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Cap 16 Parte 2


Andrea era una ragazza indaffarata, che non passava molto tempo in casa, ma amava l'ordine, la pulizia e cucinare.

Nel giro di mezz'ora portò in tavola pollo ai funghi, crostini, contorni vari e pane.

"Scusa, non ho pensato che forse avresti gradito la pasta." le venne in mente in quel momento.

Steve negò sorridendo "Stai scherzando? Hai riempito la tavola, non avrei avuto posto anche per la pasta!" si schernì.

"Ah! Era solo perché mi è venuto in mente che forse da tuo zio preferite la cucina italiana" chiarì lei.

"Indifferente!" rispose lui alzando le spalle. "Basta che si mangi, va bene tutto!" e cominciò a versare il pollo nei piatti.

Poco dopo aveva spazzolato tutto.

"Devo farti i complimenti perché era davvero buonissimo, tutto!" sottolineò.

Andrea inclinò la testa in un mezzo inchino di ringraziamento, poi aggiunse:

"Forse un po' poco? Hai ripulito tutto il piatto del purè!" lo canzonò.

"No, no, basta! Grazie!" rispose lui mettendo le mani avanti.

"Mi sai dire dove la metti tutta quella roba, che non hai neanche un filo di pancetta?" chiese allora lei, divertita.

"Guarda che se consideriamo il mio metro e novantadue, forse tu mangi più di me!" specificò Steve.

"Vado in palestra!" confessò lei.

"Fammi indovinare...Hip hop? No, non sarebbe in tono con la tua musica. Spinning allora?" chiese divertito.

Andrea negò ridendo: "Acqua! Mare aperto!" suggerì.

"Okay...fammi pensare." lo guardò riflettere così tanto quasi da rasentare lo sforzo. "Ci sono! Che stupido! Kick-boxe!" disse fiero di sé.

"Sì, giusto!" annuì lei. "Ti dirò di più. Sono stata per tre anni di seguito campionessa europea under 21!" confessò con un tono di velata fierezza.

"Non ci credo! Davvero? Dio, non so che darei per vederti sul ring! Aspetta: europea?" chiese stupito.

"Mia madre era svizzera e da piccola aveva richiesto la mia cittadinanza, così da poterci spostare in Europa con più facilità."

Steve all'improvviso sembrò molto interessato alla notizia.

"Di dove di preciso?" chiese

"Spiez, sul lago di Thun. Cantone Berna." rispose sicura Andrea.

"Ci sei mai stata?" chiese allora Steve con una leggera luce negli occhi.

"Sì, da piccola avevamo una casetta sul lago, molto carina. Sembrava la casa di Heidi. Solo che il lago è sempre stato un po' inquietante per me, così dopo che è morta mia madre non ci siamo più tornati. Adesso non ho idea in che condizioni sia, però è mia: era nell'elenco delle proprietà che mi ha lasciato papà." scoprì che parlarne la metteva a disagio.

"Comunque, non mi hai detto com'è che invece tu hai un fisico così..." non riuscì a trovare un aggettivo appropriato, ma in compenso arrossì.

"Non ci posso credere!" la canzonò Steve allora lusingato, lasciando cadere il discorso Svizzera. "Sei arrossita? La glaciale Andrea che arrossisce di fronte a un bel ragazzo?" cominciò a canzonarla. "Beh, devo ammettere che la mia bellezza è notevolmente al di sopra della media..." non riuscì a finire perché gli arrivò un pezzo di pane in faccia.

"Sta attento perché di solito gli uomini sono tanto belli quanto stronzi!" lo prese in giro lei.

"Ah sì? Allora posso dire con certezza che tu...sei bellissima!" contraccambiò tirandole il tappo del vino addosso.

"Mmhmm! Qui qualcuno ha bisogno di una lezione di buone maniere?" chiese Andrea alzandosi lentamente da tavola e avvicinandosi a Steve, che, immediatamente si sollevò dalla sedia e si allontanò dal tavolo, mettendosi dietro il divano, le mani avanti, pronto a parare eventuali colpi.

"Non ti azzardare, sai? Potresti farmi male!" cercò di fermarla. Andrea avanzava a passi lenti, studiandolo, come una pantera a caccia.

"Ma davvero...? Allora sai chi è il più letale qui?" chiese lei divertita.

Steve si voltò di scatto correndo verso la camera. Andrea saltò come un felino e in tre passi lo raggiunse, mentre lui entrava in camera. Lo afferrò per la vita e con uno slancio lo spinse sul letto, dove caddero entrambi.

"Lasciami andare subito!" urlò il ragazzone, ridendo.

"Urli come una donnetta!" gli rise in faccia Andrea.

"Questa non te la perdono!" rispose allora lui e con una mossa le fu sopra e le bloccò entrambe le braccia sopra la testa. Era allibita. Una mossa del genere l'aveva vista solo sul ring.

"Adesso supplica pietà!" la minacciò.

"Altrimenti?" rispose lei fiera, sollevando il mento.

"Altrimenti..." iniziò lui socchiudendo gli occhi, la sua mano le accarezzò il seno e continuò verso la pancia "...credo che ti farò urlare..." sorrise fra sé e scosse un po' la testa.

"Allora...chiedo pietà!" sospirò lei.

Steve le puntò gli occhi in viso e arricciò le labbra, un po' troppo divertito: "Spiacente, ho deciso che preferisco farti urlare!"

Andrea aprì la bocca cercando di protestare, ma Steve le infilò una mano calda negli slip, mozzandole le parole in gola. Continuava a fissarla e il suo viso sembrava illuminato da una luce immensa: in quel momento era di sicuro entusiasta dell'idea che aveva in mente.

La ragazza non poté fare a meno di rispondere al suo sorriso, curiosa di sapere che cosa avrebbe fatto. Anche se l'inizio già le piaceva...

Con un dito, con una lentezza snervante, la stava accarezzando vicino al suo punto più sensibile. Si capiva che non aveva nessuna fretta e che gli piaceva godersi ogni istante. Quasi subito però per Andrea risultò difficile mantenere il respiro regolare.

E tutto divenne molto più complicato, quando le tolse gli slip, lasciandole le braccia libere e, staccando i suoi occhi nocciola da lei, poggiò le labbra sulla sua pancia. Sembravano fuoco e la pelle di Andrea si coprì di piccolissime goccioline di sudore.

Sollevò il bacino in un impulso irrefrenabile.

Steve inaspettatamente ridacchiò.

"Non avere fretta, bambolina!"

Ne rimase esterrefatta: la sua voce era roca e sensuale come l'aveva sentita altre volte, ma sostenuta da una base ironica e giocosa che rappresentava una vera e propria novità. Non poteva esserci dubbio: si stava divertendo da matti!

"Ti diverte farmi soffrire, eh?" cercò di mantenersi calma lei.

Steve sollevò la testa e le sogghignò in faccia, incapace di trattenersi:

"Nessuna protesta o mi fermo..."

Andrea rise di cuore, ma la mano di lui si spostò all'improvviso più in basso e la penetrò con delicatezza con un dito. Le si strozzò la risata in gola, trasformandosi in un urletto di piacere mescolato a una buona dose di sorpresa.

Lo sentì inspirare forte, sentì la sua guancia carezzarle la pancia e la punta della sua lingua che giocava vicino al suo punto sensibile, senza mai arrivarci davvero.

Le guance di Andrea divennero rosse e bollenti, era un gioco così intimo e allo stesso tempo, così inebriante, che si vergognò profondamente scoprendo quanto le piaceva.

Il suo desiderio divenne un tormento, mentre saliva scalino su scalino la scala del piacere.

"Steve..." lo chiamò, sapendo che non sarebbe riuscita a trattenersi ancora per molto.

Il ragazzo però, si fermò.

"No, ti dico io quando!" le intimò. Ancora quel tono di voce, adesso ancora più eccitante.

Andrea spalancò gli occhi e cercò di giustificarsi:

"Non posso resistere ancora molto se mi fai..." non finì la frase, lasciò che la sua mano vagasse in aria, confusa.

"Fai uno sforzo! Fidati!" era deciso, autoritario eppure continuava a ridere fra sé.

Aveva preso in mano le redini ed era, come sempre, infinitamente sexy sentirlo così risoluto.

Ritornò alla sua occupazione. Il tocco della sua lingua si fece più preciso e il respiro di Andrea si fece ancora più affannato. Lasciò che l'aria fuoriuscisse dalle sue labbra lungamente, per trattenersi. Continuava a scuotere la testa, così che i suoi capelli le ricadevano un po' anche sulle guance.

Steve decise di peggiorare la sua situazione, inserendo, con lentezza indicibile, un secondo dito dentro di lei.

Andrea ruggì disperata. Si sentiva completamente ubriaca. Le dita si muovevano dentro di lei come a fare dei piccoli passettini e a tratti raggiungevano un punto magnifico.

Era circondata da nuvole bianche, completamente al di fuori della realtà. La sua pelle era percorsa da brividi talmente profondi che era costretta ad arricciare le dita dei piedi ad intervalli regolari, come scosse elettriche date da un esperto torturatore.

"Steve..." supplicò. Strinse i pugni aggrappandosi alle lenzuola.

Lui in risposta, la toccò nel punto che voleva lei, una volta, due volte...

"Adesso!" lo sentì sussurrare fra sé e Andrea si lasciò invadere dal piacere e dall'estasi.

Avrebbe voluto urlare, ma si impose di tenere la bocca chiusa, mentre esplodeva in una nuvola di fumo bianca.

Steve all'improvviso, si fermò e la lasciò vuota per un secondo, proprio mentre il piacere di lei sembrava finire, e poi, con infinita dolcezza, la penetrò.

"Vediamo fino dove sai arrivare, amore mio!" le sussurrò all'orecchio, appoggiandosi con i gomiti vicino al suo viso.

Proprio quando l'orgasmo sarebbe dovuto scemare e la tensione dissolversi, le morbide spinte di Steve le impedirono di rilassarsi. Sentiva il suo cuore battere forte, il suo inguine pulsare per quest'intrusione che riportava l'elettricità al massimo e si scoprì a salire ancora più in alto. Ad occhi chiusi, persa in un mondo di nuvole e luce, incapace di razionalizzare alcunché, si abbandonò completamente fra le sue braccia.

Non soddisfatto, Steve le morse un capezzolo e Andrea superò qualsiasi forma di piacere fino a quel momento provata. Sentì un suono acuto, sensuale, il più erotico che le fosse mai capitato. Seguito da un altro più profondo. Solo quando si spense, si rese conto che era uscito dalle sue labbra il primo, e dalla bocca di Steve il secondo.

Era così sconvolta che le sembrò di avere mal di pancia, mal di testa e una spossatezza mai provata.

Lasciò che il suo respiro si facesse a poco a poco più regolare, mentre carezzava con una mano i capelli di Steve, appoggiato con la fronte sul suo seno.

C'era silenzio. Solo i loro respiri alterati erano ancora percepibili. Ma nell'aria c'era un calore bruciante, un'energia dirompente.

"Sapevo che volendo eri multiorgasmica..." le sussurrò, per poi sollevare la testa per guardarla.

"Io no...!" rispose, imponendosi di aprire gli occhi e lo guardò stupita.

"E io di solito non urlo..." sussurrò disorientata, ancora incapace di tornare razionale.

"Bé, neanch'io!" sogghignò lui.

Andrea sbatté le palpebre, cercando di riflettere. Poi però delle immagini le passarono davanti agli occhi:

"Io ti ho sentito urlare!" precisò lei.

"Già..." rispose lui con un sorriso divertito sulla faccia, mentre sollevava le sopracciglia. E Andrea non poté fare a meno di esplodere in una risata cristallina e radiosa.

Il ragazzo continuava a guardarla, una luce meravigliosa che gli rischiarava i lineamenti, come se uno strano sole fosse sorto in quella stanza, solamente illuminata invece dai lampioni in strada.

"Cos'è quest'allegria, stasera?" lo interrogò curiosa di sapere la ragione di tutto, consapevole che non poteva essere solo lei.

"Sei tu!" rispose invece Steve.

"No, non sono io!" chiarì lei, mettendo subito in chiaro che aveva già capito abbastanza, per essere certa che un altro doveva essere il motivo.

"Sì, sei tu." insisté lui "Tu così speciale, così buona, così meravigliosa! Sono... non so neanche quanti anni che non..." nei suoi occhi passò un'ombra di disagio e imbarazzo. Deglutì e continuò "...che non assaggio una donna!"

Il viso di Andrea diventò color porpora e Steve non poté far a meno di trovare la cosa divertente. Sogghignò con dolcezza, dandole un bacio leggero sul naso.

Era ancora sopra di lei, anche se sollevato a sufficienza da non pesarle addosso, ancora troppo restio ad allontanarsi da lei.

"Beh, davvero uno spreco!" rifletté lei a voce alta, sorridendogli e sospirando ancora di piacere.

Steve si decise a sollevarsi. Si mise seduto sul bordo del letto, si tolse il preservativo e si fermò, riflettendo, i gomiti sulle ginocchia.

"No, credo...troppo intimo! Non avevo ancora trovato nessuna che potesse..." si fermò e scosse la testa, accigliandosi. Si voltò verso Andrea, un ombra scura sul viso. Era incerto se proseguire.

L'aria nella stanza si arrestò, il silenzio divenne fumo denso, mentre le parole non si decidevano ad uscire dalle labbra di Steve. C'erano tante parole racchiuse nelle sue iridi, le si poteva vedere scorrere incerte, nonostante la poca luce. Le sue palpebre si chiusero nascondendole nel buio.

Andrea capì il suo sforzo. Era doloroso pensare che, nonostante tutto, non riusciva ancora a raccontare nulla che riguardasse il suo passato. Gli si avvicinò, gli passò una mano sulla schiena e, lentamente, lo abbracciò da dietro.

Avrebbe voluto dirgli che non importava che specificasse nulla, ma in realtà si sentì molto ferita dal suo silenzio. Sospirò forte, perché si scoprì all'improvviso fragile, insicura e, peggio di tutto, non adeguata.

Steve le prese le mani nelle sue, inspirò profondamente, come qualcuno che sa di dover fare una vasca in apnea, ma alla fine, inaspettatamente, disse:

"Io e Giuly ci conoscevamo fin da piccoli." espirò felice di essere riuscito a parlare. "Per certi versi, Grace me la ricorda molto." sorrise del paragone, lo sguardo perso davanti a sé, in un passato lontano "Strafottente, completamente fuori dalle regole, inarrestabile. Non la si poteva definire bella, magra com'era. Aveva la passione per i ragazzi, però." le sue labbra si arricciarono in un ghigno divertito "Già da ragazzina, mieteva vittime come formiche. Noi eravamo amici per la pelle. Con lei potevo essere quello che volevo, sbagliare, fare lo stronzo, aprire bocca senza riflettere. Non importava, lei c'era sempre!" annuì.

Si voltò più rilassato, continuando a raccontare con un sorriso nuovo, sereno, ad accompagnare le sue parole, mentre le sue mani si muovevano ad accarezzare Andrea.

"Una sera mi scoprì terrorizzato, perché dovevo uscire con una ragazza. Rise così tanto di me che riuscì a tranquillizzarmi. L'appuntamento non andò male, almeno fino a quando la ragazza non mi infilò una mano negli slip e io fuggii atterrito. Quando raccontai l'accaduto a Giuly, lei mi chiese perché ero fuggito. Non capiva..." sogghignò divertito al ricordo scuotendo la testa. "Dovetti confessarle che ero ancora vergine e allora sì che rise di gusto! Poi mi guardò per un po', come a studiarmi e alla fine decise che mi avrebbe aiutato lei..."

"Cioè?" chiese Andrea, non volendo credere a quello che aveva pensato.

Steve le sorrise, annuendo divertito per la faccia scandalizzata della sua compagna.

"Sì, amore! Si offrì di fare sesso con me e di insegnarmi tutto sul piacere femminile! E ti assicuro che era davvero esperta!" la fissò per vedere quanto fosse allibita dalle sue parole e proseguì. "Era divertente! Non c'era attrazione fra noi e il tutto risultava più che altro un gioco molto spinto. Ci ammazzavamo dalle risate a letto! Soprattutto perché non faceva altro che ripetermi che ero un imbranato!" adesso rideva davvero, mentre il viso di Andrea aveva assunto un'aria un po' colpevole.

Si andò a sedere sulle gambe di Steve, che quasi involontariamente, l'avvicinò a sé avvolgendola con le sue braccia muscolose.

"Un po' come me e Simon...!" confessò, non sapendo cosa sapeva lui del rapporto che li aveva legati fino a quando non l'aveva conosciuto.

Steve le ficcò due occhi glaciali in faccia, ma sembrò trattenere un impulso e si limitò ad annuire. Rimasero in questo gelo per alcuni istanti, poi riprese:

"Dopo l'allegria e il divertimento provato con Giuly, andare a letto con delle semisconosciute mi è sembrato sempre qualcosa di incompleto...mi mancavano le risate, mi mancava il gioco. Figuriamoci poi addentrarsi in qualcosa di intimo..." alzò le spalle quasi a scusarsi.

"Amore neanche a parlarne, eh?" completò il discorso Andrea.

Steve la guardò in adorazione. Il suo viso ritrovò l'allegria di poco prima, un sorriso immenso gli scaldò i lineamenti e la baciò con passione.

Alla fine concluse il suo racconto:

"L'amore sei tu, l'allegria sei tu, l'intimità sei tu. Tu sei così in fondo al mio animo, che non c'è niente di troppo intimo che mi possa separare da te. Ti voglio così tanto, così vicina, così continuamente che...assaggiarti è solo l'inizio di ciò che voglio di te!" così dicendo si staccò da lei, si alzò dal letto e si diresse verso la porta della camera. Aveva parlato con un entusiasmo così luminoso, che vederlo fuggire davanti alle sue parole, lasciò in Andrea una soffusa amarezza. Come se si fosse subito pentito di ciò che le aveva rivelato.

Steve però si appoggiò alla maniglia, sembrò riflettere tra sé e alla fine continuò a parlare senza voltarsi:

"Sei come la torta più buona che abbia mai visto. Assaggiarti non è sufficiente: avrei voglia di immergere le mani nella tua panna o leccarti via tutte le decorazioni. Passerei le giornate ad annusare il tuo profumo o a sentirti urlare come prima..." inspirò con forza a circoscrivere l'emozione. Si voltò verso di lei, gli occhi umidi pieni di un sentimento troppo immenso per un singolo uomo, il torace che si sollevava e abbassava per il respiro corto.

"Sei tutto ciò che mi è sempre mancato nella vita, per essere felice e voglio che tu sappia che io..." sembrò esitare, come se si vergognasse per ciò che stava per dire, ma si costrinse a concludere "Io non ti lascerò più andare!"

Andrea si alzò di scatto dal letto e si tuffò fra le sue braccia. Cercò vorace le sue labbra e mentre le loro lingue godevano del sapore dell'altro, prese coscienza che nel suo animo si era acceso un nuovo sole, che illuminava tutte le sue paure, che riscaldava tutte le sue ombre, che rendeva i suoi campi aridi fioriti e profumati. Per la prima volta nella sua vita, capì che cosa voleva dire essere completamente felici e questa felicità aveva un solo nome: Steve.


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Si svegliò al mattino con il suono infernale della sveglia. Accanto a lei non c'era nessuno. Nell'aria però c'era profumo di caffè. Si alzò e si diresse in cucina. Purtroppo però Steve non c'era. Le chiavi della sua macchina non erano sulla consolle dell'ingresso: era già uscito.

Fu allora che notò un bigliettino attaccato alla caffettiera:

I've travelled half the world to say

I belong to you

Le parole della notte prima le ritornarono prepotenti alle orecchie e si perse di nuovo in quello stato d'estasi.

Era ancora nel suo brodo di giuggiole, quando il trillo del telefono la riportò alla realtà.

"Jake? Buongiorno!" rispose.

"Ciao tesoro, sono sotto casa tua. Che fai scendi o ti devi ancora vestire?" chiese già iperattivo. Andrea chiuse e riaprì le palpebre, non riuscendo ancora a smettere di sorridere o di parlare.

"Andy? Ci sei?" chiese allora Jake non ricevendo risposta.

"Sali che ti offro la colazione!" rispose allora lei cercando di concentrarsi.

"Okay, allora apri!" e chiuse la chiamata.

Ancora completamente persa, Andrea fece scattare il portone e ritornò davanti alla caffettiera. Le parole di Steve creavano nel suo cervello una melodia, era consapevole che avrebbe presto creato una nuova canzone, perché ad ogni parola si accostava una nota, ad ogni emozione una tonalità. La sentiva arrivare da lontano, come un sottofondo di cui all'inizio non si ha coscienza, perché surclassato da rumori più forti. Solo che questi rumori, erano emozioni gigantesche che le avevano saturato il cuore.

"Wow! E' davvero un poeta allora!" la prese in giro Jake, leggendo il biglietto da sopra la sua spalla.

"Ah!"urlò allora Andrea, sussultando dalla sorpresa. "Vuoi ammazzarmi?" lo fulminò.

"Guarda che sei tu, che sei qui incantata!" rispose con un sorrisetto canzonatore. "Deve essere bravo anche a letto, se ti riduce così!" continuò a prenderla in giro.

Lei non riuscì a dire nulla, ma annuì. Lo guardava imbambolata.

"Hey, angelo! Mi fai paura! Ti vuoi svegliare?" cercò allora di toglierla dalla sua estasi Jake. "Accidenti, io non ti ho mai fatto questo effetto!" si accigliò.

Allora Andrea socchiuse gli occhi, ritornò alla realtà, si morse il lato del labbro inferiore, come faceva sempre quando rifletteva e gli rispose provocatoria:

"Forse non a me. Credo però che qualcuna si sia sentita così, con te...Sto pensando un nome..." cercò di farlo parlare.

"Chi?" chiese Jake adesso agitato.

"Ti do un indizio: capelli neri, pelle olivastra, due laghi a posto degli occhi, curve mozzafiato..." suggerì

"Non la conosco!" tagliò corto lui, decisamente imbarazzato.

"Ah no?" lo trafisse ora con lo sguardo.

"Non so di chi parli" cercò di sviare lui, sedendosi al tavolo senza guardarla.

"Parlo di Grace!" chiarì infine lei, non lasciandogli via d'uscita "Che cosa state combinando voi due?" chiese inchiodandolo.

"Niente!"rispose con enfasi "Siamo solo amici..." ma la sua voce si intristì sulla parola AMICI, come se per lui fosse una sofferenza pronunciarla.

"Jake? Vuoi dirmi che succede?" chiese allora lei adesso preoccupata.

"Non succede niente! Non succederà mai niente, con Grace! Okay? Quindi smettila di chiedermelo!" rispose lui con tanta rabbia. Era evidente che invece c'era sotto qualcosa.

"Se hai bisogno di sfogarti, sono qui, lo sai" gli si avvicinò adessolei, carezzandole la guancia.

"Andrea, che cosa vuoi che ti dica?" la guardò triste, scuotendo la testa.

"Potresti cominciare con i fatti..." gli sussurrò lei incoraggiandolo.

"Non ci sono fatti, solo supposizioni. So solo che mi è mancata da impazzire e sono arrivato a contare i minuti. Mi ha inviato un messaggio dall'aereo, se potevo passarla a prendere in aereoporto. Quando ci siamo rivisti, io... io non ho potuto fare a meno di baciarla." confessò con voce strozzata. Le sue sopracciglia erano quasi unite per quanto il ricordo lo faceva soffrire.

"E lei ti ha rifiutato?" chiese confusa Andrea.

"No, anzi. Lei mi ha messo la lingua in bocca!" disse divertito lui al ricordo.

"Scusa allora qual è il problema?" continuava a non capire.

"Il problema è siamo amici da tanto e io adesso sono a disagio." posò i suoi occhi azzurri su di lei, adesso di un blu così cupo che Andrea ne soffrì: li aveva visti così il giorno che si erano conosciuti e aveva sperato di non rivederli più. "Che cosa le dovrei dire? Che mi sono fottutamente innamorato di lei mentre era via? Che la seguirei in capo al mondo, ma il mio lavoro è qui a Dallas? Non so neanche di preciso quello che provo per lei..." sospirò distrutto, come se quei pensieri gli avessero intrecciato la mente per giorni.

Era la prima volta che il suo coriaceo Jake era così vulnerabile.

"Sai Jake, credo che la mia relazione con Steve mi abbia insegnato una cosa: lascia che i tuoi sentimenti trovino da soli la strada, perché se li soffochi, tanto è inutile!" gli spiegò commossa.

Jake la guardò sconcertato.

"Parli tu che ti tieni tutto dentro da dieci anni?" la rimproverò lui.

"E guarda in che stato sono? Non credi che sia proprio per questo, che so che è meglio lasciarli andare? Quello che provo per Steve ho cercato di negarlo, di affogarlo, di rinchiuderlo, ma è stato tutto inutile. Eppure io sono brava ad imbavagliare i sentimenti, non trovi?" chiarì.

"Quindi dovrei parlarle?" chiese allora lui titubante.

"Quindi dovresti parlarle!" suggerì Andrea.

"Lo sai che se non ricambia, mi prenderà per il culo fino alla pensione?" gli sorrise allora lui.

"Lo sai che se invece ricambia e non ti fai avanti adesso, non te lo perdonerà mai?" lo ammonì lei divertita.

"Non potresti sondare un po' il terreno tu?" era davvero spaventato.

"Tenente Starr, non riesco a credere a cosa devono sentire le mie orecchie! Schivi pallottole tutto il giorno e hai paura di due insulti diGrace?" lo canzonò Andrea sogghignando.

"No, ho paura di Grace in generale. Quella ragazza è capace di tirarti la luna in testa, se le fai un dispetto!" rise lui adesso.

Lei annuì, ma non si arrese. Erano suoi amici. Sapeva ciò che aveva visto e aveva l'obbligo di aiutarli.

"Senti. Scherzi a parte. Se non provasse qualcosa per te, non ti avrebbe baciato, non credi?" lo confortò con il suo sguardo quasi da mamma.

"Sì, hai ragione. Non lo aveva mai fatto con me. Dio che mal di testa che fate venire voi donne!" si lamentò Jake, passandosi una mano sul viso.

"Per quello ci sono due rimedi: tanto sesso e un buon caffè!" lo canzonò ancora Andrea, mettendogli davanti il cappuccino.

"Ah, allora ne soffri anche tu?" sogghignò divertito Jake.

"Di che?" chiese ingenua Andrea.

"Di mal di testa! Non stai facendo anche tu la stessa cura?" la prese in giro l'amico. Andrea lo fulminò esterrefatta, poi però non poté fare a meno di scoppiare a ridere.

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