostre storie. Se non scrive più, il sole si scioglie e noi moriamo. Fine»
«Un po' sintetica. Kay?»
Il ragazzo rimase in silenzio per un po', pensando alle parole giuste. Anche perché non voleva rispondere "non compro nulla", come aveva fatto con Melody quando gli aveva chiesto se le passava il peperoncino a pranzo. «In pratica, c'è un tizio molto vecchio che comanda l'universo e quando i bambini sono particolarmente buoni o cattivi li divide in due liste»
«Quello è Babbo Natale, Kay»
«Questa la so! C'è qualcuno che non esce mai dalla torre e controlla che vada tutto come deve andare, altrimenti il nostro mondo collasserebbe su se stesso. Il sole inizierà a sciogliersi e la terra diventerà un posto invivibile finché non moriremo tutti tra atroci sofferenze»
Ada rimase a fissarli discutere senza cambiare espressione. «È tutto vero, cara. Se una storia dura più del dovuto, il nostro mondo collassa. Non ti senti contenta di far parte della generazione che lo terrà in vita? Non è emozionante avere la responsabilità dell'universo sulle spalle?»
E questi affidano la responsabilità dell'universo a dei ragazzini di quindici anni in preda agli ormoni?
«Fai parte dei fortunati duecentoquaranta studenti che forse avranno la possibilità di avere una storia tutta loro! Ma siccome siete dei caproni ignoranti dubito sinceramente che il Narrastorie si interessi di voi»
Ada si girò verso di lei, improvvisamente turbata. Thisbe. Il sangue. Il libro che si apriva.
«Cosa succede se il Narrastorie inizia a scrivere una storia?» domandò, stringendo il bordo del banco, che si accartocciò come carta. In effetti il legno marcio non doveva essere chissà quanto resistente. «Beh, devi finirla. E finire la tua storia vuol dire che uno dei due muore. Funziona così. Le mie storie preferite sono quelle in cui le nemesi si innamorano e poi scoprono di doversi uccidere, lmao»
Ryan alzò la mano. «La nemesi è tipo mio padre con Peter Pan?» chiese, con tono alterato. Detestava Peter Pan e detestava Aella. Non era giusto che lei avesse la vita perfetta da principessina e lui invece no, solamente perché un rompiscatole che pensava di rimanere bambino per sempre aveva preso in antipatia qualcuno con un uncino al posto della mano. Magari non era andata esattamente così, ma questa è la visione di qualcuno cresciuto nel torto.
«La nemesi è il tuo opposto, ma allo stesso tempo ti somiglia. E alle volte è la persona che ti è più vicina. La mia, ad esempio, era mia sorella, poi è morta in circostanze molto misteriose. Incredibile, vero? Comunque nemmeno dubito fortemente che qualcuno di voi arrivi al Narrastorie e soprattutto che abbia una propria favola»
«Il Narrastorie ha iniziato a scrivere la mia favola» mormorò Ada e nonostante il tono così basso con cui aveva pronunciato tali parole tutti i presenti si girarono prima verso di lei, poi verso Ottilie. «Non è possibile. Capisco che tu abbia bisogno di attenzione, ma mentire così spudoratamente...» rispose la donna estremamente seria.
«Anche lei sta mentendo» rispose seria Ada. Non lo pensava davvero, ma le serviva un...come si chiama? Diversivo? O un bluff? Non lo sapeva, ma in quel momento doveva guadagnare tempo e contemporaneamente distogliere l'attenzione da lei. Era sicura che il Narrastorie avesse iniziato la sua fiaba, però...
Uno dei due muore.
Nella fiaba c'erano solo due persone. Ed erano lei e Thisbe. In quel momento non sentiva più niente se non il battito cardiaco aumentare a dismisura, sentiva le orecchie pulsare e la vista le si annebbiava. Una delle due sarebbe morta in quella scuola. E non voleva essere lei. Dopodiché senti qualcuno che la chiamava e scosse la testa, per riprendersi. Alzò lo sguardo solo per vedere Ottilie davanti a lei, più pallida del solito. L'insegnante la prese per il collo e Ada cacciò un gemito strozzato. «La tua favola non è iniziata, hai capito, carina?»
Annuí, cercando di riprendere fiato, mentre i suoi compagni di classe la guardavano senza intervenire. Dopotutto perché avrebbero dovuto farlo? Loro avevano passato di molto peggio. Solo qualcuno si mise in mezzo.
Alzandosi in piedi, Harriet sbatté le mani sul banco. «La lasci stare, lei è mia amica!» urlò, coprendosi poi la testa con le mani, per paura di essere picchiata. Non voleva essere più così patetica e se Ada continuava a non notarla, beh, fattacci suoi, lei si stava sacrificando per lei. Non la rendeva forse buona?
Strinse le code lilla, strappandosi qualche capello, con le labbra tremanti. Stava già rimpiangendo tutto, ma doveva dimostrare al Gran Maestro di essere buona. Se ci fosse riuscita, sarebbe riuscita ad andare all'Accademia del Bene, avrebbe fatto amicizia con delle vere principesse, sarebbe andata al ballo e tutto sarebbe stato perfetto.
L'insegnante si avvicinò a lei e allungò la mano. Non le fece del male, le accarezzò semplicemente la testa. Proprio quando Harriet alzò lo sguardo lei le tirò i capelli con violenza, in modo da guardarla negli occhi. «Non ne vale la pena. I Mai sono sempre soli, è inutile fingere di essere qualcuno che non si è. Non mi piace la piega che ha preso questa lezione»
La lilla sentiva gli occhi umidicci e le orecchie rosse per l'umiliazione impartita. Perché la trattavano tutti così? Non appena Ottilie le lasciò i capelli, si alzò e corse verso la porta, inciampando nello sgambetto di uno dei ragazzi seduti al primo banco. Si rimise in piedi velocemente e sparì nel corridoio.
Ada la guardò. La compagna di classe era rimasta patetica ai suoi occhi. Perché voleva a tutti i costi starle simpatica? Non si reputava così importante.
Nel frattempo, inciampando nei tappeti dagli angoli smussati e rosicchiati dai ratti, Harriet arrivò nella camera dell'insegnante di Imbruttimento e si inginocchiò davanti a Vanagloria, singhiozzando e tirando rumorosamente su con il naso. «Per...chè?!»
«Che ti è successo?» mormorò con voce gentile lo specchio. «Mi tra...ttano...sempre...ma...le» rispose con voce rotta. «Non capisco perché, sei così gentile e carina! Hai un naso adorabile, i capelli di un colore così cariiiino e sei dolce come una torta di mele. Secondo me sei anche meglio di Yona»
Il pianto esasperato della ragazza si calmò un pochino. «Dav...vvero?» chiese stropicciandosi gli occhi e sedendosi davanti a Vanagloria. «Assolutamente» rispose lei. «Che... altro c'è di b-bello in me?»
«Vediamo...hai gli occhi di un colore spettacolare. Sono così belli! E catturano lo sguardo altrui, deve essere bellissimo guardarti negli occhi. E le tue labbra? Sono assolutamente favolose! Chissà cosa darebbe un principe per baciarti»
Harriet ridacchiò un po'. «Vorrei che tu fossi reale, potrei abbracciarti» mormorò posando il capo sulla superficie. Socchiuse gli occhi per qualche attimo, poi li riaprì con un'espressione sorpresa nel vedere che il suo riflesso era sparito. Al posto di Harriet Riflessa c'era una figura ancora indefinita. «Ciao» la salutò e la strega pensò che stesse agitando la mano. «Questa sei tu?» chiese. «Più o meno. Se qualcuno di buono desiderasse che io tornassi umana potrei abbracciarti»
«Davvero?» esclamò Harriet, posando la sua mano su quella che doveva essere la mano di Vanilla. «Non vedo l'ora che qualcuno mi tiri fuori di qui, così potrò stritolarti un po', principessina». Harriet si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, arrossendo un po'. «Ti voglio bene»
Nel frattempo la lezione continuava. «Essere carini è l'unica cosa che potete fare per compensare quanto facciate schifo. Quindi, mettetevi lo smalto» esclamò agitando il dito in aria e facendo apparire delle boccette di smalto sul banco di tutti.
Ryan si chiese se stesse scherzando, ma non aveva molta voglia di fare la stessa fine di Ada e di Harriet. Alzò lo sguardo per chiederle se intendeva davvero oppure no, ma non appena incontrati gli occhi fiammeggianti della professoressa capì di aver fatto un grossissimo errore. «CON VALUTAZIONE!» strillò infatti la donna, sbattendo la mano sulla scrivania.
Ada sentì il sangue gelarsi nelle vene. Era arrivata ultima per due volte di fila. Alla terza si veniva bocciati e considerando la fine che facevano gli studenti più mediocri la bocciatura cosa si sarebbe rivelata?
Non può valutarmi se non svolgo la prova.
Rovesciò il suo banco in modo da generare confusione e dirigersi rapidamente verso la porta. E per condire il tutto, la tranquillissima Ada, la ragazza che non parlava se non interpellata, che non cambiava mai tono di voce, si mise a strillare come una posseduta. Colti impreparati, gli altri studenti sussultarono ma non videro più la lettrice, che correva liberamente per il corridoio.
Videro riemergere Ottilie da dietro la scrivania, dove probabilmente era caduta per lo spavento. «BEH?! COSA STATE ASPETTANDO?! PRENDETELA!» urlò, indicando con la scintillante unghia rossa la fuggitiva, che nel frattempo accendeva fiammiferi e li buttava dietro di sé. Essendo la scuola fatta per la maggior parte di legno vecchio, prendeva fuoco facilmente...anche fin troppo.
Dato che gli studenti non sembravano nemmeno averla sentita, la corvina deglutì. Per tutto quell'urlare le era venuto mal di gola. «HO CAMBIATO IDEA, IL PRIMO CHE PRENDE LA STRONZA DI OLTREFORESTA PRENDE IL VOTO PIÙ ALTO»
«Ma mi si rovina la manicure...»
«ORA!»
Ada continuò ad accelerare. Sentiva ondate d'aria gelida arrivare dietro di lei a tratti, alternandosi a fiori che non emanavano un profumo piacevole. Quasi le arrivò una tazza in testa. Il problema non era tanto la lettrice, per i mai. Il problema erano gli altri mai.
Alexis non potè fare a meno di scivolare sul pavimento congelato da Kay, finendo per aggrapparsi alle gambe di Yu Hong, che cadde di faccia a terra. C'era anche da dire che avendo mister Polaretto in classe non correvano il rischio di essere bruciati dalle fiamme.
Elis, lasciando crescere dei fiori di oleandro ovunque, non solo avvelenava l'aria perché venivano bruciati, ma inconsapevolmente dava una mano ad Ada, perché i Mai dietro di lui venivano bloccati da quelle reti velenose. Felis, che aveva preso Alexis in braccio, perché si era storto una caviglia, pattinava sul ghiaccio con grazia. In molti si erano chiesti come facesse, ma poi avevano alzato le spalle. Suo padre faceva feste di non compleanno, perché lui avrebbe dovuto non saper pattinare con le scarpe?
Il castano arrossì come un peperone. Per un brevissimo attimo pensò quasi fosse una scena romantica. Finché Felis non lo lanciò, cercando di prendere Ada. In quel momento sentì solo un brutto "bonk" alla testa.
Yu Hong, che si era rialzato, lasciò perdere. Non poteva competere con gli altri. Si rannicchiò dietro una piantina morta, prima che anche il suo piccolo rifugio venisse messo a soqquadro dall'aria spostata da Samael.
Un drago con le ali rovinate sorvolava infatti il corridoio, cercando di sorpassare i due ragazzi in testa e al momento anche gli altri due mai primi in classifica. La strega sapeva benissimo che Elis ci arrivava anche senza sforzarsi in cima, studiava benissimo anche con una sola lettura. Kay invece era piuttosto scocciato di essere così in alto: non considerandosi né sempre né mai, essere tra i migliori promettenti cattivi non doveva supportare la sua teoria. L'ipotesi del ragazzo era che gli altri fossero troppo dementi per posizionarsi in modo decente.
Ada, che ormai aveva capito che rischiava la pelle, si tuffò nella galleria dell'esposizione del Male, pregò il riflesso di farla passare e scivolò nell'Accademia del Bene, sperando di trovare Thisbe al più presto. Era perfino disposta a perdonarla, ma in quel momento doveva assolutamente tornare a casa.
Pensò che i Mai non potessero passare attraverso la barriera, ma si accorse con orrore che era sparita. Si girò per vedere quanto fossero vicini e alzando lo sguardo vide Morticia dalla finestra che agitava il dito facendo aprire tutte le porte, in modo da facilitare il percorso ai suoi inseguitori.
Guarda te sta stronza.
Si infilò su per le scale, urlando per attirare l'attenzione. E ci riuscì, aprendo la porta della prima aula che riuscì a trovare, sorprendendo Hannah a spiegare con tranquillità. Fu questione di due attimi.
Samael fece irruzione nella stanza, buttando giù i banchi con un battito di ali, seguita da Kay e Elis, che cercarono di agguantare la lettrice, che nel frattempo si era nascosta tra i banchi di caramelle. Khalil sbatté le palpebre, senza nemmeno reagire. Prima veniva svegliato alle quattro di mattina a suon di "Hot n'Cold", poi gettato nel fango, denudato davanti alle ragazze ed infine si trovava un drago in classe.
Thisbe osservò il tutto con gli occhi sbarrati, per poi avvicinarsi ad Ada a gattoni, tra le urla di tutti gli altri Sempre. «Che succede?» sussurrò la bionda, cercando di nascondere l'amica in modo da non attirare l'attenzione dei mai su di lei. «Non voglio essere bocciata. Thisbe, è già un miracolo se siamo ancora qui...entrambe siamo finite ultime per due volte...io...non voglio morire»
La sempre sentì il cuore fare un tuffo. Ada aveva ragione. Erano arrivate ultime due volte di fila e la terza significava essere bocciate. L'inganno nella scuola del Bene era proprio quello: ti sembrava tutto così bello e favoloso finché non scoprivi che stavano tramando di trasformarti in una tazzina. E per quanto tenesse ad esplorare la Selva Infinita, teneva di più alla sua pelle. «Scappiamo» esclamò, prendendole la mano.
Ryuu invece, sotto un banco, fissava Kay quasi intimorito. Insomma, non si aspettava che un ragazzo così tranquillo e che girava con un parasole per non rovinarsi la pelle avesse tutto quel potere distruttivo. «Jamil, che facciamo?». Si girò verso il compagno di stanza. «Forse intendevi: che faccio? Jamil esce di scena» lo salutò con un cenno della mano e sparì in uno sbuffo di fumo azzurro.
Il rosso assunse un espressione disperata. «MEEEEELOOOOODYYYYY». Elis si fermò un attimo dopo aver incrociato lo sguardo di Yona. L'avrebbe spaventato catturando Ada? I voti erano più importanti di quell'angelo? La sua media era molto alta, quindi si poteva permettere di non prendere il massimo dei voti. Il ragazzo gli sorrise, prima che gli arrivasse una tazza in faccia.
Il corvino si girò a guardare male Felis, che alzò le spalle. Samael strizzò gli occhi, cercando di individuare la sua preda. In quel momento le due lettrici riuscivano solo a pensare ad una cosa: la fuga. Approfittando del fatto che i mai in un modo e nell'altro si stessero ostacolando a vicenda, sgattaiolarono in un anfratto creatosi tra una parete di ghiaccio e la parete di caramelle, cercando di essere il più silenziose possibile.
Melody, che stava tentando di raggiungere Ryuu, si ritrovò a picchiare con il suo piffero nero carbone Ryan, che si era infilato nel labirinto di banchi rovesciati nella speranza di alzare la sua media.
La preside Hannah si mise la mani tra i capelli e si nascose sotto la scrivania, singhiozzando. È okay. È una studentessa. Non è un vero drago. È una studentessa. È una studentessa. Non è un vero drago! Nel panico più totale e sentendosi assolutamente inutile, fece la cosa che le veniva più naturale quando aveva un problema. «MORTICIAAAAAAAAAAA»
Lorina, che aveva la faccia spiaccicata al pavimento, cercava Thisbe o quanto meno qualcuno che non tentasse di uccidere chiunque si trovasse davanti. Avrebbe voluto sollevare il banco di biscotti che le stava praticamente spezzando il collo, ma il pavimento coperto di melassa si era appiccicato ai biscotti, creando una specie di ghigliottina e intrappolandola con la faccia a terra. Emma le si avvicinò a gattoni, cercando di tirarla fuori da quella situazione scomoda.
«Come ci sei finita in questa posizione assurda?» chiese, cercando di sollevare il banco, che era piuttosto pesante. Lorina inarcò la schiena, cercando di mettersi in piedi, ma finì per ridistendersi a terra, dato che non riusciva proprio a muovere il collo. In più la treccia era tutta appiccicaticcia. La castana afferrò il pennino che le era caduto durante l'invasione e lo utilizzò per smontare parte dell'ostacolo. Khalil, arrampicato su uno degli armadietti, osservava il tutto dall'alto in compagnia di Felix ed Aella. Tutti e tre ci erano arrivati con un balzo agile, evitando di utilizzare le proprie abilità (la preside le aveva severamente proibite ai Sempre).
La situazione là sopra era abbastanza stabile...questo finché una scintilla rosa scintillante non colpì le basi del loro rifugio, facendolo crollare e facendo anche sbracciare miseramente i tre ragazzi nel tentativo di rimanere in equilibrio.
Si guardarono attorno cercando il responsabile della loro disfatta e proprio mentre Khalil cercava un insulto adatto per lui (gli aveva sporcato i capelli di pozioni varie ed era già la seconda volta in un giorno) videro la figura alta e snella di Morticia entrare nell'aula e calò un silenzio tombale.
«Mettetevi tutti quanti in fila nel cortile, adesso»
Yu Hong, che aveva rinunciato ad inseguire Ada — dopotutto, tralasciando il voto, che motivo aveva di odiarla? — era tornato in camera con aria mogia. Sedendosi sul letto, strinse a sé le ginocchia. Forse tutti avevano ragione...suo padre era stato fin troppo buono con lui ed adesso lui era solo un mollaccione buono a nulla.
Cambiò rapidamente posizione per colpa di una fitta alla schiena. Si sdraiò sul letto, con la testa poggiata sul cuscino che evidentemente aveva preso fuoco precedentemente, perché ogni volta che ci poggiava il capo se lo ritrovava pieno di pezzi di stoffa bruciacchiati. Aspettò silenziosamente che le fitte si calmassero, in modo da poter tirare fuori una tela a cui stava pensando di lavorare da un po'.
Era una tela assolutamente perfetta, la superficie immacolata che era talmente bianca da rischiare di bruciargli le retine. Era così pieno di ispirazione per dipinto ma allo stesso tempo così privo di immaginazione e di voglia. Non voleva rovinare quella tela divina facendo qualcosa che non lo ispirava affatto. Doveva trovare qualcosa — o qualcuno — che potesse essere il soggetto perfetto del suo capolavoro.
Aspettando che chi era destinato ad apparire sulla sua tela entrasse nella sua vita, preparò le tempere e optò per la una tela leggermente più piccola e rovinata, che era riuscito a trovare nello sgabuzzino dell'aula di Imbruttimento quando Ottilie l'aveva mandato a prendere del gesso.
Improvvisamente gli apparve davanti una scheggia di vetro, che rifletteva l'immagine della preside e la sua convocazione. Sospirò, lasciando il pennello ed uscendo dalla porta. Vide passare davanti a lui Harriet, che aveva ancora il naso incrostato e gli occhi arrossati. Non riusciva a definire se il sentimento che stesse provando per lei fosse pietà o disgusto, oppure entrambi. Quella era decisamente messa peggio di lui.
Però di certo una cosa gli era chiara: la ragazza aveva qualcuno che le tirava su il morale, a differenza sua. Si avviò verso il cortile, dimenticandosi completamente di aver lasciato tutta la sua attrezzatura in bella vista.
Hannah singhiozzò ancora una volta, tirando su con il naso. «Sono un pasticcio» mormorò, con le labbra che le tramavano ancora. La rosa inarcò un sopracciglio. «Ottilie è stata un'idiota, sai che è troppo orgogliosa e che si dimentica del tuo problema con i draghi, no?». Le mise una mano sulla testa, scompigliandole i capelli con violenza cercando di essere affettuosa, mentre guardava con aria inviperita gli studenti ritardatari.
Osservò i Sempre e i Mai disporsi in fila, tutti quanti con aria estremamente nervosa. Antoniette si mordicchiò le unghie, raddrizzando la schiena per fare buona impressione. La preside del male incrociò le braccia.
«Potrei perfino arrivare a comprendere le motivazioni di questo assalto alla Scuola del Bene, ma non capisco perché non abbiate seguito le regole, miei cari principini da due soldi» borbottò rivolgendo uno sguardo a Sealtiel, che arrossì fini alla punta delle orecchie, nascondendo metà faccia nel colletto della divisa e calandosi il cappello sul naso. «Vi siete nascosti, come dei codardi. Il Bene difende, non si nasconde. Come potrete mai vincere la vostra nemesi ed ottenere il vostro lieto fine se non riuscite nemmeno a fermare due mocciosi messi in croce, che pensano che piangere e fare tè sia un'abilità fantastica?»
I Mai quasi tirarono un sospiro di sollievo. Evidentemente la sgridata non era rivolta a loro...o almeno, non ancora. Sapevano che la loro preside proteggeva i suoi studenti e che finiva sempre per dare la colpa ad i Sempre, però era pur sempre vero che erano partiti di gran carica verso l'Accademia del Bene senza un permesso ufficiale e di certo lo sclero di un insegnante lunatica non poteva essere considerato tale.
Morticia iniziò a scuotere Melody per le spalle. «Perché non ti sei difesa? Eh? Perché non hai dato un bel calcio volante in faccia al primo che ti sei trovata davanti? Ah, ci sono. Perché la violenza è sbagliata! No, la violenza è assolutamente giustificabile nel caso qualcuno ti arrivi addosso! Menalo, spaccagli il cranio e fai il bagno nel suo sangue». La ragazza si morse le labbra, cercando di non ridere. Quel momento era talmente serio ma talmente ironico che le faceva venir voglia di rotolarsi a terra per le risate, ma chiaramente non poteva farlo di fronte alla preside della scuola del Male. Magari l'avrebbe trasformata in un ratto e francamente grazie, ma assolutamente no, grazie.
«Perché vi siete nascosti come dei codardi quando potevate combattere!? Nessuno vi avrebbe detto niente!». Hannah aprì la bocca per rispondere, ma decise di richiuderla. «Tu che sei grande e grosso, di che diamine avevi paura? Che ti tagliassero i capelli?»
Khalil arrossì leggermente, imbarazzato. Kay inclinò il capo. Si rispecchiava abbastanza in quella descrizione anche lui. Se non fosse stato completamente negato nelle relazioni interpersonali avrebbe perfino cercato di fare amicizia con lui. Anche se a quanto riferito da Ryuu, il principe l'aveva definito "gran pezzo di gnocco nordico" e se doveva essere onesto, non capiva se fosse un insulto o un complimento.
A proposito, Ryuu! Aveva paura che lo reputasse spaventoso dopo la sua irruzione nell'aula di Buone Azioni. Aveva dato per scontato che i suoi nuovi amici sapessero dei suoi poteri glaciali, ma evidentemente non era così. Sperava di non averli terrorizzati a morte. Soprattutto perché mentre correva era più che altro spaventato dalle urla della professoressa e non aveva avuto il minimo controllo della tempesta di ghiaccio che aveva generato.
Ed in più aveva la sensazione che i Mai che aveva accidentalmente quasi congelato lo odiassero. Chissà perché. Iniziò a pensare a come risolvere la situazione, anche se nessuno dei suoi compagni di classe lo aveva effettivamente calcolato. Ah, queste manie di protagonismo.
E in realtà neanche il rosso era preoccupato più di tanto: non appena avrebbe avuto l'occasione avrebbe tirato fuori la sua playlist invernale, che comprendeva la versione karaoke di Let It Go. Era certo che il principe delle nevi l'avrebbe apprezzata. Perché, chi non apprezza un fregno stratosferico che canta pure? Di sicuro avrebbe fatto colpo su una ragazza, si sarebbero sposati e avrebbero avuto dei figli. Sarebbe andata decisamente così.
Il povero Yona, che aveva un bernoccolo grande quanto una casa in fronte, guardava Elis con la coda dell'occhio. Non era una sua sensazione allora. Era da tutta la mattina che si sentiva inseguito ma non capiva da cosa. Inizialmente aveva pensato fosse l'ammiratrice segreta che continuava a cucinare torte di mele e a mandargli lettere, ma si era ricreduto quando il corvino l'aveva guardato come se avesse visto un'apparizione divina in classe.
Felix, non appena Morticia si girava dall'altra parte, salutava Nova con la mano, con un sorrisetto scemo sulla faccia. Stava perfino scondinzolando, ammesso che i gatti lo facciano, ovviamente. Era contento di vederlo ma apparentemente il rosso non era dello stesso parere, perché lo guardava con aria truce.
E mentre il sempre si domandava il perché il ragazzo ce l'avesse con lui, il rosso non lo stava nemmeno pensando né tantomeno vedendo. La sua occasione di entrare nella top three della scuola del male era andata in fumo per colpa della sua altezza...o meglio, della sua bassezza. Uno dei tacchetti era rimasto incastrato nella superficie ghiacciata del pavimento e ci aveva messo una vita per toglierlo da lì — cosa che gli aveva procurato non poco fastidio e abbastanza intolleranza verso Kay — solo per scoprire che le piante di Elis gli si erano avvolte attorno alla vita.
Decisamente una pessima giornata. E non era tutto, ovviamente. Aveva perfino iniziato a mettersi lo smalto per ordine di Ottilie e adesso aveva le mani sporche di nero, come se avesse ucciso una seppia a mani nude. E non avendo alcun prodotto per togliere quel pesante strato di roba da lì, doveva tenerselo per almeno tre settimane. Non si sarebbe mai abbassato (non che ce ne fosse bisogno) a chiedere alle principesse uno struccante.
Alzò lo sguardo, notando Felix con aria mogia. Senza sapere di essere inconsapevolmente la causa, pensò che i mai l'avessero spaventato durante l'attacco all'Accademia del Bene. Avrebbe voluto farsi notare dal sempre, ma improvvisamente Morticia si accorse dell'ovvio.
«MANCANO LE DUE LETTRICI!»
Ada e Thisbe avevano scelto la peggiore opzione possibile. Avendo fallito con lo stinfalide, pensarono di attraversare il Bosco Azzurro fino ai cancelli dorati, sorpassarli, avventurarsi nella Selva Infinita e tornare a casa. Più facile di così!
Dopo nemmeno due passi in quelle sfumature di blu, si erano completamente perse. Tenendosi per mano per non perdersi di vista (dopotutto erano l'unico riferimento l'una per l'altra) continuavano ad andare nella direzione che pensavano fosse quella giusta. La bionda ogni tanto si sistemava la benda sull'occhio ferito, mentre Ada rimaneva in completo silenzio.
Non sopportando la triste atmosfera, Thisbe decise di iniziare la conversazione. «Mi piace il tuo nuovo taglio di capelli». Rimpianse la scelta di approccio immediatamente e sebbene Ada non avesse proferito parola, nel suo occhio cremisi vedeva la rabbia che la ragazza non esprimeva. E la mano che prima le teneva più o meno tranquilla, adesso era diventata una stretta d'acciaio.
In imbarazzo, la principessa rimase in silenzio e sperò che l'altra si dimenticasse la sua gaffe. Ad un certo punto però ebbe un deja-vu di quando era a Gavaldon. «Ada, questo albero l'ho già visto...per tre volte. Stiamo girando in tondo». La strega si girò nuovamente verso di lei. Per carità, non la stava incolpando di sbagliare in continuazione rotta, però avrebbe voluto che qualcuno la prendesse a schiaffi.
Si chiese anche quanto tempo sarebbe passato prima che tutti si accorgessero della loro mancanza. Magari erano già alle loro calcagna e lei non lo sapeva. Anche Thisbe doveva essere dello stesso parere, perché la sua mano era diventata improvvisamente sudaticcia e l'idea di passare l'eternità nel bosco era spaventosa.
Improvvisamente si trovarono davanti il professore di storia delle favole. Rabbrividirono, socchiudendo istintivamente gli occhi, aspettandosi chissà quali botte. L'insegnante schioccò la lingua contro il palato. «Ragazze, che fate qui? Sapete che hanno sguinzagliato tutto il corpo docente per trovarvi? Hanno perfino chiesto agli studenti di trovarvi...e ora dobbiamo ritrovare anche loro. Che fate là impalate? Torniamo a scuola» esclamò, aspettando che le due si lasciassero le mani per prenderle a braccetto.
«No. Noi vogliamo tornare a casa» rispose fermamente Thisbe. Non che lo pensasse davvero, ma voleva farsi perdonare da Ada e l'idea di diventare uno sturalavandini non l'attirava chissà quanto. Milovan sospirò leggermente. «Perchè?»
Le due si scambiarono un'occhiata. «Perché non vogliamo morire, che domanda». L'albino spostò lo sguardo da una all'altra, strofinandosi il mento. «Tanto prima o poi morirete lo stesso. Non è meglio farlo nel tentativo di raggiungere il proprio lieto fine che allevando galline in una cittadina sporca e triste come Gavaldon. Dio, devo proprio cantarvi una canzoncina per convincervi?»
Thisbe scosse la testa. Le bastava l'orchestrina composta da Ryuu e Melody, che cantavano e suonavano ad orari improponibili. Avrebbe apprezzato davvero molto le loro performance, se effettuate ad un'ora normale. Ada, invece, era fissa su una parola della conversazione.
Dio.
«Lei viene da Gavaldon?» chiese improvvisamente. Vide il professore inclinare il capo. «No» rispose semplicemente. «È una parola che usa spesso Ottilie e mi è rimasta impressa, tutto qui.». A quel punto Thisbe era piuttosto confusa e rivolse la testa verso l'amica, che mimò con le labbra: "semplice curiosità".
«Ragazze, capisco che vogliate rivedere il vostro paese natale, ma è meglio che vi riaccompagni io che qualcun altro» mormorò, avviandosi verso le scintillanti torri dell'Accademia del Bene. Su quel punto entrambe si trovarono d'accordo, ma non si mossero di un passo. «Verremo bocciate, non è così? Che succede quanto ti bocciano? Vieni buttato nell'olio bollente o qualcosa del genere?» mormorò Thisbe.
«Nulla di tutto ciò». Il suo sorriso era rassicurante, quindi piano piano la bionda si avvicinò a lui. Ada rimaneva immobile come una statua. Non osava immaginare cosa le sarebbe successo nell'Accademia del Male. Se era stata mandata nelle Sale del Malessere per un nonnulla, era terrorizzata dall'idea di cosa le avrebbero fatto per aver scatenato il panico in entrambe le scuole e per aver bruciato un paio di aule.
Vide davanti a sé la professoressa Ottilie, che camminava tutta storta, per colpa della caduta dalla scrivania. Se doveva essere sincera, Ada la trovava raccapricciante. Non perché fosse brutta d'aspetto, ma per la smorfia d'odio che aveva stampata in faccia. Forse, rifletté la ragazza, nessun mai è veramente brutto d'aspetto. Sono i loro sentimenti a renderli orridi.
Ormai non c'era più niente da fare. La professoressa l'aveva vista. Si chiese se sarebbe finita in paradiso o in purgatorio. La corvina l'afferrò per un polso, trascinandola via e strappandola da Thisbe. Ma mentre Ada aveva già rinunciato al privilegio della vita, la bionda non era della stessa idea. Consapevole di star rischiando tutto, si avvicinò alla professoressa e le diede un calcio.
Calò un silenzio tombale e perfino le presidi, che si stavano avvicinando correndo, fecero qualche passo indietro. «Luride puttanelle» commentò la strega. Le due lettrici sentirono i loro piedi farsi incredibilmente pesanti ed abbassando lo sguardo scoprirono di avere delle scarpe di ferro allacciate ai piedi. Non appena cercarono di togliersele, quelle diventarono incandescenti.
La sempre iniziò a strillare di dolore. In quanto principessa, pensava di essere esonerata dalle punizioni, ma a quanto pareva non era così. Si sentiva sciogliere e iniziò a supplicare di essere risparmiata dalla punizione, ma a nulla valsero le sue preghiere.
Ada, che aveva i piedi ormai completamente sfigurati per colpa delle sale del malessere, non provò nemmeno ad urlare e si accasciò a terra, aspettando che finisse tutto. «Che vi serva da lezione» commentò la professoressa, girando i tacchi e andando via.
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Alexis, che aveva la testa fasciata e una gran voglia di vendicarsi, sfogliava un libro di maledizioni base. Sentiva il sangue pulsare nelle vene ad una potenza che probabilmente non era normale. Non ce l'aveva con Felis — non tanto almeno — ma con Keiichi. Quel principe strafottente e antipatico ed odioso!
Vide l'amico entrare in camera e sorridergli imbarazzato. Si limitò a guardarlo male e Felis, ansioso di rientrare nelle sue grazie, si mise appiccicato a lui. «Che stai facendo?» chiese aggrottando la fronte nel vedere la pagina su cui si era fermato il castano. «Cos'hai intenzione di fare con delle maledizioni?» aggiunse, facendosi una tazza di tè.
«È un'idea di Liselotte» sbuffò lui, non ancora intenzionato a perdonarlo. Un piccolo fagottino di rancore ed odio represso. «È per Keiichi, non preoccuparti, non ho nemmeno avuto il tempo di pensare a te e a quello che mi hai fatto». L'azzurro pensò che stesse esagerando, ma preferì tenere il tutto per sé.
«È un anatema semplice semplice. Ora gli faccio venire una bella infezione alla vescica, così non va in bagno per almeno tre giorni» proclamò infine Alexis, lasciando l'amico estremamente perplesso. «Ohi, tre giorni sono tanti. Non è che ci scappa il morto, poi?». Ridacchiò nervoso, sperando che il castano scherzasse.
«Va bene, allora...credo sia okay, dopotutto siamo mai, quindi...» biascicò, nascondendosi sotto il letto assieme all'altro, che era scivolato nel suo malefico nascondiglio, in attesa che Keiichi, ignaro di tutto, entrasse in camera e si beccasse la cistite.
Aspettarono per un po', poi finalmente la porta si aprì e videro entrare il principe. Sebbene non stesse parlando, Alexis ci tenne molto comunque a fargli il verso e ad imitare qualunque cosa facesse. Poi, non appena si mise in un punto abbastanza comodo per lanciare l'anatema, il castano gli puntò il dito contro e lesse la formula.
Felis deglutì, mentre il ragazzo soggetto dei loro incantesimi da principianti non cambiò di una virgola. «Vedrai che funzionerà» esclamò speranzoso l'altro. «Solo che ora dobbiamo aspettare che esca dalla stanza per uscire allo scoperto»
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Aella era sdraiata sul suo letto con aria pensosa. Stava riflettendo molto ultimamente, pensando magari che la sua aria misteriosa potesse in qualche modo attirare l'attenzione di Alexandra. Già, Alexandra. Ogni volta che pensava ai capelli raccolti in modo disordinato della ragazza, alla sua corporatura magrolina e al perenne broncio sulle sue labbra le veniva il batticuore. Chiaramente non poteva esserne innamorata, si conoscevano da appena due settimane e poi il loro obbiettivo era trovare un principe.
Abbracciò il cuscino, emettendo qualche versetto indefinito. Non riusciva a capire se voleva essere come la rosa o baciarla e ancora una volta si domandò se le piacesse in senso romantico o in senso platonico. Avrebbe voluto baciarla ma anche prenderla in giro scherzosamente. Ugh, che difficoltà essere saffiche.
Vide la rosa entrare nella stanza. E, per ucciderla definitivamente, Alexandra le rivolse un sorriso. E non un sorrisetto qualunque, il sorriso più bello, dolce, stupendo e perfetto che la rossa potesse immaginare.
D'altro canto la principessa si ritrovava ad invidiare leggermente Aella. Le piaceva il suo carattere, la sua corporatura ed anche se fingeva di detestare le sue compagne di stanza (precisione: detestava le idiozie che combinavano in compagnia di Ryuu e Jamil) non aveva potuto fare a meno di affezionarsi a loro e la rossa occupava un posto speciale nel suo cuore. Fare amicizia con le ragazze le era risultato difficile.
Dal suo punto di vista, le altre ragazze erano insopportabili. Emma, con la sua aria arrogante, girava con Antoniette al suo fianco, nemmeno fosse una sottospecie di animale domestico. Per non parlare di Lorina, un palo della luce che si emozionava per qualunque cosa inutile. Alexandra stessa si vergognava dei suoi pregiudizi, voleva combatterli e non alimentarli, ma tutti dicevano le stesse cose di loro, quindi magari era vero...oppure era solo colpa dei gossip che iniziavano a girare nell'Accademia del Bene.
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Nell'Accademia del Male, Yu Hong era appiccicato al muro, troppo spaventato per rispondere a Maia, che strillava. «Sentiamo, moccioso, tutta questa roba per disegnare è tua? Cosa disegni? La tua mammina? Oh, aspetta. È roba tua quindi? Dimmelo, dimmelo, dimmelo»
Il ragazzo cercò di non piangere. Avrebbe solamente confermato i sospetti della rosa e sicuramente gli avrebbe bruciato tutto quanto, inclusa la tela perfetta. Sentiva la gola bruciare (non quanto i piedi di Ada e Thisbe) nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime. Vide la ragazzina tirare un coltellino e puntarglielo alla gola. «È tua, frignone?»
Ormai gli toccava confessare. Deglutì, attaccandosi ancora di più al muro per non farsi fare del male. «È mia» intervenne Ryan, entrando in camera ed afferrando al volo cosa stava succedendo. «Dipingere» ridacchiò Maia, coprendosi il volto con una mano e continuando con la sua irritante risata.
Yu Hong rimase all'erta. Non sapeva cosa volesse fare il compagno di stanza, magari l'avrebbe ricattato oppure...non voleva neanche pensarci. Sperava in una buona azione, anche se da un mai ci si poteva aspettare di tutto. E soprattutto era stupito perché di solito il biondo non parlava molto... non si aspettava tutta quella fermezza. E di sicuro non l'avrebbe ringraziato, non aveva nemmeno idea di come fare.
«Se la tiene qualcuno che non è un mollaccione come lui, potrebbe perfino andare bene» concluse Maia, rivolgendo un sorriso spietato a Yu Hong. Il ragazzo rimase disgustato dai suoi denti sporchi di cenere. Non appena la rosa uscì dalla stanza, Ryan e Yu Hong si guardarono negli occhi per qualche attimo, poi ripresero a fare ciò che facevano di solito, consapevoli entrambi di aver instaurato un tacito rapporto.
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Calò la sera.
«Buonanotte, anzi, no! Oggi mi avete fatto arrabbiare perciò vi auguro dei bruttissimi incubi» borbottò Ryuu, avvolto nelle coperte. Khalil, sepolto nel piumone e circondato dai peluche, non rispose niente, perché era troppo impegnato a contemplare le sue gambe fresche di ceretta.
«Oh no, ora piangerò tutta la notte» bofonchiò per risposta Jamil, anche lui sotto le copertine perché diamine, non si aspettava che a novembre si morisse di freddo. «Dici davvero? Io non intendevo- cioè scusa io non- vuoi la ninna nanna? Non voglio che tu pianga, mi sento in colpa» piagnucolo il rosso, sentendosi immediatamente in colpa. Gli arrivò un cuscino in faccia e capì di non capire il sarcasmo.
Il problema però è che non riusciva a dormire, quindi si mise a canticchiare "il bacio del vero amore" per circa mezz'ora (Khalil si stava per alzare e soffocarlo), dopodiché si mise a giocare con i peluche, poi si alzò per andare in bagno e si rimise nel letto perché faceva troppo freddo. Passarono circa tre ore e continuava a non prendere sonno. «Jamil, sei sveglio?» chiese. Probabilmente bere quella tazza di caffè la mattina non era stata una grandissima idea.
«No, sto dormendo»
«Okay»
Khalil ridacchiò. Neanche lui riusciva a dormire, probabilmente perché avendo avuto una giornata un po' particolare, aveva ancora l'adrenalina alle stelle. «Ryuu, visto che Jamil dorme, buttiamogli una secchiata d'acqua addosso»
«Vi ammazzo» sibilò lui, mettendosi a sedere sul letto. «Allora sei sveglio!» esclamò Ryuu, andandosi ad infilare nel letto dell'amico. «Vai via» borbottò l'azzurro con poca energia. «Ma sei caldo, quindi il tuo letto è più caldo del mio»
«Ma vai da Khal, lui è praticamente una stufa»
«Oppure vengo io~ almeno potrò dire di aver dormito con due bei ragazzi come voi~» esclamò il castano saltando da un letto all'altro.
Dormire in tre in un letto è complicato. Certo, quando fa un freddo bestia e i tuoi compagni di stanza sono praticamente bollenti hai più pazienza, ma al settimo calcio un po' ti scocci.
«Levati di dosso, Haidar»
«Ma tu sei morbido~»
«Ragazzi, di chi è la mano che ho in faccia?»
«Smettetela di tirare le coperte»
«Che esperienza divertente~»
«MI HAI BUTTATO GIÙ DAL LETTO»
«Mi hai dato un calcio tu»
«È IL MIO LETTO»
«Ryuu, hAI I PIEDI FREDDISSIMI»
Lo sapete quanto è lungo questo capitolo? 700O PAROLE
Come state? Scusate se aggiorno una volta ogni morte di papa -
Comunque uouoOO ho buone notizie credo
Ho una media decente !!!!! Quindi non dovrei sparire ma insomma se prendo un brutto voto in latino faccio puffete
Eeeeeee
Che altro? Aspetto i memini
The floor is not finire il capitolo con Khalil che sta per avere un mental BreAkDoWn e io sono nello spazio
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