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CAPITOLO 71

OMAR (seconda parte)

Ero rimasto più di 3 ore in quella stazione dei carabinieri prima che pagassero la cauzione stabilita da un giudice in attesa di un altro processo e mi rilasciassero. Era stato mio padre senza dubbio a farlo visto che avevo chiesto di chiamarlo e farglielo sapere. Strano solo non mi avesse raggiunto alcun avvocato dei suoi e fosse stato tutto così veloce. Probabilmente mi aspettava fuori per delucidarmi la questione.

Non sarebbe stato facile spiegargli come ero finito di nuovo nei guai. Dovevo raccontargli tutta la verità a questo punto, avrebbe capito. Ne ero sicuro.

Alla fine dovevo rispondere solo dei danni al finestrino rotto della macchina, nessuno aveva sporto denuncia per aggressione verso di me. Mi sarei stupito del contrario...

Raccolsi le mie cose e ancora zoppicando uscii all'aperto.

L'aria fresca della notte anche quella volta mi prese a schiaffi.

Subito mi bloccai.

C'era un suv grigio chiaro metallizzato fuori. Una striscia adesiva sul vetro del portellone anteriore in alto: "Se vuoi la pace devi lavorare per l'onestà" portava scritto.

Non era possibile! Come aveva fatto a sapere che mi trovavo lì?

La cosa che più mi dava sui nervi era quella faccia trionfante che aveva disegnato sul viso...

"Presumo che avresti voluto vedere chiunque, ma non me" disse a bruciapelo la De Angeli non appena mi avvicinai.

"Pensavo di trovare mio padre ad aspettarmi, ma evidentemente ha pagato la cauzione e se n'è andato" risposi senza darle soddisfazione.

"Non ha pagato alcuna cauzione tuo padre... credo che non sappia nemmeno di trovarti qui. Sono arrivata subito appena l'ho saputo. Sono io che ti ho evitato il carcere, visto i tuoi precedenti..."

La De Angeli che aveva preso le mie difese? Da non credere. Per quale motivo poi? A casa con Bianca non era stata così gentile nei miei confronti...

"E come l'ha saputo, se posso chiedere?"

I suoi occhi brillarono di vittoria.

"Me lo ha detto il tuo amico... credo che si chiami Claudio..."

Claudio! Dovevo aspettarmelo. Che altro le aveva detto quello stronzo?

Strinsi le labbra a trattenere l'irritazione.

Misi le mani ai fianchi e scossi la testa.

"Claudio non è mio amico" dissi ostile.

Una scossa elettrica mi camminò sotto pelle.

Continuò come se non avessi parlato.

"So tutto Fosco! Hai avvicinato mia figlia con uno scopo come pensavo..." esclamò concitata.

"Non è la verità! È lui che..."

Non mi lasciò spiegare.

"Vedi forse non hai capito... il problema non è se questa è la verità o meno, il problema sei tu, Fosco. Ti voglio fuori dalla vita di Bianca! Devi lasciarla libera di avere il successo che merita..."

"Questo glielo ha chiesto Bianca, o fa tutto da sola?"

Sorrise beffarda.

La sorpassai deciso a tornare a casa. Volevo parlare con Bianca prima di sua madre. Sapevo che lo avrebbe fatto. Ormai era solo questione di tempo. Non potevo permetterle di rovinare tutto...

"Farà quel master che ti piaccia o meno. La sua vita non è con te! Rassegnati!" continuò quando gli fui accanto.

Mi arrestai e la puntai rabbioso.

"Voglio che me lo dica Bianca, se permette?!"

Ripresi a camminare.

"Partirà per l'America. Studierà là, distante da te"

Mi si contorsero le viscere.

Quindi era quello il suo piano: mandarla il più lontano possibile da me!

Tornai indietro, ma prima che potessi parlare mi investì nuovamente.

"E' stato solo un flirt passeggero il vostro" continuò sfidandomi.

Mi stava salendo la rabbia alla testa del tutto. Ogni cosa che diceva era detta di proposito per irritarmi.

"Lei non sa un bel niente di quello che c'è tra me e sua figlia! E non tratterei mai Bianca come sta facendo lei. Si rende conto che sta ridicolizzando qualsiasi cosa di lei come se non esistesse? Sua figlia è una persona, abbia almeno rispetto di questo" la mirai fisso puntandola con l'indice.

"E come la tratteresti tu, sentiamo... coraggio... dimmelo! Come un delinquente, ubriacone che fa a botte continuamente? O magari picchierai anche lei, che ne dici? Non vorrei mai un tipo come te per mia figlia! Per nessun motivo al mondo!"

"Non toccherei mai Bianca!"

"Davvero? Ma non hai avuto scrupoli ad usarla per arrivare a me, per vendicarti! Chi può dirlo?"

"Le ho già detto che non l'ho fatto! Non so cosa le abbia raccontato Claudio, ma io non ho fatto niente! Ha capito... niente!"

Brutta stronza!

Dovevo andarmene, o avrei detto cose che non volevo..

"Certo non hai fatto niente, come non ha mai fatto niente tuo padre con tua madre!"

Nel sentirla nominare mi arrestai immediatamente..

"Lasci stare mio padre e mia madre!" sbraitai iroso voltandomi verso di lei.

Mi raggiunse.

"Non giudico senza sapere qualcosa delle persone che ho di fronte come pensate tutti. Ho fatto un po' di ricerche prima... avevi solo 10 anni quando è morta, vero?" mi scoppiava la testa, basta!!!

"Lei non sa come sono andate le cose... non lo sa..."

"Ma tu eri solo con lei..." continuò, "Tuo padre non c'era... come potevi aiutarla tu... Magari lui avrebbe potuto salvarla, chissà... ma no, non ha fatto niente perché non c'era..."

I miei occhi si riempirono di lacrime. Le nocche delle mie mani si sbiancarono.

"Bianca si stancherà di te prima o poi. E non avrà fatto niente neanche lei per se stessa, perché tu non le permetti di fare niente! Proprio come tuo padre ha fatto per tua madre: UN BEL NIENTE!"

Non dovevo ascoltarla!

Voleva solo demolirmi perché mi togliessi di mezzo!

Continuò.

"Bianca andrà in America e incontrerà qualcuno degno di lei... e non si volterà indietro a cercarti..." le diedi le spalle, "E sai perché? Perché tu non vali un bel nulla! Proprio come tuo padre!"

I muscoli della mia mascella si tesero.

Non ne potevo più!

Dovevo sfogare in qualche modo quella collera. Il mio pugno colpì con forza la carrozzeria della portiera del suo suv. Un urlo a stento trattenuto mi ringhiò tra i denti. Subito si creò una grossa ammaccatura come scolpita di proposito sulla portiera dell'auto e un dolore acuto mi intorpidì le nocche facendole sanguinare. Il mio respiro usciva a fatica; parevo un toro infuriato in procinto di sferrare il suo attacco.

La fissai di sottecchi. Il mio capo tremava per l'adrenalina che avevo in corpo.

La odiavo per quello che aveva detto. Ogni fibra del mio corpo la odiava!

"Non si azzardi mai più a dire una cosa simile! Altrimenti..."

"Altrimenti che fai, eh? Sono io che tengo le redini in questo gioco, ricordatelo! Mi basta parlare di quello che avevi in mente a Bianca e ti odierà senza mezzi termini! E potrei mandare in bancarotta tuo padre... che ne dici? Anzi, magari lo faccio... Un paio di amici mi devono un favore, non ci metterebbero niente a decidere il suo fallimento"

Mio padre in fallimento?! Aveva dato la vita per quell'Agenzia...

Bianca?!

"E ora con questa bravata alla mia macchina, ti sbatterò in carcere per tentata violenza nei miei confronti. Mi hai soltanto fatto un favore. È questo che sei tu... quello che sei veramente: un delinquente violento"

"Io non ho toccato lei! No, non è vero!"

"Certo, che l'hai fatto" si strappò una manica della camicetta che portava, "E' la mia parola contro la tua. A chi credi daranno ascolto: a me, o a te?"

I suoi occhi perfidi luccicavano nel buio di quella notte.

Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi sconfitto.

Ero finito! Ma non mi importava per la fine che avrei fatto, ma per quello che avevo costruito con Bianca. E per quello in cui aveva creduto per tutta la vita mio padre... se veramente avesse seguito i suoi piani che ne sarebbe stato di lui?

Bianca mi avrebbe odiato per quello che le avrebbe raccontato su di me. E tutto pareva darle ragione. Come avrei potuto difendermi a quel punto?

Mi portai le mani sulla fronte portando indietro i capelli, disperato.

Che avevo fatto! Che avevo fatto!

No!

"Tuttavia... Puoi ancora salvare tuo padre e parlare tu con Bianca se vuoi... fare in modo che non ti odi. Io non le dirò niente... e tuo padre sarà al sicuro"

La fissai incredulo.

Che stava dicendo?

"Lascerò stare tutto... hai capito bene. Ma a una condizione: devi promettermi che la mollerai e non ti farai più vedere. Non importa come, non mi interessa..." le interessava solo quello: che uscissi dalla vita di Bianca... "Ti do 24 ore per farlo, non un minuto di più o ci penserò io e per te e tuo padre sarà la fine sotto tutti gli aspetti"

24 ore!

Che cosa cambiava? Soltanto che Bianca non mi avrebbe odiato credendo che avessi di proposito cercato di avvicinarla, ma mi avrebbe odiato comunque perché la lasciavo senza un motivo valido, perché non avrei potuto trovarlo.

"Pensaci!" non aggiunse altro.

Aprì la portiera del suv e si sedette al posto del guidatore.

Ero distrutto. In ogni caso la mia storia con Bianca finiva lì. Speravo solo di salvare mio padre.

Restai impalato a guardarla mentre si allontanava, con la morte nel cuore. Gli occhi pieni di lacrime e senza più speranza.

Dovevo tornare a casa e affrontarla... dovevo farlo... e dovevo lasciarla...

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