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02 :: Sempre, Mai e presentazioni difficili

La preside Hannah, in tutta la sua carriera all'Accademia, non aveva mai ricevuto una critica dagli altri dipendenti — escludendo Morticia — perché era una donna responsabile e carina. E allora, se non aveva commesso alcun peccato, perché si ritrovava sempre tra i piedi le due piaghe divine?

In mezzo a quelle due spilungone di Morticia e Ottilie, cercava di concentrarsi. Ma è abbastanza difficile quando una continua a spettinarti e l'altra commenta il tuo trucco dicendo che forse hai esagerato con il mascara. «Ragazze, non dovreste essere nella vostra di scuola?» domandò alzando lo sguardo verso la corvina. «Doveva esserci Morticia, ma ha detto che voleva controllare che tu non facessi nulla di male» rispose la strega. «Ho detto che volevo vedere i nostri nemici, non che volevo vedere Hannah»
«Io non ho detto che volevi vedere Hannah, ti sei tradita da sola»
«Vado a prendere dell'acqua, così ti lavo via tutta la tua presunta bellezza, vecchia megera»
«Sto morendo dalla paura»

La castana alzò gli occhi al cielo. E sono due streghe cattive. Almeno Maha si stava occupando delle nuove principesse. Invece alla preside era toccato l'ingrato compito di impedire che i ragazzi si facessero male precipitando dal cielo, anche se l'unica ad essere caduta fino a quel momento era una biondina.

La principessa albina se ne stava saltellando sui tacchi di cristallo, mentre Ambroise cercava di seguirla. «Ed ecco qua le mie preziose bambine» esclamò strizzando le guance di Antoniette, appena sbucata da un cespuglio di rose. Thisbe, ancora intontita, si era domandata come potesse essere arrivata lì.

Di seguito vide anche un'altissima ragazza dai capelli color carota, raccolti in una treccia spettinata. Una principessa con un caschetto castano e un abito arancione. Insomma, ragazze per tutti i gusti. La lettrice si incantó a guardarle.

«Io sono Emma» si presentò quella che aveva l'abito arancione, avvicinandosi a Thisbe. «Sei una principessa particolare. Dov'è il tuo diadema?» domandò porgendole la mano per farla alzare. «Ehm, io non sono una principessa» rispose la lettrice, grattandosi la nuca. «Impossibile! Allora cosa ci fai qui?» esclamò la castana. Antoniette, che era riuscita a sfuggire alle grinfie di Maha, le si mise accanto. «Magari è una fata! Sei una fata, tesoro?» chiese, sistemandole i capelli spettinati per via della caduta. Thisbe scosse la testa. «Io vengo da Gavaldon»

Con le narici che bruciavano e la sensazione peggiore che avesse mai provato addosso, Ada riuscí a mettere la testa fuori dall'acqua, respirando con la bocca. Che schifo, riuscí solamente a pensare, mentre con qualche bracciata si avvicinava a quello che sembrava un punto solido. Mentre nuotava vide che altri studenti erano arrivati direttamente lí senza passare per il fossato. Ma l'uccellaccio del malagurio non poteva direttamente scaricarla là?

E appena riuscí a tirarsi fuori dall'acqua, ricevette delle occhiatacce da praticamente tutti gli studenti. Nei libri che aveva letto, i Mai erano sempre brutti, anche se le ragazze e i ragazzi che la stavano osservando non erano così male, insomma, si aspettava gente con i canini che sporgevano o persone con tre occhi. «Non sembri una Mai» commentò un ragazzo, ma Ada non lo ascoltò nemmeno e di allontanó, immaginando di poter tornare a casa facendo il percorso a ritroso...

Le arrivò una frustata sulla schiena. «Dove stai andando, mocciosetta?» esclamò una specie di...lupo? Non sembrava umano ma nemmeno completamente animale. La lettrice fu costretta a seguirlo, visto che l'aveva presa per un braccio e la stava trascinando verso un enorme cancello nero.

Scuola di educazione al male e diffusione del crimine

Questa era la scritta di ferro battuto sul cancello, anche se man mano che si avvicinava realizzò che non era affatto ferro battuto. Erano vipere. Neanche questa volta Ada strilló, ma sentiva gli occhietti di quelle bestiacce puntati su di lei. Una volta sorpassato il cancello, il lupo la trascinó all'interno del castello. Ada ebbe il tempo di vedere tutti i ritratti appesi degli anni precedenti. I nomi non le suonavano familiari, ma chi erano diventati sì. Osservò il viso grazioso della Regina delle Nevi, l'uncino del Capitano, la Regina di Cuori e le sue carte e via dicendo.

Una ragazzina dai capelli rosa stava attaccando altri ritratti. Lesse rapidamente i nomi.
Nova della terra dei matti, Elis di paese bruciato, Keiichi dell'oceano ribollente, Samael di Dirupo della Malinconia e...
Ada di Oltre Foresta.

Pensò che potesse trattarsi di un omonima, ma un lupo le mise in mano dei libri e un foglietto mezzo distrutto. C'era sopra il suo nome e una lista di materie dai titoli ben poco invitanti. Chi diamine voleva studiare maledizioni e trappole mortali?

Lei non voleva essere cattiva. Non aveva scelto lei di avere un padre così, era colpa sua se lei era finita in quella stupida Accademia. Sul foglio c'era anche scritto il numero di una camera. Pensò di poterne approfittare per esplorare la scuola in modo da trovare una via di uscita. Doveva essercene una per forza.

Appeso ad un parasole rosso scarlatto, Ryuu planava con la leggerezza di una farfalla a terra. E mentre cadeva, ne approfittava per osservare gli altri principi meno fortunati che precipitavano letteralmente al suolo. E si soffermava sulla pelle abbronzata degli altri, sulle spalle, sugli accenni di muscoli, sui lineamenti...hey, ma che sto dicendo? Ryuu non pensava mica ai ragazzi, pensava alle ragazze. Certo. Palese, chiaro come un raggio di luce. Pensava alla pelle abbronzata delle ragazze, alle spalle delle ragazze, ai muscoli delle ragazze (le principesse li avevano i muscoli?), ai lineamenti delle principesse. Ovvio.

Fortunatamente atterró senza problemi. Chiuse il parasole, si sistemò i vestiti leggermente stropicciati e salutò Melody, che era già arrivata da un pezzo. Questo prima che gli arrivasse una lampada d'oro in testa. L'amica scoppiò a ridere, avvicinandosi. «Com'è andato il viaggio?» domandò mentre raccoglieva il responsabile del bernoccolo di Ryuu. «sí» rispose il principe, ancora intontito dalla botta. «Ahia» si aggiunse la lampada alle lamentele. Aspetta.

«Chi ha parlato?» chiese il rosso, guardandosi attorno. «Sei stata tu Melody?». La biondina fece cenno di no con il capo e indicó la lampada. «Sono stato io, ti dispiacerebbe strofinare la lampada? Grazie»
«Una lampada che parla! Come ti chiami, Lampada? Perché sei qui?»
«PUOI STROFINARE E BASTA?»
«Non c'è bisogno di offendersi cosí, sei tu che mi sei piombata in testa!»
Melody si grattò la nuca. «Ehm, credo sia un ragazzo, Ryuu- a meno che non sia la ragazza con la voce più maschile dell'universo»
«Mi sa che io di qui non esco più» bofonchió la lampada. A quel punto la Sempre alzò gli occhi al cielo e la strofinò utilizzando la manica del vestito.

Ne uscí uno sbuffo di fumo azzurro che prese le sembianze di un ragazzo (Ryuu notó con disappunto che era più alto di lui) con i capelli azzurri. Fece un rapido inchino. «Piacere di conoscervi, io sono Jamil e grazie per non avermi fatto assolutamente pesare il fatto di essere stato intrappolato in una lampada!»
«Stai usando il sarcasmo?» piagniucoló Ryuu.
«No, tu che dici?»

Lorina si strofinó le mani tra loro. «Ah sí» commentò soddisfatta. Ragazze. Ora doveva semplicemente fingere di adorare i ragazzi per riuscire a mettere gli occhi sulle magiche zone proibite delle altre principesse, ma guardandole con rispetto. Sì alzo in tutto il suo metro e ottantasei (qualcosa era dovuto ai tacchi) e si avvicinò al gruppetto che stava facendo l'interrogatorio a Thisbe.

«Ve lo ripeto, non so cosa siano queste Cascate di Cristallo» disse la bionda. «Io vengo da Gavaldon. È un paesino nella foresta»
«Impossibile, la Selva Infinita circonda tutte le zone dei Sempre senza isolarle l'una dall'altra. Tu stai mentendo!» l'accusó Alexandra, con i folti capelli rosa raccolti sul capo. La ragazza con la benda sull'occhio sospirò pesantemente. «Nel mio paese ogni quattro anni vengono rapiti due bambini e vengono portati qui» provó a spiegare. «Ma come rapiti?» chiese Aella, mostrandole una lettera dorata. «Arrivano degli inviti formali.»

A quel punto la lettrice non sapeva come uscirsene. Fortunatamente la preside Hannah si avvicinò a passetti piccoli. «Suvvia, ragazze. Thisbe viene da Oltre Foresta, come molti protagonisti delle favole. Non bisogna per forza venire dalle Cascate di Cristallo per essere Buone!» sussurró con tono pacato, mentre Emma sbuffó, voltando il capo. Antoniette provó a consolarla («sei sempre la principessa più Buona!») mentre Lorina porse la mano alla lettrice. «Piacere di conoscerti». La bionda spalancò la bocca. Era la ragazza del sogno? Possibile? Probabilmente si sbagliava. Ma poteva essere?

Alla fine Ada era stata beccata a gironzolare per la torre del Vizio e presa di forza da un lupo, che aveva percorso tutto il lungo e sinistro corridoio, per fermarsi alla camera numero tredici. La lettrice provó a ribellarsi debolmente, ma la guardia spalancò la porta scricchiolante e scaraventó all'interno la ragazza.

Non era l'unica strega della camera tredici, a quanto pareva. Una ragazza alta e dai capelli violacei era seduta sul letto, intenta a sistemare i propri libri su uno scaffale. Ada intravide una copia della Bella Addormentata e si chiese perché una cattiva avesse un libro del genere.

L'altra, decisamente più bassa e con il viso sporco di carbone, riponeva timidamente qualche straccio nei cassetti del comodino. Notò una bambola che somigliava allo schiaccianoci. «Chi sono i tuoi genitori?» domandò improvvisamente quella che pareva una bambina dai capelli lilla. Ada non rispose. «Da che favola vieni?» aggiunse Harriet, pensando che la compagna di stanza non avesse sentito nulla. «Da nessuna» si degnó di rispondere Ada. Samael a quel punto si ritenne piuttosto incuriosita dalla nuova arrivata. «È impossibile. Chi era tua madre? O magari tuo padre?»

«Forse viene d-dalle zone di ghiaccio del Dirupo, è molto pallida» mormorò Harriet, intimidita dalla presenza di Samael. «Vengo da Gavaldon» rispose - stranamente - Ada. Si chiese perché continuavano ad insistere sulla storia della favola. E ad un certo punto realizzó.   La bella addormentata era stata maledetta da una strega. Osservò i lineamenti di Samael. Decisamente somigliante. «Voi venite dalle favole?» chiese stupita nonostante il tono di voce non facesse intendere granchè.

Improvvisamente qualcuno bussò alla porta e quando Harriet aprì trovó solamente tre abiti neri e verdi. «L-le divise!» squittí, prendendo quella più piccola e togliendosi rapidamente i vestiti. «È stupenda!» disse soddisfatta, rimirandosi in una pozza d'acqua sporca sul pavimento.

Anche Samael si era cambiata velocemente ed Ada immaginó di dover fare lo stesso. «Dobbiamo andare al Teatro delle Fiabe per la presentazione immagino» commentò la più alta mentre guardava la lilla che cercava di truccarsi il viso con un pezzetto di carbone.

«Ci saranno anche i principi?» chiese la streghetta intenta a truccarsi. Ada storse il naso. Ew. «Perché ti interessano? Sei una donna indipendente e non hai bisogno di un pallone gonfiato per vivere bene» commentò acida Ada, stupita lei per prima di aver detto una cosa simile ad alta voce. Probabilmente era l'atmosfera che si respirava a renderla così cattiva.

Alla fine Thisbe era giunta nella scintillante e rosa torre della carità, passando per il cancello dorato. La scritta che lo sormontava, creata con la magia, recitava scintillante:

Scuola del Bene, dell'Illuminazione e dell'Incanto

E aveva riempito la lettrice di gioia, sebbene non sapesse nemmeno il perché. Era nella camera numero cinquantotto e un cartello luminoso era appiccicato sulla porta rosa pastello. «Benvenute Lorina, Thisbe e Zahra» lesse ad alta voce una principessa dalla pelle color caramello e i capelli color caffè raccolti in treccine. «Perché sono per ultima? Lo sapevo! Come al solito sono sempre la più sfortunata! Yasser ha tutte le fortune» piagniucoló incrociando le braccia.

La bionda non aveva idea di cosa stesse parlando, ma era troppo incuriosita dalla stanza per poter chiedere alla compagna di stanza di chi parlasse. Lorina era nella camera da un pezzo, con un libro in mano. Thisbe notò che stava leggendo Alice nel paese delle Meraviglie. C'era anche un poster della stessa favola appeso sopra il suo letto. Il lettino di Zahra era invece decorato con un sacco di stelline che la fanciulla stava appiccicando ovunque. Sul comodino c'era una copia di Alí Baba e i quaranta ladroni. Data la somiglianza con l'eroe raffigurato in copertina, Thisbe immaginó potesse essere imparentata con in protagonista della storia, ma ne ebbe la conferma quando per aprire il proprio baule Zahra strilló "apriti sesamo!"

Dopo aver sentito bussare, Lorina saltelló verso la porta per prendere le nuove scintillanti uniformi. «Che abominio» commentò guardando la gonna a palloncino rosa confetto. «Meno male che mi sono portata dietro dei pantaloni» aggiunse rovistando nel suo baule.

Thisbe indossò l'uniforme senza parlare. Moriva dalla voglia di vedere il Teatro delle Fiabe tanto chiacchierato da Emma e Antoniette. «Andiamo?» esclamò nel vedere quanto tempo ci stava impiegando Zahra con l'eyelier. «Avviamoci noi due intanto» commentò Lorina prendendola a braccetto. «Mi pare di aver capito che tu non conosca l'Accademia, perciò ti farò da guida»

Le principesse, con abiti nuovi di zecca, erano sedute nella parte del Bene del Teatro, esibendo striscioni con su scritto "Lunga vita ai Sempre!". «Cosa sono i Sempre?» chiese Thisbe, sedendosi tra Lorina ed Emma. «È il diminutivo di Per Sempre. Siamo gli eroi delle favole» spiegò con tono paziente la castana. «Non ci sono i ragazzi?» domandò ancora. «Ne avevo visto qualcuno prima»

Notò Ada seduta tra Kay e Samael e le fece un cenno. L'altra la vide ma non fece nessun saluto. «Non ci sono i principi?» chiese la lettrice, senza sapere che Thisbe si era fatta la stessa domanda. «Grazie mille» rispose Kay, impacciato e con il parasole nero aperto. «Hanno un entrata a parte» rispose Harriet tirando su con il naso, mentre agitava una bandierina con su scritto "Forza Mai!". «Mai sta per Mai più, gli antagonisti» mormoró la lilla, intuendo i pensieri della lettrice.

Improvvisamente si sentirono dei rumori di spade (e le urla di Ryuu che era stato quasi infilzato da Jamil che sferrava colpi a casaccio) e i Sempre fecero il loro ingresso nel teatro con le rose in mano. «Dicono che chi prende la tua rosa è il tuo vero amore!» esclamò Antoniette emozionata, alzandosi in piedi e sbracciandosi. Emma aveva talmente rose che poteva rivenderle e far partire un business. 

Khalil era entrato di gran carriera salutando letteralmente tutti. Mai e Sempre, ragazzi e ragazze...ogni occasione era buona per provarci, dopotutto. Mandando baci a praticamente chiunque, cercava con lo sguardo la destinataria - o il destinatario della rosa, ovviamente senza spine.

Ryuu invece la sua l'aveva persa mentre cercava di non diventare uno spiedino ("Guarda, con gli occhi chiusi!" "yYyyjHHH") e ne aveva presa una da un cespuglio, che aveva le spine. Melody gli aveva detto che la rosa colpiva il suo vero amore, ma aveva condito un po'la cosa con l'aiuto dell'azzurro. Doveva lanciarla ad occhi chiusi. E così fece, creando il panico generale, mentre la sua migliore amica se la rideva di gusto. Aveva colpito Kay in un occhio.

In effetti, chissà perché si chiama amore a prima vista...

Boys, gurls and nonbinary pals
Non ci sono tutti i personaggi lo so ma volevo introdurli gradualmente aAAAA
E nulla come al solito Ryuu si è fatto riconoscere 😔👌
Spero di aver interpretato bene i vostri personaggi ;A;
Eeeee che dire, godetevi l'ultimo capitolo quotidiano perché da domani devo iniziare la scuola ✨✨✨✨✨✨
Boh ??
Ciao?
Passate una buona giornata 💕

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