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CAPITOLO 46

OMAR (Prima parte)

Nel frattempo...

Gli spettatori urlavano scalmanati, gridando nomi, improvvisando cori da stadio; tra quei nomi c'era anche il mio. Si agitavano scambiandosi denaro creando un gran baccano. Eccessivo da sopportare.

Non era stato troppo difficile convincere Claudio a farmi prendere parte ad un incontro: il profumo dei soldi gli aveva fatto dimenticare tutto...

In disparte, nel corridoio che portava ai bagni, guardavo quello spettacolo che mi metteva il voltastomaco; soffiai fuori l'aria e saltellai sul posto sgranchendo braccia e collo.

Il puzzo di fumo e sudore arrivava sino a lì aumentando in me la nausea.

Sputai a terra la saliva che mi si era accumulata in bocca.

Il fischio acuto di un megafono ruppe quell'aria fosca.

Claudio in bilico su una cassa di legno, al centro di uno spazio adibito per il combattimento e allestito sbrigativamente, si avvicinò l'altoparlante alla bocca.

"Benvenuti al massacro del secolo!" salutò, "Stasera non si scherza, ragazzi! L'incontro promette scintille. Ne resterà solo uno! Tra poco darò inizio all'incontro perciò date sfogo alle vostre ultime scommesse prima che le chiuda. Ancora una volta perchè sia chiaro: è assolutamente vietato colpire voi i combattenti o toccarli, né tanto meno prestar loro soccorso o invadere lo spazio adibito per il ring. Da quando i lottatori entreranno in campo non è più possibile cambiare la posta in gioco. Ricordatevelo! Se non rispetterete queste semplici regole vi butteremo fuori senza pietà e non vi ammetteremo più ad alcun incontro... Questo vale anche per il gentil sesso, signorine. Non servirà a niente tentare di commuoverci" fece cenni di intesa.

Le grida e i fischi salirono a dismisura insieme a risate sguaiate.

Ero un fascio di nervi. Trattenermi era sempre più difficile. L'adrenalina che avevo in corpo stava impazzendo i battiti del mio cuore. Dovevo liberarla o esplodevo.

"Questa sera..." proseguì, "Si sfideranno il più temibile e sanguinario dei combattenti. Il più feroce... Evil!" lo indicò tendendo un braccio.

Un'acclamazione di applausi, mista a urla e schiamazzi fece seguito alle parole, nonché al suo ingresso minaccioso.

Un ragazzone alto e massiccio a petto scoperto avanzò in mezzo al ring battendosi il petto.

Ruggì come una belva stringendo le braccia in basso verso l'interno perché i suoi muscoli si palesassero in tutta la loro possenza.

Avevo già affrontato tipi simili; la loro era tutta finzione...

"L'altro contendente sarà il nostro passato campione. Non si è ritirato dalle scene, avete capito bene. È proprio lui..." continuò, "Colui che non ha bisogno di presentazioni, colui che fa tremare al solo nominarlo, l'angelo della morte... la leggenda di tutti gli incontri... il vincitore delle nostre ultime più belle sfide... lui... il solo e unico..." l'incitamento si portò alle stelle. Il presentatore allargò una mano indicandomi, "Fuuu...ry!" quello era il mio appellativo nelle sfide.

Era il mio momento; toccava a me entrare nello spazio di ring.

A torso nudo e mani scoperte, come il mio avversario avanzai lentamente.

La folla si divise a metà al mio passaggio tra sibili e approvazioni. Scavalcai le corde tenute insieme dai pali appoggiati a terra e mi ritrovai in mezzo al perimetro di gara.

Di fronte a me il ragazzone grande e grosso saltellava, curvando il collo e lanciandomi minacce.

Non lo ascoltai.

Il vociare del pubblico si placò nella mia testa fino a ridursi ad un sordo sottofondo.

Fissai il suo sguardo concentrato girandogli attorno lentamente per trovare i suoi punti deboli.

Quindi toccai con le nocche quelle di quella specie di "Rambo" facendo tremare i suoi muscoli dipinti di nero e puntandolo fisso negli occhi.

Un suono simile ad un gong diede l'avvio al combattimento e attaccai per primo tirandogli una pugno potente al volto.

Barcollò, ma non cadde incassando il colpo.

Le sue braccia possenti mi afferrarono in vita tentando di scagliarmi a terra. Mi liberai e lui mi colpì con un gancio destro al costato più volte ripetuto. La pelle bruciò sotto quei colpi.

Non mi lasciai intimidire e sferrai il mio attacco con tutta la collera che avevo dentro.

Una... due... tre... volte al viso, finché non lo ridussi ad una maschera di sangue.

Mi guadagnai un pugno al naso che cominciò a sanguinare. Attaccai di nuovo spingendolo contro le corde; lo afferrai per i capelli e gli diedi una ginocchiata in faccia. Cadde, ma traballando si rimise in piedi.

Mi parai il volto quando provò a colpirmi.

Un suo cazzotto mi schivò la faccia; saltai un passo indietro.

Lo mandai un'altra volta al tappeto.

Si rialzò di nuovo.

Ce l'avevo quasi fatta. Si vedeva che era stanco... non era stabile sulle gambe.

Ma inaspettatamente una luce proveniente dalla torcia di un cellulare attirò la mia attenzione per un attimo. Tra la folla mi parve di riconoscere un viso...

Bianca!

Non era lei purtroppo...

Fu solo un istante, ma mi fu fatale.

Il suo gomito mi colpì al centro del viso. Crollai a terra e si avventò su di me in una serie continua di colpi al capo.

Il sangue schizzò dappertutto.

Mi ronzava la testa, il sangue in bocca mi dava il ribrezzo.

Riuscii a rialzarmi incitato dalla folla.

Un pugno più forte mi colpì una tempia. Non riuscii a fare niente per evitarlo. Ogni cosa vorticò all'istante. Lampi si accesero dietro le mie palpebre.

Strizzai gli occhi per costringerli a rifare il loro lavoro.

Non ebbi il tempo di rendermene conto che di nuovo mi fu addosso.

Uno stridore continuo si concentrò nelle orecchie.

Un'altra volta si scagliò su di me; mi difesi colpendolo a mia volta.

Quando nel locale piombò un silenzio totale; una sirena, quella dei carabinieri era sempre più vicina.

"Presto! I caramba!" gridò qualcuno.

La folla in un attimo tentò di dileguarsi. Un fuggi, fuggi generale. Le persone si scavalcavano l'una con l'altra raggiungendo le uscite più nascoste.

Non riuscivo a mantenere l'equilibrio. Girava tutto.
Maledizione! Dovevo andarmene da lì...
Recuperai le poche forze che ancora avevo. Non so come, ma feci appena in tempo a ritrovare i vestiti e passando da una finestra mi trovai a correre strambando, fuori... nella notte.

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