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CAPITOLO 10

BIANCA

Non avevo dormito tutta la notte.

Avevo letto e riletto quei fogli così tante volte che mi pareva di conoscerlo. Quel ragazzo era diventato una parte di me. Non vedevo l'ora di incontrarlo, di conoscerlo per davvero, di guardare e leggere nei suoi occhi.

Chissà quanto aveva sofferto mi dissi. Provato a chiedere aiuto.

Non potevo rifiutarglielo io. Dovevo fare qualcosa per lui in qualche modo.

Ormai avevo deciso.

Doveva riprendersi la sua vita...

Con questo spirito guidavo decisa ad arrivare per tempo. Prima di Giorgio.

Quel ragazzo dovevo aiutarlo io e nessun altro. Mi era entrato dentro il cuore.

Ma quando arrivai a destinazione tutto andò storto...

Il parcheggio fuori del Centro era pieno quel pomeriggio.

Feci il giro tre volte, ma niente.

Accidenti, non ci voleva, imprecai.

Guardai l'orologio al polso: le 16 e 32.

Rischiavo di arrivare tardi, dannazione!

L'agitazione cresceva ad ogni respiro.

Mi fermai e presi il cellulare dalla borsa: dovevo avvertire la signora Lisbo. Stavo arrivando!

Il suo cellulare suonò a vuoto.

Che avevo fatto di male? Maledizione!

Come faccio, mi chiesi. Come?

Lo stomaco mi si era aggrovigliato come una matassa di fili.

Guardai di nuovo l'ora: le 16 e 41.

Niente... nessun posteggio libero.

Poi una macchina mise la retromarcia per andarsene.

Finalmente!

Fermai di botto la mia Citroen C3 azzurra ed attesi che facesse manovra controllandola dagli specchietti laterali.

L'auto indietreggiò lentamente.

Poi tornò avanti per tornare indietro.

Quindi tornò ancora avanti...

Quanto ci voleva a fare manovra?

Con le dita di una mano tamburellavo nervosa sul volante tenendo d'occhio l'ora sul cruscotto.

Mi mossi un po' avanti con l'auto per lasciarle maggior spazio.

La macchina uscì del tutto immettendosi sulla strada.

Alla fine il parcheggio si liberò

Per fortuna ero ancora in tempo!

Misi la retromarcia e feci per andare indietro quando una grossa moto nera, rombando il motore, mi rubò il posteggio con prepotenza.

Brutto figlio di... inveii mordendomi un labbro per non continuare.

D'istinto suonai il clacson per attirare l'attenzione del guidatore.

E no! Quel posteggio non era proprio suo!

Pareva un ragazzo sotto il casco nero.

Fece finta di niente.

Che cavolo! Era mio dannazione! Mio, mi ripetei esasperata.

Tirai il freno a mano e misi in folle.

Non finiva così... e no, carino!

Come una furia scesi prima che chiudesse il bauletto dove aveva posto il casco, visto che già se ne stava andando di tutta fretta.

"Ehi!" si voltò a guardarmi, "Ma che stai facendo? Quel parcheggio l'ho visto prima io!" mi squadrò sorpreso, ma non disse nulla.

Un momento...

Avevo riconosciuto quel tipo!

Era quel ragazzo del Tribunale. Quello che mi aveva investito correndo.

Non poteva essere!

Spalancò gli occhi.

"Ancora tu?!" esclamammo all'unisono. Anche lui mi aveva riconosciuto.

Pareva esterrefatto come me.

I suoi occhi trovarono i miei e non li mollarono.

Si ricompose.

"Mi stai seguendo per caso?" esclamò.

"Non io, visto che sei tu che mi stai rubando il posteggio!"

"Scusa, ma vado di fretta" mi informò.

Mi diede la schiena per riprendere il suo cammino con noncuranza.

Lo fermai per un braccio, "Dove vai? Scusa?"

Questa volta mi fissò scocciato , squadrandomi sprezzante dall'alto al basso.

"A quanto pare mi rallenti sempre, ragazzina"

"Come scusa?" che voleva dire? Era lui che mi intralciava sempre se mai...

"Lascia stare, è troppo complicato da capire per te..." fece accompagnando la frase con un gesto di sufficienza della mano, "Quindi che volevi stavolta? Non ho molto tempo"

"Voglio il mio posto!"

"Il tuo posto!? Non ci sono nomi mi pare, non è il tuo!"

"Che stai dicendo? Lo sai benissimo che l'ho visto prima io. Che stavo facendo secondo te? Mi godevo il panorama?"

"Quello che facevi non è affar mio. Si dà il caso che non c'è nessuno a dire che questo posto è tuo. Solo tu..." mise la mani ai fianchi con un sorriso derisorio sulle labbra, "Quindi falla finita! Ormai ci ho posteggiato io. Trovatene un altro"

Che razza di verme, miserabile, disonesto!

Si voltò di nuovo.

"Ehi!!! Non puoi andartene, mi devi lasciare il posto. È mio. Non puoi fare finta di niente. E poi posteggia in quello riservato alle moto! Questo posteggio è per le macchine"

"E perché?"

"Perchè ci sono delle regole da rispettare..."

"Io sono allergico alle regole..."

"Me ne sono accorta, ma non giustifica il fatto che puoi infrangerle a tuo piacimento. E poi è mio ti ripeto. L'ho visto prima io. È mezz'ora che giro"

"E allora? Io al contrario sono stato fortunato: l'ho trovato subito, guarda un po'" ridacchiò.

"E ci credo... l'hai fregato a me!" imitai isterica a parole la sua risata.

Avevo un diavolo per capello.

Più parlavo con quell'essere più ero furiosa.

E intanto mi stava facendo perdere tempo prezioso.

Sospirò.

"Senti rischio di arrivare in ritardo e non sai che vorrebbe dire per me... quindi per una volta che ho deciso di fare il mio dovere nonostante tutto, lascia stare. Va bene?" confessò.

Ah... lui rischiava di arrivare in ritardo!

Non me ne poteva importare di meno!

"E no invece... no che non va bene! Non lascio stare... ti devi spostare e cercartene un altro" che sfrontato.

"Non ci penso neanche guarda. Sono già in ritardo, te l'ho detto"

"Anch'io lo sono se è per questo. Te ne approfitti solo perché sono una donna, ho capito" ero fuori di me, "Pensi che mi convenga lasciar stare. Del resto chi ce lo fa fare di litigare con un uomo per un posto? Vinceresti comunque tu... Ma vedi... non è così stavolta"

"Che c'entra, scusa? Adesso perché sei una donna io dovrei fare il sentimentale... fare il cavalliere, magari cederti il posto?! Scordatelo! Non sono mai sentimentale con le donne. E non vedo perché dovrei esserlo con te"

Che stronzo!

"Certo! Perché sei un arrogante, presuntuoso e maschilista!"

"E tu sei una rompipalle femminista! Proprio oggi dovevo incontrarti di nuovo. Scommetto che hai un triangolo tatuato sulla schiena..."

Rimasi a bocca aperta.

Che vile, spregevole, volgare, infame... il simbolo delle femministe avevo tatuato, si riferiva a quello...

Feci un passo verso di lui che indietreggiò al mio avanzare minaccioso verso di lui.

"Tu...!" lo puntai con l'indice.

"Che stai facendo?" alzò le mani in segno di resa.

"Vuoi sapere dove l'ho tatuato?" restò in attesa, "Sul culo! Quello che devi togliere tu dal mio posteggio! Sei tu il rompipalle! È la seconda volta che me le rompi. Ti conviene lasciarmi il posto se vuoi arrivare a casa sano e salvo" feci colpendolo in petto.

Vacillò appena.

"Tu sei fuori di testa, fidati!" sbuffò spazientito.

"Mai quanto tu, carogna!"

Borbottò qualcosa che non riuscii a intendere, quindi si voltò, tornò al bauletto, l'aprì, rimise il casco in testa e risalì in sella.

"E va bene! Prenditelo! Mi hai fatto passare la voglia di fare la cosa giusta oggi. È solo colpa tua!"

"Non ho finito!" lo richiamai.

Mi fissò truce.

"Si invece! Sali in macchina. Ti lascio il posto prima che ti venga un infarto. E muoviti o te lo frega qualcun altro, ragazzina!"

Così dicendo, mise in moto accelerando e sgommando si allontanò.

Che razza di imbecille!

Mi poteva venire un infarto! ... non prima di avergli rigato la scocca nera e lucida della moto però. Peccato l'avesse spostata. Glielo avrei fatto volentieri un solco.

Dovevano togliergli la patente, solo per principio!

Era risaputo: possedere una macchina poteva far diventare stronzi, figuriamoci una moto. E quel tipo non era affatto un'eccezione, seguiva perfettamente alla lettera il detto.

Dio, che nervi!

Nessuno mi aveva mai irritato tanto. Incollerita sino a quel punto.

Finiva bene la giornata! Speravo solo non continuasse peggio.

Soffiai fuori la rabbia insieme al respiro.

Ok... non è successo niente, mi dissi poco convinta.

Devi solo calmarti.

Ci volle un po' a ritrovare la calma tuttavia, anche dopo che la mia auto fu posteggiata. Avevo addosso troppa adrenalina.

Non potevo farmi rovinare la serata da un tipo simile. Dovevo pensare a quello per cui ero lì e nient'altro.

A quel ragazzo che aveva bisogno di me... che sarebbe arrivato da un momento all'altro... e nient'altro...

***

Non è che quest'incontro sia andato troppo bene, forse è meglio che non si incontrino più...

Chissà? Voi che ne dite?

Ci leggiamo domani...

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