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22 :: La notte degli inganni

Tralasciando che mi sono messa da sola in super hype senza ragione... okay DICIAMO CHE SONO EMOZIONATISSIMA ADORO QUESTO CAPITOLO AIUTO È SHSHWHHQ
IL MIO PREFERITO 😩😩😩
Okay allora per me scriverlo è stato come andare sulle montagne russe perché o ridevo o piangevo

Update: ho praticamente riso e basta per le battute che ho randomicamente infilato in situazioni drammatiche enniente sono troppo simpaticgehahshw

Update II: COMUNQUE SONO USCITE LE PAGELLE E MI SONO VACCINATA HELP quanta roba in due giorni 🥲

Update III: sono arrivato a 17000 parole damn. E comunque vi dedico questa perla

UPDATE IV: 25000 PAROLE!!!!

A PROPOSITO UNA PARTE È IN INGLESE CIOÈ NON LA STORIA UNO SCHEMINo vabbè se avete bisogno io sono qui 😔

Anche se insomma le scene di combattimento sono venute fuori in modo discutibile :')
Infatti mi sto sforzando di scriverle più spesso per migliorare però ciò non toglie che prese fuori contesto sembrino altro

+ Ammetto che questo capitolo sia tremendamente confusionario dal punto di vista della linea temporale, perché ci sono continui punti in cui torno indietro rispetto a quello che sta accadendo. Se avete difficoltà a capire chiedete pure :')

Scusate eventuali errori di battitura D:

Nel dubbio metto i memini ora così vi fate un sorriso prima dell'ansia

Tra l'altro mentre mettevo la musica per mettermi di umore giusto è uscita tipo settemila volta la pubblicità della Conad e mi sono venuti fuori dei memini discutibili

Tra cui questo che mi fa scassare perché non c'era nessun'altra immagine che si accostava bene sul bambino quindi è venuto fuori questo












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Here we go, here we go
It's my turn to make history
Here we go, here we go
When I'm gone they'll remember me, yeah
─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚. ───

Thisbe era pallidissima, con gli occhi fissi sul pavimento. Sentiva gli sguardi delle altre tre puntati su di lei. Prese un respiro e alzò il capo, mentre Hannah scuoteva la testa. «Sei un proprio un caso difficile, tesoro» sospirò la donna, giocando con una ciocca di capelli. «Morticia, posso sapere perché hai convocato anche Ada?» chiese, rivolgendosi poi alla collega. «Che diamine ne so...un lupo è venuto a disturbarmi dicendo che ha combinato un'altra delle sue» bofonchiò, adirata. «Di grazia, che hai combinato questa volta? Se non hai fatto niente...»

Ada incrociò le braccia. Oramai la bionda era sinonimo di guai. «Niente, ero in camera con le mie compagne di stanza»
«Non eri con gli altri Mai? Quelli aggrediti dal drago?»
«No. Sono andati ad allenarsi solo i ragazzi. Io, Harriet e Samael eravamo insieme»
Morticia accennò una sorta di sorrisetto. «Sei diventata più loquace...»
«Si chiama spirito di sopravvivenza» ribatté la strega, piccata.
«Quindi, se Thisbe conferma che non c'entri niente con questo...diciamo...incidente degli animali, ti permettiamo di tornare a scuola e ad allenarti»

La bionda la guardò, esitante. «Sì, è stata solo colpa mia» ammise in fine «ti prego, Ada, esplora la selva anche per me». L'altra la guardò, quasi impietosita, ed andò via sbattendo la porta. Morticia si alzò. «Se permettete, oggi è il mio anniversario di fidanzamento. Devo andare»
«Davvero?» esclamò Thisbe.
«Certo che no» rispose secca la donna, uscendo dalla stanza e lasciando la porta aperta.

Thisbe dondolò le gambe. «Sto per essere bocciata?» chiese, con la voce rotta. «Cosa mi succederà?»
Hannah si sistemò meglio sulla sedia, cercando di formulare al meglio la frase. «Sfortunatamente no. Anche se non è chiaro a nessuno del corpo docenti, ti sei comunque posizionata prima in comunicazione con gli animali. La trovo una cosa alquanto stravagante, ma sai, il Gran Maestro agisce per vie oscure e difficili da capire per noi» iniziò, un po' restia. «Anche se dovremo cancellare la memoria a una quantità spaventosa di animali, ricostruire parte delle aule, rimandare la sfida...sai, per colpa tua, molti dei nostri sfidanti sono in condizioni pietose»

La bionda fece per tirare un sorriso di sollievo, ma Maha fece l'ingresso nella stanza.

Aveva il mascara colato e gli occhi arrossati. Prese il posto di Morticia, guardando fisso la lettrice. «Tuttavia, hai compiuto qualcosa di orribile. Come hai potuto?» piagnucolò drammatica Hannah. «Fare cosa?» chiese agitata. «Può spiegartelo Maha» ribatté la preside. «E per questo sei ufficialmente espulsa dalla sfida delle fiabe»

La principessa si torturò le mani, ma le sorrise gentilmente. Non era arrabbiata. «Tu mi hai visto, quando mi sono trasformata in una tarantola, non è così?» domandò. «E l'hai riferito a qualcuno, che l'ha riferito al mio fidanzato. Vero?»
«No! Non è così! A chi avrei dovuto dirlo? Non conoscevo nessuno! E mi dispiace che il suo fidanzato l'abbia lasciata, ma io non c'entro nulla!»
«Rembrandt non mi ha lasciata»
«Cosa?!» esclamò sorpresa la preside, ostentando un sorriso. «Ma che bella notizia...»
«Anzi, è stata un'occasione per consolidare il nostro rapporto! Non pensavo che sarei mai riuscita a parlarne di mia spontanea volontà, ed ero così terrorizzata dall'idea che mi avrebbe lasciata...e invece ora mi ha perfino chiesto di sposarlo!» esclamò, mostrando fiera un anello.

Thisbe sorrise. «Ma è fantastico!»
Hannah prese la collega per le spalle. «Ma ti sei bevuta il cervello? Sposarti? E Rochelle? Che senso ha sposarvi ora se non vede mai la sua mamma?! Le darete l'illusione che vi prenderete cura di lei insieme e poi rimarrete comunque separati. Non ha senso, quella bimba ha bisogno di una tata»
Il sorriso di Maha si spense. «Forse hai ragione...» biascicò. «Ma comunque! Thisbe, ti ringrazio. Sei la principessa più imbranata che io abbia mai visto, ma riesci a fare cose buone anche così. Credo sia un dono. Per quanto mi riguarda, Hannah, non dovremmo eliminarla dalla sfida. Può fare tante cose»

Il sorriso della castana si fece più forzato, salvo sparire totalmente non appena la principessa uscì dalla stanza. «Mia cara Thisbe...per questa volta ti è andata bene, e solo perché non ho fatto in tempo a proporre la tua esplosione al consiglio degli insegnanti. La tua fortuna non durerà a lungo»
La bionda rimase scioccata dal cambio di atteggiamento. Probabilmente la preside aveva avuto una giornata no. «Ma se non sono stata io ad avvertire Rembrandt, chi è stato?»
«Forse la tua compagna Lorina. Era con te, non è così? Sarà lei ad essere eliminata dalla sfida»
«Sì, era con me! Ma non può aver fatto una cosa del genere, non è da lei!»

La preside si mise in piedi. Era poco più bassa della lettrice, ma comunque spaventosa. «Considerati perdonata, ma non farlo mai più. So che ora ti sembro cattiva, ma senza punizioni le persone non imparano» bisbigliò, stringendola in un abbraccio materno. «E se Lorina ha tentato di rovinare la vita a Maha e a Rochelle...deve pagarla, no? E poi, come hai detto tu, non conosci nessuno»
Thisbe si abbandonò all'abbraccio. «Ha ragione»
«Sai qual era il difetto più grande di Biancaneve?»
«No» rispose debolmente la lettrice.
«Si fidava troppo delle apparenze»

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Nel frattempo, Ada se ne stava tornando in camera, con le mani nelle tasche della divisa. Stava ancora rimuginando sul fatto di essere diventata più loquace. Era vero, quella scuola l'aveva cambiata radicalmente...e nemmeno le dispiaceva troppo. Era giusto in tempo per spiare i Sempre appollaiati in giardino. Tanto valeva cercare di scoprire i loro punti deboli. Ma non appena si mise in disparte, un ragazzo alto le venne addosso. «Ci conosciamo?» domandò, stizzita. «Io conosco te, ma tu non conosci me» esclamò lui. «Sono Khalil, ma puoi chiamarmi Khal, se vuoi» si presentò lui.

La ragazza fece mente locale. «Ah, sì. Ho sentito che conosci un sacco di gossip» mugugnò, ripensando a Kay. Era lui ad averglielo detto, o forse Khalil stesso. Non lo ricordava. «Questo è vero» rispose lui. «Ti interessa qualcosa?»
Lei sospirò. Se non altro quel ragazzo sembrava facile da rigirare, un po' come un calzino. «Parlami un po' di Yu Hong. Pensi che abbia una cotta per qualcuno?» domandò, senza nemmeno sforzarsi troppo.

A Khalil si illuminarono gli occhi. «Non dovrei dirtelo e farò un'eccezione perché mi sembri simpatica, ma secondo me è totalmente interessato in Ryan. Ad esempio, prima, quando è praticamente caduto dal cielo, lui ha cercato di prenderlo ma...» si interruppe, arrossendo un po'. «Ma?» lo incalzò lei. «Beh, ora che ci penso mi sono un po' messo in mezzo, ma non è così grave, no?»
«Per niente» rispose seccamente.
«Okay, meno male perché l'ultima cosa che voglio è avere la fama di quello che ruba i fidanzati altrui. Piuttosto» esclamò, giocherellando con una ciocca di capelli di Ada. «Tu sei single?»

«Non esattamente» ribatté lei. «E tu non hai un partner? Kay mi ha detto che...»
«Io? Un fidanzato? Pfff! Sai, non penso davvero di potermi fidanzare. Amo tutti allo stesso modo, come faccio a perdere la testa per una persona sola? Per sempre, poi? Nah»
«Capisco» commentò lei. «Come pensi di muoverti per la sfida?»
Khalil incrociò le braccia. «Non sono stupido. Non pensare che ti dirò la mia strategia!»
«Già, che sciocca che sono stata. Ma sai, sono nuova e non so nemmeno come fare»
«Beh, hai settimane per imparare a lanciare un incantesimo. Non è così difficile come credi, ti basta immaginare di fare quella cosa»
«E le formule magiche? A cosa servono? Ne conosco alcune contro i...gli animali selvatici»
«Ti saranno utili durante la sfida, allora. Le formule penso servano solo a visualizzare più chiaramente cosa vuoi fare, ma dovresti chiedere a qualcun altro, non sono molto esperto»
«Grazie comunque»
«Ora devo proprio andare, sai, mi chiamano~» squittì, facendo per allontanarsi.

«Aspetta!» esclamò Ada. Il principe si girò verso di lei con aria incuriosita. «C'è qualcuno a cui interessa Thisbe?»
Il sorriso di Khalil si allargò. «Ho molto da dire~» commentò compiaciuto, riavvicinandosi e prendendola a braccetto.

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Melody il canarino, nel frattempo, se ne stava tranquillamente appollaiata su un albero. «Non è difficile, Ryuu. Devi solo immaginarti nel corpo dell'animale che vuoi diventare» cinguettò. «Ma se poi non divento un pettirosso ma una cornacchia?»
«Allora pensa di diventare un pettirosso, no?» aggiunse Jamil, appeso al contrario. «Ma sono indeciso! E poi voi due non avete scelto animali sobri in cui trasformarvi»
«Sono batman»
«Falla finita, Jamil. E comunque pensa a Keiichi, che ha deciso di morfizzarsi in un pavone»

Ryuu sospirò, guardando il pipistrello e il canarino che lo fissavano dal ramo. «E va bene...» sospirò. «Ma non guardatemi!»
«Va bene, va bene»
Quando Melody riaprì gli occhi, osservò il migliore amico con disappunto, che agitava le braccia. «Che diamine stai facendo?»
«Sto cercando di immedesimarmi in un uccello!»
Jamil emise un verso strozzato, cercando di non cadere per colpa delle risate. «Lascia perdere e basta...» proferì poi Melody, spiccando il volo. «Non mi pagano abbastanza per queste cose»

Il pipistrello si infilò nel taschino del compagno di stanza. «Dai Ryuu, non è difficile, devi solo concentrarti un pochino...prova a pensare a qualcosa che ti rende felice»
Il rosso strinse gli occhi, indicando qualcosa di indefinito. «Si è illuminato?»
«Macché. Prova con qualcosa che ti infastidisce»
L'indice si illuminò di rossastro. «E ora?»
«Apri gli occhi e scoprilo da solo» ribatté l'amico, svolazzandosene di nuovo sull'albero. «Sì! Che bello! E ora che devo fare?!» gioì il ragazzo. «Immagina di essere un pettirosso»
«Ma come sono fatti i pettirossi?»
«Beh, innanzitutto hanno i petti rossi...»

Melody fece ritorno. «Come va la situazione?» cinguettò. «Ci sono quasi riuscito»
«Che sei andata a fare?»
Lei rimase un secondo in silenzio. «Un giro» esclamò poi. «Ryuu, stiamo diventando vecchi»
«Ci sto provando!» esclamò di nuovo lui e poi puff! Ecco apparire un pettirosso. «Vi ho detto che ci sarei riuscito!» proclamò tutto impettito. «Che facciamo ora?»
«Sorvoliamo il Bosco Azzurro e facciamoci un'idea di quello che ci aspetta» propose la ragazza. «Kay doveva raggiungerci mezz'ora fa, che fine avrà fatto?»
«Magari è morto»
«O sta scegliendo cosa mettersi»

Jamil afferrò la lampada, cercando di sollevarla. «Ma che diamine, pesa un sacco»
«Non potevi trasformarti in un animale più forte?»
«Mhm...non è nel mio aestetich. E poi i pipistrelli sanno orientarsi nelle grotte»
«Ma tanto le grotte Aquamarina sono zona proibita per la sfida!»
«E se volessi andarci lo stesso? Sto scherzando. Sono claustrofobico»
«Ma allora come...niente, lasciamo perdere»
«Kay quindi non viene?»
«Pare di no»
«Non è una grande perdita»
Ryuu parve malinconico. «Già...andiamo»
«Se mi date una mano...cioè una zampa»

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Antoniette stava prendendo a pugni un sacco di farina. Si asciugò la fronte sudaticcia con un panno, poi diede un calcio alla sua povera vittima. «Che diamine» borbottò. «Ho finito di fare la segretaria ad Emma! Sono un personaggio a parte e non vedo l'ora di diventare la protagonista di una nuova favola! Sì! È così che farò! Oppure farò da aiutante a qualche nuova principessa meno scortese» sorrise, determinata. «Se mi alleno abbastanza potrei perfino vincere la sfida delle fiabe»

Emma entrò in camera, rivolgendole uno sguardo altezzoso. «Tsk» disse semplicemente, aprendo l'armadio alla ricerca di un abito adeguato. Alla fine ne tirò fuori un paio di calzoni color zucca e una camicia bianca. Mentre si cambiava, si rese conto che il suo riflesso la faceva somigliare ad un bel principe. Questo la fece sorridere. Si allacciò gli stivali e fece per uscire dalla camera. Antoniette la fermò. «Dove vai di bello?» esclamò sorridendole. «Ad allenarmi con la spada» rispose frettolosamente, senza alcuna intenzione di continuare la conversazione.

«Sai, Khalil mi ha detto che...»
«Non mi interessa» la zittì la principessa.
«Lorina è stata espulsa» continuò imperterrita la fata. Emma fu sorpresa dalla notizia. «Davvero?»
«Sì, ma non ti interessa»
La castana incassò il colpo e uscì dalla stanza, mentre Antoniette sorrideva compiaciuta. Mentre scendeva per le scale, rifletté sulla strategia da attuare durante la sfida. Non era particolarmente brillante con la magia, o meglio, non ancora, ma era sicura che in un modo o nell'altro se la sarebbe cavata.

Thisbe le andò a sbattere contro. «Oh, ciao!» la salutò gioviale la bionda. L'espressione di Emma si ammorbidì. «Ciao. Cosa stavi facendo così di corsa?»
«Ho portato C.C. a fare una passeggiata, ma mi sono dimenticata di prendere il guinzaglio». Il pulcino fece capolino dietro di lei. «Non credo abbia bisogno di un guinzaglio. Non fare la fine di Rita la sciocca! E poi mi sa tanto di scusa»
«Non lo è davvero! È che sono solo nervosa per la sfida delle fiabe...e dispiaciuta per Lorina»
«Ah, già. Antoniette mi ha accennato della sua espulsione...ma perché?»
«Pare abbia scritto una lettera al fidanzato di Maha parlando di una certa maledizione che la affligge e sperando che rompessero...non so perché»

Emma aggrottò la fronte. «Perché dovrebbe sperare che si lascino...? Forse punta al trono?» si domandò a voce alta. «Ma no, che schifo! Il principe sarà pure giovane ma no grazie, che differenza di età strana! E poi hanno una figlia. Lorina mi sembra il tipo da volere una favola in cui lei è l'eroina»
«Hai ragione. Per me non ha senso»
«Nemmeno per me. Ma era l'unica a saperlo...»
La castana rimase in silenzio e salutò con la mano Thisbe, che riprese ad allontanarsi, sbattendo e inciampando di continuo nel percorso.

Una volta arrivata in giardino, si avvicinò il capanno dove i ragazzi riponevano le armi, cercandone una adatta a lei. Improvvisamente, si sentì come chiamare da una voce soave. Si girò, alla ricerca della persona che l'aveva chiamata. No, non c'era nessuno. Ma continuava a udire quelle parole chiare e tonde: vieni da me. Guidata dalla voce, ripercorse a ritroso la strada che aveva fatto poco prima. Finì per ritrovarsi nel punto dove, mesi prima, Lorina e Thisbe avevano mangiato gli ultimi biscotti al burro. Si avventurò ancora, quasi ipnotizzata.

Quando riprese coscienza di se, si rese conto di essere davanti alla riproduzione di Excalibur. La voce veniva da lì. Vieni da me. Eppure era dietro una vetrina! Non poteva vandalizzare parte della scuola solo perché una presunta voce le aveva detto di farlo. Emma diede un pugno al vetro, che si infranse in mille pezzi. In quel momento si rese conto della gravità della situazione. Era stata una studentessa modello per tutto l'anno. Perché rovinare così tutto quanto proprio prima della sfida delle fiabe?! Ma non ebbe tempo di piangere sul latte versato.

La copia di Excalibur le saltò magicamente tra le mani, illuminandosi debolmente.

« Malvagia sei stata ritenuta
Ma al bene sei sempre appartenuta
Condanno l'odio e proclamo l'amore
La mia lama non commette errore »

Emma sorrise leggermente. Quelle parole le furono di grande conforto in quel momento. Sentiva i sensi di colpa farsi strada dentro di lei al momento, ma l'orgoglio le impediva di andarsi a scusare con Antoniette. Se solo avesse saputo...

« Mai di tua volontà mi dovrai sfoderare
Deciderò io quando attaccare
Le mie azioni non sono mai sbagliate
Dal Bene assoluto sono dettate »

La principessa cercò di imprimersi bene le parole in testa, anche se non ne capiva il senso. D'accordo, quella spada era magica, incantata o roba del genere, ma se qualcuno avesse deciso di attaccarla come avrebbe potuto difendersi? A manate? Che cosa stupida. E poi se non si sfoderava come avrebbe potuto allenarsi con essa?

« Morynia mi hanno chiamata
Sono l'arma tua tanto agognata
Principessa Emma fa attenzione
Con lei non ci sarà conciliazione »

La castana boccheggiò come un pesce fuor d'acqua. Dentro di se aveva capito di chi si parlava, come temo che abbiano capito anche i nostri cari lettori. Ma non potè fare altro che Morynia sparì dalle sue mani in scintille colorate, lasciandola alquanto perplessa.

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Se c'è un momento sacro nella giornata di Jamil, quello di certo è la merenda. Proprio per questo se ne stava rannicchiato in un angolino sperduto, pronto ad addentare il suo sandwich. Sventura volle che mentre stava per dare il proprio morso, qualcuno glielo sfilasse di mano e se lo infilasse in bocca. «Jafil» iniziò Khalil con tono lamentoso. «Scufa se fi fono fionfato qui all'imfoffiso, ma fono abbaffanfa neffos...ma quanta maionese ci avevi messo?» concluse, ingoiando l'ultimo boccone. L'azzurro lo guardò, con gli occhi pieni d'odio.

«E perché...perché saresti nervoso?» bofonchiò Jamil, incrociando le braccia e mettendo su il broncio. «Okay, spero tu abbia il tempo di ascoltare tutta la storia...»
«Avevo giusto il tempo di mangiare il mio sandwich»
«Vabbè, non importa, alla prossima ora dirò che mi ero fatto male e che mi avevi accompagnato in infermeria»
«Ti farò male davvero se non arrivi dritto al punto»

Khalil gli accarezzò i capelli. «Tranquillo»
«Falla finita, io non piombo da te e non ti frego la merenda! Spero per te sia qualcosa di importante. E smettila di...fare qualsiasi cosa tu stia facendo» borbottò, togliendosi la mano dell'altro dalla testa. «Oggi sei così bello che rischi di accecarmi con il tuo bagliore»

Jamil gli stava per mettere le mani al collo quando finalmente il principe si decise a snocciolare il problema. «Ultimamente non so a chi confidare i miei gossip...» iniziò, con un sospiro. L'azzurro pensò a qualche battutina sarcastica, ma Khalil sembrava sinceramente preoccupato. «Ma non puoi parlarne con Yu Hong?» domandò. «Hai un sacco di amici»
«Sì, ma non so come spiegarlo, i miei amici più stretti sono Mai. E anche se mi fido di loro e penso che con me siano sinceri, non so quanto si farebbero scrupoli a diffondere informazioni compromettenti sugli altri»

L'azzurro constatò rapidamente che aveva ragione. «Ma sono tuoi amici...non lo farebbero mai...»
Khalil riprese a gesticolare. «Lo soooo! E mi sento orribile a pensare questa cosa, però Ada non è esattamente la miglior confidente...»
«Aspetta, hai detto Ada?»
«Sì?»
«Ada la strega di Oltreforesta? Quella che ti ha quasi trasformato in mangime per cigni?»
«È acqua passata, l'ho perdonata ormai. È una persona molto amichevole, in realtà»
«Io non l'ho ancora perdonata e nemmeno le mie sopracciglia»
«Ma come la fai tragica, ero solo nervoso e avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno...e le mie sopracciglia sono sempre perfette...»
«Esilarante» commentò Jamil.

Khalil gli mise il braccio attorno alle spalle. «E quindi sono venuto a parlarne con il mio migliore amico Sempre~»
«E poi hai incontrato me per strada e hai deciso di molestarmi, immagino»
«Sei tu il mio migliore amico sempre, zuccone»
«Ah...oh»
«Puoi anche smetterla di fare quell'espressione così sorpresa, era ovvio!»
«Forse per te! Guarda che io sono un tipo solitario e non ho amici»
«Ma io cosa sono per te allora?»
«Un fastidio costante»

«A me non sembra che la mia presenza ti infastidisca così tanto, o mi sbaglio~?» gli sussurrò civettuolo all'orecchio Khalil. «Finiscila con questa voce roca che dovrebbe essere seducente» ribatté Jamil, voltandosi dall'altra parte per non far vedere che era arrossito.

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Lorina si agitò sulla sedia, nervosa. Ada le sorrise in modo inquietante. Harriet e Samael non c'erano, quindi la strega aveva la camera tutta per se, cosa che preoccupava abbastanza l'altra. «Che cosa vuoi da me?» domandò la rossa, dopo un silenzio interminabile, incrociando le braccia. «Sei libera di rifiutare, naturalmente» iniziò con voce suadente la strega. Il tono di voce era dolce come il miele e per qualche secondo Lorina si fece ammaliare. «Ma visto che sei stata ingiustamente espulsa dalla sfida delle fiabe, volevo proporti un accordo vantaggioso»

La Sempre aggottò la fronte. «Questa storia già mi puzza...»
Ada si spostò di lato, indicandole la porta. «Se non vuoi ascoltarmi, sei libera di andartene, non ti tratterrò»
La maniglia cadde a terra. La strega ridacchiò. «Magari ti tratterrà direttamente la stanza»
Lorina cercò di non farsi prendere dal panico. «No, voglio ascoltare quello che hai da dirmi»
«Bene» fece Ada, ma la rossa la interruppe: «a patto che possa fare anche io delle domande»
«Certamente»

«È colpa di Thisbe, non è così?» le domandò la strega. «Sai, è lei ad avermi trascinata ed intrappolata qui. Non mi stupirei se stesse architettando qualcosa...»
«Trascinata...e intrappolata?» chiese Lorina. «Non me ne intendo molto di lettori, ma il Gran Maestro non ne preleva due? Uno Buono e l'altro Cattivo?»
«Sì, è così. Ma se avesse preso solo me e Thisbe non lo avesse seguito, sarei potuta andar via perché non ci sarebbe stato equilibrio»
«Sembri molto informata»
«Ho un amico con la parlantina»

Alla rossa non ci volle molto a capire di chi si parlava. «Non credo sia colpa di Thisbe, in verità. Forse Hannah ha dato per scontato sia colpa mia...anche se non ho fatto nulla. Non che mi importi così tanto della Sfida, poi»
«Non hai bisogno di mentire. E invece, pur di provare la sua innocenza, Thisbe ha dichiarato la tua colpevolezza»
Lorina spalancò la bocca. «Cosa?»
«Ero presente in quel momento. Se lo chiedi in giro, ti diranno tutti la stessa cosa»
La sicurezza della strega la spaventava.

«E quindi cosa vuoi da me?». Abbassò lo sguardo, amareggiata. Non solo la sua cotta non ricambiava, ma l'accusava pure di un crimine non commesso. Sentiva gli occhi pizzicarle. «Tu dammi una mano a vincere la sfida delle fiabe ed io ti darò una mano a conquistare Thisbe, a meno che non ti sia passata la cotta, ora che conosci le sue azioni»
Lorina rimase in silenzio.

Poteva rifiutarsi. Anzi, doveva farlo, doveva alzarsi da quella sedia e uscire dalla camera, sbattendo la porta. Cosa faceva credere a quella lettrice che le avrebbe dato ascolto? Ma non si mosse di un millimetro, ed Ada ricominciò a parlare. «Possiamo anche vendicarci di lei e basta, a meno che tu non voglia averla per te»
«Non voglio far parte di questa congiura, o quel che è» ribatté debolmente. «Perché no? Potresti far innamorare perdutamente Thisbe di te, e sbatterle la porta in faccia, come lei ha fatto con te»

La strega la guardò con commiserazione. «Con cosa? Una di quelle pozioni d'amore? Hannah ha detto che sono stupide e che non funzionano...»
«Ha anche detto che non si possono riportare indietro i morti, ma abbiamo prove di come si possa fare. Pensi davvero che vi dica la verità? Vuole solo tenervi ignoranti e mantenere il suo posticino da preside»
Lorina non rispose. «Sono sicura che funzionino. E ne ho le prove»
«Quali prove?»
«Ho provato l'incantesimo su Harriet»
«Potrebbe benissimo essere una messa in scena»
«Perché dovrei voler l'aiuto di un ratto? L'ho solo usata come cavia. Ti lascio libera di sottrarti al piano quando vuoi. Il tempo dimostrerà che la mia magia funziona»

«Io voglio che Thisbe mi ami in modo genuino e spontaneo»
«Lo farà con una piccola spinta. Potrei anche parlarle bene di te, no? Per te è un'opportunità di partecipare alla sfida e conquistare il tuo Vero Amore. Un doppio vantaggio!»
«Tutte queste informazioni mi fanno venire mal di testa»
«Ti lascio qualche minuto per decidere. Se non ti alzi dalla sedia prima che io debba girare la clessidra, lo prenderò per un sì»

La rossa lasciò che i pensieri scorressero liberamente nella sua testa, confusi, arrabbiati, carichi di emozioni. Thisbe non l'amava. Forse non sapeva nemmeno come ci si sentiva ad essere rifiutate, ad essere accusate, ad essere addirittura ignorate durante una dichiarazione. No, Thisbe non lo sapeva. Ma una volta vissuto sulla propria pelle, l'avrebbe capita. E si sarebbero riavvicinate, lei si sarebbe scusata e Lorina l'avrebbe perdonata. Si sarebbe presa cura di lei, l'avrebbe fatta sentire amata. «Accetto» esclamò infine, mettendosi in piedi. Ada le sembrava piccola piccola in quel modo.

«Sei una ragazza intelligente»
La rossa abbozzò un sorriso e si abbassò, per guardare nell'occhio la complice. Ada le diede un bacio sulla guancia, poi le mise l'indice sulle labbra. «Da adesso...shhh!» esclamò, con quel tono che sapeva di miele. Il problema del miele, però, è che quando è troppo fa male.

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La mattina della Sfida delle Fiabe, agli studenti fu concesso di alzarsi tardi. L'eccitazione nell'aria si poteva affettare con un coltello, ma era simile a quella che precede una gita importante. C'era chi ripassava incantesimi complessi, chi si riposava in vista di una nottata insonne, chi cercava di capire come portare di nascosto  armi tecnicamente non approvate e chi, come Melody, lucidava la propria arma letale.

La ragazza stava ripulendo per bene il piffero nero. Fortunatamente Brice era mezzo addormentato quando aveva controllato le armi, quindi non si era reso conto del potere ipnotico che deteneva lo strumento. O forse era Melody stessa a possederlo? Aveva anche trovato un modo di allacciarsi la custodia super colorata al fianco, per averlo a portata di mano. Perché al contrario delle apparenza di bambina innocente, quella notte la ragazza progettava una dura vendetta contro il principe delle nevi. Non me aveva parlato con nessuno.

Come si era permesso di tradirli? Certo, magari era una stupidata tra amici, ma quel giorno era stato spaventoso per tutti (il ricordo dei ratti la fece rabbrividire) e lui si era preso il diritto di dare la colpa a loro. Aella entrò nella stanza sbadigliando. «Melodyyy» la chiamò ancora mezza assonnata. «Sei già vestita di tutto punto...io sono andata a mangiare la colazione in pigiama e i prof non mi hanno detto nulla! Che giornata stupenda...». Si buttò sul letto e affondò la faccia nel cuscino. «Mhm...»

«Aspetta che ci buttino per dodici ore nel bosco azzurro»
Aella alzò il capo. «Ti sei svegliata con la luna storta?»
«Non esattamente» ribatté la più bassa, provando il mantello azzurro. «Me l'hanno cucito troppo lungo, lo sapevo!» piagnucolò, osservando lo strascico. «Ora mi si imbratterà tutto di fango»
«Puoi chiedere a qualcuno di aggiustarlo, sono sicura che ci metterà un attimo»
Melody posò il mantello sulla sedia e illuminò il dito di azzurro.

Quando lo rimise addosso, era della lunghezza perfetta. «Davvero magico!» squittì Aella. «Quasi quasi vado a fare una seconda colazione»
«Vengo con te, ma non appesantiamoci troppo»
«Ma non mangiamo nemmeno troppo poco, o mi trasformerò nel lupo cattivo»
«Ora che ci penso i Mai hanno un mantello rosso...»

Chiacchierando, si misero a sedere. Ryuu stava inzuppando un biscotto nel latte e a giudicare dalla consistenza di questo, doveva aver passato molto tempo ad immergerlo. Khalil si stava specchiando e controllava che il trucco non fosse colato, lamentandosi di certe occhiaie. Jamil dormiva con la faccia nella tazza di latte, mentre Alexandra gli disegnava qualcosa sulla nuca. «Buongiorno!» esclamò allegramente lei, mentre Aella le si metteva accanto. «Come avete dormito?»
«Noi benissimo, vero Melody?»
«Meglio della Bella Addormentata» rispose lei.
«I ragazzi non sembrano esattamente svegli»
«Non lo sono mai stati»
«Ti sentiamo» bofonchiò Ryuu, rinunciando a mangiare il biscotto. «È che non abbiamo dormito tanto bene»

Il rosso si stiracchiò. «Forse è colpa mia...»
«Ma dai! Ci hai svegliati alle due urlando che mancavano tre anni e mezzo al diploma e pochissimi al tuo Lieto Fine, e poi hai cantato una canzoncina orribile»
«Sei tu che hai proposto di giocare a carte per passare il tempo!»
«Perché pensavo di prendere sonno, ma non ha funzionato!»
«Abbiamo anche provato a leggere delle favole...»
«Abbiamo contato anche i serpenti»
«Una sana camomilla no?»
«Eravamo molto eccitati»

Kay arrivò di gran carriera, mettendosi a sedere accanto a Ryuu e guardando male le ragazze. «Mi sembra piuttosto omofobo che non mi abbiate invitato a fare colazione con voi» si rivolse poi a Melody. Aella ed Alexandra tolsero il disturbo andandosene via mano nella mano. «Posso avere del latte?»
Melody aggrottò la fronte. «Ma che ci fai qui? Comunque ecco a te»
«Sono scappato dalla mia stanza perché ho una cosa importante da fare. Khalil, dobbiamo scambiarci i mantelli»
«Perché?»
«Perché il rosso mi sta malissimo e invece l'azzurro mi dona, e con te vale il contrario, e poi portiamo la stessa taglia»
«Ma sono di questi due colori per una ragione. Sono per Sempre e Mai»
«Ma il rosso non si abbina alla mia silhouette»

Melody sospirò. «Tanto non appena ci morfizzeremo i nostri abiti saranno belli che andati»
Kay sembrò più sollevato. «Posso crearmi un abito di ghiaccio»
«Così sembrerai ancora di più un merluzzo surgelato»
«Sembra che qualcuno sia risorto dal suo sonno millenario»
«Almeno non ho scritto in faccia che sono un cretino»
«Chi te lo dice?»

Il principe delle nevi sbuffò e si mise la mano in faccia. «Ecco, come dicevo...ma cos'è?» borbottò mentre guardava il palmo sporco d'inchiostro. Si girò verso Jamil, pronto ad alzare le mani, ma chiaramente l'altro s'era già dato. «Lascialo, perdere, è fatto così» sospirò Ryuu, pulendogli la faccia con un fazzoletto, ma spargendo l'inchiostro rosso per tutto il viso. «Ora sembra che ti abbiano accoltellato»
Khalil se la rise sotto i baffi. Melody sospirò. «Non riesco a credere che voi fra qualche anno possiate diventare protagonisti di una favola»

«Ho già in mente il titolo! Il favoloso Ryuu e le sue avventure!»
«Sembra il titolo di un orribile libro per mocciosi» commentò Jamil, riapparendo alle loro spalle. «Ma come! A me piaceva tanto...»
Kay provò a dare una sberla al jinn, anche se la mano gli passava attraverso, come se fosse stato un fantasma. «Che ne dici del principe a cui piacevano i piselli?»
«A me non piacciono!»
«Suvvia, sappiamo tutti che è una sporca menzogna»
«Tu e Khalil passate troppo tempo insieme»
«Torna com'eri prima, non riesco a farti male. Questo trucco di magia non vale!»
«Un po' come se fosse quello il punto»

─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚. ───

I ragazzi che non partecipavano alla sfida potevano sentire l'adrenalina dei compagni alle stelle. Lorina, seduta su un telo davanti all'ingresso del Bosco, li guardava, con gli occhi lucidi. Sealtiel si fece piccolo piccolo, appiccicandosi a Yona. «Già mi sono dimenticato l'ordine in cui dobbiamo entrare» piagnucolò, spostando lo sguardo in continuazione sui Mai, disseminati un po' ovunque. Felix sbadigliò. «Dovrebbe apparire fra poco, non te lo ricordi perché non ce l'hanno mai detto»
«Sì che ce l'hanno detto! Semplicemente non eravate attenti» li rimproverò bonariamente Alexandra.

Antoniette si mise a saltellare, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. «Non è emozionante?! È come se stessimo per diventare veri personaggi delle favole!»
«Non lo siamo sempre stati?» le domandò Aella, scrocchiandosi le nocche. «Ma comunque capisco l'emozione»
Melody scoppiò a ridere. «Non riesco a credere stia succedendo davvero...voglio dire, mi sembra ieri che arrivavamo a scuola»
Thisbe annuì. «Già!»
In quel terribile istante, l'immagine di sua madre era diventata sbiadita, senza lineamenti. Ma scacciò il pensiero.

Improvvisamente un applauso li distrasse dalla conversazione. Erano apparsi i nomi. Hannah si schiarì la voce e salì su una sorta di palchetto in legno. «Buonasera a tutti, dame e cavalieri! Ecco reso noto l'ordine di entrata dei partecipanti alla sfida! I primi classificati saranno gli ultimi ad entrare, e gli ultimi i primi, i penultimi entreranno a distanza di quindici minuti!»

I ragazzi lessero i loro nomi, guardandosi abbastanza confusi. «Ma io non l'ho nemmeno mai vista l'Isola che non c'è» bofonchiò Aella, domandandosi il perché di tutti quei nomi. Hannah si schiarì la voce. «Oh! Ma certo, ma certo! Beh, quel nome completo è quello scritto sul vostro...certificato di nascita. Le cascate di cristallo e gli altri raggruppamenti dei regni dei Sempre sono stati introdotti qualche tempo dopo» cinguettò. «Sono i luoghi da dove venivano i nostri genitori»
«Ohh» commentarono i ragazzi. Alexis indicò il suo nome. «Ma noi!»
«Già è tanto se avete il certificato di nascita, voi» lo rimbeccò Morticia.

Felis sospirò. «Ma magari ci fossi stato nel Paese delle Meraviglie»
«Un giorno riuscirai a vederlo» lo consolò il compagno di stanza. «Pensi che Keiichi abbia trovato il nostro merluzzo?»
«Dallo sguardo che ci rivolge, pare proprio di sì»
«Andrà tutto bene, penso! Certo, so che tutti i partecipanti vorrebbero levarmi di mezzo...dopotutto sono un personaggio noto»
L'azzurro non disse niente, ma strinse i pugni, nervoso. «C'è davvero tanta gente»

Thisbe si aggrappò al braccio di Emma. «Non speditemi là dentro!»
«Devi resistere solo un'ora da sola, poi arriverò a salvarti!» esclamò Aella.
«Un'ora?!»
«Io entro dopo un quarto d'ora, Ryuu dopo mezz'ora, Felix dopo quarantacinque minuti. Se vuoi qualcuno di affidabile, devi aspettare Aella»
«Ma siete principi! Dovreste dare una mano!» non riuscì a dire altro, perché Morticia le afferrò il braccio, piantandole le unghie dipinte di rosa nella carne. «Andiamo»

«Un ultimo avvertimento! Se volete abbandonare la sfida o farla abbandonare a qualcuno vi basterà buttare il fazzoletto a terra! Vostro nome verrà eliminato dall'elenco e tornerete qui, felici e contenti!»

Thisbe ed Ada si scambiarono occhiate intimorite. Il cancello dorato si aprì cigolando. «Diamo ufficialmente inizio alla Sfida delle Fiabe!» esclamò cerimoniosa Maha, tutta impettita. Rochelle agitò una bandierina colorata. La strega si girò e puntò gli occhi su Lorina. La rossa sorrise debolmente. E, con le orecchie che fischiavano per via dei cori dei sempre e dei mai, le due lettrici fecero il loro ingresso nel Bosco Azzurro.

Se il piano della bionda era non perdere di vista l'amica, quello dell'altra era scappare. Nei giorni precedenti si era fatta un'idea dei luoghi da attraversare per arrivare alla sua meta. «Ada, aspettami!» squittì Thisbe, correndole dietro. Questo non ci voleva. Fortunatamente per la strega, la ragazza non era allenata e dopo un po' dovette arrendersi. Si girò un'ultima volta, solo per vederla smarrita. Prese dunque le sembianze di un corvo e si diresse verso il lago cristallino.

«Professoressa» disse Lorina, con le gote arrossate. «Non mi sento molto bene. Ho la sensazione di dover rimettere»
Hannah la guardò, quasi impietosita per lei e sentendosi un po' in colpa. «Oh, cara, vai a scuola, le ninfe ti daranno qualcosa per farti stare meglio»
La rossa si mise in piedi e barcollò via. Un volta accertatasi che non aveva nessuno alle calcagna, si rifugio tra gli alberi, cullata dalle loro ombre. Prima di aprire lo specchietto, rivolse uno sguardo alla luna. In quel momento si sentì viva.

Dopodiché estrasse dalla tasca dei calzoni uno specchietto portatile. Lo aprì e lo mise a terra. Mugugnò qualcosa di incomprensibile e quello crebbe fino a raggiungere la sua altezza. La forma era quella della ragazza stessa, se si piegava, anche lo specchio si ripiegava, a mo' di ombra. «Specchio riflesso» disse infine Lorina, posando la mano sulla superficie. Era come toccare dell'acqua fresca, con l'eccezione che quando ritirava la mano questa era perfettamente asciutta. Infine, prese un bel respiro e attraversò lo specchio, con gli occhi chiusi.

Quando li riaprì, poteva vedere la luna, anche meglio di prima. Questa volta però sentiva una sensazione di bagnato, non che le desse fastidio, ma intuì di essere arrivata nel posto giusto. Eccola là, Lorina, un corpo alla deriva nel lago dalle acque cristalline. Non si prese nemmeno la briga di cambiare posizione o di nuotare fino alla riva. Non sarebbe potuta uscire dall'acqua in ogni caso. Richiuse gli occhi e si lasciò cullare dalla corrente.

Thisbe vagava sperduta tra gli alberi. Aveva il fazzoletto in mano, pronta a rinunciare alla prima inconvenienza. Se ignorava gli occhi giallastri che la fissavano nell'ombra, non si sentiva nemmeno troppo male. Da quanto tempo era entrata? Le sembravano passate ore. L'alba. Doveva resistere fino all'alba. Improvvisamente sentì di nuovo il fastidioso cigolio del cancello e le urla degli studenti. Chi stava entrando? Qualcuno l'aveva detto...ah, sì! Jamil. Non l'avrebbe attaccata, giusto? Ma chi era il Mai ad entrare? Doveva preoccuparsi?

Improvvisamente un mantello azzurro le sfrecciò davanti. Si fece coraggio e lo inseguì. «Aspettami!» urlò, ma quando riuscì a raggiungerlo si rese conto di aver inseguito solo un mantello e degli stivali slacciati. Jamil non c'era. «Cosa?» piagnucolò Thisbe. Era un trucco di magia, ma certo. Gli indumenti caddero a terra, privi di vita. Se vuoi qualcuno di affidabile, devi aspettare Aella.

Raccolse il mantello. «Se i suoi stivali sono qui, allora lui deve essere a piedi scalzi. Quindi se dovessi trovare delle impronte non lasciate da stivali, saranno di certo le sue»
«Potrebbe anche essersi morfizzato» ribatté Felis, posandole una mano sulla spalla. La bionda cacciò un urlo. «Ah, scusa, non volevo spaventarti...calmati, vuoi mica un thè?»
«NO CHE NON LO VOGLIO»
«Non hai bisogno di urlare» ribatté lui. «Altrimenti finiranno per trovarci»
«Chi?»
«Ma come chi? Gli spaventapasseri, o qualsiasi altra diavoleria sia qui nel bosco»
«Ah...ah già» rispose Thisbe, ricordando quello che le aveva detto il libro. Felis non le sembrò aggressivo. Sembrava piuttosto...normale.

L'azzurro rimase a fissare qualcosa di inesistente per un po', poi posò nuovamente lo sguardo sulla bionda. Lei sospirò. «Sono contenta che ci sia qualcuno di normale qui dentro»
Non l'avesse mai fatto! Felis parve prima contrariato, poi offeso ed infine arrabbiato. «Ma io non sono normale! Io sono pazzo, matto, fuori di testa! Di normale non è nemmeno i calzini!»
«Sì, scusa, hai ragione!». La ragazza pensò di essere sul punto di mettersi a piangere.
«No che non ho ragione! Sono matto e tu devi concordare non perché te l'ho detto, ma perché lo sono! Stai seguendo?!»

Il tono era così aggressivo che Thisbe scoppiò a piangere, ma questo non fermò Felis dalla sua tiritera. Dopo un po', però, sembrò dispiacersi per lei. «Se vuoi so fare dell'ottimo thè...» provò a consolarla.
Lei rifiutò tra i singhiozzi. Poco a poco smise di tremare e tirò su col naso. «Puoi darmi una mano?» biascicò la bionda. «Mi chiamo Thisbe, nel caso te lo stessi domandando. I miei genitori mi volevano male»
Lui fece qualche passo indietro. «Ah, ma certo. Thisbe. Quella che per partecipare alla sfida ha buttato fuori la sua fidanzata»
«Cosa?» esclamò la bionda sorpresa. «Di cosa stai parlando?»
«Non fare la finta tonta, le voci corrono piuttosto rapidamente»
«Davvero, non so di cosa tu stai parlando!»
«Sai, saremo anche Mai ma almeno ci rispettiamo l'un l'altro»
«Non penso proprio!»

Felis alzò le spalle e girò i tacchi. «Stupido tappo» bofonchiò Thisbe, stringendo i pugni. La tristezza aveva lasciato posto alla rabbia in davvero poco tempo. Ma non ebbe tempo di lamentarsene, perché i cancelli si aprirono di nuovo e lei riprese la sua fuga.

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Yu Hong aveva la sensazione di essere inseguito. Anzi, era più che certo di essere inseguito. Si guardava le spalle in continuazione, controllava che non ci fossero passi dietro di lui e poi guardava in alto, per assicurarsi che non ci fossero animali a seguirlo dal lì sopra. Ma era sicuro che qualcuno ci fosse, da qualche parte. Era abituato a camminare. Meno abituato a quello che avrebbe potuto incontrare. «Piantala di seguirmi» esclamò poi, fermandosi. «Non ho paura di te»

Nessuna risposta. In quel momento, vide un movimento con la coda dell'occhio, ma quando si girò, era tutto fermo. «Che cavolo» borbottò. «So che sei qui, esci fuori». Fece qualche passo in avanti, poi si girò di nuovo e questa volta lo beccò con le mani nel sacco, o meglio, con i rami nel sacco. Una radice era a mezz'aria, ed era lunga come una frusta. Tutti gli alberi, chi più lentamente chi più rapidamente, iniziarono a muoversi. Era la cosa più spaventosa che avesse mai visto. Quegli alberi non volevano solo fargli male, volevano ucciderlo.

Si mise a correre, ma è davvero difficile evitare degli alberi in un bosco. Ormai non sentiva nemmeno più i rami arrivargli addosso e fargli male. Tanto ci era abituato, no? Gli bastava lasciar cadere il fazzoletto. Gli bastava lasciarlo cadere e sarebbe tornato al sicuro. No? Ma non voleva farlo, non voleva sentirsi dire di nuovo di essere un fallimento. In quel momento sentì il suo corpo cedere e l'ultima cosa che vide prima di cadere furono le caviglie piene di braccialetti di qualcuno.

Doveva essere passata una buona mezz'oretta quando riaprì gli occhi. Si mise a sedere. Non c'era nessuno. Doveva essersi sbagliato, oppure qualcuno l'aveva trascinato fino a una radura lontana dagli alberi. Yu Hong si rimise in piedi, anche se la schiena gli faceva malissimo. Si accorse di avere alcune ferite fasciate con dei brandelli di vestiti azzurri. Dovevano essere di un Sempre, ovviamente. Anche se ancora scettico, il corvino si ritrovò a pensare che forse non tutto il genere umano era da buttare. Era scioccante che in tutto quel tempo nessuno l'avesse aggredito o eliminato. A quel punto doveva essere pur entrato qualcun altro e lui era tutto fuorché lontano dal cancello. Khalil non poteva essere già entrato, tantomeno Ryan. Sbuffò. Se fosse stato più bravo durante le esercitazioni si sarebbe risparmiato almeno due ore di Bosco Azzurro.

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Quando Jamil aveva varcato la soglia di ingresso, la prima cosa che aveva fatto era stata buttare via il mantello e gli stivali. «Andatevene da qualche altra parte» aveva borbottato, e gli abiti l'avevano preso alla lettera, correndo come se indossati da una persona invisibile. Da quel che ricordava dell'accordo, doveva aspettare Ryuu, controllare che non si uccidesse, aspettare Melody e poi Kay. Non era difficile e poi il rosso sarebbe entrato dopo qualche minuto, quindi si mise a sedere su un ramo color cobalto.

Ma dopo qualche secondo iniziò ad annoiarsi, a giocherellare con i capelli che Khalil gli aveva intrecciato per non farglieli andare in faccia ma che ovviamente erano già sfuggiti dalle trecce, a dondolare i piedi, a lucidare la lampada. Dopo esattamente due minuti, era già sceso a terra e aveva preso a saltellare in una direzione a caso. Man mano che procedeva le ombre diventavano più spaventose e terrificanti, ma nemmeno ci fece caso.

Ben presto il ragazzo si rese conto di essere su un precipizio. Con gli occhi abituati al buio poteva vedere migliaia di tulipani azzurri che si agitavano dolcemente grazie al vento, come onde del mare. La visione era molto bella e per questo sorrise, voltandosi per tornare indietro, con quell'immagine ancora impressa in testa.

Ma si ritrovò una figura incappucciata davanti. Aveva una cappa nera e lunghi capelli bianchi che uscivano dal cappuccio che copriva il volto. «Dovrei passare» disse Jamil, cercando di inquadrare il viso della donna che gli si stagliava davanti. Questa alzò di scatto il capo, rivelandosi un'essere mostruoso. L'azzurro indietreggio, inciampando e finendo in ginocchio. Fece per rimettersi in piedi, ma la vecchia gli si avvicinò ancora di più. «Dovrei passare» ripeté, rialzandosi.

La vecchia mise una mano in un cestino, tirandone fuori una mela rossa alquanto invitante. Totalmente priva di difetti ad un primo sguardo, ma ad un esame più attento si poteva notare un liquido verdognolo che colava lungo tutto il frutto. Ad ogni modo, il jinn commise l'errore di posarci lo sguardo, e ne rimase tremendamente affascinato. «Mordi la mela ed esprimi un desiderio» disse la figura, con un tono abbastanza convincente da far allungare al ragazzo la mano per prenderla, ma non abbastanza da non farlo esitare.

In quel momento, per quanto Jamil cercasse di pensare ad altro, l'unico suo pensiero era quella mela. Avrebbe davvero esaudito un suo desiderio? Ma certo che no, chi crederebbe a queste sciocchezze, si ripetè più volte. Ma la mano rimaneva lì, senza accennare a prenderla ne a rifiutarla. «Mi dispiace, non sono stupido come Biancaneve» esclamò infine, dando uno schiaffo alla mano della vecchia e facendo cadere via la mela.

La donna sorrise in modo sbilenco. «È troppo tardi» e sparì, lasciando Jamil a dubitare delle sue azioni. Rimase qualche momento pensoso e turbato, ma poi alzò le spalle e si addentrò di nuovo nella boscaglia. Cammina cammina, alla fine trovò qualcuno a cui dare una mano.

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Felix in realtà stava ciondolando tranquillamente. Da come l'avevano descritto, il Bosco Azzurro sembrava un incubo. E invece era piuttosto calmo, se si stava in zone illuminate dalla luna. Ryuu, però, non era dello stesso parere. «Dobbiamo ritrovare Jam!» piagnucolò, stringendo la zampa dell'altro come se fosse questione di vita o di morte. «E se fosse...»
Il micio alzò lo sguardo al cielo per la trentesima volta. «Non è morto»
«Come lo sai?»
«Perché se fosse morto, sarebbero apparse scintille luminose e il suo nome sarebbe scomparso dall'elenco di partecipanti. Ma come vedi, è ancora lì»

Ryuu si girò, lasciando la presa, cercando di mettere a fuoco l'elenco. Per un secondo fu tentato di correre ai cancelli e supplicare Hannah di farlo uscire. Ma non era virile e poi avrebbe fatto brutta figura con Kay, nonché fatto saltare il piano. «Dove? Non lo vedo» si lamentò, voltandosi nuovamente verso l'amico, che però, era sparito. Si lasciò prendere dallo sconforto e corse via urlando. Non appena fu ben lontano, in aria apparve un ghigno degno dello Stregatto. Felix prese la direzione opposta. Non ci teneva troppo a vincere la sfida, ma non aveva neanche intenzione di perdere inutilmente.

Sbadigliò, mentre attraversava una zona ricca di salici. Era sicuro che qualche insegnante avesse detto qualcosa riguardo i salici, ma cosa? Di quella lezione ricordava solamente che Yona stava prendendo appunti con l'inchiostro simpatico e che Ryuu ci stava facendo un compito. Sogghignò al ricordo dello scherzo messo in atto dal compagno di banco. Salici, salici, salici... ripensò, cercando di ricordare tutto, ma ottenne solo di scordare perfino il nome dell'albero.

Sbadigliò ancora. Era lui a ricordare male o aveva già sbadigliato un paragrafo prima? Aveva anche passato il giorno a pisolare di qua e di la, non poteva essere stanco. Ma certo! Era assonnato per noia. Sbadigliò di nuovo. Ma sì, ma sì, poteva concedersi una pausa, tanto Nova sarebbe entrato più tardi. Si mise a sedere (o si accasciò?) con la schiena contro il tronco di un salice. E prima di chiudere gli occhi, si ricordò qual era l'effetto dei salici.

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Harriet correva, alla ricerca di Ada. Doveva essere da qualche parte, no? Il cuore le batteva forte. Doveva trovarla, e sarebbero state da sole, nel bosco. Il solo pensiero le fece arrossare le gote. Era sicura che la lettrice ricambiasse quella sorta di sentimenti travolgenti che provava da qualche tempo. Ma certo, doveva essere così. La vita non era stata gentile con la lilla, ma l'arrivo di Ada era bastato a farle assaggiare un po' di dolcezza. E per questo la ragazza ignorava i rovi che le strappavano il mantello e le ginocchia sbucciate. Andò a sbattere contro qualcuno con violenza. «Scusa! Scusa!» esclamò, mentre Thisbe si rialzava.

La bionda la guardò, con gli occhiali storti sul naso. «Che cavolo, il naso!» biascicò e la lilla si mise a sedere accanto a lei. «Oh, scusa, mi dispiace tanto»
«Scusami tu, sono nervosa. Prima ho discusso con...un ragazzo con i capelli azzurri»
«Oh, capisco»
«Chi sei?» domandò Thisbe. «Mi chiamo Harriet. Tu?»
«Sono Thisbe, o come mi chiamate voi, lettrice. Hai un nome proprio buffo, non l'avevo mai sentito prima»

La lilla la guardò con sguardo vuoto. «L'amica di Ada?» chiese. «Sì»
«L'amica di Emma?»
«Sì di nuovo» ripeté la bionda sorridendo gentilmente. Il naso le faceva ancora male. Harriet le tirò un pugno talmente forte da farlo sanguinare, guardandola con odio puro. «Ti odio» disse con tono piatto, mentre la bionda riprendeva a lacrimare. «Ma che diamine...»
«Tu mi togli tutto. Lo fai sempre, e nemmeno sai chi sono. Non è giusto. Perché le mie amiche parlano di te? Scommetto che non parlano di me con te. Non è così? Ti odio». La lilla si mise in piedi e le diede un calcio. «Non fare la vittima»

Non ebbe il tempo di dargliene un altro, perché le arrivò addosso un ragazzo con i capelli rosso urlante. «Ma che cazzo, Ryuu!» squittì debolmente Thisbe a terra. Il principe si guardò attorno. «C'è un lupo e mi sta seguendo! Se permetti, vorrei rimanere in vita! Oh mammina, ti sanguina il naso. Sanguinare non è virile, tira su»
Harriet si rimise in piedi rapidamente e fuggì, trasformata in un topino, alla ricerca della sua adorata.

Ryuu sfoderò la spada. «Guarda, sono un vero principe e ti proteggerò»
«Non lo dubito» commentò lei, facendo uno sforzo immane per tirarsi su da terra. «Dov'è questo lupo?»
«Era proprio alle mie spalle» ribatté lui, abbassando la spada. «Non capisco»
«Forse non c'è mai stato» rispose la bionda, poggiandosi alla spalla del ragazzo. «Che male»
«Stai cercando di fare qualche diavoleria tipo sedurmi?! Sappi che io non posso perdere tempo dietro alle ragazze»
«Non sto facendo niente del genere»

Poi, due occhi dorati brillarono nell'ombra e un lupo si avvicinò ai due a passi lenti. No, dovevano essersi sbagliati, l'animale non stava uscendo dall'ombra. Il lupo era l'ombra, e li aveva messi con le spalle al muro. Thisbe non aveva la forza di mantenersi in piedi in piedi da sola, immaginate di combattere. Tirò fuori il fazzoletto, pronta ad arrendersi. «Ma che fai!» esclamò Ryuu indispettito, brandendo la spada con più sicurezza. «Pensi che non possa proteggerti?»
«Non è quello, è che anche se riuscissi a vincere io non sarei in grado di continuare»
«Ma non arrenderti, non ancora, c'è sempre speranza...ma adesso devo concentrarmi»

Il rosso strinse l'elsa della spada. «Vai via» disse, anche se stava morendo dentro. Provò a decapitarlo, ma gli sembrò di tagliare del fumo. Non poteva sconfiggerlo in quel modo. Doveva usare l'astuzia. «È ombra. La luce» borbottò Thisbe. «Oh!» esclamò lui. «La luce. Ma certo, la luce. Il sole, quindi»
«È notte»
«Le stelle!»
La bionda deglutì. Ryuu forse non si rendeva conto che stavano rischiando la pelle, anche se il lupo non sembrava aggressivo. «Non so, qualcosa che basti a dissipare le tenebre. Ti prego»

Il lupo spalancò la bocca, rivelando una dentatura spaventosa. Avrebbe potuto sbranarli in pochi attimi. Ma, mentre Thisbe dava per scontata la sua sconfitta, vide il cielo rannuvolarsi, spazzando via anche la debole luce della Luna che li aveva protetti fino a quel momento. A quel punto era una certezza. Fece per lasciar cadere il fazzoletto, ma un'improvvisa pioggia a vento la costrinse a cercare di ripararsi. Mentre il vento soffiava sempre più forte e la luce spariva completamente, il lupo balzò in avanti.

E un fulmine illuminò a giorno tutto il Bosco Azzurro, colpendo l'animale e facendolo svanire. Poco dopo si sentirono vari tuoni, mentre i fulmini continuavano a illuminare la boscaglia. Ryuu aveva il dito puntato verso l'alto e illuminato di rosso. «Ce l'ho fatta!» esclamò vanesio poco dopo. «Ma certo, non dovevo aspettarmi niente di meno da me stesso, modestamente»
Thisbe tirò un sospiro di sollievo. Non era ancora finita. «Grazie per l'aiuto, Ryuu»
«Nessun problema, è compito di un bravo principe salvare la propria principessa»
«Grazie, ma non sono la tua principessa»
«Lo so, sei letteralmente l'opposto del mio ragazzo ideale»
«Hai parlato al maschile?»
«Io?! Cosa? No! Mi hai preso per...guarda che non sono come Khalil, non sono! Non sono...»
«Credo non ci sia nulla di male nell'amarsi tra due, uhm, uomini»

Il temporale finì per finire più rapidamente di come era iniziato.

Come previsto, Ryuu sembrò soddisfatto dall'essere stato definito uomo. Meno riguardo al fatto che la ragazza gli avesse detto una cosa simile. «Beh, mio padre mi ha detto che devo trovarmi una principessa e sposarla!»
«Penso i genitori dicano molte sciocchezze»
«Stai dando dello sciocco a tuo padre?!»
«Non proprio»

Videro passare un'ombra sopra di loro e si misero nuovamente sulla difensiva. Aella atterrò vicino a loro. «Cucù! Come state?» esclamò gioviale. «Ho visto una tempesta un secondo fa, non avete idea! Era opera vostra, no?»
«Sì, precisamente opera del cavaliere Ryuu Nova» esclamò impettito il rosso. Aella scoppiò a ridere. «Bel lavoro, ma se permetti, mi prendo io la principessa bionda»
Thisbe si sentì imbarazzata, ma la prese a braccetto. «Grazie, onestamente non pensavo che sarei riuscita a sopravvivere fino al tuo arrivo»
«Ma ci sei riuscita, alla fine! Ryuu, ci vediamo» disse, aspettando che il principe sloggiasse alla ricerca degli amici.

«Senti, vedo che non sei in condizioni fantastiche. Facciamo così, visto che non penso di poterti portare in braccio» si sollevò di qualche metro e le fece cadere addosso una polverina dorata. Thisbe si ritrovò a fluttuare a mezz'aria. Si agitò, cercando di mettersi dritta, mentre il mantello le si arruffava addosso. «Ma! Ma che meraviglia! Mi sento Wendy, in questo momento!» esclamò, mentre cercava di rigirarsi. Aella rise e le si avvicinò. «Pensala come una cosa naturale»
«È difficile, sai, la cosa più emozionante a Gavaldon è andare in chiesa»

─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚. ───

Ryuu proseguiva da solo, quasi imbarazzato dal fatto di non essere affiancato da qualcuno. Ormai quanto tempo era passato? Dovevano essere entrati tutti. Si avvicinò a un albero con l'intento di fermarsi a riposare, ma mise il piede nel punto sbagliato, perché si ritrovo appeso a un ramo per un piede. «Wah!» esclamò, agitando le braccia. Fece per urlare di nuovo, ma Kay gli diede un ceffone. «Sta zitto, almeno per ora»
«Ah! Kay! Puoi darmi una mano?»
L'altro alzò un sopracciglio. «No» ribatté secco, slacciandogli la spada dal fianco. «Questa la prendo io se non ti dispiace»
«Ma non dovevamo fare squadra?»
«Ho cambiato idea. Sturati le orecchie. Io mi arrampico sull'albero e tu urli. Qualche Sempre verrà a darti una mano perché venerate il potere dell'amicizia e io lo eliminerò. Stiamo collaborando, alla fine!»

Il rosso rimase in silenzio per un po'. «Hai ragione!» squittì alla fine, mentre l'altro si nascondeva tra i rami. «KAY MI HA RAPITOOOOOO, AIUTOOOOO»
«Ma sei deficiente?! Sta zitto, cioè urla ma non il mio nome!»
«Oh, okay!»
«Speriamo non ti abbia sentito nessuno...»
Aella e Thisbe si guardarono. «Hai sentito qualcosa?»
La rossa annuì. «Era la voce di Ryuu! Ha bisogno di aiuto» esclamò, facendo per atterrare. La bionda la prese per un braccio. «Ehm, meglio di no»
«Perché?»
«Okay, sei libera di non credermi. Ma un libro mi ha dato dei consigli e tra questi c'era di non farmi tentare dal canto, che suppongo sia Ryuu. E poi ha menzionato Kay, riconducibile al gelo. Io non andrei»

La ragazza scoppiò a ridere fragorosamente. «Ma Thisbe, questo parlava di te. Di me non ha detto nulla e poi Ryuu è un mio amico, non vedo perché non dovrei aiutarlo. Pfff, a volte sei incredibilmente strana»
«Ma...». La bionda deglutì, ancora sollevata a mezz'aria dalla polvere magica. «Fai come vuoi, ma io non ci vengo con te»
Aella si grattò la testa. «Okay, non preoccuparti. Io vado, ma attenta perché la polvere sta finendo il suo effetto!»
«Eh? E ora come faccio?»
«Morfizzati o qualcosa del genere. Ora vado davvero» esclamò la ragazza, volando nella direzione opposta.

Thisbe rimase qualche secondo ferma, poi ebbe la sgradevole sensazione di star per cadere. Cercò di pensare a qualche animale volatile, ma non fece in tempo e precipitò nel vuoto urlando. Cadde sul morbido. Si alzò, stupita, cacciando un sospiro di sollievo. «Non immaginavo di arrivarci intera» squittì. Si guardò attorno. C'erano strane indicazioni.

Di qua!
Su, su è la strada giusta!
Ma che dite, scemotti, dovete girare a sinistra!

Tutto ciò le ricordo il labirinto del Paese delle Meraviglie. Sospirò e decise di seguire la prima freccia, sperando che fosse quella giusta. Nel peggiore dei casi il fazzoletto era ancora lì.

─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚. ───

Ryan se ne stava abbastanza tranquillo. Se ignorava Alexis, che lo stava pedinando da almeno venti minuti. Quel ragazzo era di un fastidio incomparabile. Non poteva semplicemente attaccarlo, così da farsi eliminare? Oppure semplicemente lasciarlo in pace? Prese un respiro profondo. Non poteva perdere la calma, e se poi ci pensava bene, non era così fastidioso. Si girò verso di lui. «Falla finita»
L'altro parve offeso. «Perché? Sto solo seguendo il tuo stesso percorso! Cosa ti fa pensare che io ti stia pedinando?!» squittì indispettito. «Non sto dicendo questo, ma sei incomparabilmente irritante». Sfoderò la spada. L'altro aprì il Grimorio. «Ora ti faccio vedere...» esclamò convinto, facendo qualche passo avanti ed inciampando in una roccia.

Mentre cercava di non cadere, perse il fazzoletto, che atterrò a terra, facendolo sparire. Ryan rimase qualche secondo confuso, poi trattenne una risata. «Woah» esclamò. «È stato meno problematico del previsto» concluse, rinfoderando la spada. Si girò, facendo per riprendere il suo percorso, ma andò a sbattere contro qualcuno. Melody alzò lo sguardo. «Ah, scusa»
Il biondo rimise la mano sull'elsa, facendo qualche passo indietro per sfoderare l'arma senza ferire la ragazza, se non necessario.
«Non voglio darti fastidio, sto cercando il mio amico Ryuu. Stava urlando e sembrava terrorizzato»
Io pensavo fosse un gabbiano. Tirò fuori la spada e la sollevò, pronto a sbarazzarsi della ragazza. Non gli interessava mica dei sempre e del loro potere dell'amicizia.

La ragazza si tirò su le maniche. «Viecce». Purtroppo la nostra cara donzella scoprì ben presto quanto cantare ai fringuelli sia inutile se il tuo nemico ha una spada. Ma fortunatamente non si diede per vinta e tirò fuori il piffero con l'intenzione di suonare qualcosa per attirare, ad esempio, un orso. Non ne ebbe il tempo perché la lama le graffiò il braccio. Si girò di scatto e sbattè lo strumento sul naso del ragazzo con abbastanza forza da farglielo sanguinare. Lui indietreggiò, facendo qualche verso indefinibile. Mentre lei, preoccupata per le condizioni dell'amato piffero, si muoveva verso la boscaglia.

Ryan fece per seguirla, ma si rese conto presto di essere impantanato nel fango fino alle ginocchia. Si guardò attorno confuso. Anche la ragazza, a qualche metro da lui, cercava di liberarsi. «Ma fino a qualche secondo fa non c'era niente!» esclamò lei, più rivolta a se stessa che all'altro. Il fango si mise a gorgogliare, come se stesse ribollendo. Melody fece di tutto per non pensare al fatto che qualche ratto potesse vivere in quell'ambiente così spiacevole. Mentre il Mai cercava di trascinarsi sull'asciutto, sprofondando sempre di più, una creatura emerse dal miscuglio ribollente.

Aveva sembianze quasi umane, ma allo stesso tempo era completamente diversa da una persona. E sembrava estremamente aggressiva. Ryan si era fatto un'idea di chi potesse esserci dietro, ma rimase zitto. Considerando la quantità di male parole che Keiichi spendeva quotidianamente contro i Sempre, contro le ragazze e soprattutto contro le ragazze Sempre, il suo obbiettivo primario era di certo Melody. Gli bastava allontanarsi lentamente mentre il compagno di classe si occupava della rottura numero uno. Infatti quella creatura sembrava essersela presa proprio con la povera ragazza, che si agitava cercando di togliersela di dosso, mentre quella cercava di trovare il fazzoletto.

D'altra parte Keiichi, ben nascosto tra gli alberi, non si stava godendo la situazione quanto si potrebbe immaginare. Anche se si era abituato a farlo, non riusciva a non pensare a quanto lurido fosse il fango che si era dovuto infilare in bocca. Ma la voglia di prevalere quella ragazzina lo spingeva a continuare. Soprattutto il fatto che suonasse uno stramaledetto flauto. Detestava la musica. Una seconda figura emerse dal fango e strappò il piffero di mano a Melody, che cacciò un urlo e cercò di riprenderselo, agitando le mani, mentre sprofondava ormai fino alla vita. Il principe si era quasi scordato di Ryan. Non aveva intenzione di tormentarlo troppo, solo di affermare la sua superiorità e dimostrargli gentilmente cosa era in grado di fare.

Il biondo, dopo minuti — anche se gli erano sembrati ore — riuscì a tirarsi fuori da quel pantano. Abbandonò il mantello a terra, ormai troppo pesante e sporco per poter essergli utile. Poi corse via. La ragazza gonfiò le guance. «Hey, brutto codardo, fatti vedere» strillò, sputando un po' di fango. Keiichi fece qualche passo in avanti, mostrandosi in tutta la grazia che — bene o male — era riuscito a preservare pure in un bosco.

I capelli neri erano raccolti in una coda e sotto la luce della luna avevano dei riflessi bluastri. Melody notò le unghie curate e le mani pulite. Non potè fare a meno di chiedersi se i principi della scuola del Bene avessero visto con chi competevano. Le principesse si sarebbero gettate sui Mai come dei piccioni sul mio panino con la porchetta ogni volta che vado a mangiare in centro. Quel viso da bambola le fece venire in mente solo una cosa.

Keiichi aggrottò la fronte, cercando di capire se la ragazzina stesse cercando di fare un incantesimo. Capì il suo intento solo quando gli arrivò una manciata di fango in faccia. La figura lanciò via il piffero per ripicca, mentre il principe si strofinava il viso con il mantello, cercando di ripulirsi. «Ah!» esclamò soddisfatta l'altra, prima di sprofondare ancora. Il corvino fece per farla affondare del tutto e la ragazza inspirò con forza, preparandosi a trattenere il fiato per riprendere il fazzoletto tra le tasche ormai sommerse.

Un fischio lo distrasse. Si girò, cercando di capire l'origine del suono. Puntò lo sguardo su una pianta turchina, che si agitava, impaziente di crescere e far sbocciare i propri fiori azzurri. Si voltò: tutta la natura fremeva, in attesa di un segnale che permettesse lei di esplodere in tutta la sua potenza. Le figure di fango crollarono. Il principe si guardò attorno. «Dov'è quel maledetto....» deglutì, digrignando i denti. Perché i Mai avevano questa passione nel mettersi i bastoni tra le ruote l'un l'altro? «Lasciami almeno finire con questa qua, ce la vediamo dopo noi due» strillò, arrabbiato.

Evidentemente quel segnale arrivò. Liane, rampicanti, rovi, fiori e alberi parvero ricevere tutti i nutrimenti di cui avevano bisogno, crescendo alla velocità della luce e creando una sorta di labirinto. Tutte le piante velenose che il principe potesse immaginare si diressero verso di lui, animate come serpi. Melody si abbassò mentre un ramo le sfrecciava sopra la testa, coprendosi di fiori turchesi. Ne approfittò per usarlo come leva e per tirarsi fuori dal fango, intanto che il nemico era occupato. Fece una smorfia nel constatare quando era sporca e si ripromise di farsi il bagno più lungo della sua vita non appena arrivata al castello dei Sempre. Afferrò il piffero, evitando dei rampicanti che crescevano proprio lì vicino, e corse nella direzione che stava seguendo prima di imbattersi in tutto questo che vi ho narrato.

Nel frattempo Keiichi si destreggiava tra le piante a colpi di incantesimi, mentre un rovo gli si avvolgeva alla gamba, con le spine che gli si conficcavano nella carne. Elis si mostrò dopo qualche secondo, con Lucilla sulle spalle. Le accarezzò la testa e lo fissò con occhi vuoti. «Cosa vuoi fare? Combattermi?!» strillò ancora il principe, mentre lei lo sorpassava, ignorandolo. Con tutto quel parlare, aveva finito per sputare il fango. Dei rami gli bloccarono le mani in alto, mentre con la gamba libera scalciava, cercando di liberarsi. «Maledetto...»

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Felix riaprì gli occhi. Sealtiel lo guardò aggrottando la fronte. «Ciao» lo salutò il micio. «Che fai di bello?»
L'altro si fermò. «Ti stavo trascinando via dal salice dormiente. Ti eri addormentato lì sotto. Immaginavo che ti saresti dimenticato di come funzionano quegli alberi»
«Beh, grazie mille!» esclamò lui, rimettendosi in piedi. «Posso fare qualcosa per ripagarti?»
«Smetterla di farti le unghie sui miei maglioni. Ci metto un sacco a farli»
«Qualcosa di fattibile, intendo. Comunque woah! Li fai tu? Chissà perché non ti ho mai visto lavorare a maglia»
«Perché sei sempre in giro a fare bravate»

Il capretto sospirò, mettendosi le mani sui fianchi e tirando un sospiro. «Proseguiamo insieme o vuoi farmi fuori?»
«Dipende» — miagolò l'altro «potresti anche essere tu quello che vuole farmi fuori. Dopotutto devi avere qualche rancore riguardo alla questione delle lenzuola»
«Ma va, nessun problema. Io in realtà sto aspettando Yona...»
«Uhh...certo che andate proprio d'accordo voi due. Avete un sacco di cose in comune»
Sealtiel arrossì fino alle orecchie. «Lo pensi davvero?» mormorò. Ma no, che dico. Abbiamo di certo qualcosa in comune, ma questo non vuol dire che possa mai ricambiare i miei sentimenti. Ma Felix stava pensando ad altro. Sospirò, abituato all'altro. «È stato un piacere aiutarti, adesso vado» disse, sperando di richiamarlo all'attenzione. «Ah, vai via?» chiese lui, con le zampe nelle tasche dei calzoni. «No, ho troppa paura» ammise.
«Beh, tu non sei fastidioso come Ryuu, quindi potrei anche non cacciarti. È tutto da vedere»

Il capretto quasi si spaventò nel vedere il ghigno soddisfatto del compagno di stanza. Incrociò le braccia, offeso. Dopo qualche minuto però si guardò attorno. «Sento delle urla, come se qualcuno stesse strepitando...»
«Oh, vero!»
«Vengono da qui, ne sono sicuro» squittì. «Potrebbe essere qualche nemico»
«Anche se fosse, ho il presentimento che non succederà nulla di male»
«Se lo dici tu...» borbottò il gatto.
Keiichi si stava ancora dimenando. Di norma avrebbe cacciato qualche insulto velenoso nel vedere dei Sempre — specialmente degli animali, poi. Era la scuola del Bene, non la fattoria di zio Tobia — ma colse l'opportunità.

«Potete darmi una mano?» domandò un po' brusco. Non doveva essere difficile trarli in inganno, con il mantello rosso intriso di fango che nascondeva il colore originale e il suo aspetto curato. Sealtiel lo esaminò silenziosamente. «Sei un Mai o un Sempre?» domandò infine, non riuscendo a risalire alla risposta. Il corvino colse la palla al balzo. «Un Sempre»
«Che strano, non ti abbiamo mai visto agli allenamenti...» riflettè ad alta voce il capretto, senza malizia. «Oh, oh!» si intromise Felix. «Sei un ragazzo o una ragazza?»
«Una ragazza» ribatté lui, quasi ironicamente. Anche se da un certo punto poteva dargli ragione: era abbastanza androgino e essere coperto di qualsiasi cosa non aiutava gli altri a capire. «Oh, è per questo che non ti abbiamo mai visto agli allenamenti. Sei di un'altra classe, vero?»
«Mhm»

Felix fece per tagliare uno dei rampicanti con gli artigli, ma sentirono un fruscio. Deve essere ancora da queste parti. Keiichi deglutì. «Sbrigati, sta tornando!»
«Chi?»
«La persona che mi ha legato come un insaccato. Datti una mossa!»
Il gatto ritirò la zampa e sparì dalla loro vista. «Ma!» squittì Sealtiel. «Felix, torna indietro!»
Elis apparve alle spalle di Keiichi e il capretto cacciò un urletto. Sentì gli occhi pizzicargli. «Perché ce l'hai con me?! Cosa ti ho fatto di male?» piagnucolò, facendosi piccolo piccolo.

Avanzando minacciosamente, il corvino sembrava più spaventoso di quanto già non fosse. Keiichi continuò a dimenarsi, cercando di trovare una soluzione. Ogni tanto puntava gli sguardi sul compagno di classe, cercando di invitarlo a collaborare ed eliminare il nemico comune prima di farsi la guerra. Il sempre si guardava attorno, con l'arco tra le mani. Non aveva via di scampo, ma non voleva nemmeno arrendersi. Elis gli si piazzò davanti e lo guardò dall'alto al basso (per quanto fosse possibile). «Smettila di metterti in mezzo tra me e Yona» proclamò.
L'altro avvampò. «Non...non sapevo foste...foste fidanzati»
«Perché non lo siamo. Yona è il mio migliore amico». Piantò il tacco dello stivaletto sul mantello di Sealtiel. Il sempre fece un versetto strozzato. «Ah, ti giuro che non voglio rubarti Yona...»
«Non mi interessa. Non voglio più vederti in mezzo a noi due»
«Va benissimo» ribatté lui, slacciandosi il mantello per scappare. Un ramo gli bloccò la strada. «O mi dai il tuo fazzoletto, o lo prendo da sola. Decidi tu» disse Elis, mentre Lucilla si arrampicava sulla schiena del Sempre, con l'intento di andare a mordergli le guance. Si ritrovò con le gambe bloccate dai rampicanti.

Sealtiel sospirò e si tolse il cappello. Il fazzoletto era legato a una delle corna. Il corvino fece per prenderglielo ma l'altro fu più rapido, lasciandolo cadere immediatamente. Elis non parve impressionato. Si rivolse verso Keiichi. «Non ti dirò dov'è il mio fazzoletto!»
L'altro fece spallucce. «Divertiti». Ancora una volta, il principe rimase in trappola.

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Nel frattempo Aella camminava, spossata da tutto quello svolazzare di qua e di la. Si mosse stancamente, poi vide Ryuu appeso a testa in giù all'albero. Si avvicinò cautamente. «Dov'è Kay?»
«Da nessuna parte» rispose lui. «Ma hai detto che ti aveva rapito». Aggrottò la fronte, tirando fuori un coltellino con la punta arrotondata per tagliare la corda. Sentì uno strano rumore e fu costretta a schivare uno spuntone di ghiaccio apparso dal nulla. Il principe delle nevi imprecò e ne fece apparire altri, così la rossa spiccò il volo, intravedendo il nemico nascosto tra gli alberi.

«Bella roba» si lamentò, strofinandosi il mento. «Forse sarebbe meglio lasciar perdere»
Abbassò lo sguardo sull'amico, che pareva terrorizzato. Alzò gli occhi al cielo. «Ma che dico, i Sempre non abbandonano i propri amici» esclamò buttandosi a capofitto e mozzando la corda con un taglio netto. In quel momento credette di non vedere niente, e poi venne trascinata verso il basso da qualcosa. Cadde di sedere a terra. «Ahia!» esclamò, strofinandosi gli occhi e cercando di trascinarsi via. Ryuu corse da Kay e gli diede un cazzotto nell'occhio. «Tu e le tue strategie di merda!»
La ragazza riprese a vedere, anche se poco chiaramente. Aveva la gamba destra congelata. «Questo è un bel problema» mormorò debolmente, cercando di rimettersi in piedi e trascinandosi via, mentre i due principi se le davano di santa ragione.

In mezzo alla foresta, quando fu certa di essere abbastanza lontana da quei due, rimpianse di non aver ascoltato la bionda. Si mise a sedere e accese il dito, guardando la fiammella che aveva generato, quasi come se il suo indice fosse un fiammifero. Lo avvicinò alla gamba, aspettando pazientemente che il ghiaccio si sciogliesse. Percepì un movimento sospetto e alzò lo sguardò, sulla difensiva. Ryan era proprio di fronte a lei. Naturalmente, ci mancavano solamente i rancori familiari. Già lo immaginava fare un discorso su come l'avrebbe eliminata perché suo padre aveva fatto fuori il suo, anche se indirettamente.

Non disse niente, ma le puntò direttamente la spada alla gola. «Woah, woah! Calmo, biondino!» ridacchiò lei. «Cosa vuoi da me?»
«Eliminarti, mi sembra ovvio»
«Sai, credo che le presidi ci abbiano detto di non essere rancorosi...insomma i nostri genitori erano i nostri genitori e noi siamo noi...»
«Non so nemmeno chi sei»
Aella aggrottò la fronte. «Ma certo che lo sai»
«In ogni caso, ti consiglio di lasciar andare il fazzoletto e farmi proseguire»
«Puoi proseguire anche senza eliminarmi»
La lama le graffiò la gola. «Pensi che io stia giocando?!»

Un cigno gli venne addosso, spingendolo ad agitare la spada a casaccio. La rossa cacciò un urlo, coprendosi il viso, mentre Alexandra beccava la faccia di Ryan, strepitando. Il ragazzo lasciò cadere la spada e Aella ne approfittò per impadronirsene, strisciando via, mentre la sua fidanzata cercava di strappare via i capelli del biondo. Non biasimatela, sta cercando di capire se è una parrucca. Perché io mi rifiuto di credere che sia naturale.

Dov'ero rimasto? Ah sì. «Alex, il fazzoletto è la sua bandana!» strillò Aella, realizzando. Il cigno evidentemente capì perché gliela strappo dal capo e prese il volo, lasciandola cadere dal becco non appena fu fuori dalla portata delle sue mani. Ryan sparì e la rossa si lasciò cadere a terra. «Uff». Alexandra riprese le sue sembianze umane. «Per una piuma»
«Già. Penso rivoglia la sua spada, poi» sospirò. «Gliela riporterò all'alba»
«Cos'è successo alla tua gamba?» chiese la principessa. «Kay me l'ha congelata mentre aiutavo Ryuu»
«Provo a scioglierla con un incantesimo, se vuoi»
«È quello che stavo facendo io prima. Non mi serve che sia completamente libera dal ghiaccio, ma vorrei almeno poter riprendere il volo»
Si misero a lavoro, con le fiammelle che lentamente scioglievano il ghiaccio, finché la rossa non riuscì ad intravedere i pantaloni zuppi. «Ci siamo riuscite!» esclamò, dando il cinque alla rosa.

«Che ne dici se sorvoliamo il bosco fino all'alba?»
«Sei sicura di potercela fare?»
«Certo, non può mancare tanto al sorgere del sole»
Alexandra si tramutò in un cigno, volando con Aella accanto. «Sono un po' preoccupata per Thisbe, l'ho lasciata da sola»
Per tutta risposta l'altra starnazzò. Ad un certo punto si alzò il vento. O almeno così credettero, perché quando si girarono, videro l'imponente figura di Yu Mei Te. Il drago le fissò intensamente, poi le divise con una zampata. Le due provarono a fuggire, ma inevitabilmente l'animale era più rapido. Non ci mise molto a spingere Aella verso il terreno. Nel cadere, lanciò il fazzoletto, arrendendosi.

Alexandra se ne dispiacque, ma non ebbe il tempo di rimuginarci troppo, perché aveva ancora il drago alle calcagna. L'inseguimento durò ben poco. La principessa era stanca, sbatteva le ali più velocemente possibile, ma sentiva la presenza del nemico senza più vicina. Lui la colpì, ferendole l'ala e facendole perdere le penne. Mentre precipitava tra gli alberi, riprese le sue sembianze umane e cacciò un urlo, prima di perdere i sensi per l'impatto.

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Se c'è qualcosa che Khalil odia con tutto il cuore, di certo è stare fermo. E non potersi muovere, quello sì che è orrendo. Ma non poteva fare altrimenti, perché più si dimenava più finiva per intrappolarsi di più nella ragnatela appiccicosa. A dire il vero, non sapeva nemmeno come fosse finito lì. Stava solo perlustrando un tronco sospetto, e baam! Era inciampato e caduto rovinosamente nella trappola di quel maledetto ragno. Sentiva i suoi otto occhi cremisi fissarlo, come se lo stessero prendendo in giro.

Ma dai, non era giusto! Quella scuola doveva istruirlo a diventare il valoroso principe azzurro, non la damigella in difficoltà. Non riusciva nemmeno ad arrivare al fazzoletto nascosto tra le pieghe del mantello. Pensò di provare a chiamare aiuto, ma dalla bocca gli uscì solo una sorta di verso strozzato. Arrossì fino alla punta delle orecchie. Era tremendamente imbarazzante. Dovrei aggiornare lo stato di Facebook a "correntemente aspettando il mio principe azzurro"

«Se davvero ci fosse un principe azzurro per me, non sarei in queste condizioni» piagnucolò, mentre quel maledetto mostro lo guardava curioso. Sospirò e arrossì anche un po', decidendo che ragazzo sarebbe venuto a salvarlo nella sua immaginazione. Sì, sarebbe venuto uno elegante e cortese, quello che aveva visto raccogliere dei fiori in giardino. Aveva l'aria di essere forte ma gentile e lo avrebbe salvato senza rovinargli l'abito...

Abbassò lo sguardo e lo vide dividersi in due parti, schizzando ovunque un liquido verdastro appiccicoso. Aggrottò la fronte. «Jamil» disse, seccato. Il jinn fece roteare la scimitarra. «Woah, sembri piuttosto nervoso per essere stato appena salvato»
Mi hai rovinato l'abito, brutto deficente. «Non sono nervoso, ma mi hai appena impantanato i capelli con questa roba...»
«Siamo in una sfida ipoteticamente mortale e tu ti preoccupi della tua chioma? Spaventoso»
«Certo che sì! E fammi scendere da qui adesso, non riesco a muovermi»

L'altro piantò l'arma nel terreno e ci si appoggiò. «Mhmm...forse sì, forse no~» esclamò, civettuolo. «Come sarebbe a dire?!»
«È divertente guardarti così»
«Così come? Impiastricciato di roba indefinita?»
«No, legato»
Khalil arrossì. «Okay, suonava male. Non avevo quelle intenzioni» sospirò Jamil, con le gote arrossate. Tagliò di netto la ragnatela con un gesto. Il castano gli mise un braccio attorno alle spalle. «Sembravi molto sicuro di te quando l'hai detto~ cosa mi nascondi?~»
«Nulla di importante»
«Sicuro?» continuò. «Sì»
«Sei tutto rosso» scoppiò a ridere il principe. «È ovvio, se tu parli sempre di queste cose poi mi imbarazzo» bofonchiò scortesemente. «Sei carino quando arrossisci. Voglio dire, non solo carino. Sei bello. Ti brillano di più gli occhi». Lo disse senza malizia, lo pensava davvero. A Khalil mentire non piaceva, a differenza di suo padre. «Beh, grazie» ribatté seccamente Jamil. «Anche tu sei bello...fisicamente, moralmente sei discutibile»
«Guarda che sei tu quello che hai riempito il caffè di Hannah di peperoncino, e sarei io quello moralmente discutibile!» rise ancora Khalil. Jamil abbozzò un sorriso.

«Hey, ma tu non sorridi mai?»
«Guarda che io sorrido tutti i giorni»
«Quell'espressione che tu chiami sorriso è in realtà un ghigno malefico»
«Mi fa piacere, non sapevo di sembrare un goblin durante le ore di Hannah. Potevate dirmelo prima»
Khalil rise ancora più forte. «Non urlare, altrimenti ci sentiranno e ci troveranno» lo rimproverò bonariamente l'altro, sorridendo. «È una fortuna che io abbia incontrato te e non qualcun altro di più agguerrito. Sono contento»
«È il minimo»
«Seeeenti, parliamo di cose serie...hai già adocchiato qualcuno da portare al ballo delle nevi?»
«Perché questa domanda? Speri che ti porti al ballo con me?». Jamil gli fece l'occhiolino. «Non farti strane idee solo perché! Perché ci siamo baciati! Tu non mi piaci...affatto»
«Non c'è bisogno di mentire, Khalil, a nessuno piacciono i ragazzi che dicono le bugie»

Che è tutto sto flirt mo? Sono ricoperto di melma indistinta, mi è colato il trucco e non posso struccarmi e non posso nemmeno rifugiarmi nel bagno.

Khalil emise un rumore simile a uno scricchiolio. «Tutto bene?» chiese il jinn. «Ceeeerto, splendore. Pensavo volessi eliminarmi»
«Non ho interesse nel farlo» disse sbadigliando.
«Certo che sei proprio fissato con me, ti ritrovo ovunque io vada~»
«Perché siamo compagni di stanza, suppongo. Credimi, non lo faccio di proposito»
Keiichi era ancora là. Storse il naso. «Fatela finita» bofonchiò, sputando a terra.

Khalil mise le mani sui fianchi. «Altrimenti che fai?»
«Già, Khal, dovremmo piantarla. Non vedi come ci rimane male?»
«Cosa c'è, Keiichi, ti hanno teso un'imboscata?»
«Vi auguro di perdere i capelli da giovani» ribatté il principe.
Istintivamente i due si toccarono la testa e il corvino ghignò. Jamil fece roteare la scimitarra. «Dici che un caschetto gli starebbe bene?»
«Non osate, razza di scarafaggi maledetti. Vi farò patire le pene dell'inferno se solo allungate le mani»
«Come, di preciso? Non puoi muoverti»
«Oh, magari proverà ad insultarci sperando di ferire i nostri sentimenti»
«Avete capito proprio bene, spilungone e fronte troppo larga»
«Hey!»
«Almeno non devo disegnarmi le sopracciglia come voi due»

Jamil e Khalil si guardarono. «Hai ancora quel set di pinzette?»
«Certo. Bisogna essere preparati per ogni occasione...se capisci cosa intendo»
Keiichi li guardò male. «Cosa volete fare?»
«Oh, niente di troppo grave. Dicci dov'è il tuo fazzoletto, o ti strappiamo le sopracciglia»
Khalil alzò le mani in segno di resa. «Se mai dovessi voler vendicarti, è stata una sua idea»
«In realtà non mi sembra molto carino da parte vostra ingaggiare uno scontro mentre voi siete in due, siete grossi come due armadi e io sono inerte. Ma ne va del vostro onore, non del mio»

I due si allontanarono, per decidere sul da farsi. Keiichi provò a dimenarsi un altro po'. Le piante stavano cedendo. Elis doveva essere piuttosto lontano a quel punto. Cadde a terra con un tonfo. Si mise rapidamente un po' di fango in bocca. «Woah, fratello, il cibo all'accademia del male deve fare molto schifo se mangi fango». Il principe li guardò, con gli occhi arrossati. Ghignò in un modo spaventoso. «Ora sì che ve la faccio pagare»
Khalil si girò verso l'amico, per capire cosa fare. Non c'era nessuno. Si voltò indietro, mentre Jamil si dava alla fuga a gambe levate. Anche Haidar si sentì in dovere di seguirlo. Keiichi innalzò un muro di fango, per impedire loro di scappare. L'azzurro lo prese in pieno, rimbalzando all'indietro. Khalil si fermò poco prima, spaventato dall'idea di sporcarsi.

Il fango si trasformò in un onda che sommerse entrambi. Keiichi li guardò dall'alto di un ramo. «Ho sentito che il fango fa molto bene ai capelli, sapete? Oh, povero Khalil, sembra che tu abbia un nido in testa. Suggerirei un taglio drastico» sghignazzò, mentre là sotto il principe stringeva i pugni. «Maledetto bastardo...» fece, prima che una creatura grottesca gli rimettesse la faccia nel fango. Un altra afferrò la lampada e la scaraventò in aria, permettendo al mai di afferrarla al volo. «Hey!» strillò Jamil, dimenandosi mentre una figura umanoide cercava di tenerlo fermo.

Keiichi la esaminò, infilando la mano nell'imboccatura, cercando di trovare il fazzoletto. Niente: in compenso l'azzurro lo guardava in cagnesco. «Non si toccano le cose private!» urlò, mentre una seconda figura emergeva dal fango per evitare che fuggisse. «Oh, ma insomma, dove tenete questi fazzoletti?» sbuffò. «Io posso continuare a giocare con voi per tutta la notte, ma non credo voi vogliate essere umiliati fino all'alba»
Khalil riemerse. A quel punto i suoi capelli erano più un ostacolo che altro: appesantiti dal fango non facevano altro che cadergli in faccia, mentre quel mostro di fango gli teneva saldamente un braccio. Ormai la sua spada doveva essere bella che andata da qualche parte. Anche Jamil aveva perso la scimitarra. Si girò verso di lui. Erano quattro le creature che cercavano di contenere la sua furia. Khalil abbassò lo sguardo. Il fango che prima gli arrivava alle ginocchia si era ridotto notevolmente, sfiorando il tacchetto degli stivali. Evidentemente, Keiichi stava finendo il materiale a disposizione per tenerli fermi.

Jamil si agitò ancora. «Ridammi la lampada» esclamò, liberandosi un braccio e trascinandosi verso il nemico. Una quinta figura, meno possente delle altre, creata con il fango rimanente e con parte di quel mostro che teneva fermo Khalil, emerse, afferrandogli la gamba. L'azzurro la ignorò, trascinandosi ancora in avanti. «Non sto scherzando. Ridammela o ti strappo i capelli uno ad uno»
Il principe approfittò del momento di debolezza del mostro per liberarsi dalla presa con uno strattone e saltando sull'albero con agilità.

Keiichi si vide in pericolo, soprattutto perché il jinn non sembrava starsene buono nemmeno con sei creature addosso. Khalil si avvicinò a lui sul ramo, sedendosi proprio lì accanto e cingendogli le spalle con un braccio. Immediatamente il corvino se lo tolse di dosso, ma il principe era più che arrabbiato. «Che ne dici se ridiamo questa lampada al suo legittimo proprietario?» gli sibilò all'orecchio, togliendogli la lampada di mano. «E direi anche che dovresti dire ai tuoi amichetti di smetterla di tormentare il mio amico!»
«Non è il momento di flirtare con me» borbottò l'azzurro. «Non stavo flirtando con te!»

Qualcosa catturò lo sguardo di Keiichi. Una vecchietta con una mela in mano li osservava in penombra. Anche Khalil doveva averla notata, perché fece per avvertire Jamil. Il principe sputò il fango, facendo crollare le figure. L'azzurro sospirò sollevato, mentre il corvino saltava giù dal ramo e correva verso la donna. Prima che lei potesse iniziare il suo discorso sul mordere la mela ed esprimere desideri, gliela strappò di mano. Si voltò rapidamente verso l'azzurro e gli pestò il piede scalzo, facendolo urlare. Non appena aprì la bocca gli sbatté la mela sui denti. Khalil osservò il tutto confuso, perplesso, senza riuscire a decidere se agire o meno.

Keiichi osservò soddisfatto il sempre crollare a terra come morto. «Jamil!»
«E uno è andato!» gioì il corvino, abbassandosi alla ricerca del fazzoletto. «Non pensavo di dovermi sporcare le mani»
Khalil saltò giù dal ramo. «Hey!»
«Oh già, mi ero dimenticato di te. Avrei dovuto semplicemente affogarti nel fango. Sai, odio gli scarafaggi»
«Deve essere davvero dura guardarsi allo specchio allora»
Keiichi non rispose, cercando di trattenere la sua rabbia e scaraventandosi contro l'altro. Aveva tergiversato quanto poteva, ma ad un certo punto non poteva far altro che alzarsi le mani e dargliele di santa ragione. Anche se considerando la stazza di Khalil, ritirarsi non era nemmeno una possibilità così remota. «Ho una voglia di rasarti a zero che non hai nemmeno idea» sibilò il castano, avvicinandosi ignorando tutto il resto e sollevandolo per il colletto. «Dammi il tuo fazzoletto»
«No, razza di insetto schifoso»
«Vuoi ancora ribattere?» aggrottò la fronte il Sempre. «Di certo non mi arrenderò per colpa di uno come te»
«Benissimo, bastardo». Non gli piaceva dire le parolacce, ma quando ci voleva ci voleva. Lo prese per i capelli, lasciando andare il colletto. «Chissà quanto durano prima di spezzarsi...» si domandò ad alta voce. Keiichi optò per una ritirata più che dignitosa. D'altronde, si sarebbe vendicato per bene in una situazione a lui più favorevole. Afferrò il fazzoletto, infilato nella manica della camicia. «Molto meglio eliminarmi da solo che da uno come te» proclamò, sparendo. «Mi ricorderò di te e del tuo nido in testa»
«Che paura» ribatté Khalil, seccato. Sospirò, strizzò i capelli con faccia schifata, e si stiracchiò. «Appena torno al castello mi farò tre docce e due bagni».

Fece per andarsene, poi si ricordò di Jamil. Se solo avessi ascoltato qualche lezione anziché andare in bagno a farmi le passeggiate. Lo prese in braccio. «Se non sbaglio doveva andare vicino al dirupo o qualcosa del genere. Se Ryuu è ancora vivo e riesce a raggiungerlo, sarà problema suo» mormorò, facendo spallucce. Ci arrivò più rapidamente di quanto pensava. Lasciò cadere il compagno di stanza dietro a un cespuglio. Rimase qualche secondo a fissargli il viso.

«Eroico» commentò Felis. «Il principe che si liberava dei cadaveri...sembra il nome di una favola thriller»
Khalil si voltò verso di lui. L'azzurro quasi si spaventò. «Per tutte le bustine da thè usate, sembra che tu abbia ingaggiato una battaglia mortale con quel mostro marino di Keiichi...»
«È andata così» ribatté seccamente l'altro. «Immaginavo. Sei riuscito a farlo fuori o devo preoccuparmi? Io e Alexis gli abbiamo infilato un pesce tra la roba e probabilmente ci vuole morti»
Il castano ridacchiò appena. «Comprensibile. Anche io sono sulla sua lista nera ormai, visto che l'ho eliminato tenendolo per i capelli...»
L'azzurro non sembrava molto interessato, piuttosto guardava un punto indistinto. Si riprese dopo qualche attimo, scuotendo la testa. «Ti odierà a morte. Ma per te non cambia niente, detesta i Sempre»
«Sì, me l'ha fatto notare»
Senza nemmeno accorgersene, i due avevano iniziato a camminare. «Perché tutto questo astio nei nostri confronti?»
Felis alzò le spalle. «Forse è da qualche parte nella storia dei suoi genitori o qualche evento traumatico, d'altronde non possiamo biasimare nessuno, le favole non le scelgono loro. Piuttosto, il tuo amico se lo sarà già divorato un lupo o pensi sia ancora vivo?»

Khalil rimase qualche secondo bloccato. «Ehm...se la caverà...»
«Se lo dici tu. In ogni caso non ti preoccupare, sono una brava persona e di certo non ti accuserò della sua morte, se dovesse succedere»
«Tu sei strano forte. Adesso mi sento in colpa»
Felis lo fissò negli occhi, alzando lo sguardo. «Dovresti» — iniziò, poi scoppiò a ridere nel vedere l'espressione del principe — «Sto scherzando. Comunque ti ringrazio del complimento»
«Prego...» ribatté confuso lui. «Sai, sono dell'idea che ci vorrebbe un buon the, ora...perdonami, qual'è il tuo nome?»

Khalil rimase con una faccia da pesce lesso. «Non mi conosci?». Felis aggrottò la fronte. «No? Sei famoso? Dovrei conoscerti?»
«Ahem» esclamò. «Non sono abituato a presentarmi. Ultimamente sta succedendo troppo spesso. Puoi chiamarmi Khal»
«Okay, Khal, dovremmo accendere un fuocherello e riscaldare l'acqua. Ho delle bustine per fare il thè verde. Secondo me una pausa ti farebbe più che bene»
Il castano era d'accordo e Felis sembrava innocuo.

Si misero a sedere, mentre l'azzurro preparava tutto e Khalil cercava di sistemarsi i capelli in modo che non gli finissero in faccia. «Questa cosa è irreale. Prima combatto a morte con il tuo ex compagno di stanza e poi tu mi offri il thè?»
«Come sai che è il mio ex compagno di stanza? A proposito, non credo possa durare a lungo nella nuova camera. Ma è una mia impressione»
«Oh, il mio migliore amico è nella camera in cui si è trasferito»
«Capisco. Sai che riesco a fare il thè anche con i piedi?»
«Un'informazione....interessante» squittì il principe. «Ecco a te» esclamò Felis, porgendogli una tazza. Da dove l'aveva tirata fuori, di questo il castano non ne aveva idea. «Aspetta» esclamò, ritirandola e buttandoci qualche cubetto di ghiaccio. «Molto meglio. Inizia a fare caldo»
Felis usa la borsa termica della Lidl. Raga, vi cambia la vita.

Abbassò lo sguardo sulla tazza di thè. «Non è avvelenata o qualcosa di simile, vero?»
«Non sono così meschino» commentò l'altro. «Ma sei pazzo»
Felis si cullò nel complimento per un po', pieno d'orgoglio. «Modestamente»
Khalil ne prese un sorso così piccolo che non avrebbe potuto fare del male a nessuno. Rimase qualche secondo con gli occhi spalancati.

Non successe niente. «Ecco, io te l'ho detto» disse Felis, sbadigliando e buttando giù il thè in un sorso. «Non uso questi metodi, soprattutto perché penso tu sia abbastanza intelligente da non cascarci. Parlandone, i Sempre sono generalmente più stupidi, ma non mi piace di fare tutta l'erba un fascio». Sospirò, poi fissò ancora il vuoto. Khalil osservò il ghiaccio sciogliersi lentamente, poi finì di bere il thè. Sentì un sapore amaro in bocca. Si voltò attorno, confuso. Poi cadde a terra, privo di sensi.

Raga è la seconda volta che interrompo, ma è una domanda importante. Cioè il thè poi non sa di acqua quando ci metti il ghiaccio dentro?

L'azzurro si girò verso di lui. «Non pensavo avrebbe funzionato!» esclamò. Finì di sorseggiare il thè, mise la tazza via e prese il fazzoletto di Khalil. Lo buttò via. Si stiracchiò e riprese a camminare.

─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚. ───

Ada era arrivata al lago. Era tutto troppo, troppo tranquillo. Lorina era là, vicino alla riva. Sotto i riflessi della luna, la strega avrebbe potuto benissimo paragonarla ad una sirena. Nessuna delle due apriva bocca. Si scambiavano ogni tanto degli sguardi curiosi, esaminandosi l'un l'altra. Infine si alzò. La rossa non le fece domande. Non aveva intenzione di andarsene di qua e di là, solo di sgranchire un po' le gambe, aspettando che Thisbe si recasse al lago. Doveva arrivarci per forza.

Ai margini nel bosco, vide una figura. Si avvicinò, cercando di identificarla. Era uno spaventapasseri. Si ritirò. L'avevano avvertita sulla pericolosità di quelle creature. Quello le si avvicinò ancora, a tal punto da uscire dalla foschia della boscaglia e mostrare il volto. Volto che altri non era di Dorotea. La strega aprì e chiuse la bocca più volte, indecisa sul da farsi. Voleva correre ed abbracciarla, ma la parte razionale del suo cervello le diceva di starsene buona. Non poteva farsi ingannare. Non era reale.

«Ada» esclamò in tono lamentoso la donna. «Che è successo al tuo occhio?». La ragazza sentì la voce della madre incrinarsi. Sembrava sul punto di scoppiare a piangere. Anche lei sentì il naso pizzicare. «È stato Gareth?» domandò. La strega annuì. L'altra lanciò un urlo e scoppiò in un pianto disperato. «Che ti hanno fatto» strepitò più e più volte tra i singhiozzi. La ragazza le si avvicinò. «Non piangere, madre» disse, insicura. «Grazie a Dio mi ha lasciato l'altro. Altrimenti non avrei potuto vederti». Dorotea urlò di nuovo. Un urlo che racchiudeva tutto il dolore di una madre che non avrebbe più potuto abbracciare sua figlia. «Ada» ripetè. «Sei una principessa?»

Quel momento sembrò spazzare via tutto il male e l'odio che aveva provato fino a quel momento. Sua madre non vedeva una strega che voleva eliminare suo padre a qualunque costo. Non vedeva una ragazza orba con la testa rapata. Non vedeva la cattiveria che traboccava dal suo cuore. Vedeva la bellissima fanciulla che aveva messo al mondo. Una principessa che, però, Ada non era. Non poteva mostrarle ancora di essersi sbagliata con lei. Fece per rispondere sì, allungando la mano verso Dorotea.

Non riuscirono a toccarsi. Una folla di uomini con le torce accese era dietro di lei. Una freccia infuocata la colpì e lei si disperse in cenere. Arguto, il Gran Maestro. L'unico dotato di fattezze era Gareth. La guardava con odio. La luce che per un attimo le aveva illuminato il cuore sparì, lasciando che il suo animo sprofondasse di nuovo nel Male. Dopotutto, c'era una ragione se era lì. Corse verso di lui, urlando. «Maledetto! Maledetto! L'hai uccisa tu, sei un lurido assassino, bastardo. TU HAI UCCISO LA MIA MAMMA» strillò con tutto il fiato che aveva, illuminando le dita, senza nemmeno sapere cosa fare.

Non le interessava, l'unica cosa che provava era rabbia pura. Gareth doveva morire. La folla prese fuoco. Le sembravano figure di legno che crollavano, l'una dopo l'altra. Suo padre la guardò male un'ultima volta. Quando crollò, Ada si mise a saltare sulle sue ceneri. «Non azzardarti a morire, vecchio bastardo. Devo essere io a vederti crepare, devo essere io a FARTI CREPARE. Così puoi finalmente andare all'inferno»

Sentì un fruscio. Un topolino la guardava, spaventato. La strega prese un respiro e decise di rimettersi la maschera. Lo faceva solo perché le conveniva. «Harriet?» domandò. La ragazza riprese le sue sembianze umane e annuì. «Thisbe non è molto lontana da qui» disse, guardandosi attorno intimidita. «Ma era con un principe, quindi ho evitato di attaccarla»
«Che principe?» domandò seccata lei. «Aveva i capelli rossicci ed era molto magrolino...quasi quanto me. Era più alto di me di non molto. Aveva una spada»
La strega sospirò. «Non era così pericoloso come credi. Spero non si sia allontanata troppo»
La lilla le si avvicinò, quasi strofinandosi a lei, come un gatto in cerca di affetto. Ada la guardò disgustata, ma non disse nulla. Si avvicinarono al lago. Lorina le vide. Non ha mentito sulla pozione d'amore o quel che era.

Le due streghe si misero in riva al lago. Harriet guardava intimidita la rossa, che invece sembrava pensierosa. «Come pensate di condurre Thisbe qui? Le avete lasciato un biglietto?»
«No, avevo mandato Samael e Harriet a cercarla, ma non ci sono riuscite, almeno credo. Harriet di certo no. Ho intenzione di mostrare lei la strada. Gira sempre con le sue amichette, quindi ho chiesto a Sam di eliminarle o di portarmele qui»
«Come le mostrerai la strada di preciso?» domandò Lorina, scostandosi i capelli dal viso.«Tipo con delle lucciole o delle fatine che la portano qui, oppure...»
«Manifesterò semplicemente che arrivino lei dei segnali. Non importa come. Per me potrebbero anche essere corpi senza vita che la portino da me»

Ada accese una candela. Bisbigliò qualche incantesimo e qualche giuramento, poi la spense. Harriet le si avvicinò di nuovo. «Ada...» iniziò. «Ho paura che succeda qualcosa. Ho un brutto presentimento. Se dovesse succedere, non mi tirerai in mezzo, vero?»
«Certo che lo farò. Siamo una squadra, no?»
«Ma io ho paura»
La strega sbuffò. «Pensi che io stia giocando, Harriet?»
«No, ma...»
«Niente ma. Fa silenzio. Voglio solo tornarmene a casa. Toglierò il disturbo fra qualche ora, non temere»
La lilla si strinse a lei. «Mi mancherai. Ma ripeto...»

Ada perse le staffe e la colpì, facendola barcollare. «Levati. Tu e le tue insicurezze non fate altro che farmi perdere la concentrazione. Lorina!». Harriet cadde in acqua, ancora confusa. La rossa le si avvicinò e le sfilò il fazzoletto, lanciandolo a terra. La lilla sparì con un urlo. «Bella mossa accordarci su dove mettere il fazzoletto» commentò flebilmente. Ada la guardò male. «Lo so»

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Felix si schiarì la gola e si avvicinò a lui. Non avrebbe saputo dire se si trattava della luce della luna, o il fatto che il rosso al principe di cuori donasse tantissimo o anche il fatto che ci fosse una certa tensione omoerotica dal capitolo in cui erano comparsi, ma Nova era stupendo quella sera.

«Felix!» esclamò lui, sorridendogli dolcemente. A ripensarci più tardi, avrebbe dovuto accorgersene. Il micio gli si fiondò praticamente tra le braccia, scodinzolando. «Ciao Nova! Proseguiamo insieme?!»
«Certo, se ti va» rispose il principe. Camminarono insieme per un po', con l'azzurro troppo imbarazzato per dire qualcosa e Nova che sembrava troppo distratto a prescindere.

«Hey, questo albero l'abbiamo già visto» esclamò ad un certo punto il rosso.
«Eh? Davvero? Non ci ho fatto caso...»
«Ma come! È la terza volta che lo vedo, non è possibile. Alla seconda pensavo fosse una mia impressione, ma è proprio lo stesso. Ci ho fatto un segno col pugnale»
«Proviamo ad andare nella direzione opposta»
Andò a sbattere a un cartello. Lo lesse rapidamente.

A destra!
No, a sinistra!
Magari volete andare in su!
O in giù!
E se la direzione giusta fosse il nord?
Ma se fosse il sud?
È un labirinto, stupidini. Pensate davvero che qualcuno vi indichi la strada?

«Non si capisce niente». Nova aggrottò la fronte. «Se non altro sappiamo che è un labirinto»
«Potremmo morfizzarci e sorvolare il labirinto»
«È un'idea» esclamò il rosso per tutta risposta. «Ma devo dirti delle cose, quindi che ne dici se camminiamo? E poi, il tempo passerà più in fretta e saremmo più protetti»
«Hai ragione»
Felix arrossì. Forse stava navigando con la fantasia, ma sperava in una confessione di Nova. Ed infatti, mentre camminavano, ormai rassegnati all'idea di girare in cerchio, lui iniziò a parlare.

«Non saprei dirti se è perché siamo amici da anni, o forse perché semplicemente era il destino, ma da quando sono arrivato all'Accademia del Male, hai iniziato a mancarmi. Desideravo la tua presenza e mi ritrovavo a pensare a quanto mi mancasse dormire con te raggomitolato in fondo al letto, i tuoi discorsi apparentemente insensati, farti i grattini. Inizialmente pensavo fosse solo affetto fraterno. Mi sbagliavo». Fece una pausa. Il micio arrossì fino a raggiungere la tonalità di un pomodoro maturo. «Perché ho pensato anche a quanto vorrei baciarti, e passare del tempo con te e mi sono sorpreso a essere geloso quando passavi così tanto tempo senza maglietta negli spogliatoi assieme ai tuoi compagni di classe. Dopo accurati esami mentali e mille dubbi, sono riuscito a fare chiarezza nella mia testa. Felix, sono innamorato di te. Conclusione: ti amo»

Il micio sbatté le ciglia più e più volte, cercando di schiarirsi le idee. Riuscì ad emettere solo un "eh?". Nova si imbronciò. «Non mi stavi ascoltando?»
«Ah...eh...certo che sì...»
Il rosso rimase così per qualche secondo, poi scoppiò a ridere di cuore. «Hai ingoiato la lingua?». Il ragazzo sentiva il viso scottare. Era forse la prima volta che si trovava senza parole. Doveva calmarsi e rispondere a tono, non poteva fare la figura di quello che al primo gesto gentile da parte dell'amato cadeva in confusione.

Non ci rimuginò troppo: sentì un fruscio sospetto che lo distrasse. «Nova, credo ci sia qualcuno»
«Lo sospetto anche io» disse il rosso, avvicinandosi a una siepe. Thisbe deglutì, cercando di non fare alcun rumore. Si era tradita inciampando, ma ora era quasi arrivata alla fine, non poteva arrendersi. «Non sembra ci sia qualcuno». La bionda tirò un sospiro di sollievo. Il principe tirò fuori un pugnale. Lei deglutì, spaventata. Felix gli mise una zampa sulla spalla. «Non credo ci sia nessuno, lasciamo perdere. Cosa stavi dicendo?»
Thisbe ebbe l'impressione che il micio l'avesse vista eccome. Lo ringraziò silenziosamente.

Nova si voltò verso di lui. «Felix, ho detto che ti amo, cosa c'è di difficile da capire?» L'altro arrossì ma cercò di concentrarsi sull'ambiente circostante. Dietro di loro c'era una ghigliottina, quindi dovevano effettivamente essere riusciti a districarsi nel labirinto. Non se n'era accorto, era troppo concentrato a crogiolarsi nelle parole inaspettatamente dolci che il ragazzo gli aveva rivolto. Sentì un rumore sospetto. Nova era si spalle, quindi non poteva vederla. Fece per dirglielo, ma il rosso gli si parò davanti, mettendosi in punta di piedi e prendendogli il viso tra le mani.

Poi lo baciò sulle labbra. Felix rimase qualche secondo senza fare niente, poi ricambiò, ancora scioccato. Era tutto troppo bello per essere vero. Lo strinse a se per i fianchi, mentre il rosso spostava le mani dal suo viso ai calzoni, più precisamente verso la tasca dove il micio teneva il fazzoletto. Lo sfilò delicatamente, avendo cura di non farsi sentire né vedere, ma il ragazzo se me accorse lo stesso e lo spinse via, facendolo barcollare verso la ghigliottina. Nova cadde, e la lama con lui, bloccandogli un braccio. Cacciò un urlo rabbioso, mentre sanguinava e cercava di liberarsene.

Thisbe collegò. Il bacio. Scappa. Incurante dei rumori, iniziò a correre, strappandosi i vestiti, non le interessava.

Il micio lo guardò mogio. «Stavi mentendo?» chiese. Nova lo guardò, l'espressione contratta addolcita. «Non potrei mai. Non so questo. Non con te». Ciò nonostante, lasciò cadere il fazzoletto, facendo sparire l'altro e rimanendo a tormentarsi, con il braccio incastrato nella ghigliottina.

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Thisbe scampò anche una freccia, ma non potè saperlo. Era una freccia con la punta arrotondata, perché Yona non avrebbe mai ferito nessuno. Si era impigliata in un ramo proprio quando aveva deciso di scoccarla, perciò aveva lasciato perdere ed era sceso dall'albero, incamminandosi per conto suo. Elis gli si era affiancato presto, anche se il principe non se n'era accorto. Le piante si agitavano al suo passaggio, ma il ragazzo credeva si trattasse semplicemente della sua influenza come Sempre. E invece aveva un Mai alle calcagna, pensate un po'.

Il corvino lo seguiva religiosamente, indeciso se rivelarsi oppure proteggerlo silenziosamente. Voleva vincere assieme a lui. E poi, guardando i nomi rimasti, aveva anche un buon presentimento. Alla fine decise di farsi vedere. Yona sussultò. «Ah! Elis! Mi hai spaventato!» esclamò portandosi la mano al petto. «Scusa» ribatté lui, a bassa voce. «Proseguiamo insieme?» propose il principe e Elis accettò di buon grado. Non parlavano molto. «Hai visto Sealtiel?» chiese infine il principe, per iniziare la conversazione. «Tu ami...quel capretto?» chiese bruscamente il mai. Preso alla sprovvista, Yona agitò le braccia. «Amare...che parolone! È una persona molto interessante, ma per amarlo credo che vorrei conoscerlo meglio. Provo molto affetto per lui, ecco. Perché?»
«Preferisci lui a me?»
Il principe aggrottò la fronte. «È successo qualcosa fra voi due?». Non vorrei ritrovarmi nell'angolo amoroso. «No. Non preferisco nessuno dei due. Non siete comparabili»
«Okay»

Proseguirono in silenzio. «Stiamo seguendo un percorso preciso?» chiese infine il corvino, accarezzando la tasta di Lucilla. Lei sì che sapeva bene cos'era successo. «Sto seguendo questo piccolo corso d'acqua» spiegò Yona, indicandolo. «Penso sia un affluente del lago. Prima o poi ci arriveremo»
Elis inclinò il capo. «Lago?»
«Sì, non ne hai mai visto uno? Sono grandi distese d'acqua. Come pozzanghere, ma molto molto più grandi»
L'altro non parve impressionato. «So cosa sono. Ma non pensavo ce ne fosse uno qui. E poi non li ho mai visti. Ma so cosa sono»
«Beh, ci arriveremo prest...oh, eccolo!» esclamò Yona.

Il lago si stagliava davanti a loro. Elis ci mise poco a capire che non gli piaceva affatto. Non vedeva il fondo, solo le linee bianche di profondità. Chissà cosa poteva celarsi sul fondo. Sirene? Aveva letto che facevano a pezzi i marinai e se li mangiavano. Avrebbe dovuto chiedere a Ryan se ne aveva mai vista una. L'idea di trovarsi nel lago gli mise ansia. Fece per girare i tacchi e andarsene, ma Yona sembrava incantato. «Che meraviglia» esclamò. «Guarda, ci sono anche dei cigni. Hannah aveva accennato che il bosco azzurro era uno dei posti preferiti di Odette. Infatti questo lo chiamiamo lago dei cigni in suo onore. Ma non ufficialmente, così, per scherzo. Tra noi»
«Mhmm» ribatté Elis. Lucilla premeva per andarsene.

Yona mise i piedi nell'acqua. «Vieni, Elis!». Il corvino lo seguì. Non voleva mica andare a largo. Sentì gli stivali inumidirsi. Sentì anche qualcosa di viscido arrotolarsi lungo la sua caviglia. Non ci fece caso, doveva essere la sensazione che dava l'acqua dei laghi. Il principe si allontanò. Il corvino fece per seguirlo, ma qualcosa glielo impedì. Dei rampicanti si stavano arrotolando lungo le sue gambe. A guardarli bene, non erano rampicanti...erano alghe. Il principe se ne accorse subito e fece per tagliarli via, ma le alghe trascinarono Elis nell'acqua con uno strattone.

L'ultima cosa che sentì il mai fu un rumore di acqua nelle orecchie, i vestiti fastidiosamente appiccicati al corpo, la sensazione opprimente che gli mancasse il respiro e che i polmoni si riempissero di acqua. Guardò verso l'altro, troppo spaventato per guardare il fondale. La luce della luna rischiarava le acque. Era un bello spettacolo, per qualcun'altro. Le alghe lo trascinavano verso il fondo. Lasciò andare il fazzoletto, che risalì in superficie. Illuminando il dito, lo spinse verso la riva. L'acqua era orribile.

Si sentì come se il lago si stesse richiudendo sopra di lui. Chiuse gli occhi. Almeno Lucilla era al sicuro. Sentiva l'acqua che entrava nei polmoni. Non poteva liberarsene. Sarebbe rimasta sempre lì. Cominciava a non vedere più niente. Solo il cielo sapeva cosa ci fosse a nuotare in quelle acque torbide. Poi, evidentemente, Yona prese il fazzoletto e lo fece sparire.

─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚. ───

Yu Hong proseguiva da solo. Apparentemente delle lucciole lo avevano preso in simpatia, illuminandogli la strada. Aveva la spada al suo fianco. Felis gli venne incontro, con naturalezza. «Ciao!» la salutò allegramente. «Che vuoi?» ribatté acidamente lui. «Nulla, sono solo contento. Ho eliminato un sempre»
«Tanti auguri»
«Caspiterina, perché tutta questa antipatia?»
«Non voglio nessuno tra i piedi»
«Allora me ne vado»
Yu Hong colse l'opportunità. «Direi di no». Gli puntò la spada alla gola. «Ah, non sapevo sapessi usare la spada! Ti ha insegnato Ryan?» domandò l'azzurro inclinando il capo. «No, ho imparato da solo». Gli graffiò la gola. «Hey, lasciami andare»
«No» disse il più alto, avanzando. «Lascia quel fazzoletto»
Felis sospirò. «Devo proprio?»
«Assolutamente sì»
L'azzurro sospirò e lasciò cadere il fazzoletto. «Non ti offrirò mai più thè verde. Bleah»

Il corvino fece spallucce, sentendosi in colpa. Aveva davvero perso un possibile amico? Sperò vivamente scherzasse. Anche se c'era gente così permalosa (Keiichi) che poteva anche essere vero. Mah, non che gli interessasse così tanto infine. Ebbe la sensazione che le lucciole lo stessero guardando male a mo di rimprovero. Vide un'altra figura sulla sua strada. Strizzò gli occhi viola per vedere meglio. Un ragazzo alto e con i capelli bianchi come la neve gli si fermò davanti. Non esitò a puntargli la spada contro.

«Ah!»
«Eccone un altro. Perché non ti arrendi?»
Il principe fece qualche passo indietro. «Non voglio...»
«Oh, davvero? E perché no?» ribatté Yu Hong, avanzando, ancora più minaccioso. «Guarda che non mi faccio problemi a farti male, sai?»
«Non possiamo parlarne civilmente?»
«Hai intenzione di chiamare degli uccellini a farti aiutare?»
Yona deglutì, la lama fredda contro la pelle. Yu Hong sentì le palpebre farsi pesanti. «Che stai facendo?» esclamò, nel vedere il dito del principe illuminato di una tenue luce bianca. «Te lo taglio quel dito»
«Prova a rilassarti e a farti un sonno sereno» ribatté pacificamente Yona. Yu Hong gli fece un piccolo taglio con la lama, poi buttò via la spada. Addormentarsi con un'arma è pericoloso. Il principe premette il taglio con una mano, mentre il mai si sentiva ormai in preda alla stanchezza. Non ebbe cuore di lasciarlo cadere a terra, quindi lo afferrò quando chiuse gli occhi viola. Sembrava molto più tranquillo quando dormiva, libero dalle parole acide.

Provò pietà per lui. Lo mise con la schiena poggiata a un albero e cercò il fazzoletto. Mentre cercava, sentì odore di...zucchero filato? Lasciò cadere il fazzoletto una volta trovato, mentre l'odore di dolciumi si faceva sempre più forte. Lo seguì, curioso. C'era una casetta di pan di zenzero. Il tetto era decorato con caramello e cioccolata, mentre biscotti e pasticcini formavano dei motivetti a decorazione. Yona rimase a guardarla fin troppo, ancora intenzionato ad andarsene. Ma da lì dentro veniva un odore delizioso di torta di mele. Come si suol dire, allo stomaco non si comanda. Aprì la porta (una tavola enorme di cioccolato bianco) e osservò il mobilio. Una signora dall'aspetto curato era seduta a un tavolino fatto di torrone. «Buonasera!» lo salutò cordialmente. «Ho appena sfornato una torta di mele. Ne vuoi un pezzo?». Assolutamente no. «Se insiste...» si sorprese a dire il principe. «Oh, avanti, non essere così timido, pasticcino. Da quando tempo non mangi? Hai le guance dal colorito un po' spento»
«Ah, ho saltato la cena...»

La signora avanzò aggressivamente verso di lui, con un cucchiaio in mano. Yona indietreggiò, pronto a fuggire. Lei sospirò e gli mise in mano un omino di pan di zenzero. «Quante volte devo dire a questi ragazzacci che saltare i pasti fa male? Prima è passata una principessina con i capelli rosa. Mi ha detto che mangia pochissimo. Bah! La scorsa generazione veniva a piangere aggrappandosi al mio soprabito perché avevano paura di morire di fame e voi...». Senza pensarci Yona staccò la testa all'omino. Era buono. Lo finì in men che non si dica. La vecchietta lo guardò soddisfatta. «Non riempirti troppo, c'è anche la torta. Ci vuoi la panna sopra?»
«Va bene»
«Su, accomodati!» disse, facendolo sedere su una sedia di pasta di zucchero. «Deve essere molto bello vivere qui»
«Ah, sì. Vivo qui solo durante la sfida delle fiabe»
«Sfida delle fiabe?» domandò lui. Il nome non gli diceva niente. Osservò le tende di caramello. Lei gli mise davanti il piatto. «Come ti chiami?»
«Ahh, non ricordo...» prese un pezzetto di torta. La donna ridacchiò. «Ti sei sporcato tutto. Non è che hai un fazzolettino per pulirti?»
Lui ne tirò fuori uno azzurro dalla tasca. «Eccolo». Lo guardò per un po'. «Ho la sensazione che non serva a pulirsi»
«Se lo dici tu...se lo tieni in mano forse ricorderai a cosa serve. Riposati pure. La sfida delle fiabe è dura»
Non potè che darle ragione, qualsiasi cosa la sfida delle fiabe fosse. Socchiuse gli occhi. La torta era così pesante. Si sentiva stanco.

Lei non sembrava turbata dal fatto che stesse prendendo sonno. Lo consolo un po'. Sbadigliò, cercando di rimanere sveglio. «Non c'è problema se dormi» ma quando lo disse, Yona era già sprofondato in un sonno profondo. Il fazzoletto gli scivolò via dalle mani.

─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚. ───

C'era qualcosa di spaventoso nell'aria. Ryuu e Kay camminavano qualche metro più avanti, mentre Melody rallentava sempre di più il passo. Ogni volta che il rosso si girava, la vedeva sempre più lontana. «Hey, Melody, non vogliamo mica perderti, su con la vita!» esclamò il principe, agitando il braccio. Kay camminava aggraziato, con le mani nelle tasche. Ogni volta che ci posava lo sguardo sopra, non poteva che rendersi conto di quanto fossero differenti.

Lui era goffo, notoriamente sciocco, ma aveva un cuore gentile. Ma Kay era diverso e l'unica cosa che gli accomunava era forse essere entrambi principi. Agli occhi di Ryuu, l'altro pareva perfetto. Era alto, ben piantato, elegante. Intelligente. Il migliore della classe. Ma era anche solo, egoista, incapace di amare. Questo non riusciva a considerarlo, naturalmente. Il suo aspetto angelico gli bastava a cancellare il resto e il rosso si domandò cosa volesse di preciso. Essere come Kay o essere assieme a lui, per sempre?

«Non c'è bisogno di stare così in silenzio, possiamo cantare una bella canzone!» esclamò, mentre si schiariva la voce e si preparava ad intonare qualcosa.
«Non voglio sentire nemmeno una parola uscire dalla tua stupida bocca»
«Oh, forse non ti piace la mia canzone?»
«La tua musica non piace a nessuno, fattene una ragione. Non sto cercando di ferirti, ma qualcuno dovrà pur dirti la verità»
«Ma a Melody piace ed anche ad Alexandra!»
«Cielo, non ci vuole così tanto a capire. Mentono per tenerti contento, perché sono Sempre! Apri gli occhi e sii realista»
Ryuu si voltò indietro, per chiedere all'amica la verità, ma non c'era nessuno.

Kay si mise all'allerta. «Sapevo che mi avrebbe tradito»
Il rosso rimase deluso. Ci sono anche io con te. «Sono sicuro che ha avuto una buona ragione per scappare»
«Certo, la tua parlantina è una di quelle»
«Piantala di essere così cattivo, Kay...»
«Ti sto solo dicendo la verità»
«No, non è vero, non stai dicendo nemmeno mezza verità, stai solo cercando di inventare scuse per essere meschino quanto ti pare e piace! Non so nemmeno perché sono ancora qui a parlarti»
«Perché sei un codardo e non hai abbastanza coraggio per girarti e andare via. Cielo, ti fai mettere i piedi in testa da chiunque! "Papà ha detto", "Jamil ha fatto", "Ma Alexandra dice". Ci riesci a tirare fuori un po' di carattere?»

Ryuu strinse i pugni. Improvvisamente, una melodia dolce come il miele giunse alle loro orecchie. Era estremamente piacevole, ma così forte che anche i ragazzi fuori dal bosco dovevano udirla distintamente. «Quella...»
«Non dire niente di male su Melody. Davvero, Kay, te lo faccio rimpiangere»
Rimasero intontiti dal suono dolce del piffero, mentre la loro mente annebbiata cercava di capire quale fosse il punto. Perché stava suonando? A cosa le serviva?

La ragazza riapparve poco dopo, camminando mentre suonava, fissandoli intensamente. I due ragazzi si risvegliarono dal loro stato di trance. Kay fece per attaccarla, ma Ryuu gli si attaccò al braccio. «Lasciala in pace, sono sicuro che non vuole farci niente di male»
«Come no»
Melody continuava a suonare. E in quel momento Kay si rese conto che non stava affatto guardando lui. Stava guardando qualcosa alle sue spalle.

Ebbe quella spiacevole sensazione di fiato sul collo, o che un animale lo stesse fissando. Si girò di scatto, incrociando due occhi iniettati di sangue. Cacciò un urlo, e spinse Ryuu davanti a sè a mo di scudo. Il rosso agitò la testa. «Ne ho abbastanza di animali selvatici per oggi!» squittì debolmente, cercando la spada, che teoricamente doveva essere allacciata al suo fianco. Ma non c'era affatto, e ben presto si rese conto che doveva essere rimasta tra i rami dell'albero.

Ma l'orso ignorò beatamente Ryuu, puntando al principe delle nevi. Nonostante Melody non potesse parlare al momento, era chiaro cosa intendesse. Questa è la mia vendetta. Kay fece per crearsi una difesa di ghiaccio, ma non ne ebbe il tempo, perché in aiuto dell'animale giunsero un paio di cornacchie che lo presero a beccate, strappandogli i capelli. «Melody, basta!» esclamò Ryuu, correndo verso di lei, visto che gli animali non sembravano intenzionati a fargli del male.

Smetto quando avrà imparato la lezione. Ma il più alto non era il migliore della classe senza ragione. Ben presto le cornacchie caddero a terra rompendosi in mille pezzi, trasformate in statue di ghiaccio. Anche l'orso stava iniziando a ritirarsi, mentre Kay lo colpiva in modo subdolo, aprendo piccoli tagli con schegge di ghiaccio. Ma a differenza delle cornacchie, l'animale era troppo possente per essere congelato. Gli ci sarebbero volute ore e in quelle ore la bestia non si sarebbe fatta alcun problema a usare i suoi femori come stuzzicadenti.

In più, completamente ipnotizzato dalla musica di Melody, ignorava l'istinto di fuggire dal pericolo e continuava ad attaccare Kay, anche se sempre con meno convinzione. Anche la ragazza sembrava star perdendo fiato. Ryuu la prese saldamente per le spalle e si mise a scuoterla. «Melody, ti rendi conto di quello che fai?! Kay potrebbe morire! Stai esagerando!». Lei smise di suonare per un attimo e gli sorrise, con gli occhi scintillanti. «E non hai ancora visto niente, Ryuu!»

Quell'attimo bastò a Kay per uccidere l'orso. Il rosso si rese conto amaramente che era davvero disposto a tutto pur di salvarsi. L'animale si agitava agonizzante, trafitto da mille spuntoni di ghiaccio. Non sarebbe finita presto per lui, e il principe delle nevi lo sapeva benissimo. L'orso sarebbe rimasto lì, ad aspettare la morte, perché non l'aveva colpito in un punto fatale. Lo voleva far soffrire. Di proposito. Perché si era messo in mezzo tra lui e la sua vittoria, e negli occhi dell'animale Ryuu vide il suo riflesso. Sperò che per lui finisse tutto rapidamente.

Melody abbassò il piffero, rimanendo per qualche attimo a fissare Kay che si rimetteva in piedi. Erano abbastanza distanti, forse una trentina di metri. «È questo quello che ti piace, Ryuu?» chiese, senza lasciar trasparire emozioni. «Non ha sempre detto di non considerarsi né Mai né Sempre, ma solo se stesso? Ecco, questa è la sua vera forma. Anche il frutto più bello può essere marcio dentro, ma prima o poi la sua vera natura verrà fuori. E come vedi, la vera natura di Kay non è bella né aggraziata»
«Neanche la tua lo è, avresti dovuto perdonarlo e basta, ci bastava seppellire il tutto...se non avessi riportato a galla quello che è successo in una serata tra amici, quel povero orso non sarebbe morto»
«Oh, Ryuu...»
«Smettetela di trattarmi tutti come se non capissi. Capisco eccome e l'unica cosa che riesco a vedere da tutto questo è che siete entrambi persone disgustose. Portare rancore porta disgrazie e lo si è ben visto. E Kay è una persona orrenda, ma già lo avevo intuito, grazie per avermelo ricordato, perché non me n'ero accorto» sbottò il rosso. «E adesso basta»
«Decido io quando fermarmi» ribatté Melody, e riprese a suonare.

Kay non si era allontanato per un semplice motivo: non aveva intenzione di scappare da una ragazza più bassa di lui e dal suo migliore amico stupido come una capra (senza offesa per Sealtiel). Si girò verso di loro con fare teatrale. «Pensate di farmi paura?» esclamò, puntandogli il dito contro. Ryuu alzò gli occhi al cielo, mentre un fiocco di neve gli si posava sul naso. «Non si mette bene»
Per tutta risposta, mentre la temperatura calava, uno sciame di vespe venne in aiuto della Sempre, che venne subito stroncato dal freddo glaciale.

La ragazza però era estremamente determinata, anche se sentiva il mantello ricoprirsi di brina. Cosa può mettere paura a Kay? Ripensò amareggiata al piano che aveva scritto prima. Seguendolo sarebbe stato più semplice. Ma adesso che ci pensava...
«Ryuu, ti ricordi la tempesta di prima?»
«Certo che sì...»
«Saresti capace di colpire l'albero vicino a Kay con un fulmine?»
«Posso provare, ma non decido io dove mandare fulmini e saette. Dovrebbe andare bene lo stesso, i fulmini sono attratti dagli alberi»

Melody annuì. «Bene» esclamò, e mise le mani sui fianchi. Questa volta l'attacco era ben studiato. Kay non si mosse, ma l'aria si fece più pesante e fredda. La temperatura stava calando a dismisura. «Come fermiamo questa tempesta di neve?»
«Distruggiamo la fonte» ribatté piccato Ryuu. «Il tempo non sta cambiando molto. Ho come la sensazione che i vostri incantesimi si stiano mescolando. È un po' come combattere fuoco con il fuoco»
Un fulmine colpì il terreno. Venne seguito da un tuono che fece tremare metà dei partecipanti. E un altro fulmine ancora, sempre più vicino a Kay. «Sono così arrabbiato che potrei fulminarlo davvero e non mi importerebbe»
«Oh, non credo proprio» rispose Melody.

A questo punto il rosso ci teneva a dimostrarle che aveva ragione, così corse incontro a Kay. Il che, si rese conto, non era molto intelligente. Soprattutto perché finì per saltare addosso al nemico, cercando di...in realtà non aveva nemmeno idea di cosa stesse facendo. Stava cercando di metterlo k.o. o qualcosa del genere? Stava sfogando la sua rabbia repressa? Melody gli corse dietro, sperando di non essere colpita da qualche fulmine. Ryuu e il principe delle nevi finirono a terra, aggrovigliati, graffiandosi la faccia e cercando di prendere il fazzoletto dell'altro ed eliminarlo. Erano così concentrati nel farsi male che il cielo si rasserenò nuovamente.

In quel momento la ragazza si fermò a qualche passo da loro. Non ne vale la pena — pensò — meglio approfittarne. Girò i tacchi e corse via, inoltrandosi nel bosco. Poco dopo si pentì di quella scelta e ritornò su sui passi. «Smettila di tirarmi i capelli, brutto facocero, mi farai rimanere senza capelli»
«È esattamente questo il punto»
«Ah sì?» esclamò Kay, tirandogli un pugno. «E, per la cronaca, brutto deficiente, puzzi. Io e gli altri non ti diciamo mai niente ma è chiaro che non frequenti i bagni dei Mai»
«Oh, ma almeno mi lavo i denti, il tuo alito sa di cadavere, Ryuu. Ci credo che nessuno ti abbia mai baciato»

Il rosso gli strappò una ciocca di capelli, facendo urlare il principe delle nevi, che ribaltò la situazione cercando di strangolarlo, mentre Ryuu urlava parole indistinte come "Kay" e "brutto stronzo" e anche "aiuto". «Esatto, urla il mio nome, TROIA!» esclamò infine il presunto vincitore. «Forza, prova ad urlare più forte, così impari la lezione la prossima volta»
Melody gli diede il piffero in testa con violenza. «Non parlare così del mio migliore amico, razza di idiota. Sei solo un ragazzino viziato che pensa che tutto gli sia dovuto. Mi fai venir voglia di spaccarti tutti i denti!» esclamò, in preda alla rabbia. Ryuu avrebbe potuto giurare di aver visto le vene dell'amica pulsare.

Ben presto Kay mollò la presa sul principe, sollecitato dall'idea di liberarsi di Melody, che continuava a prenderlo a calci e a schiaffi e a pugni, dato che il suo piffero era troppo prezioso per essere sprecato. Le salto praticamente addosso, così i due rotolarono abbracciati, con teste che sbattevano e le braccia che cercavano di liberarsi l'uno dalla presa dell'altro. Il rosso rimase qualche tempo a riprendere fiato, mentre Melody prevaleva sull'altro, a furia di cacciargli le unghie nella carne.

«Non sembri felice della situazione» esclamò infine lei, rimettendosi in piedi trionfante e poggiando un piede sulla gola dell'altro. «Come ti senti?»
«Tradito» ribatté lui, pieno di lividi. Chissà quanto tempo ci avrebbe rimesso la sua pelle a ritornare candida come il latte. Forse quell'incontro gli avrebbe lasciato delle cicatrici. Il pensiero lo fece quasi rabbrividire. A Ryuu sarebbero rimaste di certo, aveva una pelle molto sensibile. Ci pensò spontaneamente. Melody scoppiò in una risata isterica. «Tradito?! Tu, ti senti tradito? E perché mai? Non ci hai abbandonato anche tu nella nostra bravata a Natale? O il sentirsi traditi conta solo quando sei TU a stare male?»
«Ma non ci eravamo accordati...era diverso...»
«Patetico» ribatté lei, facendo forza con il piede. «Muori»

«Melody, stai esagerando, non vuoi davvero ucciderlo, vero?!» esclamò Ryuu, avvicinandosi a lei in fretta. «Ci sto riflettendo seriamente». Kay si agitava, cercando di liberarsi. «Ow, il topolino è in trappola...se vuoi congelarmi, rimarrai qui intrappolato per un bel po'»
«Melody, ti prego, lascialo andare. Non respira» strillò il principe, prendendola per le spalle. «È la stessa cosa che ha fatto con te, gli sto solo facendo assaggiare la sua stessa medicina»
«MELODY, I SEMPRE PERDONANO! Voglio dire...Melody, noi siamo sempre, noi perdoniamo. Kay è una persona misera, lasciamolo nella sua miseria, non abbassiamoci al suo livello!»

Gli occhi azzurri di Kay vedevano sfocato. Ma prima, mentre lui e Melody si contendevano la supremazia, avevano adocchiato il suo fazzoletto azzurro, che ora penzolava beatamente da una tasca dei suoi calzoni. Vedeva quel lembo di stoffa danzare davanti a lui, senza poterlo afferrare, perché si sentiva mancare le forze. Non ce ne fu bisogno. Ryuu lo afferrò per lui, e lo gettò a terra. La ragazza, tradita, cacciò un urlo terrificante e sparì in una miriade di scintille colorate.

Kay rimase steso a terra, mentre cercava pian piano di riprendere fiato. Ryuu era chino su di lui, con dei segni violacei sul collo. Gli accarezzò la faccia. «Grazie». Gli faceva così male tutto che non era nemmeno sicuro di aver parlato. Il rosso sorrise debolmente e al principe delle nevi parve di udire un «gli amici non uccidono gli amici», mentre gli sistemava il mantello. Rimasero così per minuti, forse ore, non avrebbero saputo dirlo. Il Mai si era completamente ripreso e come una perfida serpe, aspettava il momento adatto per attaccare il gentile principe che l'aveva salvato. Ah, l'amore.

Che concetto strano. C'è chi, come il nostro caro principe, ama qualcuno con tutto il cuore, e chi, come Kay, ama con tutto il proprio cuore di ghiaccio solo se stesso. Dopotutto l'amore è estremamente soggettivo, non vi pare? Chissà, chissà. Ryuu si sentì chiamare e si sporse in avanti, mentre l'altro si metteva a sedere lentamente. Si guardarono negli occhi e il Mai sorrise, poi toccò con l'indice il petto dell'amico, all'altezza del cuore. Per un secondo non successe nulla. Poi si sentì come se qualcuno gli avesse gettato una secchiata di acqua gelida, ma dall'interno. Abbassò lo sguardo solo per vedere il ghiaccio prendere possesso del suo corpo, diramandosi a partire dal punto in cui l'altro lo aveva toccato.

Indietreggiò, terrificato. Kay si rimise in piedi. «Sai, Ryuu. Credo tu sia troppo buono e ingenuo per questo mondo». Ryuu lo guardò terrificato, con le gambe ormai congelate. Il principe delle nevi gli voltò le spalle. «Ci vediamo domani~» lo salutò soddisfatto.

Mentre se ne andava, fece per prendere il suo fazzoletto scarlatto, per rimetterlo nello stivale, al sicuro. Con orrore, si rese conto di non averlo. In quel momento Ryuu lo chiamò: «Hey, ghiacciolo, stai cercando questo?» domandò, mostrandogli il fazzoletto che teneva tra le mani. Si rese conto che non sarebbe mai riuscito a recuperarlo prima che toccasse il terreno. «NO!» riuscì solo ad urlare il principe delle nevi, sparendo tra le scintille colorate, proprio mentre Ryuu diventava totalmente una statua di ghiaccio. Finalmente, il silenzio ritornò a regnare sulla natura.

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Thisbe ed Emma non avevano niente da dirsi. Si erano incontrate davanti un albero, e la castana le aveva proposto di continuare insieme. Camminavano attente a non lasciare tracce, per quanto possibile. La principessa teneva sempre la mano sull'elsa della spada, nel caso dovesse magicamente saltarle in mano. Arrivarono in una radura e istintivamente si misero sulla difensiva, nel vedere una figura che puntava verso sud. Non sembrava muoversi e nemmeno Morynia dava segnarli di pericolo. Si scambiarono uno sguardo e si avvicinarono a quella che si rivelò essere una statua di ghiaccio. «Ryuu...» esclamò la bionda, rattristandosi. «Non c'è qualche incantesimo per riportarlo alla normalità?»
Emma alzò le spalle. «Forse, ma non ne conosco nessuno». Antoniette saprebbe come fare.

Thisbe si abbassò per esaminare il ragazzo. Il fazzoletto pendeva da una tasca dei calzoni. Lo prese in mano. «Che strano, pensavo si fosse congelato»
«Credo siano magici, devono essere a prova di qualsiasi pericolo possa essere nel Bosco. Non possono lasciar morire uno studente perché non riesce a chiamare aiuto»
«Ha senso». La ragazza si aggiustò gli occhiali sul naso. «Sembra puntare un punto preciso, se ci fai caso»
«È vero, l'ho notato solo ora»
La bionda guardò Ryuu e lasciò cadere il fazzoletto a terra. «Grazie» disse, mentre l'altro spariva in una moltitudine di scintille colorate. «Visto che non sappiamo dove andare, cosa ne dici di seguire la direzione che ci stava indicando?»
Thisbe fece cenno di sì.

«Il bosco si è fatto molto tranquillo. Non si sentono più le urla dei ragazzi, credo siano stati eliminati quasi tutti»
«Meglio così, abbiamo meno persone da cui difenderci»
«Per ora non ci ha attaccato nessuno. Curioso»
Le due arrivarono ad un precipizio. «Ah!» — esclamò Emma — «credo di aver capito perché puntava qui. Mi pare fosse il punto di incontro con i suoi amici»
«Non sembra abbiano fatto un buon lavoro di squadra» ridacchiò l'amica. «Pare di no»
«Cosa facciamo? Scendiamo?»
«Sì, pens-». Non riuscì a finire la frase che un'aquila le sfiorò il viso, puntando furiosamente a un cespuglio fiorito. Nel momento in cui ci passò accanto, lo spostamento d'aria fece muovere la pianta, permettendo alle Sempre di intravedere una mano apparentemente priva di vita.

Le due si guardarono e si precipitarono lì. Jamil era steso a terra in modo scomposto, con un braccio sul petto e l'altro braccio che puntava a destra. «Oh. Pensavo fosse morto» esclamò Thisbe, tirando un sospiro di sollievo. «È solo addormentato, credo.»
«Alla fine qualcuno ci è arrivato al punto di incontro»
«Cerchiamo il fazzoletto»
Thisbe rimase qualche attimo a fissare il compagno di classe. «Può essere una coincidenza, ma è la seconda volta che qualcuno punta una direzione. Magari sono io che sto immaginando tutto...ma sembra che ci stiano indicando dove andare»

Emma ci rifletté qualche secondo. «Hai ragione. Comunque ho trovato il fazzoletto». Stavolta fu lei a lasciarlo cadere, facendo sparire il ragazzo. «Dov'è che puntava?»
«A destra, quindi suppongo che non dovremmo scendere giù, ma girare e costeggiare il bordo»
La principessa annuì. «Andiamo. Certo che è proprio buffa come cosa, ma credo si tratti solo di una coincidenza...da come è caduto, non credo possa aver indicato un punto di proposito, mentre Ryuu ha avuto tempo per pensarci»
«Se lo dici tu...ma se ne troviamo un terzo, non si può più trattare di un caso»

Proseguirono proprio come avevano deciso, cercando di evitare rami all'altezza delle loro teste e quelle che sembravano liane. «So che è la situazione più improponibile per parlarne, ma...cosa ti piace fare nel tempo libero, Emma?»
La castana sospirò. «Scorrazzare nel fango e rotolarmi assieme agli animali. Non è molto principesco, lo so»
«Anche a me piace un sacco! Penso che Gavaldon ti piacerebbe un sacco, ci sono tantissime fattorie e la mia famiglia è abbastanza benestante, quindi nessuno direbbe niente se ci mettessimo a giocare nel fango»
«Benestante? Sei la principessa di Gavaldon?»
«Eh?! No, certo che no, da noi non ci sono principi o principesse...a proposito, come mai qui all'Accademia ce ne sono così tanti?! I regni qui sono tantissimi»
«Beh, si chiama Selva Infinita per una ragione...e sinceramente dubito che siano stati chiamati tutti i ragazzini con sangue blu. A volte è più buono anche un ragazzo cresciuto nella miseria. Jack non era ricco, per niente, ma è diventato comunque famosissimo grazie alla sua favola»
«Che bello...come ti aspetti che sia la tua favola, quando inizierà?»

Emma fece per rispondere, ma qualcosa le sfiorò la spalla, facendole cacciare un urlo. Saltò indietro, colpendo Thisbe e facendo cadere entrambe. «Ecco perché abbiamo così tanti lividi» piagnucolò la bionda, alzando lo sguardo. Alexandra, impigliata tra liane e rami, dondolava sospesa, priva di coscienza. «Non è una coincidenza» disse la castana. «Sta indicando il basso». Fece qualche passo in avanti, procedendo con cautela. Si girò verso l'amica. «C'è una discesa. Avevi ragione. Non è un caso. Qualcuno ci sta indicando dove andare...»
«Sfruttando i nostri compagni mezzi morti. Come tiriamo giù Alex? Nemmeno saltellando riesco ad arrivare a uno dei nodi. Potremmo scioglierli con un incantesimo, ma non riesco a vederli...»

La principessa prese le sembianze di un passero e svolazzò fino a raggiungere la rosa. Iniziò a beccare le liane finché non cedettero, liberando il braccio sinistro dell'amica. Thisbe si morfizzò, seguendo l'esempio dell'altra e lavorarono in silenzio, finché la principessa prigioniera non cadde a terra con un tonfo. Ripresero le loro sembianze, anche se senza vestiti. Arrossirono entrambe, coprendosi come potevano. «Che facciamo?» biascicò la castana, abbassando lo sguardo sul mantello di Alexandra.

Thisbe aveva la stessa idea e in men che non si dica depredarono la compagna di tutto il vestiario eccetto il minimo indispensabile per coprirla. «Non è così male, se ci pensi» esclamò la bionda, facendosi crescere un rampicante attorno alla vita a mo' di cintura. «Affatto» concordò la principessa, prendendo il fazzoletto di Alex. «Grazie e scusa...spero che abbiano dei vestiti per te» disse la bionda, pregando silenziosamente che la poverina non apparisse in intimo davanti a tutti.
«Ora dobbiamo scendere per la discesa, ma dobbiamo fare attenzione, sembra piuttosto ripida»

Piano piano, scivolata più scivolata meno, arrivarono fino in fondo. Il lago brillava sotto la luce della luna. Con gli abiti intrisi di fango, tirarono un sorriso di sollievo, e incontrarono lo sguardo di Antoniette e Samael. Morynia saltò tra le mani di Emma. «Che ci fate voi qui?» sibilò aggressivamente la principessa. «Che ci fate voi qui?» ribatté Antoniette.

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Qualche tempo prima, Antoniette correva rapidamente, cercando di sfuggire da uno spaventapasseri. «Aspettami, sono tuo padre. Ti prego, ti sto dicendo la verità»
«No, non è vero, io non conosco mio padre, lasciami in pace» urlava lei di rimando, infilandosi in spazi minuscoli, cercando di sfuggire alla creatura.

«Antoniette, ascoltami, so che non ci siamo mai visti per colpa di tua madre ma...»
«Sta zitto! Sta zitto! Avrà avuto una ragione per farlo!» strillò lei, colpendolo con un incantesimo e lasciando che si sbriciolasse sotto i suoi occhi. Finalmente riuscì a tirare un sospiro di sollievo. Ma la sua calma non durò a lungo, perché una figura tremendamente alta era apparsa accanto a lei. Un drago dai riflessi violacei la fissava famelico. La fata cacciò un urlo, che le si smorzò in gola quando Samael riprese le sue fattezze umane.

Gli occhi giallastri della strega la scrutarono dall'alto al basso. Il sangue dell'azzurra sembrò gelarsi, poi l'altra si inginocchiò davanti a lei. «Antoniette, ti chiedo di permettermi di essere la tua protetta, almeno per questa notte»
La ragazza rimase in silenzio, poi proferì un "eh?" confuso. La strega rimase in ginocchio. «Ho bisogno della tua protezione. Un lupo mi ha azzannato una gamba e me l'ha quasi staccata di netto. Per ora ho rimediato con qualche incantesimo, ma non dureranno a lungo. In cambio ti offrirò la mia protezione, per quanto possibile»

L'azzurra l'esaminò rapidamente. Poteva essere una trappola, ma poteva concedersi di rischiare. «Accetto. Questo incantesimo durerà fino allo scoccare delle due, non un minuto di più e non un minuto di meno. Naturalmente se non deciderai di abbandonare la sfida»
«Non lo farò, rispetto i patti in cui mi impegno» ribatté la strega, rinvigorita dall'incantesimo di Antoniette. Mutò nuovamente le sue fattezze in quelle di un drago e si accucciò, in modo da permetterle di salirle sulla groppa.

Le due non parlarono per tutto il tragitto. Mentre la fata non aveva idea di dove stesserono andando, Samael aveva un'idea ben precisa. Il lago ed Ada. Ogni qual volta che qualche animale provava a infastidirle, ci pensava un trucco dell'azzurra o una fiammata della strega. Volare era un vantaggio per entrambe, potevano scampare da spaventapasseri e creature pronte ad aggredirle.

Ad un certo punto qualcosa catturò l'attenzione della fata. «C'è un labirinto qui sotto». Samael grugnì. Vuoi che scenda? La traduzione le venne spontanea. Fare lezione con Butterfly dava i suoi frutti ad un certo punto. «Non ancora, voglio capire se c'è qualcuno». La risposta fu quasi immediata, e fu un'imprecazione del principe di cuori, Nova. «Sì, scendi, vicino a lui. Voglio capire cosa sta succedendo». Samael seguì gli ordini, senza lasciar trasparire un velo di esitazione. Il ragazzo aveva il braccio incastrato sotto una lama di una ghigliottina.

«Ti avevo scambiato per un Sempre» esclamò la fata, avvicinandosi a lui. «Hai un viso che somiglia a quello di una bambola di porcellana»
Nova gli puntò il dito contro. «Mostrami il tuo vero cuore!» esclamò, mentre le sue iridi assumevano una sfumatura cremisi, così come quelle di Antoniette. Samael sapeva cosa stava succedendo: quell'incantesimo veniva ripetuto giorno dopo giorno dal ragazzo durante la lezione di talenti speciali.

Respirò a fatica. «Cosa sei venuta a fare?»
«Ti ho visto in difficoltà e sono venuta a darti una mano. Non appena ti avrò liberato la mano, cercherò di eliminarti» rispose lei, quasi meccanicamente. Samael bofonchiò qualcosa che suonò come un "era ovvio". Le iridi di entrambi ritornarono ai loro colori originari e il principe apparve scocciato. «Dammi una mano, visto che ci tieni tanto»
«No» rispose lei. «Quale beneficio potrei trarne?»
«Ma le tue intenzioni erano di darmi una mano!»
Samael si schiarì la gola. «E anche di eliminarti»
«Ugh, dammi una mano e basta!»
«Cosa ottengo in cambio?»
«Niente! Lasciami andare e basta, anzi, in cambio non ti eliminerò!»

Antoniette fece qualche passo in avanti, senza accorgersi che qualcosa si era impigliato in un ramo della siepe. «Sembra che tu abbia qualcosa da nascondere...ti comporti in modo molto nervoso». Nova si fece piccolo piccolo. La fata lo esaminò dall'alto (si fa per dire) al basso. Il fazzoletto non si vedeva da nessuna parte. «Sam...» fece per dire lei e subito la ragazza la interruppe. «Il fazzoletto che cerchi è impigliato nella siepe. Sta strepitando così tanto perché non vuole che tu lo veda. Sta cercando di attirare l'attenzione su di lui, ma l'unico risultato che ha ottenuto è di sembrare un uccellino affamato»
«Maledetta» strillò Nova, agitando il dito e pronunciando incantesimi di vario genere. Antoniette venne sbalzata indietro. Perfino la strega fu costretta a indietreggiare. «Diamine, non tra i primi in classifica per nessuna ragione...»
«Rimane comunque sotto di me» rispose Samael. «E abbiamo fatto un patto, quindi suppongo di doverti aiutare»

La strega ignorò gli incantesimi di Nova, si avvicinò a lui e lo tramortì con un cazzotto. Antoniette rimase in silenzio. Pensavo a qualcosa di meno...cruento. A risvegliarla dai suoi pensieri fu Samael, che le porse il fazzoletto del ragazzo. «A te l'onore»
«Ti ringrazio» esclamò la fata, lasciando cadere il fazzoletto e guardando il rosso sparire. «È stato abbastanza semplice» esclamò. «Guarda» la riprese l'altra con la fronte aggrottata. La ghigliottina era sporca di sangue. «Deve aver perso un sacco di sangue e sembra abbia speso molte energie a cercare di liberarsi. Guarda com'è graffiata la lama...è stato solo un caso se siamo riuscite a eliminarlo. Doveva essere sfinito»
«Oh» esclamò Antoniette. «Usciamo da questo labirinto, non mi piace affatto»
«Come vuoi» esclamò lei.

Proseguirono in volo. «Sam, quante persone hai eliminato?»
La strega detestava tutte quelle domande. C'era una ragione se se ne stava sempre sulle sue, no? E si stava dimostrando disponibile e cordiale solo perché aveva fatto un patto con le altre due streghe. Si sarebbero sbarazzate delle principesse una ad una, dando per scontato che la maggior parte dei ragazzi avrebbe fatto la guerra tra loro. E, Ada aveva specificato con cura, che Thisbe doveva arrivare sana e salva da lei. Dovevano andarsene dalla Selva e finalmente (finalmente!) si sarebbe potuta godere la sua tranquillità. Un altro piccolo sforzo. Sbuffò. «Oh! Chissà perché pensavo fossero molte di più. Ormai abbiamo sorvolato il labirinto...oh, guarda, il lago! Che dici di fermarci lì! Non vorrei appesantirti troppo, possiamo proseguire a piedi!». Oh cielo, finalmente. Mi stai anche facilitando il lavoro.

Poi si erano incontrate. Si guardarono male, la tensione che si poteva tagliare con un coltello. «Volete venire con noi?» propose Antoniette. Emma si voltò verso Thisbe. La lettrice la prese in disparte. «Ho la sensazione che possa succedere qualcosa di terribile se accettiamo»
«Intendi che Antoniette possa ucciderci?»
«Non so»
Samael le guardò bisbigliare in disparte. «Sospetto» commentò l'azzurra. «Preferirei non proseguire con loro. Poi voi due non avete un bel rapporto, no?»
Quando giunsero alla conclusione di rifiutare, le altre due si erano già incamminate. «Tecnicamente non abbiamo accettato il loro invito...» iniziò la castana.
«Quindi possiamo seguirle!» concluse la bionda. Si misero sulle loro tracce.

Ed eccole là. Ada, raggomitolata dietro un cespuglio, si rialzò in piedi, facendo cenno a Lorina di avvicinarsi. La rossa nuotò fino alla riva, immergendosi nell'acqua fino al naso. Qualcuno avrebbe potuto paragonarla ad un coccodrillo. Finalmente la strega si diresse verso Thisbe. La bionda si mise sulla difensiva. «Ada!» esclamò, incattivita. «Sei tu che hai diffuso quelle brutte voci su di me!»
«Chiamale brutte voci...sono la verità» ribatté lei. Emma si mise davanti all'amica. «Provaci e ti taglio i legamenti delle ginocchia»
«Provare cosa? Voglio solo parlarle! E stanne fuori, insomma, non sono fatti tuoi. Sam, tienimela occupata»

Rapidamente la strega afferrò Antoniette per le spalle, tenendola saldamente per impedirle di scappare. Le mise un pugnale alla gola. Alla fata morirono le parole in bocca. Emma balzò in avanti, con la spada che si muoveva come se posseduta. Samael la guardò dall'alto. «Se fai qualcosa, le taglio la gola»
Emma impallidì. La spada si muoveva da sola e solo il cielo aveva idea di cosa intendesse per "fare qualcosa". L'azzurra si mise a dimenare le gambe, cercando disperatamente di liberarsi. «Ora che con i tuoi capricci hai messo in pericolo le tue amiche, che ne dici di ascoltarmi?»

Thisbe si arrese. «Cosa vuoi da me?»
«Voglio tornare a casa. È il momento migliore per farlo. Abbiamo ancora i nostri poteri magici. Diventeremo famose. Le prime a tornare. Penseranno che siamo morte durante la sfida e non verranno a cercarci di nuovo. Ti prego, andiamo. Fallo per me! Sei buona, no?»
«Ma io non voglio tornare a Gavaldon. Ada, cosa c'è di tanto importante lì per te?! Ami così tanto la tua famiglia?»
L'occhio cremisi della strega parve luccicare. «Io non ho una famiglia, Thisbe. Io voglio tornare a Gavaldon solo per vedere Gareth, quel essere abominevole che dovrei chiamare padre, crepare. Voglio essere lì quando morirà, voglio essere lì per sputare sulla sua tomba e il Gran Maestro non deve mettersi in mezzo»
Thisbe indietreggiò. Non l'aveva mai vista urlare. «Gareth? Intendi il prete? È tuo...tuo padre?»
Ada tirò su col naso. «Chiamalo padre! Sai cosa ha fatto? Ha ucciso mia madre. Sì, l'ha fatta annegare. Non merita di vivere. Hai presente il Vero Amore? Bene, scordatelo. Non esiste. Questa è la fine di mia madre. Le favole sono una perdita di tempo. Oh, e mi ha anche cavato un occhio! Thisbe, fammi tornare a Gavaldon. Ora che posso lanciare maledizioni, potrò sbarazzarmi di lui. E lui non potrà più fare male a nessuno. Mai più»

Thisbe deglutì. «Ada, ti supplico, non farlo. Scordatelo. È l'unico modo per liberarti di lui, puoi iniziare una nuova vita qui nella selva e...»
«Iniziare una nuova vita? Thisbe, non inizierò mai una nuova vita finché non avrò visto quel maledetto decomporsi in un bosco. E quando la inizierò, sarà la solita, noiosa, monotona vita di Gavaldon. Non sento il bisogno di baciare maledetti principi o di farmi salvare da una torre»
«Ada...non hai bisogno di un principe. Ti prego, non buttare questa opportunità di ricominciare, magari avrà l'illusione di essersi sbarazzato di te, ma tu sarai sempre qui, con me. Con noi. Ti prego, Ada, non buttare la tua vita così»

Thisbe le si buttò addosso, abbracciandola. Ada si agitò, cercando di levarsela di dosso. La bionda la strinse più forte. «Per favore, per favore, non hai bisogno di ucciderlo. Possiamo vivere noi il nostro lieto fine. Sei la mia migliore amica, e lo sarai per sempre, non importa cosa farai»
«Cosa pensi di fare? Farmi cambiare idea con un pianto?»
«Ada...»
«LORINA!» esclamò la strega, trascinando la bionda vicino al laghetto, tra una gomitata e l'altra e la ragazza che si agitava come un pesce fuor d'acqua. La rossa riemerse dall'acqua, afferrando le caviglie di Ada e gettandola nel lago, trascinando con se Thisbe. La strega riemerse dopo qualche secondo, mentre Lorina cercava il fazzoletto della bionda. «Che diamine ci fai tu qui?» esclamò, sputando l'acqua. «È una lunga storia, ti prego non dirlo alle prof»
«Certo che...». Non fece in tempo a finire la frase che la rossa le spinse la testa sott'acqua.

La strega si trascinò fuori dal laghetto. Emma le corse incontro. «Cosa state facendo? Come ti permetti!» urlò. «Thisbe!». Puntò Morynia alla gola della Mai. Ada tossì. «Non mi preoccuperei per lei, ma per la tua cara amica»
La castana si girò verso Antoniette. E vide quello che non avrebbe mai voluto vedere.

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Sealtiel si agitò. «Sta per succedere qualcosa di brutto» esclamò, sistemandosi sul tappeto e prendendo un sorso della granita alla ciliegia che aveva portato una ninfa a tutti i sempre. «Tipo cosa?» domandò Khalil, buttandosi accanto a lui. «Mi piacciono i gossip»
«Lo sappiamo» lo riprese Melody, guardando male Ryuu. «Non credo sia brutto da spettegolarci sopra. Credo sia brutto»
«Dobbiamo preoccuparci?»
«Non saprei. A proposito, ma Lorina?»
«Oh, le veniva da vomitare ed è andata via. Oh, Ryuu, solo per curiosità, perché Kay ti sta praticamente ringhiando contro?»
«È una lunga storia...»
«Sono tutt'orecchie, zuccherino~»
«In pratica l'ho eliminato»
«Ohhh!»
«E ho eliminato anche Melody»
«Insomma una strage» si intromise Jamil. «Meno male che non c'ero»
«Troppo impegnato a fare il cosplay di un cadavere»
«Disse quello che si è fatto fregare dal suo fidanzatino»
«Hey!»
Alexandra sospirò. «Ho la sensazione che nessuno parlerà a nessun altro per un mese»
«Ma va, nessuno è così rancoroso»

Hannah si parò loro davanti. «Ragazzi...» sospirò. «Siete dei deficienti, per farvela breve. Non pensavo di dovervelo mai dire, ma che roba è? Il mio primo in classifica si è addormentato da solo in una casetta fatta di dolciumi? E gli altri...non commento su quanto patetici siete stati. Ryuu, sei inaspettatamente stato molto bravo. Peccato che ti abbia eliminato Thisbe, poi. Felix. Felix, figlio mio, come hai fatto a farti fregare? Speravo in un miglioramento dopo quel 70 sul compito di due settimane fa»
«Copiato» sussurrò Jamil, beccandosi una gomitata tra le costole. «Ow»
La preside lo guardò con aria mogia. «Così tanto potenziale sprecato...»

I mai, dalla parte opposta, rivestiti con canottiere e calzoni nero carbone, non fiatavano. Tranne Kay. «E comunque, si è sempre vestito male»
«Non giustifica che il primo in classifica si sia fatto eliminare dal terzultimo» lo riprese Morticia. «Apriti cielo, avevo riposto in voi tutte le mie speranze. E cosa avete combinato? Uno si è incastrato in una ghigliottina, l'altro si è fatto prendere a schiaffi da una ragazza di un metro e quaranta e l'altro ancora è inciampato e ha perso il fazzoletto! Siete vergognosi! E la cosa peggiore è che non siete riusciti a eliminare nemici che si sono ELIMINATI DA SOLI. Cielo»

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Antoniette si mise a scalciare, urlando, mentre Samael cercava di tagliarle la gola. «Non eri così vivace prima, diavolo» esclamò la strega, mentre la fata faceva di tutto per liberarsi della presa. E alla fine ci riuscì, gettandosi a terra, una volta liberatasi dalle braccia della Mai. Immediatamente la corvina le si gettò addosso, cercando di riprenderla, dimenandosi anche lei con il pugnale in mano. Emma avrebbe voluto dire di lasciarlo andare, perché chissà cosa sarebbe potuto succedere. Tirandosi i capelli, rotolandosi, graffiandosi il viso, cercarono la supremazia l'una sull'altra.

Emma non fece in tempo a lasciar perdere Ada. Thisbe non fece in tempo a uscire dal lago. Era stato un incidente, di certo. Anche la strega era terrificata dalla minaccia divenuta realtà. Il pugnale non era più tra le sua mani, ma ben conficcato nel petto di Antoniette, che urlava, piangeva, cercava di toglierlo, mentre il ferro le bruciava le mani. Si sa, il ferro nuoce alle creature magiche. Il sangue sgorgava a fiotti. Lorina lo guardava, che brillava sotto la luna. Il sangue delle fate brilla. È magico. È uno spettacolo stupendo, ma triste.

La castana lasciò perdere la spada e Ada, correndo incontro alla compagnia di stanza. «Il fazzoletto! Dov'è il fazzoletto?» esclamò, cercando tra le tasche, con le mani sudaticce, terrorizzata. «Non lo trovo, non lo trovo, Antoniette, dove l'hai messo?!»
Thisbe si avvicinò alle due. «Dov'è? Proviamo a restare calme». Ada si voltò verso Lorina, e lasciò cadere il fazzoletto. La fata respirava a malapena. «Nella... tasca dei... calzoni...» mormorò faticosamente.

La rossa si coprì la bocca con le mani. «Com'è potuto succedere?». Le lacrime si confondevano con l'acqua del lago. La ragazza ebbe l'impressione che per quanto stesse piangendo, il livello del lago si fosse alzato. «Nessuno ha visto quello che è successo?». Perfino Samael era pallida come un lenzuolo. Non aveva l'aria di qualcuno che sa di aver commesso qualcosa di imperdonabile. Emma rovistò nella tasca. «Non c'è! Antoniette, Antoniette, non c'è! Dov'è?! Hai sbagliato, deve essere qui»
Samael deglutì. «Deve essersi impigliato in una delle siepi del labirinto»
«Dobbiamo andare a riprenderlo» provò a proporre Thisbe e la strega annuì. «Andiamo. Torniamo subito, te lo giuro. Antoniette, ce la fai. Ce la farai. Ce la facciamo sempre»

Mentre le due si allontanavano in volo, Antoniette fissava le stelle che ormai si apprestavano a sparire dalla loro vista. Ansimò. Lorina, non potendo più sopportare la vista, sparì e ritornò dov'era il suo specchio. Guardò il suo riflesso e vomitò.

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Thisbe e Samael sorvolavano il bosco. Quest'ultima grugnì. Andiamo nel labirinto. La bionda annuì. Le riusciva naturale capire gli animali. Certo, le frasi più complicate rimanevano complicate a doveva consultare un dizionario. Quando lo videro, trattennero quasi un sospiro di sollievo. «Ci siamo» esclamò la bionda. Sentirono anche loro una presenza alle loro spalle. Yu Mei Te le guardò male, gli occhi illuminati. «Ti prego, ti prego, lasciaci andare» lo supplicò la lettrice. «È questione di vita o di morte». Il drago non rispose e sbuffò, buttandola giù da Samael con una zampata. Cacciò un urlo, mentre l'amica si precipitava a riprenderla. Peccato che Thisbe sparì a mezz'aria, il fazzoletto che fatalmente si era sfilato dalla tasca. Ormai dipendeva da lei. La strega decise di ignorare la minaccia e di buttarsi a capofitto nella ricerca del fazzoletto. L'altro drago le strappò un'ala. Era stato inaspettato e doloroso. Riprese le sue sembianze umane cadendo. Non aveva nemmeno la forza di urlare. Dove l'aveva ferita? Sulla gamba. La gamba. Sangue. Oh cielo, non doveva uscirne così tanto. Sarebbe morta dissanguata in breve tempo se continuava a perderne in quella quantità. L'impatto fu anche peggiore. Battè la testa. Si sentì morire. Un barlume di determinazione nel rimettersi in piedi e cercare quel maledetto fazzoletto. Ma in fondo, cosa le poteva importare di Antoniette? Prese il suo fazzoletto. Presto avrebbe smesso di far male. Lo lasciò cadere. In quel momento, vide un brandello di stoffa azzurra che sventolava debolmente al vento. Provò ad afferrarlo, ma era troppo tardi.

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«Fa male» mugugnò l'azzurra. «Brucia. Ferro. Il ferro»
Emma deglutì. «Ora te lo tolgo. Tu stai tranquilla, okay?»
«Mhm» rispose lei, alzando lo sguardo al cielo. La principessa mise le mani attorno all'elsa e prese coraggio, tirando fuori l'arma e lanciandola via. La fata urlò, mentre il sangue sui suoi vestiti aumentava a dismisura. «Non...non capisco!» strillò la castana. «Ho tolto...tolto il coltello, perché sangui...sanguini così tanto?»
«Sto morendo»
«Antoniette, non dire queste sciocchezze, Thisbe troverà il tuo fazzoletto e tu tornerai all'Accademia sana e salva, domani andremo a mangiare la merenda ridendo con le altre, faremo un nuovo pigiama party festeggiando...»
«Lago. Nel lago fa...». Prese un bel respiro, faticosamente. «Meno male»

Emma annuì, trascinandola nell'acqua. Il sangue si mescolava rapidamente nelle acque cristalline. «Va meglio?»
«Non voglio morire»
La castana tirò su col naso e scoppiò in un pianto disperato. Non le importava niente della sfida. Voleva solo che la sua amica sopravvivesse. A chi importava di spade magiche o altro? Il lieto fine era inutile per lei, avrebbe volentieri ceduto la sua felicità alla fata. L'azzurra guardava i tenui raggi del sole farsi strada nell'oscurità. «L'alba» disse semplicemente. «Hai vinto»
«No, no, non ho vinto, non mi interessa, Thisbe avrà sicuramente trovato il tuo fazzoletto, è questione di attimi» si sforzò di consolarla.

Si gettò anche lei nell'acqua, con le gambe sul terreno e i capelli che fluttuavano come quelli di una sirena. L'una accanto all'altra. Singhiozzavano entrambe, una con meno energia. «Chi...chi... lo dirà a mam...mamma»
«Andrà tutto bene, fidati di me, non c'è bisogno di dirle nulla» rispose Emma, con la voce che le moriva in gola. Immediatamente ricordò le parole di qualche tempo prima.

Per me puoi anche morire senza scusarti.

Antoniette sospirò e le prese la mano. «Grazie»
«Di cosa?» singhiozzò disperatamente l'amica. «Di cosa?! Non ringraziarmi, rispondimi, ti prego». La mano della fata le sembrò tremendamente pesante. «Scusami, scusami Antoniette, sono stata terribile, per favore, non voglio che tu muoia, per favore, ti prego»
L'altra non rispose. Guardava l'alba, con la bocca serrata e gli occhi spalancati. Emma si mise in piedi, con le ginocchia sporche di fango, i vestiti a pezzi. La prese per le spalle. «Mi hai sentita?»
Silenzio. «Ti prego, ti prego, perdonami»
Ancora silenzio. «Non puoi essere morta senza avermi perdonata, ti prego!». Sciolse la stretta di mano e l'abbracciò.

I cancelli si aprirono. Thisbe corse all'interno, segretamente sperando che il fazzoletto l'avesse Antoniette. Hannah la seguì a passi rapidi. «Con calma, lettrice, con calma. Ricordati che deve uscire sulle proprie gambe»
Sealtiel deglutì. «Ve l'ho detto, avevo un pessimo presentimento, ve l'ho detto». I Sempre si guardarono allarmati. Emma ci arrivò al cancello, con un cadavere tra le braccia, piena di lividi e con gli occhi lucidi.

Aveva vinto, ma non c'era niente da festeggiare.

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