BIANCA (seconda parte)

...

"Carino!" fece all'improvviso sorprendendomi alle spalle Celine.

Sobbalzai. Non l'avevo sentita rientrare.

Chiusi immediatamente istangram.

Non mi andava di parlarle di lui.

"Chi è?"

"Un ragazzo che conosco" tagliai corto.

"Da quando conosci ragazzi? Per giunta così affascinanti?"

Quell'apprezzamento detto da lei mi infastidiva. Era come se mi scocciasse che le ragazze lo trovassero attraente.

"E invece lo conosco... è un amico di vecchia data" mentii.

Non potevo certo raccontarle di quello che era accaduto al Centro, né che lui fosse uno dei ragazzi del Centro.

Probabilmente non avrebbe capito, anzi sicuramente.

"Com'è che si chiama?"

"Omar" mi sfuggì.

Merda!

Volevo mantenergli l'anonimato o no? Che glielo avevo detto a fare?

"Carino anche il nome. E' di Firenze?"

Maledizione! Potevo stare più attenta!

Avrei finito per fare un altro passo falso.

"A volte"

Che razza di risposta era a volte?

"Non mi dispiacerebbe conoscerlo"

Perchè? Che le importava?

"Non viene spesso" mi alzai dal divano spazientita, "Lui in realtà è... è di Novara, ecco"

"Di Novara? E quando lo avresti conosciuto, scusa?"

Che casino mi stavo costruendo! Potevo pensare prima di parlare?

Ero un fascio di nervi.

"All'università, va bene? E comunque non credo cerchi avventure e tu hai già un ragazzo, mi pare. Che t'importa?" feci scontrosa.

Mi studiò a lungo.

"Fammi capire una cosa... non sarà per caso un tuo ex? Sembri gelosa... Non so... mi stai aggredendo" fece alla fine.

Le mie guance incontrollabilmente si imporporarono.

"Che stai dicendo? È soltanto un amico" le voltai le spalle perché non indagasse il mio viso.

"Stai scappando... questo dice altro"

"Non sto scappando. La vuoi finire? Ti ho detto che è solo un amico"

Un amico che avevo baciato, corresse la mia mente.

Ma ce l'avevano tutti con me?

Basta!

"Ho delle cose da sbrigare... vado in camera" tagliai corto.

Avevo detto abbastanza. Era meglio finirla lì quella conversazione.

"Non ci sarebbe niente di male. Sarebbe ora uscissi con qualcuno. È bello" continuò Celine.

Chiusi gli occhi, raccolsi il coraggio e mi voltai puntandola fissa.

"Può essere, ma comunque non mi importa. Può essere bello quanto vuole Celine, non mi tocca. E comunque non vedo cosa ti interessi, te lo ridico..."

Mi fissò stranita.

"Bianca... non parlavo di lui. Lo vedo anch'io che è bello... E il fatto che tu sia gelosa mi conferma che ti piace"

"No! Non sono affatto gelosa. La vuoi finire?"

"Invece sì che sei gelosa"

Mi voltai un'altra volta esasperata.

Dovevo andarmene da quella stanza. Si stava facendo pericolosa...

"Ti ho detto di no!" non sapevo che altro aggiungere.

Io non potevo essere gelosa di lui. Ero quasi la sua assistente sociale!

"Comunque se non ti interessa fammelo sapere..." continuò alle mie spalle con un risolino.

Rallentai il mio cammino indecisa se ribattere o meno.

Lo sta dicendo apposta, mi suggerì il mio inconscio.

Che voleva sapere? - mi chiese la parte più impulsiva.

Perché, se non ti interessa, mi domandò quella perfida vocina impertinente che avevo dentro.

Perché no, le risposi irritata tacitamente.

E poi lo facevo per lui, per non creargli problemi. Il suo interesse poteva metterlo in difficoltà.

Sicuro! - continuò.

Dio, come la odiavo quando mi parlava così. Non la sopportavo.

Rinunciai a replicare a Celine.

Qualsiasi cosa avessi detto non sarebbe servita.

Raggiunsi la mia camera e mi ci rintanai dentro.

Quello che dovevo fare era non vederlo più.

Non dovevo più vederlo, o pensarlo... né al Centro, né diversamente. Per tutelare lui... e difendermi da lui.

Un istante dopo aver formulato quell'ultima frase nella mia mente mi resi conto di esserne coinvolta più di quello che riuscivo ad ammettere.

Perché poi? Lo conoscevo appena...

Ne ebbi paura.

Dovevo chiamarlo e non dovevo incontrarlo più... e dovevo dirglielo subito...