CAPITOLO 37
OMAR
Dare pugni al sacco nero da boxe non mi aveva tolto il malessere che avevo addosso dalla sera prima.
Era dalle 8 di quella mattina che ero in palestra. In realtà niente lo aveva fatto. Avevo lavorato sul potenziamento muscolare, sulla resistenza, sulla rapidità dei movimenti, ma a nulla era valso tutto quel stancare il fisico; continuavo a pensare a lei e alla nostra telefonata.
Perché Bianca non voleva più occuparsi di me?
Non era solo proteggermi il suo scopo. C'era qualcosa sotto. Forse l'avermi baciato la impensieriva davvero anche se lo aveva smentito. Forse si sentiva a disagio con me dopo quel gesto.
Il fatto era che adesso sarebbe stato difficile convincerla a non abbandonarmi, per non parlare di farla innamorare di me come avevo assicurato in un primo tempo a Claudio.
Non era più approfittare di lei che mi interessava comunque, ma saperla legata a me in qualche modo... stranamente era ciò che volevo. Sentivo che avevo bisogno di lei per uscire da quell'incubo. Di lei e di nessun altro. Non sapevo spiegarmelo, ma nel mio stare male parlarle mi aveva fatto stare meglio.
Guardai l'orologio appeso al muro schermandomi per abitudine coi guantoni rossi: le 9 e 45.
Le avevo inviato la posizione come promesso un'ora prima, ma non c'era traccia di lei ancora e magari non ci sarebbe stata mai. Non mi aveva nemmeno risposto con un messaggio, pensai preoccupato.
Quel pensiero mi tormentava.
Avevo la bocca asciutta, mi serviva dell'acqua.
Mi sfilai i guantoni e andai allo spogliatoio per recuperare dalla mia borsa una bottiglietta.
Il sudore era freddo sulla mia pelle scoperta mentre camminavo...
Dannazione, perché le cose per me dovevano essere sempre così difficili?
Entrai e all'improvviso una voce mi sorprese alle spalle.
"Ciao, Omar"
Mi voltai stranito verso quel suono. Avevo inteso non fosse Bianca.
"Veronica! Non pensavo fossi già qui a quest'ora. Che ci fai?"
"Oggi non lavoro" abbassò subito gli occhi, "E tu... passato il mal di testa?" si avvicinò pericolosamente a me.
Non glielo lasciai fare e mi voltai di nuovo per chiudere il mio stipetto.
"Più o meno" tagliai corto andando verso l'uscita.
Non mi andava che Bianca la trovasse lì; volevo parlare a quattrocchi con lei. E mi disturbava la sua presenza: aveva uno sguardo che non mi piaceva.
Me lo impedì.
"Perchè non parliamo un po'... ti va?" mise le mani dietro la schiena gongolando.
Lo sapevo!
La luce che aveva negli occhi non prometteva niente di buono.
"Senti Veronica... sto aspettando una persona... Non ho tempo di parlare e poi non c'è niente da discutere. Non c'era ieri e non c'è oggi" non mi ascoltò.
Conoscevo quell'atteggiamento.
"Magari per me invece c'è... ho bisogno di dirti delle cose"
Ma non mollava mai, dico?
"Non voglio essere scortese, Veronica..."
"Sai non me la sono presa ieri... in fondo può capitare" proseguì come se niente fosse, "E poi avrei preferito anch'io rimanere da sola con te. Non era il momento, ho capito"
Che avrei preferito anch'io? Non era così per me, non come credeva lei. Non aveva capito proprio un bel niente. Non mi importava rimanere da solo con lei!
Come in quel momento!
Le sue mani fastidiose si posarono sul mio petto nudo imperlato di sudore accarezzandomi. Posandosi sulla pelle del mio torace infastidendomi.
Un brivido di nausea mi scosse.
Indietreggiai guardandomi attorno. Cercando una via di fuga.
"Veronica, smettila!"
Il mio monito non le arrivò affatto.
"Luisa pensa che rinuncerò a te, ma non ho dimenticato il passato... e non mi rassegno... nemmeno per un momento" avanzò di nuovo.
Che culo!
Feci un altro passo indietro.
Dovevo fermarla.
"Ti ho detto di smetterla... non c'è nessun passato da ricordare, Veronica"
"Io lo so che vuoi stare con me anche tu... solo che non riesci ad ammetterlo" camminò ancora verso di me e riposò le sue mani sul mio petto mettendomi al muro.
Quella era pazza sul serio!
"Veronica..." sorrisi forzato scansandomi da lei di lato in malo modo.
Mi sorrise seducente.
"Tutto quello che vuoi..." tentò di nuovo di toccarmi.
Oddio...
"Grazie, ma no... non mi interessa!" mi feci serio, "Non vorrei tornare in argomento" la puntai bloccandole a fatica le mani.
"Perchè?" chiese confusa, "Pensavo che potremmo..."
"Potremmo niente, Veronica! Vuoi sapere il perché, qual'è il motivo?" non aspettai che rispondesse, "Perchè non esco mai due volte con la stessa donna. Non te lo ha detto Claudio? Pensavo lo sapessi..." era l'unica scusa gentile che mi era venuta in mente.
"Beh, per una volta potresti fare un'eccezione"
La fissai truce.
"E' che non mi va di fare un'eccezione, non so se l'hai capito!"
Se l'era cercata!
A quel punto si fermò, mortificata.
Mi dava sui nervi! Se ne doveva andare! Non ne potevo più!
"Quindi ci siamo divertiti una volta e basta" concluse, "E' questo che mi stai dicendo?"
Ci eravamo divertiti. E allora?
"Andiamo, Veronica! Siamo adulti no? Mi pareva fossimo consenzienti. Lo sapevamo perfettamente entrambi che non ci sarebbe stato un dopo. Non fa per me un dopo, lo sanno tutti. È stato solo un momento. Punto!"
Non ebbi modo di dire altro che le sue labbra appiccicose e irritanti si incollarono alle mie. Mi accarezzò i muscoli del torace in maniera seducente, mi scompigliò i capelli e scese sui miei boxer.
Dovevo fermarla! Quella era folle davvero!
Opposi resistenza e le afferrai di nuovo i polsi.
In quel momento vidi con la coda dell'occhio una sagoma stagliarsi sulla porta... immobile... a bocca aperta...
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