CAPITOLO 80
BIANCA
Era precipitato tutto in un istante.
Un furgoncino bianco era arrivato al mio fianco come un bolide, non avevo avuto nemmeno il tempo di accorgermene. Il suo muso aveva colpito violentemente il mio facendo roteare l'auto. Avevo immediatamente cercato di controllarla, ma era stato tutto inutile. Il parapetto si era sfondato urtando con forza la macchina e il suv era finito nel fiume.
Avevo battuto la testa contro qualcosa di tagliente appeso allo specchietto retrovisore ed ero stordita.
Cercai di riprendermi e mi guardai intorno.
Galleggiavo nell'acqua.
Lontano vedevo luci che si muovevano. Nessuno si era sporto per sincerarsi della mia auto.
Dalla portiera l'abitacolo iniziò ad imbarcare acqua. La sentivo bagnarmi i piedi.
Tentai invano di suonare il clacson per attirare attenzione, ma con uno strattone improvviso il muso precipitò di più e mi assalì il panico.
Dovevo uscire da lì! Subito!
Ma come?
L'acqua continuava a filtrare, mi stava raggiungendo in fretta le ginocchia.
"Aiuto!" gridai, "Aiuto!"
Guardai di nuovo con gli occhi spalancati attraverso il vetro. La luce di una torcia si puntò su di me.
Dio, ti ringrazio!
Il fiume in piena colpiva la carrozzeria con la sua irruenza. Rami staccati dagli alberi al bordo dell'argine dal vento che si era alzato bussavano maligni alla portiera.
La pioggia continuava a scrosciare violenta. Le gocce nemmeno si distinguevano sul parabrezza appannato. Il loro suono minaccioso mi faceva sobbalzare ad ogni sferzata.
Avevo ancora la cintura allacciata. Impietrita dal terrore.
Mi stavo muovendo lentamente! Lo sentivo!
"Aiuto!!" gridai di nuovo.
Non c'era più tempo da perdere... non c'era più!
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