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CAP 21 CRAZY FIGHTS


Era avvolta da una deliziosa schiuma al profumo di lavanda. Qualcosa di soave circondava con calore il suo collo.

Voci di persone...

Acqua trasparente e vapore. Bellissimo...

Una porta che sbatte.

Fiori di un tenue lavanda, che ricadono luminosi sul filo dell'acqua calma, in cui i raggi del sole si riflettono accecanti...

Saluti amichevoli. Sussurri lontani. Ancora voci.

"Okay, io credo che tu possa dare intanto un'occhiata al terrazzo, mentre vi preparo il caffè. Vedrai che tra poco arriva! Cosa? No, ti consiglio di non svegliarla: potrebbe cacciarti a calci in culo! Ahahah! Hai ragione!"

Che palle!

Mandalo via!

Guarda che è Steve!

Con chi sta parlando?

Non lo so, anche se credo che sia prestissimo!

C'è qualcuno in casa!

Con uno scatto, Andrea aprì gli occhi e si mise seduta sul letto. Senza infilare le infradito, si alzò e aprì la porta della camera. Scrutò il corridoio e si diresse verso la cucina. Più si avvicinava, più la confusione in soggiorno era evidente e decisamente fastidiosa.

Steve stava versando il caffè in tre tazzine. Le finestre erano tutte aperte e un pallido sole illuminava il salone.

Un signore robusto passò davanti a lei con una scala. Le sorrise.

"Buongiorno signorina!" la salutò con aria reverenziale e un po' preoccupata.

"Steve, credo che tu debba venire qui! La padrona di casa ha l'aria di volerti cacciare!" urlò e proseguì uscendo in terrazzo.

Da dietro le tende poteva vedere un ragazzetto, arrampicato su un'altra scala, armeggiare con lo stipite della finestra.

Andrea allora volse lo sguardo verso Steve. Era talmente scioccata che non riusciva nemmeno a fare domande. Lo fissò interrogativa.

"Buongiorno, amore. Vieni, siediti e fai colazione, così intanto ti spiego!" le si avvicinò il ragazzone, stampandole un sonoro bacio sulla guancia e tirandola per un polso verso il tavolo.

Andrea non replicò, ma ubbidì.

Prontamente, le fu piazzato davanti un cappuccino fumante e le brioches.

Infine Steve, molto divertito, si sedette dall'altro lato della tavola, le braccia intrecciate appoggiate sul piano di vetro, una luce intensissima negli occhi.

Sembrava molto soddisfatto di sé.

"Ti ascolto!" ordinò Andrea con voce tesa.

Il ragazzo sorrise, senza perdere l'euforia.

"Bene, quelli lì fuori sono mio zio Nico Lo Russo e suo figlio, mio cugino Leonard, detto Leo. Hanno un'impresa di impianti di sicurezza. Molto gentilmente hanno accettato di rendere il tuo appartamento..."

"Il nostro appartamento!" lo interruppe Andrea, ora più sveglia.

"Grazie!" acconsentì ancora più entusiasta Steve "...il nostro appartamento, a prova di...intrusione! Per stare più tranquilli. Visto che il tuo terrazzo è davvero troppo vicino alla strada..." precisò con voce carezzevole, cercando di farle capire e di convincerla allo stesso tempo.

Non ricevette risposta. Andrea lo osservava accigliata. Passarono diversi istanti, mentre il ragazzo la osservava in attesa. Iniziò a mordicchiarsi il labbro inferiore, ora non più tanto sicuro di sé.

"Hai parlato con Jake?" domandò lei all'improvviso. Nel suo sguardo lampeggiò la paura. Le coccole di Steve della sera prima l'avevano estraniata dalla preoccupazione, quasi panico in verità, che i fatti avvenuti a casa di suo padre potessero ripetersi.

Steve annuì serio "Sì!

"Pensi anche tu che possano venire da me? A cercare quella cosa, qualunque cosa fosse?" la sua voce tremava.

"No!Non verranno assolutamente da te!" il tono della risposta non ammetteva dubbi. "Ma preferisco sapere che c'è un impianto d'allarme che ti protegge, se io non sono in casa..." precisò poi.

I suoi occhi dorati scrutavano nelle acque basse degli occhi di Andrea. Voleva minimizzare, ma lei capì che era preoccupato davvero per la sua incolumità.

"E questo li fermerebbe?" volle sapere la padrona di casa. Era gelata. Stava cercando in tutti i modi di circuire la paura.

"Andy. Nessuno verrà da te, te lo prometto! Però...preferisco saperti sempre al sicuro. Non sono sempre a Dallas, come hai potuto vedere e sarei più contento se tu acconsentissi ad avere un sistema d'allarme qui." era quasi una supplica.

"Lo collegherò al nostro centro operativo" intervenne nel discorso Nico.

Andrea si voltò verso lo sconosciuto, preoccupata. "Se qualcuno violasse i sensori, una nostra pattuglia sarà qui in quattro minuti e ventotto, ancora meno di notte!" le spiegò dolce.

"Lo accontenti signorina! Ieri mi ha chiamato molto agitato. Questo mascalzone sembra davvero interessato alla sua incolumità! Il che è davvero una novità..." sorrise divertito verso Steve, che abbassò lo sguardo, decisamente imbarazzato.

Andrea continuava a fissare l'uomo: era sulla cinquantina, capelli brizzolati, fisico gigantesco. La sua presenza creava un'ombra enorme, ma non incuteva la minima paura, anzi! Era rassicurante.

Un leggero sorriso si disegnò sulle labbra della ragazza e i suoi occhi presero quella tonalità verde intenso di quando stava per uscirle un po' di malizia dalle labbra:

"Le dà parecchi problemi, eh?" volle sapere.

"Oh, non immagina neanche quello che ci ha fatto passare da adolescente!" le sorrise. Il suo sguardo però si posò sul nipote e cambiò subito atteggiamento: "Ma ora è diventato un bravo ragazzo. Glielo posso mettere per iscritto, signorina!"

Per un breve istante Andrea si sentì catapultata indietro, nella vita di Steve. Ritrovò un affetto e una sofferenza che aveva già visto nello sguardo di Marta Lo Russo.

"Lei è parente di Marta quindi?" chiese a bruciapelo, sperando di non invadere così la privacy del suo ragazzo.

"E' mia sorella!" rispose gentilmente il signor Lo Russo, mettendosi seduto vicino a lei per bere il caffé.

"E anche lei viene da New York?" continuò con più coraggio, visto che il suo amore continuava a sorridere rilassato. Anzi, si era voltato a chiamare Leo, completamente disinteressato alle eventuali domande che avrebbe potuto chiedere a suo zio.

"Sì, signorina. Siamo tutti di New York! Non dovrei dirlo, ma mi manca proprio tanto il freddo della mia città. Soprattutto in questo periodo!" confessò l'uomo.

"Non ci torna da tanto?" adesso era proprio curiosa.

"No, troppo lavoro. L'unico a mantenere stretti i contatti è Sam, anche per via della politica...Mi sa che quest'anno vuole puntare a diventare governatore, sono decenni che ci prova...Che pazzo!" spiegò sorridendo.

"Perché ci ha già provato?" chiese ancora Andrea.

"Oh tesorino, la prima volta credo che sia stato prima che lei nascesse!" rise divertito del cognato. "No, aspetti! Lei quanti anni ha?"cercò di capire.

"Quasi ventisette." rispose lei, senza offendersi per la domanda delicata.

"Beh,no! Allora credo che fosse già nata. Mi sa che aveva tre o almassimo quattro anni, non se ne può ricordare. Diamine! Ha l'età di mia figlia!" realizzò all'improvviso.

"Ah, ha anche una figlia? Come si chiama?" Andrea continuava a sorseggiare il suo cappuccino e a sbriciolare la brioche, mettendone in bocca piccoli pezzetti, perché voleva avere la bocca libera per parlare con quell'inaspettata fonte di notizie.

"Si chiama Lizzy. E' davvero una ragazzina deliziosa, se non si fosse messa in testa di suonare in una rock band!" precisò il signor Lo Russo.

"Allora facciamo così. Le lascio il mio numero, così potrà darlo a sua figlia e la informerà che quando davvero vorrà suonare in una band, io sarò lieta di ascoltarla!" e parlando, prese un post-it da sopra il buffet vicino al tavolo e vi scrisse sopra il suo nome. Infine glielo porse.

"Grazie! Ne sarà entusiasta. Ma così non mi aiuta, lo sa?" le sorrise e si infilò il biglietto in tasca.

Avrebbe voluto continuare a fargli un milione di domande, ma Leo entrò a bere il caffè e chiese intromettendosi fra loro:

"Allora papà, posso iniziare a trapanare?"

Tutti adesso aspettavano la risposta della padrona di casa.

"Credo di sì!" rispose Andrea, con un sospiro rassegnato. "In fondo, sono due anni che sto pensando di installarne uno. Ha anche un preventivo di spesa?" si informò.

"Così mi offendi!" intervenne allora Steve, alzandosi di scatto. "Vuoi lasciare che mi prenda cura di te o no?" era molto offeso. La guardava con occhi infuocati.

"Okay!" si difese Andrea sollevando le mani in segno di resa. "Non scaldarti! E' solo che lo stanno installando in casa mia e ho pensato..." cercò di giustificarsi.

"...e hai pensato male! Primo perché ora è casa nostra! Secondo perché mio zio mi farà supplicare per un mese, prima che riesca a farmi dare il conto. Terzo perché qualunque esso sia, consideralo un mio bisogno personale, quindi lo pago io!".

"Okay!" rise della sua veemenza la ragazza "Okay! Calmati! Ho detto che va bene! Cosa vuoi che dica? Grazie signor...Lo Russo!"

"Soltanto Nico, cara. E prego, è un vero piacere!" replicò lo zio di Steve, ridacchiando insieme a lei per il fervore del nipote.

"Oh, è davvero... davvero un enorme piacere, signorina Andrea!" aggiunse squadrandola Leo. Aveva all'incirca la sua età, capelli nerissimi spettinati con il gel, alto quasi quanto Steve, ma ancora più magro. Era però più bambino, più sbarazzino e giocoso di lei: la vita finora lo aveva soddisfatto, si vedeva.

"Leo, vaffanculo in terrazzo!" lo gelò con lo sguardo Steve, "E toglile subito gli occhi di dosso!" lo minacciò avvicinandosi.

Gli altri tre risero allegri di quella reazione esagerata.

"Hey cugino! Guarda che non mi chiamo mica Jaime!" ribatté il ragazzetto e uscì fuori dalle finestre.

Andrea abbassò lo sguardo sulla tazza, amareggiata. Poi si alzò, senza mai guardare Steve negli occhi e si diresse verso il bagno, chiudendosi la porta alle spalle.

Dopo un secondo, la porta si aprì e si richiuse. Le lunghe braccia di Steve l'avvolsero da dietro. Le sue labbra calde arrivarono con urgenza sulla sua guancia.

"Vieni qui, tu! Dove pensi di andare tutta triste, da sola, con quello sguardo da cane bastonato?" la rimproverò con dolcezza.

Andrea tacque, ma si voltò verso di lui. Continuava a guardare il suo petto, non ancora pronta ad affrontare il suo rimprovero.

Steve le sollevò il mento con il dito e piegò le ginocchia per guardarla negli occhi:

"E' tutto a posto, amore. Sappiamo entrambi che è un discorso chiuso. Non ho mai avuto intenzione di rinfacciartelo, se è questo che stai pensando" la sua voce era seta che lentamente accarezzava il cuore di Andrea.

Steve però, capì subito che non le era sufficiente. Allora posò le sue labbra calde sul naso di lei. La coccolava come una bambina, ma per Andrea, la verità era... che non se lo meritava. Da quando lo conosceva, da quando lo amava, non c'era giorno che non si fosse vergognata di quella notte con Jaime.

"Baciami Andrea e smettila subito di vergognarti!" l'ammonì serio.

"Beh, se non altro, sai che me ne sono pentita!" gli confessò con voce strozzata.

"No, so che hai scelto me e questo è tutto ciò che ho bisogno di sapere!" rispose lui sicuro.

Lo sguardo verde della ragazza divenne trasparente e le sue labbra si appoggiarono con urgenza in quelle calde di Steve. Con le braccia si aggrappò alle spalle muscolose e forti di quell'anima dolce che la coccolava sempre, senza tentennamenti. Lo strinse forte a sé, perché il suo calore l'avvolgesse e la rincuorasse. La lingua di Steve si intrufolò autoritaria nella sua bocca al sapor di cappuccino, mentre le lunghe braccia del ragazzo l'avvolgevano come una coperta infuocata.

Si sentì finalmente al sicuro, protetta, dal mondo ma anche dai suoi pensieri, dalle sue consuete paure e da quelle più recenti, più inquietanti e si rese conto che oramai era totalmente dipendente da questa sensazione. Nessun allarme poteva farla sentire più al sicuro delle braccia rassicuranti di Steve.

Quando riprese finalmente fiato, non ebbe la forza di allontanarsi.

"E sai anche che l'ho fatto perché sei meraviglioso?" gli chiese ancora persa nei suoi occhi dorati.

In fondo al nocciola di Steve tornò però il dolore, subito rimpiazzato dall'amore: "Questo sei solo tu a dirlo, ma farò comunque finta che sia vero..." e la baciò di nuovo.

Lo squillo del telefono di Andrea si insinuò tra di loro. Steve la lasciò e ritornò in soggiorno, mentre Andrea andò a rispondere.

"Pronto?" attese.

"Ciao Jaime, come stai?" si voltò subito verso Steve, preoccupata. Lui aveva uno sguardo indecifrabile, ma le sue sopracciglia lottavano per non incresparsi.

"Quando avevi intenzione di incontrarci?" continuò guardando fisso negli occhi dorati che la stavano scrutando in attesa.

"Sì, domani sera va benissimo. Avviso i ragazzi. Ci vediamo lì. A domani" chiuse la chiamata.

"Che cosa voleva?" le chiese lui portando con sé, nell'avvicinarsi, una folata di aria gelata. La sua stessa voce sembrava un sacco riempito di cristalli appuntiti.

"Vuole incontrarci domani sera. Dobbiamo presentare una demo per il concorso di Los Angeles entro fine mese e, con quello che è successo, me ne ero completamente dimenticata."

"Verranno anche Simon e Jake? Dove vi vedrete?" chiese ancora teso.

"Certo che verranno i ragazzi, altrimenti come le scelgo le canzoni!" rispose un po' scocciata.

Lo guardò fisso indecisa se parlare o tacere. Poi però decise che era meglio chiedere,:

"Non ti fidi di me, vero?" Dopo quello che le aveva detto in bagno, adesso sembrava che la sua evidente gelosia avesse trasformato tutto in parole al vento.

"No, non mi fido di lui! Lo conosco. Farà di tutto per avere il bis da te. Ma se ci sarà Simon con te, saprà come scrollartelo di dosso!" sorrise cattivo.

"Ah, è così?" chiese lei, offesa.

"Sì, è così! Mi piace pensare che se Jaime prova solo a toccarti, Simon non esiterà un solo istante a spaccargli il naso. E io gliene sarò eternamente riconoscente e lo invidierò molto! Posso sicuramente contare su di lui!" il tono era ironico, ma anche molto crudo e tagliente, quasi sadico.

Andrea fece un sorriso che era più una smorfia di disgusto, ma lasciò correre.

"Adesso li chiamo, così smetti di agitarti" lo canzonò.

Il ragazzone aprì la bocca per replicare per le rime, ma suo zio lo chiamò da fuori; così la lasciò al telefono, con un sorrisetto ironico e l'indice puntato verso di lei in segno di ammonimento.

Andrea scoppiò a ridere, divertita e ben lontana dall'esserne intimorita.



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Eccomi di nuovo a voi, dopo tante inutili faccende della vita quotidiana che mi allontanano dalla storia di Andrea e Steve.

Purtroppo, questo capitoletto leggero, che vi lascerà sicuramente curiosi e insoddisfatti, in realtà...sì, in realtà è l'orlo del baratro.

All'interno ci sono tanti piccoli indizi e spunti che...quando il libro sarà finito vi accorgerete di quante pagine ritorneranno a far riferimento a questa mattinata strampalata di Andrea!

E' tutto ciò che posso dirvi.

Abbiate la pazienza di lasciare che la storia si srotoli piano piano...con i giorni che si susseguono e le vicende che si...incupiscono!

Buona lettura!

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