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CAP 17 PARTE 2


Finalmente, dopo quasi un'ora di attesa nella sala d'aspetto del piano della terapia intensiva, un'infermiera venne ad avvisare Andrea che Nilhanti era sveglia. Dovette aspettare ancora, ma il dottore del giorno prima le si affiancò, chiarendole molte cose, soprattutto che la situazione clinica era stabile e che non si erano verificate lesioni cerebrali.

"Parla?"gli chiese a un certo punto, sorprendendo anche se stessa per come aveva capito tutto. In fondo era un chimico e, pur conoscendo ogni cellula del corpo umano, le malattie e le conseguenti cure le rimanevano piuttosto sconosciute.

"Sì e mi sembra che abbia anche capito al volo tutto quello che le ho detto, soprattutto che era in ospedale e perché. Vorrei comunque che lei andasse a parlarle, per capire se la riconosce e se ricorda cosa le è successo. A proposito, mi hanno informato che il tenente Starr doveva partecipare per farle delle domande. Lo avete visto?" chiese guardandosi in giro.

"Sta arrivando..." rispose Simon con un enorme sorriso. Steve lo osservò perplesso, così ad Andrea venne da ridere.

"Capirai..."gli disse misteriosa.

Dopo qualche minuto, Grace e Jake arrivarono mano nella mano. Un'emozione gigantesca a illuminare e stravolgere i loro visi. Gli occhi lucidi di commozione.

Si diressero entrambi verso Andrea, che li guardava soddisfatta ed evidentemente felice.

Quando le fu abbastanza vicino, Jake lasciò la mano di Grace e abbracciò Andrea in vita con le sue braccia forti, la sollevò da terra come un fuscello e dalla felicità che aveva in corpo la fece roteare dolcemente.

Emise un urlo un po' più alto del dovuto.

Andrea rideva e gli mise subito una mano sulla bocca "Zitto siamo in un ospedale!" lo rimproverò.

"Lo sai che io ti amerò e sarò tuo debitore per il resto della mia vita?" le chiese euforico, appoggiandola a terra e stampandole un bacio enorme sulle labbra.

Steve allora si alzò in piedi dalla poltroncina, in cui da quasi un'ora stava aspettando e gli rivolse un urlo quasi rabbioso:

"Ma che cazzo dici?" Aveva stretto le mani in due pugni serrati e stava  per avanzare verso Jake, quando Simon lo trattenne per un braccio elo tranquillizzò:

"Fermo poeta, stai travisando! Guarda meglio!" e sogghignò.

Allora Steve si accorse che ora anche Grace abbracciava forte l'amica, gli occhi ancora più lucidi.

"Grazie, grazie, grazie! Se in macchina non mi avessi...insultata, sarei ancora nel mio limbo!" e Jake ora le stringeva entrambe con le braccia.

Simon allora si avvicinò, lasciando Steve esterrefatto lì sul posto e andò a schiaffeggiare la testa di Jake.

"Hai visto, coglione? Che ti avevo detto? Sarà anche pazza, ma non c'era nessun altro che Andrea che potesse sbloccare Grace!"

"Hey! Io non sono pazza!" ribatté offesa la loro amica. "Steve diglielo anche tu!" lo chiamò a sua difesa, sempre sorridendo.

"Io non ci sto capendo niente! Ma cosa è successo?" cercò di chiarire, anche se si era rilassato.

"E' successo che, questi due piccioncini, si stavano rincorrendo da sei mesi, poi è arrivata Andrea e li ha sbattuti una di fronte all'altro perché parlassero. E loro hanno fatto quello che avrebbero dovuto fare sei mesi fa: si sono baciati!" rise divertito il biondo.

Grace, la perfida cavernicola arrogante Grace, divenne viola sulle guance, mentre Jake si passò una mano sui suoi capelli appuntiti.

"Bé, più o meno!" confessò in imbarazzo.

Steve allora si avvicinò ad Andrea e le sorrise, felice di scoprire questo suo lato nascosto, decisamente nascosto.

"Non sapevo che fossi così romantica?" la canzonò.

"Mi piace far felici le persone che amo" spiegò lei sincera, abbracciandolo e li indicò con affetto.

"Lo fai anche con me?" chiese Steve serio.

"Con te mi è più facile ancora, perché i tuoi bisogni di solito finiscono per soddisfare più me!" si era persa nei suoi occhi dorati e aveva parlato senza filtri.

A quelle parole Grace intervenì, separandoli.

"Okay, okay...Questo argomento lo sviscererete meglio a casa, adesso siamo in un ospedale. Un po' di decenza, signori!"

"Cosa? Ma io non stavo parlando di..." cercò di spiegare Andrea confusa.

Allora tutti gli altri scoppiarono in una risata, divertiti del suo evidente imbarazzo.

Per pochi attimi, l'ospedale, le paure, la preoccupazione avevano abbandonato le loro menti e si erano persi nell'affetto che li teneva saldi uno affianco agli altri.

Steve era ancora nell'abbraccio della sua ragazza, circondata sulle spalle dal muscoloso braccio di Simon e stritolata in vita da Grace, mentre le forti braccia di Jake avvolgevano praticamente tutto il gruppo.

Per un momento, sembrò che la stanza fosse stata saturata da un profumo dolce, intenso, meraviglioso e Steve lo inspirò con forza e lasciò che gli riempisse i polmoni e l'anima. Non se la sentì però di esternare quella sensazione, per una confidenza così profonda non era ancora pronto.

La sua dolce fatina però lo osservò con attenzione e lesse tutte le sue parole non dette e si compiacque di ciò che vide.

In quel momento tornò il dottore.

"Ah tenente Starr, vedo che è qui. Allora signorina Wilson, andiamo?" ma lei si voltò verso i suoi amici.

"No, mi dispiace. Per ora solo lei e il tenente. La signora è ancora molto debole. Se volete potete andare di là e salutarla attraverso il vetro."

E si incamminò lasciandoli lì, delusi, spingendo con delicatezza Andrea verso il corridoio.

Jake le si affiancò e le prese la mano. Andrea gliela strinse subito con forza. L'ironia adesso era evaporata.

Entrarono in una camera decisamente piccola, soprattutto ingombrata di tanti monitor e strane pompe di vario genere. Tubi, tubicini e fili partivano dai macchinari più vicini al letto di Nilhanti e arrivavano sulla sua pelle. Aveva gli occhi chiusi, ma non appena il dottore la chiamò, li aprì. Si guardò per un attimo intorno, muovendo gli occhi con lentezza, fino a quando non si fermò su Andrea. Allora, quel viso oggi così stanco e pallido, si illuminò e le sorrise.

"Ciao Nanè! Sei qui?" le chiese riconoscendola.

"Sì, dove dovrei essere? Come ti senti?" le rispose con dolcezza la ragazza e un tono di voce rauco, ma soffuso.

"A pezzi!" confessò.

"Ci hai fatto prendere una bella paura!" le confessò adesso Andrea, espirando, come se fino a quel momento avesso trattenuto il respiro, o forse le lacrime.

La tata annuì. Il suo viso era pallido e sulla testa aveva una fasciatura enorme, quasi un turbante. Sembrava che i suoi occhi, sempre così vigili e limpidi, faticassero a rimanere aperti.

Per un istante Andrea ripensò a suo padre, ma con un grande sforzo di volontà, allontanò subito quell'immagine. La sua tata era viva, acciaccata per ora, ma presto sarebbe stata meglio.

"Nilhanti, vorrei che tu ti riposassi molto in questi giorni, non ti devi preoccupare di nulla, okay?" cercò di tranquillizzarla. "Ho portato Jake con me: vorrebbe farti qualche domanda su quello che è successo. Vuoi?" le spiegò come a una bambina.

La donna annuì, spostando lo sguardo su Jake.

"Ciao furfante! Allora ti occuperai tu di me?" lo apostrofò.

Jake le sorrise, contento di vedere che lo aveva riconosciuto senza esitazioni e che lo aveva chiamato come faceva sempre.

"Ciao Zietta! Sì, sono qui, perché hanno affidato il caso a me. La mancanza di parentela in certi casi aiuta." cercò di scherzare, ma un istante dopo si fece di nuovo serissimo. "Dimmi. Ti ricordi qualcosa dell'altra sera? Potrebbe esserci molto utile" il suo tono era tornato quello del poliziotto, più rauco e decisamente più duro.

"Non saprei..." le sue sopracciglia si strinsero nello sforzo.

"Vuoi pensarci un po' e rimandiamo magari a domani?" chiese con voce vellutata il poliziotto.

La donna sbatté lentamente le palpebre. Stava riflettedo su qualcosa, anche se era evidente che le costava molta fatica anche solo quella leggera attività. Scrutò a fondo negli occhi del ragazzo. Infine chiese con voce stanca:

"E' importante per te? Sapere adesso, intendo?"

Jake notando il suo affanno, avrebbe voluto dirle che non importava, ma in realtà sapeva che ogni minuto contava. Così, a malincuore, storse la bocca in una smorfia e le rispose:

"Sì, è importante sapere il prima possibile!"

Nilhanti allora fece un piccolo sorriso di comprensione e annuì. Inspirò lentamente, come a trovare le forze, poi socchiuse gli occhi e il suo sguardo volò lontano.

"Ricordo di aver sentito un rumore, uno schianto come un pezzo di legno che si rompe. Io ero a letto, mi sono affacciata in corridoio e ho visto che la luce era accesa. Poi ne ho sentito un altro, veniva dallo studio del dott. Wilson." i suoi occhi si chiusero nello sforzo di ricordare.

"Mi sono messa a camminare in silenzio, sinceramente senza pensare, come una stupida, che potesse esserci qualcuno. Ho sbattuto contro qualcosa, ho fatto rumore e loro sono corsi fuori dalla porta e me li sono trovati addosso. Mi hanno spinta, sono caduta e credo di aver sbattuto, perché mi fa decisamente male la testa. Questo è tutto" concluse scuotendo la testa, come per scusarsi di non poter fare di più.

"Solo una cosa: bianchi o neri?" chiese Jake, con lo sguardo concentrato.

"Bianchi, entrambi. Americani. Capelli neri, pizzetto. Non tanto alto." rispose subito Nilhanti guardando fisso il ragazzo, accigliata.

"Vuoi dire che li hai visti in faccia?" chiese allora Andrea preoccupata.

"Solo uno, quello che mi ha spinto." continuava a fissare Jake, ma c'era ora una forza in quella donna, che non si poteva immaginare vedendola così piccola e paffuta.

Jake annuì lentamente. "Bene, per oggi basta. Ne riparleremo con più calma, quando avrai recuperato un po' di forze" e le baciò la fronte.

La salutò anche Andrea e uscirono. Jake si allontanò quasi subito, si diresse, senza guardare dove fossero gli altri, verso gli ascensori e si fermò vicino a una finestra. Prese il telefono e chiamò la centrale.

Andrea lo guardò inquieta. In quel momento, vide i suoi amici dietro il vetro che salutavano Nilhanti. L'unico che la osservava con le mani in tasca era Steve, un'espressione indecifrabile sul viso. Poi Grace lo indicò e chiese rivolta verso l'interno della camera: "Lui?" Poi indicò se stessa e fece di no con la mano.

Allora si voltò e chiamò Andrea. Lei si avvicinò, non capendo cosa stava combinando l'amica, ma quando le fu vicina, Grace la mise vicino a Steve e disse a Nilhanti che li guardava sorridente dal letto senza poter sentire: "E' il suo!".

In un primo momento, le ciglia di Nilhanti si strinsero in un cipiglio tra l'arrabbiato e il preoccupato, poi squadrò Steve quasi trafiggendolo.

Il ragazzone però la salutò con la mano e le sorrise, un po' colpevole, un po' emozionato. Infine guardò Andrea interrogativo.

Lei non poté fare a meno di sorridergli, luminosa. Gli passò un braccio intorno alla vita e si voltò verso la sua tata.

Solo allora il cipiglio di Nilhanti si sciolse, rasserenandosi e annuendo.

Andrea capì che avrebbe dovuto parlare a lungo con lei, prima che la fucilasse. Sembrava però essere contenta della sua scelta...


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Poco dopo salirono tutti insieme in ascensore e uscirono dall'ospedale. Come furono di nuovo al sole, Andrea respirò profondamente. Steve le mise un braccio sulle spalle e le chiese preoccupato:

"Tutto okay?"

Andrea annuì poco convinta, ma continuava a seguire Jake con gli occhi. L'amico infatti, non le aveva ancora detto nulla.

In quel momento Simon suggerì a nessuno in particolare:

"Pranzo? Credo che abbiamo parecchie cose da festeggiare, oggi, non vi pare?"

Accettarono tutti l'idea, anche perché era ora proprio di pranzare. Decisero per un piccolo ristorante lì vicino e si avviarono a piedi.

Jake teneva stretta Grace con un braccio, Simon faceva strada, Andrea e Steve erano dietro a tutti, mano nella mano.

Improvvisamente, il poliziotto guardò Andrea da sopra la sua spalla. Lasciò la brunetta e si avvicinò all'amica e a Steve.

"Posso parlarti un attimo?" le chiese guardando Steve. Lui capì che avevano bisogno di un po' di privacy, lasciò la mano di Andrea e con due falcate raggiunse Simon e iniziò a chiacchierare con lui, mettendogli un braccio sulle spalle, più a volerlo strozzare che abbracciare. L'altro rise e lo scansò con uno spintone.

"Dimmi" iniziò allora Andrea, sapendo che Jake aveva in mente qualcosa.

"Sì...Andrea sarò schietto. Tra al massimo dieci minuti, due agenti sorveglieranno la camera di Nilhanti."

"Perché?" chiese adesso molto agitata lei.

"Perché se si viene a sapere che ha visto l'aggressore in faccia, potrebbero finire il lavoro. Non so neanche io perché non l'hanno uccisa. Forse pensavano che fosse già morta." chiarì con un tono cupo. Le camminava accanto, continuando a fissare un punto lontano davanti a sé. L'amica però, vide i suoi occhi incupirsi.

"Jake? Dimmi che cosa pensi?" lo supplicò allora Andrea.

L'amico sospirò, consapevole che non avrebbe potuto nasconderle la verità.

"Credo che quei due uomini avessero un mandante e uno scopo preciso: cercare qualcosa nell'appartamento di tuo padre. Solo che non erano a conoscenza del fatto che Zietta fosse lì. Credo però che sapessero della morte di tuo padre, per questo non si sono preoccupati più di tanto e sono entrati senza controllare che non ci fosse nessuno." sul suo viso la preoccupazione era più che evidente adesso.

"Devo essere sincero" proseguì serio "Questa faccenda non mi piace per niente!" confessò.

"Devo preoccuparmi davvero, allora?" la ragazza fissò l'amico in cerca di rassicurazioni, che purtroppo non trovò.

Jake le mise le mani grandi e calde sulle spalle, la scrutò fino in fondo all'anima con i suoi occhi più azzurri del cielo d'estate e lasciò che le sue parole uscissero lentamente dalle sue labbra: "Io sono qui, non lascerò che ti accada nulla, mai! Mi credi?"

Andrea si strinse tra le sue braccia muscolose, quasi gli si raggomitolò addosso. Con la bocca vicino al cuore del suo amico, confermò: "Io mi fido di te!"

Steve, notando i loro visi corrucciati, li stava guardando allarmato.

Jake si avvicinò all'orecchio di Andrea e le sussurrò pianissimo: "Non dire a nessuno quello che ci ha riferito Nilhanti, neanche a Steve"

Andrea lo squadrò a bocca aperta. Un brivido le attraversò il cuore.

Come poteva chiederle di non fidarsi di Steve? Era già doloroso scoprire che una parte, neanche tanto piccola di se stessa, si rifiutava di abbassare la guardia. Sapere che Jake non si fidava allo stesso modo del suo grande amore, era devastante per lei.

Jake però, non aveva finito di parlare e si spiegò meglio:

"Con lui lascia che parli prima io...Okay?" e lei annuì sconvolta e rassicurata allo stesso tempo.


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Ecco...ce l'ho fatta!

Grazie a tutti per la pazienza!

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