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CAPITOLO 29

BIANCA (seconda parte)

In quel momento una sirena si sentì vicina.

Entrambi ci fissammo.

E se Giorgio li avesse già chiamati? Era passato poco tempo, ma il Centro aveva la priorità visto che era frequentato da ragazzi difficili.

Poteva essere... magari una pattuglia era già nei paraggi...

Istintivamente gli posai una mano sul braccio.

"Vieni con me, presto!" gli dissi nel dubbio.

Era stato solo un contatto fugace, ma la sensazione durò a lungo.

"Che c'è? Che succede?"

"Tu seguimi e basta!" gli ordinai.

Si lasciò guidare.

Voltai l'angolo quando una volante dei carabinieri si arrestò in fondo alla via.

Due di loro scesero decisi.

Tornai immediatamente indietro tirandomelo appresso e mi nascosi alla loro vista.

Merda!.

Avevo visto giusto: quella era opera di Giorgio. Li aveva chiamati! Aveva chiesto l'intervento dei carabinieri

Il cuore mi balzò in gola.

"Che succede, Bianca? Vuoi dirmelo?"

Non capiva sul serio.

"Giorgio ha chiamato rinforzi: ci sono i carabinieri"

"Meglio! Ho due cosette da dirgli..." si sporse in avanti pronto ad uscire allo scoperto.

Lo bloccai allarmata.

"Che diavolo hai intenzione di fare, Omar? Sono qui per te! Giorgio ha denunciato un'aggressione, ci scommetto"

Mi fissò incredulo. L'espressione perplessa.

"Ma è lui ad essere in torto, Bianca! Se non intervenivo chissà come sarebbe finita... quello è pazzo. Fidati!"

Era vero, ma chi avrebbe creduto a lui? Era l'ultimo a cui avrebbero dato ascolto, anche se avessi confermato la sua versione. Non ero nessuno in confronto a Giorgio. Aveva conoscenze in alto lui e io non potevo neanche contare su mia madre visto che manco aveva idea delle mie mansioni... al Centro per giunta.

"Omar... Lui non ha due condanne già sulle spalle! Uscirebbe fuori tutto... Sarebbe una partita persa per te... lo hai colpito, conterebbe solo questo"

Ci pensò su e parve darmi ragione.

"Cerca nei vicoli... non può essere distante..."

Quel comando ci arrivò chiaro alle orecchie.

Omar mi inchiodò con lo sguardo preoccupato.

"Deve essere qui in giro... cerca un ragazzo con un giubbotto blu e capelli castani" fece ancora uno sbirro all'altro.

Lo fissai inorridita.

Era lui! La descrizione corrispondeva.

I miei sospetti erano realtà non c'erano più dubbi, adesso più che mai.

Se lo avessero fermato e gli avessero chiesto le generalità sarebbe stato spacciato.

Ed era solo a causa mia... ero io la responsabile!

Che faccio?

Che faccio?

Non sarebbe successo se non avesse cercato di aiutarmi.

E di certo le parole di Giorgio nei confronti di Omar non erano state innocenti, di questo ero sicura.

Non c'era nemmeno più la signora Lisbo per prendere le sue difese.

Quello che era certo è che adesso Omar non avrebbe più potuto seguire al Centro alcun gruppo di supporto, mi ridissi angosciata. La situazione si era complicata...

Che faccio?!

Cosa?!

I minuti sembravano secondi e i secondi sembravano istanti...

Guardai in fondo alla ricerca di una via di fuga: era un vicolo cieco tra i palazzi. Non portava da nessuna parte.

Un alto muraglione faceva da divisore.

Eravamo in trappola.

Sentivo piedi camminare spediti sul marciapiedi ed avvicinarsi.

Scrutavano dappertutto. Aprivano portoni. Bloccavano gente perché non li ostacolassero nelle ricerche...

Spalancai gli occhi in preda al panico.

Anche Omar pareva impietrito, presagendo già il peggio.

Non potevano arrestarlo. Era colpa mia! Si era esposto per difendere me. Non era lui ad essere in difetto, mi ripetei.

Faticavo a prendere il respiro.

L'adrenalina esplodeva i battiti del mio cuore.

Un'unica soluzione per la testa.

Dovevo tentare!

Forse non sarebbe servito... ma forse sì...

"Togliti il giubbotto!" gli comandai.

"Il giubbotto?"

"Toglilo!" gli ordinai isterica; non c'era tempo da perdere.

Mi obbedì e me lo porse.

Restò in maniche lunghe. La maglietta bianca a costine, elasticizzata, che si tendeva sui suoi pettorali scolpiti che ricordavo. Una catena sottile in acciaio al collo.

Deglutii.

Gettai il giubbetto ai miei piedi nascondendolo. Quindi mi spinsi al muro aggrappandomi alla stoffa della sua maglietta e trascinandomelo dietro.

"Adesso baciami, forza!"

"Che cosa?!"

I passi erano vicinissimi ora...

Spalancai gli occhi nel panico volgendomi di nuovo verso la strada.

Il mio respiro si affannò del tutto.

"Baciami!" gli dissi convulsa.

I nostri occhi si scontrarono. Era combattuto. Non era sicuro parlassi sul serio.

Non c'era più tempo!

Senza lasciarlo pensare oltre gli presi la nuca con la mano e lo attirai a me incollandomi alle sue labbra...

***

Ok... non sta succedendo niente!

Andiamo, si stanno solo baciando! E' una necessità comunque...

Perchè ho l'impressione che questo cambierà le cose tra loro?

Vedremo... ci leggiamo domani...

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