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Qualsiasi cosa...va bene

CAPITOLO 23

QUALSIASI COSA...VA BENE

Davvero non riesco a capire come Sherlock possa essere conosciuto dal mondo intero. Non appena ci siamo infilati in un ristorante vicino al centro della città questo strano ragazzo è stato accolto a braccia aperte dal proprietario.

Pare che, molto tempo fa, un Sherlock ancora più ragazzino sia riuscito a provare che "Billy", così mi pare abbia chiamato il cuoco, non era responsabile di un triplice omicidio in quanto fosse impegnato dall'altra parte della città, a Londra, in un furto con scasso.

Ma questo ha portato i suoi vantaggi: tutto ciò che ordineremo questa sera ci sarà offerto gratis.

Credo che potrei abituarmi ad andare in giro con Sherlock.

Come al solito ho parlato troppo presto:

-Hai capito amico? Tutto ciò che c'è sul menù offre la casa, a te e al tuo ragazzo. –

-Non sono il suo ragazzo! – mi appresto a puntualizzare guardando malissimo "Billy"

Sherlock sembra a disagio. Si dirige verso il tavolo più isolato, lontano dal rumore. Un tavolo che si affaccia sulla finestra. Fuori, intanto, ha incominciato a piovere.

***

Ancora non capisco come John sia riuscito a trascinarmi in un ristorante.

Mi trovo circondato da persone.

Rumore.

Spazi piccoli.

Quando mi siedo sento il protagonista di uno dei miei primi casi esclamare tutto soddisfatto:

-Vi porto una candela...sarà più romantico. –

Immediatamente John ribatté sconsolato:

-Non sono il suo ragazzo! –

È già la seconda volta che lo ripete in una sera. Mi è sfuggito il perché l'abbia dovuto dire la prima volta.

Forse aveva ragione, ho bisogno di mangiare qualcosa.

Quando Billy torna davvero con una candela Watson mormora un "grazie" a denti stretti e la spegne con un unico soffio sconsolato.

L'idea di dover passare una serata faccia a faccia con una persona, una persona così vicina, mi indispettisce.

Ti terrorizza.

E poi perché bisogna andare in un ristorante per mangiare? Perché bisogna sperperare del denaro per qualcosa che finisce nello stomaco e non vedi più? Ah proprio non lo capisco.

La mia inesistente loquacità costringe John ad essere il primo a parlare. E non bisogna mai lasciare che sia John a iniziare una conversazione.

Non con me almeno.

-Sai Sherlock, nella "vita reale" le persone hanno...amici, persone che conoscono, che apprezzano...o che non apprezzano, fidanzate...fidanzati-

-Un po' limitato. – lo stronco io. Ma lui sembra non darsi per vinto.

-Tu, tu non hai una fidanzata? – so benissimo che conosce la risposta. Allora perché me lo domanda? Perché si sta gettando in questa inutile, banale e forse anche imbarazzante conversazione?

-No, non è il mio genere. – rispondo guardando fuori dalla finestra, cercando di ignorarlo.

Ma come si può ignorare una persona che ti siede davanti? Ecco un'altra cosa che odio dei ristoranti. Sei obbligato a tenere conversazioni dalle quali altrimenti potresti sfuggire.

-Oh certo. – tace per un attimo. Poi ricomincia.

-Un fidanzato, allora? –

-Va bene comunque. – aggiunge poi guardando il tavolo. Come se mi servisse la sua approvazione se anche così fosse.

-Oh lo so che va bene. – replico distaccato.

-Hai un fidanzato quindi? –

Quanto vorrei che tacesse!

-No. – La mia risposta è ancora più secca delle precedenti.

Perché non arriva la nostra cena?

-Certo...bene...- bofonchia lui tra sé.

Oh grazie al cielo un cameriere arriva reggendo i nostri piatti sulle braccia.

John comincia a spostare con la forchetta le polpette al sugo nel suo piatto. Senza mangiare.

Sta aspettando una spiegazione più chiara.

Possibile che non capisca che sono semplicemente solo? Cosa c'è di inammissibile in ciò?

-John. – sento dentro di me uno strano imbarazzo, ma credo sia il caso di dissipare i dubbi del ragazzo, prima che possa lanciarsi in ipotesi ancor peggiori.

-Devi sapere che mi considero sposato con i miei studi, con il mio "lavoro" e nonostante mi lusinghi il tuo interesse...-

Forse ora sono io ad aver travisato, ma voglio che le cose siano chiare.

Improvvisamente mi chiedo ancora con più insistenza perché John e Mary non siano ancora fidanzati, in fondo è questo che fanno i ragazzi normali.

Perché ti interessa tanto?

Voglio solo che John non si faccia...strane idee.

E ti dispiacerebbe?

Sì.

John quasi si strozza con il pezzo di carne che si è finalmente deciso a mettere in bocca.

-No, io...certo che no. Dico solo che...che va bene. – [1]

Annuisco e lascio che, finalmente, questo dialogo abbia fine.

-E la ragazza con cui hai detto di essere stato l'altro pomeriggio? –

Oh no, eccolo di nuovo.

-Si chiama Molly. Molly Hooper. È la figlia di uno dei più importanti professori di chimica dell'università; collabora con la polizia per le indagini sulle morti accadute negli ultimi giorni. Ho sfruttato l'ingenuità della ragazzina per farmi consegnare i referti medici che suo padre ha redatto dopo aver compiuto le autopsie. –

Il volto di John è ora un insieme di emozioni contrastanti. Sdegno, sorpresa...sollievo?

Perché mai dovrebbe essere sollevato?

-Ah bene. E cos'hai scoperto? -

Ora si che la discussione si sta facendo interessante.

NOTE

[1] Questo dialogo dovevo assolutamente inserirlo in qualche modo e spero che la sua contestualizzazione non vi sembri troppo tirata. Tratto da "Uno studio in Rosa" Sherlock BBC

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