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CAPITOLO 54

OMAR

Più tardi...

Gettai un occhio all'orologio sul comodino: le 3 e 12 di domenica notte.

Bianca con un palmo sul mio petto e la testa posata sulla mia spalla dormiva serena con un leggero sorriso sulle labbra proprio come era accaduto il sabato mattina. Solo che questa volta non eravamo più sul divano, ma nel letto... nel mio letto...

Quanto era magnifica... sia fuori che dentro – meditai.

Se avesse potuto vedersi come la vedevo io!

Lei era stata la cosa più bella che mi fosse mai capitata. Sul serio. Era come se avesse ascoltato i miei desideri e li avesse esauditi.

Fin da quel primo giorno in tribunale, quando il verde dei suoi occhi aveva colto i miei restandomi dentro.

Era rimasta nascosta nelle curvature della mia anima e mi aveva portato via il pensiero anche quando non c'era. Ed ora era lì accanto a me, a credere in me, amare me, un amore come avevo sperato in segreto per una vita.

Non mi era mai capitato di trascorrere un'intera giornata a letto e di alzarmi solo per una doccia. Almeno non con una donna. Se ne erano sempre andate dopo qualche ora. Lo avevo fatto ogni volta da solo e dopo una sbronza.

Avevamo occupato il sabato a ridere, parlare e rifare l'amore tra quelle lenzuola. Alzandoci solo lo stretto necessario.

Non credevo di essere capace di farlo, ma con lei era diventato possibile...

Presi il cellulare stando attento a non svegliarla e le scattai una foto. Volevo imprimermela cosi nella mente. Ricordarmi di quel giorno per sempre.

Inaspettatamente lo schermo si illuminò e mi vibrò tra le mani. Una scritta si stagliò nel mezzo.

Claudio?! Che voleva?

Scostai adagio le coperte per non disturbarla, indossai i boxer neri che erano sul pavimento e agganciai la chiamata...

"Pronto?" sussurrai.

"Finalmente! Dove cazzo sei finito? Ti ho cercato tutto il giorno ieri... dobbiamo concludere l'incontro. Il magazzino è fottuto ormai. Ho trovato un altro posto per fortuna..."

Lo fermai dal proseguire.

"Per me è concluso, Claudio. Non voglio più combattere" feci a bassa voce.

"Che significa non voglio più combattere? Ho scommesso parecchio su di te. L'incontro si deve concludere. Non puoi"

Un senso di ribrezzo mi colse a quelle parole. La realtà mi investì di botto.

Mi voltai indietro e accostai la porta andando in salotto.

"Sì, che posso invece... non voglio più combattere. È stato solo un momento, Claudio. Sto cercando di uscirne. Sconto la mia condanna e fine"

Il suo tono si fece irritato.

"Che significa fine? Mi devi un sacco di soldi, Omar. Abbiamo sempre lavorato in coppia: tu combatti e io riscuoto le scommesse. Hai sempre detto che non te ne fregava niente. Cosa vuoi adesso, una percentuale? D'accordo possiamo parlarne, ma non fino a che non riprendi da dove abbiamo lasciato. Come faccio a fare i conti adesso?"

"Claudio, non me ne frega niente dei soldi, te l'ho sempre detto... non ho cambiato idea, è solo che voglio uscirne pulito. Voglio cambiare vita"

"Cos'è adesso? Vuoi fare il bravo ragazzo?" rise, "Tu non sei un bravo ragazzo. Non lo sarai mai. Ti conosco troppo bene"

"E invece magari posso esserlo!" volevo provarci davvero, "Ti ho detto che voglio cambiare vita e voglio uscirne pulito"

"Scopati la figlia della De Angeli se ne vuoi uscire pulito. Fatti furbo per una volta!"

Lo squallore di quel consiglio mi mandò in bestia. Lui non era nessuno per rovinare quello che c'era stato tra me e Bianca.

"Non sono affari tuoi! Vaffanculo, Claudio!"

Restò in silenzio solo un momento. Il tempo di tirare le sue conclusioni.

"Aspetta un momento... Non ci credo! Mio Dio! Te la sei già scopata!" sogghignò, "Sei un grande amico! Te l'avevo detto che sicuramente era una troietta"

Se lo avessi avuto di fronte finiva male per lui...

"Non ti permettere di parlare così di lei! Te l'ho già detto una volta! Hai capito?" ringhiai tra i denti.

"Non dirmi che è già riuscita ad incantarti lei. Non doveva essere il contrario? Oddio, sei patetico, Omar. Lasciatelo dire" rise.

Più rideva e più l'odiavo.

"Vaffanculo, Claudio! Te lo ridico... e restaci!"

Si fece serio.

"Chi ti ha ascoltato in questi anni, Omar? Eh... chi?" non risposi, "La tua vita è perfetta adesso, va alla grande vero ora? Non hai più bisogno di me" non mi lasciò ribattere, "Solo che vedi Omar... mi devi comunque un sacco di soldi e io ne ho bisogno..."

"Non me ne frega un cazzo se ne hai bisogno! Io non ti devo proprio un bel niente... e tanto per chiarirci, io non ho mai avuto bisogno di te! Mi hai solo usato!"

"E no, caro Omar... è qui che ti sbagli. Tu li tiri fuori quei soldi in un modo o in un altro, perché se provi a fare il furbo... io so dove trovare la De Angeli e sai che non so tenere la bocca chiusa... potrebbe scapparmi che stai circuendo la figlia per un tornaconto personale... o che avevamo fatto una scommessa su di lei"

Non era la verità!

"Non ti azzardare. Sai che non ero d'accordo da subito. Sei tu che..." m'interruppe.

"E a chi pensi crederebbe? A me, o a te? Eh?"

Avrebbe creduto a lui purtroppo. La mia verità si era bruciata. Lo sapevo io e lo sapeva lui.

Abbassai il capo sconfitto. I muscoli della mia mascella si contrassero.

"Risolvi la questione, amico... in un modo, o in un altro. Aspetto una tua telefonata presto per i soldi. Ho dei debiti da saldare e non posso aspettare... Quindi vedi di farmela!" chiuse la chiamata.

Gettai con forza il cellulare sul divano.

Cazzo! Imprecai.

Mi portai le mani ai capelli e li tirai indietro.

Dovevo trovare una soluzione per dargli i soldi senza combattere.

E dovevo in qualche modo tenere Bianca distante da tutto questo.

Ma come?

Avevo bisogno d'aria. Di schiarirmi le idee...

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