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CAPITOLO 61

BIANCA (prima parte)

Aveva avuto l'ardire di definirmi la sua ragazza! Come poteva volermi prendere in giro a quel modo?

Non avevo scordato la sufficienza scocciata con cui si era rivolto a me quella mattina.

E poi come faceva ad aver scoperto dove abitavo? Ero sicura di non avergliene parlato...

"Ok, senti... scusa. Non so che mi ha preso. Sono stato uno stronzo stamani, lo riconosco, ma ti giuro che non volevo. Ho ricevuto una telefonata che mi ha infastidito e... e avevo bisogno di sbollire, ma non ero arrabbiato e nemmeno irritato con te. Te lo giuro!"

Incrociai le braccia sul petto.

"Ma hai trattato male me. Sembrava ti infastidissi invece e fosse meglio che me ne andassi"

Chinò il capo colpevole. Sapeva che quella era la verità.

"Mi dispiace, Bianca. Mi dispiace davvero... puoi perdonarmi?"

Volevo perdonarlo? Non conoscevo ancora bene il suo deserto e forse in quel deserto non c'era spazio per nessuno, nemmeno per me.

Mi scostai da lui, dai suoi occhi...

Mi agitava averlo accanto e nello stesso tempo lo detestavo per come mi aveva trattato e non riuscivo a dimenticarmene.

Mi seguì per piazzarsi di nuovo di fronte a me.

Incrociai le braccia di nuovo.

"Mi mandi fuori di testa, Omar! Si può sapere che cosa vuoi ancora da me?" mi portai la mano ai capelli tirandoli indietro. Esasperata.

Non parlò subito come cercando le parole adatte. Non lo lasciai pensare.

"Sto perdendo la pazienza, Omar! Non ne posso più!"

"Vuoi sapere che cosa voglio?" non mi lasciò rispondere, "Voglio solo parlare, Bianca e poi deciderai se partire o meno"

"Prenderò quel treno domattina, Omar! In ogni caso e non sarai tu a fermarmi. Ormai ho già deciso" lo puntai risoluta.

Allargò le braccia.

"E io non te lo lascerò prendere. Non ci salirai mai!"

Che sfrontato! Cosa voleva da me?

Mi faceva male guardarlo, così come mi faceva male sentire ancora le sue insistenze. Prepotenze meglio!

Lui non teneva a me, come non teneva a nessuno! Voleva solo comandarmi! Avere il controllo su di me...

"Perchè? Che cosa c'è ancora da dire? Hai già parlato a sufficienza mi pare... Perché non mi lasci in pace?" puntò i miei occhi che si velarono.

Dovevo trattenere le lacrime. Non dovevo dargli anche quella soddisfazione. E perché mi veniva da piangere, maledizione?

"Perchè non ci riesco" strinse le labbra, "Non posso, Bianca! Non ci riesco. Tu non mi lasci stare... da quando ti ho conosciuuta ci sei sempre in qualche modo, dannazione! Mi tormenti continuamente"

Non volevo ascoltarlo. Non volevo sentire quelle parole...

Mi accesi di più.

"Vattene subito! Esci di qui!" gli sbraitai contro con voce stridula.

Doveva andarsene. Ero arrabbiata con lui, adirata, furiosa... ma più di tutto ero impaurita perché mi stavo innamorando di lui e non riuscivo a fare niente per evitarlo. E non avrei dovuto dopo quello che mi stava dicendo: non mi lasci stare, aveva detto. Non ero io che lo avevo cercato.

Lui non si sarebbe mai innamorato di me! Mi avrebbe solo fatto star male di nuovo come in quel momento. Quel pensiero mi attanagliava la mente. Ne ero fermamente convinta.

"No!" fece deciso, "Non me ne vado!"

Fece per sfiorarmi.

Non glielo permisi.

"Adesso basta! Non ne posso più del tuo modo di fare arrogante e spavaldo! Mi stai sfinendo... Sono stanca! Non lo capisci? Sono stufa! Un po' mi vuoi, un po' no... tutto gira intorno a te. Non mi lasci stare hai detto? Bene! Vattene! Perchè continui a stare qui? Va' via! Non preoccuparti: non ti cercherò più! Vorrei non averti mai incontrato..."

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