Prologo
Se qualcuno glielo avesse raccontato, Paige era certa che, come minimo, avrebbe riso in faccia al malcapitato di turno.
Figurarsi come poteva sentirsi in quel momento: semplicemente, non poteva credere ai suoi occhi.
"Che cazzo ci fa qui? Non poteva sbucare fuori prima?" si chiese infastidita, mentre spiava la scena nascosta dietro un cassonetto dell'immondizia.
Sapeva di avere un atteggiamento losco, ma confidava nella nomea del distretto in cui viveva per passare inosservata. A essere sinceri, il suo comportamento non rientrava nella norma di Skid Row perché troppo "innocuo". Avrebbe dovuto incominciare a imprecare contro i passanti, lanciare loro cose, mendicare droga per rientrare nella normalità del posto, ma lei non era mai stata il tipo da volersi conformare con gli altri.
Preferiva essere se stessa, anche se, come tanti del distretto, non aveva una vera casa ed era spesso costretta a rubacchiere per mettere a tacere i lamenti della sua pancia con qualcosa da mangiare.
Tuttavia, in quel momento, anche se fosse passata da lì un'orda di zombie, Paige era certa che ciò non sarebbe stato sufficiente a distogliere la sua attenzione dal punto che stava fissando con sempre più morboso interesse.
Tre uomini procedevano in direzione del residence delle roulotte.
Uno lo conosceva di vista e, se la memoria non la stava ingannando, il suo nome era Nate: lo vedeva bazzicare spesso dalle loro parti – probabilmente viveva lì – accompagnato il più delle volte da una donna, raramente, anche in compagnia del secondo uomo che componeva quella strana comitiva.
Il tizio in questione non era un tipo da Skid Row, si fiutava lontano un miglio che non apparteneva al loro mondo, e risaltava sempre in mezzo alla folla, anche tra le strade del distretto affollate da tende, mendicanti e tossici deliranti. Non sarebbe potuto essere diversamente, dato che si aggirava dalle loro parti a bordo di un'automobile che sembrava un carro funebre e che poteva contenere una cosa come otto persone, quando la maggioranza della gente del luogo non aveva neanche una casa vera, figurarsi un'auto, figurarsi una limousine!
E poi il terzo uomo: era certa che fosse la prima volta in assoluto che scendeva nei bassifondi, altrimenti l'avrebbe notato già prima o uno qualsiasi dei suoi scagnozzi le avrebbe fatto sapere di averlo avvistato.
Nessuno di loro aveva mai lasciato il distretto, ma Paige aveva disseminato l'unica foto che possedeva di quell'uomo ovunque, in miliardi di copie di ogni tipo di formato, nel corso degli anni. Aveva rinunciato spesso a comprarsi un panino, pur di pagare la stampa – di dubbia qualità – di quelle foto.
Era la sua ossessione e si era maledetta anni per via di quel suo timore di allontanarsi dal distretto, anche se avrebbe potuto così rendere più ampio il suo campo di ricerca e, invece, quel giorno, la sua perseveranza a non mollare mai era stata finalmente ripagata: Lui era lì.
Sedette sui talloni e si sporse un po' di più, aggiustandosi gli occhiali sulla radice del naso, come se schiacciandoseli contro potesse vedere meglio – anche se sarebbe stato più produttivo toglierli, dato lo stato pietoso in cui riversavano entrambe le lenti, graffiate e sudicie.
Ma non ne aveva bisogno: non c'erano dubbi.
Era proprio lui.
Si sentì tirate per una manica della giacca jeans logora e bucherellata che indossava – suo grande orgoglio, dato che l'aveva vinta in una gara di skateboard contro la sua più acerrima nemica – e subito si girò per guardarsi alle spalle. Sophie stava cercando di richiamare la sua attenzione.
-Che c'è?- le chiese e l'altra mise il broncio e pestò un piede a terra con fare stizzito. -E aspetta dieci minuti! Non muore nessuno!- Sophie si strinse il naso con due dita, piegando le labbra in una smorfia disgustata. -Non fa così puzza- borbottò Paige, ma allontanò di scatto le mani dal cassonetto, come se soltanto in quell'istante si fosse accorta a cosa si stava tenendo.
Sbuffò e tornò a sbirciare verso il residence delle roulotte.
-Mannaggia a te, sis!- esclamò esasperata, rendendosi conto che i tre uomini erano spariti dalla sua vista.
Si alzò da terra e corse verso il residence, tallonata da Sophie.
Paige si guardò indietro lo stretto necessario per accettarsi che la bambina non la perdesse, ma la beccò incespicare nel nulla, con i capelli rossi al vento, mentre tentava di tenere il suo passo. La vide allontanarsi alcune ciocche ribelli dal viso e fu al suo fianco con il fiato corto e un'espressione corrucciata, ma soltanto perché Paige, vedendola in difficoltà, si era fermata.
Lei sbuffò e si inginocchiò sull'asfalto, legandole i lacci della scarpa sinistra, dato che le si erano sciolti.
-Adesso vedi di non farmi perdere più tempo!- sbottò e l'afferrò per una spalla, spingendola verso il residence.
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