CAPITOLO 38
BIANCA (prima parte)
"Bianca!" esclamò.
Avevo ancora la bocca aperta.
Non avevo potuto non vedere. Ciò che avevo interrotto tra di loro mi infastidì.
Non era certo quello il posto per certe cose!
Aveva detto di non avere ragazza, ma forse voleva semplicemente non parlarne. Non rivelarlo ad una estranea. E poi aveva parlato di buon sesso senza un legame, forse si trattava di quello invece. Solo non credevo lo avrebbe cercato ovunque.
Mi sentivo terribilmente in imbarazzo.
Schiarii la voce.
"Scusa. Mi ha detto Ivan di cercarti negli spogliatoi... il ragazzo all'entrata" feci a disagio indicando indietro con la mano, "Me ne vado. Non volevo interromperti..."
"Aspetta! Hai fatto bene" mi sorrise scostandola da sè e addolcendo i tratti, "Non hai interrotto niente davvero"
See... non ero cieca!
"Lascia stare. Non ti devi scusare..."
"Non mi sto scusando... Nessun disturbo. Veronica se ne stava andando" la guardò ostile.
Il suo sguardo valeva più delle parole.
Veronica senza dire nulla uscì lanciandomi un'occhiata di traverso quando mi passò accanto, lasciandoci soli.
Non sapevo che aggiungere a quel punto. Mi era parso già di cattivo umore. Se gli avessi parlato di quello che avevo in mente lo sarebbe diventato di più anche se ero andata lì per quello.
"Senti Omar, magari ci vediamo in un altro momento..."
Si fece avanti. Il suo torso glabro e nudo metteva in mostra muscoli scolpiti.
Deglutii a fatica e schiarii di nuovo la gola.
"No... insomma ormai sei qui..." lo fissai stranita, "Cioè, non volevo dire ormai se qui..." si toccò il collo nervoso, "Volevo dire... perché? Arrivo subito. Faccio una doccia veloce e mi cambio... Usciamo così parliamo un po'... ti va?"
Era meglio non contraddirlo.
Ed era meglio che si rivestisse. Non sarei stata in grado di dialogare con lui in caso contrario...
"D'accordo. Ti aspetto di là allora" mi arresi.
Era strano vederlo così a disagio, ma in fondo era anche comprensibile...
Tornai in palestra e mi sedetti su una delle panche a lato del salone. La struttura della palestra era per lo più costituita da travi in legno che partendo dalla zona di ingresso, dove si trovava anche un'infermeria, si innalzavano seguendo un andamento curvilineo sullo spazio dedicato all'attività sportiva che conteneva il ring e la palestra vera e propria per l'attività preparatoria. Dal soffitto sulla destra pendeva una fila di grossi sacchi neri con cui di stavano allenando un paio di ragazzi coi guantoni neri in pantaloncini rossi e torso nudo. Da ambo i lati per tutta la lunghezza grosse vetrate illuminavano l'interno.
C'erano anche due sacchi a pera agli angoli e un giovane anch'esso coi guantoni, abbigliato a dovere che sferzava pugni a ripetizione senza fermarsi e un adolescente che saltellava con una corda.
Nel mio silenzio forzato mi guardavo intorno restando in disparte immaginandomi Omar tra di loro.
In quel momento Ivan mi raggiunse
"L'hai trovato?"
"Sì, grazie. Tutto a posto. Si cambia e mi raggiunge. Era con la sua ragazza"
"Chi, Omar?" alzò le sopracciglia.
"Una ragazza bionda, con la coda.. si stavano... vabbè lascia stare" ero a disagio, non potevo evitarlo.
"Veronica?" sorrise sarcastico.
Feci di sì con la testa.
La conosceva pure Ivan. Quindi non era tanto un segreto.
Mi scoprii delusa.
"Quella non è la sua ragazza. Per come lo conosco, Omar non ha mai avuto ragazze... ragazze fisse intendo. È più come dire... indipendente da legami saldi. L'ho vista passare prima" si riferì a Veronica, "Non pensavo andasse nello spogliatoio... credo abbia un debole per Omar. Peccato per lei che non se la fili proprio però"
Allora non c'era alcun legame amoroso tra loro, conclusi a mente sollevata.
Non ebbe il tempo di aggiungere altro che Omar arrivò.
"Non starai dando fastidio alla mia amica, spero?" esordì.
"Io non do mai fastidio... sono un bravo ragazzo!" entrambi risero.
Era diverso da prima il suo umore era più sereno ora.
"Te lo ha detto?" chiese Ivan rivolgendosi a me.
"Cosa?"
"Questo ragazzo è una promessa del pugilato"
"Non lo sapevo" guardai Omar per avere conferma.
"Troppi allenamenti. Non ho costanza..." fece sorridendo con le mani in vita.
"E' comunque anche un ottimo allenatore. Riuscirebbe a far diventare chiunque un buon pugile!"
"Così esageri coi complimenti però"
"E' la verità. I ragazzi ti cercano continuamente"
Omar chinò il viso a terra. Un tiepido sorriso.
Non era uno sport che approvavo, e non capivo cosa ci fosse di divertente nel farsi picchiare, ma per lui poteva essere un motivo di orgoglio. Qualcosa in cui era riuscito.
"Non oso pensare a tua madre! Sarà continuamente in apprensione" mi sentii di dire con letizia, "Le madri lo sono sempre coi figli"
Non avevo riflettuto nel dirlo, mi era uscita di getto.
Si ammutolirono di botto. La loro ilarità restò sospesa. La sguardo che incrociarono tra loro mi fece sentire in imbarazzo.
Guardai Omar interrogativa.
Poi Ivan.
Che cosa avevo detto adesso? Proprio non capivo.
Certo! Come avevo fatto a non pensarci? Era cresciuto solo col padre! Avevo fatto una gaffe!
"Ho dimenticato una cosa nello spogliatoio" fece Omar allontanandosi, "Arrivo subito"
Pareva avesse cercato di proposito una scusa per allontanarsi.
Che stupida! Non ne sapevo niente della madre. Perché l'avevo menzionata?
Ma forse non era per quello, tentai di discolparmi... aveva davvero dimenticato qualcosa...
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