CAP 3 PARTE 2
Arrivarono al pub sulla Barchetta azzurro metallizzato di Andrea. Dopo la sudata in sala prove, avevano tirato giù la capotte e si erano goduti la brezza della sera d'estate. Quando entrarono nel pub abbracciati stavano ancora ridendo. Alcuni ragazzi al bar spalancarono le bocche nel vedere entrare Andrea: shorts bianchi, stivali rossi fin sotto il ginocchio, top bianco che lasciava scoperta una buona parte della pancia sopra e sotto l'ombelico, su cui risplendeva un piccolo brillante a forma di cuore. Era uno Swarowsky, ma la differenza la capivano solo gli intenditori. Alla spalla aveva una splendida borsa rossa, abbinata agli stivali, con la catenella dorata. I lunghissimi capelli ricci erano raccolti in alto a coda di cavallo.
Si sedettero al tavolo e Simon indicò alla barista di portare due birre, senza proferire parola. Oramai erano di casa e Niky sapeva cosa volevano. Era diventata un'abitudine fermarsi in quel bar con i tavolini di legno e quadri inspirati alla caccia alle pareti: ad Andrea ricordava i pub di Londra, rustici e moderni allo stesso tempo, che aveva frequentato volentieri durante il Master in biologia delle piante tropicali. Era lì che aveva imparato a tollerare la birra fino a una quantità che poteva battere solo un cammello. Un suo amico londinese, una sera, le aveva lasciato bere due casse intere di bottiglie da 33 cl. Era comunque tornata a casa sulle sue gambe e la mattina dopo, mal di testa a parte, si era accorta che si ricordava tutto quello che era accaduto la sera prima. Aveva sicuramente superato lo stato di allegria, ma non si era davvero ubriacata: il cervello era rimasto attivo; annebbiato, ma sempre cosciente. Questo le aveva fatto decidere che, nella sua vita, poteva fare a meno dei superalcolici, fintanto che al mondo fosse rimasto almeno un produttore di birra!
Bevve di gusto perché aveva davvero sete. Poi si alzò, poggiò i gomiti sul tavolo davanti a Simon perché potesse guardarle il seno, indifferente allo spettacolo di cui avrebbero goduto gli uomini alle sue spalle, lo guardò fisso e d'impulso gli leccò la punta del naso. Simon rise, già pregustando quello che sarebbe successo da lì a un paio d'ore.
"Vado a ballare." Lo informò Andrea e si avviò verso la parte posteriore del bar dove c'era la sala da ballo.
Niky vedendola avviarsi verso il juke box le accese le luci e dopo un minuto la musica si diffuse nel bar. Andrea amava ballare qualsiasi cosa. Suo padre le aveva insegnato da piccola a ballare anche il latino americano.
Simon la guardava dal tavolo ma non si mosse. Andrea amava ballare da sola. Vide un ragazzo alto alzarsi ed entrare di là.
Ecco un altro illuso, sogghignò fra sé. E riprese in mano la sua birra. C'era sempre quello che cercava un modo per abbordare quella fata.
Andrea lo vide entrare in pista e chiuse gli occhi, dandogli le spalle. Se non lo guardava avrebbe desistito. Invece le si avvicinò e le chiese:
"Hai ricevuto il mio messaggio?"
Andrea aprì gli occhi attirata dalla voce familiare. Quando se lo ritrovò di fronte, capì chi era.
"No, non mi pare." Decise di rispondergli, anche se la stava infastidendo non poco. Continuò a seguire il ritmo della canzone.
"Strano, te l'ho inviato stamattina presto. Era il primo verso del mio ultimo lavoro." Precisò Steve. Sapeva che l'aveva ricevuto, ma voleva vedere che effetto ne era sortito.
"Ah, eri tu? Sinceramente non l'ho capito!" mentì.
Non le andava di raccontargli quello che aveva provocato al suo inconscio. Non le andava di svelargli che grazie a quel verso adesso gli Aliens on earth avevano una nuova canzone. Rimase impassibile. E quando lui la guardò perplesso, richiuse gli occhi e continuò a muoversi con la musica. Steve le si avvicinò di più, le mise le mani sulle spalle per farla smettere di ballare e le sussurrò:
"Non ci credo. Vedo i tuoi ricordi dolorosi chiusi in un cassetto. E i tuoi occhi sono troppo trasparenti perché io non riesca a leggerci dentro."
Andrea sentì un brivido nel profondo, come un dolore in fondo allo stomaco e si staccò da lui.
"Cosa vuoi fare? Psicoanalizzarmi? Perderesti il tuo tempo." Ma la forza che mise nella risposta fu per Steve una conferma.
"No di certo!" Si affrettò a chiarire. Doveva stare attento perché un carattere forte come Andrea non avrebbe esitato a fuggire se l'avesse messa alle strette. "Mi interessa di più sapere se la tua maschera di ghiaccio può essere sciolta con un po' di fuoco?"
Andrea le puntò gli occhi in faccia, lo sguardo pronto alla guerra.
"No, spiacente. Ci vorrà ben altro. E non penso che ti convenga venirmi a cercare. Ti bruceresti prima tu!" La sua voce era diventata profonda e suonò come una minaccia.
"Questo vuol dire che dentro sei bollente?" Il tono di Steve era divertito. Non aveva intenzione di mollare la presa. "Sapevo di averci azzeccato!"
"Oh, ti assicuro che non otterrai nulla da me! Vattene!" La voce tenuta salda dalla forza di volontà mentre l'anima di Andrea tremava terrorizzata.
"Non ti sto chiedendo niente. Sei tu che devi prendere da me! I miei versi ti indicheranno la via..." la voce di Steve si fece morbida e ondeggiante come il flauto di un ipnotizzatore.
"La via per dove?" Rispose sempre più preoccupata. Non voleva insinuarsi in quel territorio. Non voleva che questo sconosciuto facesse breccia alla ricerca di ciò che doveva rimanere sepolto. E poi, che cazzo voleva questo poeta filosofo da lei? Non era forse felice e soddisfatta della sua vita?
"Io non ho bisogno di andare da nessuna parte!" Tagliò corto scocciata.
"No? Vuoi dirmi che la musica non ti fa ancora ribollire il sangue? Mi vuoi far credere che non ti mancano i sentimenti forti che provavi un tempo?" I loro occhi combattevano una battaglia tutta loro: quelli di Steve cercavano di penetrare nel suo animo, quelli di Andrea chiudevano a chiave tutte le porte perché rimanesse fuori. "Io credo proprio di sì..."
"Tu di me non sai niente, poeta!" E se ne andò verso Simon.
Si sedette e Steve si avviò verso l'uscita del bar. La sua espressione era imperscrutabile, ma di sicuro le sembrò che fosse abbastanza soddisfatto. Che cosa voleva da lei?
Quando aprì la porta Andrea lo stava ancora osservando in preda al panico. Fuori era scesa la notte. Si voltò verso Simon che la osservava interrogativo. Lei scosse la testa per fargli capire che non era nulla e riprese a chiacchierare con lui, cancellando la conversazione che aveva appena avuto.
Ecco, era facile ritornare in equilibrio. Non doveva farsi abbindolare dalle parole di quel coglione. Era solo una tattica più raffinata per entrare nelle sue mutande.
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Mezz'ora dopo Andrea era stanca di bere e Simon era pronto per festeggiare la nuova canzone. Uscirono dal bar a braccetto. Erano quasi giunti alla macchina quando Andrea notò un'ombra con la coda dell'occhio in fondo al parcheggio. Mise meglio a fuoco: tre uomini stavano litigando semi nascosti dietro un furgone della lavanderia. Laggiù le telecamere non arrivavano. Sicuramente ne erano informati.
"Spacciatori sicuramente!" Le sussurrò Simon all'orecchio, spingendola verso la macchina.
Nel momento in cui le chiusure degli sportelli scattarono due uomini si voltarono verso di loro.
"Sali in macchina!" Le intimò Simon.
"Aspetta!" Replicò Andrea. Mentre i due tizi avanzarono vide il volto del terzo. Le aveva prese sicuramente. Quindi non era complice degli altri due. Si spostò di lato al furgone e la luce del lampione lo illuminò.
"Steve?" Chiamò sconcertata. Era uno stronzo, ma sicuramente non stava passando un bel momento. "Tutto okay laggiù?"
"Vattene Andrea, lasciami stare!" Rispose lui, con la speranza che salisse in macchina prima che i due tizi la raggiungessero. La voce non lasciava dubbi sull'urgenza e il terrore. Con una mano si teneva il naso o meglio cercava di arrestare il sangue che aveva già imbrattato la giacca e la camicia.
Intanto i due tizi si erano avvicinati. Simon si era spostato davanti ad Andrea, che con lo sguardo era passata da Steve alla mano dell'uomo più vicino. Vide qualcosa brillare: un coltello!
"Buonasera bellezza!" La salutò, indugiando sul suo ombelico. Il brillantino doveva fargli gola. Erano due balordi. Pericolosi di sicuro.
Andrea aspettò che si avvicinassero ancora. Con una mano teneva il braccio di Simon per paura che cercasse di difenderla e facesse qualche mossa inappropriata. Il suo cervello non registrava la paura per i due amici, sicuramente in pericolo, ma elaborò la strategia di difesa. Lentamente, si portò al fianco di Simon, lo guardò fisso e lui spostò la testa e con le labbra mute la supplicò di non muoversi. Andrea gli sorrise beffarda, poi il suo sguardo tornò sui due. Anche il secondo aveva tirato fuori un coltello. Lasciò che la borsetta cadesse dalla sua spalla e ne intrecciò la catenella con il polso, in modo che la parte più lunga rimanesse penzoloni.
"Salve ragazzi, avete bisogno di compagnia? Stavo proprio cercando qualcuno che mi portasse a ballare!" Si mosse con movimenti lenti e sinuosi come un serpente.
I due sorrisero. Steve in fondo sgranò gli occhi. Simon rassegnato le fece spazio spostandosi di lato scrollando le spalle. All'improvviso, come una pantera, piegò le gambe e saltò ruotando su se stessa. Il primo piede centrò il coltello del tizio più avanti. Il secondo piede in ricaduta lo prese in pieno sullo zigomo con un tacco. L'uomo cadde a terra senza un fiato.
Il secondo uomo sbatté gli occhi esterrefatto, smise di avanzare, indeciso. Andrea invece non esitò, fece un altro passo e si portò di fronte al poveretto. Lo fissò sorridendo e, con uno scatto, alzò la mano aperta e con il palmo gli spezzò il naso. Il rumore fu nauseante anche per lei: come un ramo che si spezza sotto il peso della neve. Fu disgustata dal sapere che aveva toccato quella feccia, ma fu contenta che il sangue cominciò a colare dopo che la sua mano si ritrasse.
L'uomo si piegò su se stesso sotto il peso del dolore e con il gomito lo colpì alla nuca. Stramazzò al suolo, incosciente.
Andrea si rimise dritta. Per un istante guardò quei due, poi si voltò e corse verso Steve.
"Vieni. Ti porto in ospedale." Gli disse sollevandolo da terra e tirandolo con sé.
"Sì..." Rispose lui inebetito da ciò che aveva visto, "sarà meglio levarci da qui!" La guardò con aria interrogativa. Faticava a tenersi diritto, ma non poteva fare a meno di guardarla con la bocca spalancata.
Andrea evitò di guardarlo in faccia e lo fece salire in macchina. Simon si sedette sul portabagagli con i piedi sul sedile posteriore. Nessuno parlò.
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