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Per favore


CAPITOLO 20

PER FAVORE

-Non...non dovremmo essere a lezione? –

Questa mattina John mi ha seguito senza farmi domande, ma ora comincia a rendersi conto che quella "piccola commissione" che dovevo svolgere forse non è tanto piccola.

-Tu dovresti, io ho la mattinata libera. –

-Ah. –

Quel sospiro per me potrebbe già essere abbastanza eloquente, ma John sembra trovare divertente il rinfacciarmi il suo disappunto.

Ma sia io sia lui sappiamo bene quanto a lui faccia piacere essere qui in questo momento.

Qui...con te?

Qui sulla scena del crimine.

-Cosa speri di trovare? – mi domanda il ragazzo osservando la stradina di terra sotto i nostri piedi.

È una giornata assolutamente fantastica, sono le nove del mattino e l'aria presenta la giusta percentuale di umidità, temperatura percepita 19° in aumento.

Nemmeno una nuvola a passeggiare nel cielo. [1]

-Qualsiasi cosa. – rispondo senza badargli troppo.

La mia attenzione è totalmente focalizzata sulla porzione di strada che taglia la parte del bosco più fitta del parco che circonda il College.

-Sherlock? –

-Che c'è?! –

Sherlock, sei stato brusco.

Non è vero.

Lui sembra non esserci rimasto male.

-Non pensi che la polizia o chi so io avrebbe dovuto impedire l'accesso di chiunque mettendo almeno i nastri segnaletici? –

-Siamo stati troppo lenti, ormai quello che dovevano fare l'hanno fatto e sono già giunti alla loro conclusione. –

-E tu ne sei a conoscenza? –

Ovviamente.

-Qui non c'è nulla. –

Nella mia mente si è già svolta chiaramente la dinamica dell'accaduto, e gli occhi carichi di aspettativa di John mi convincono che questa volta forse è il caso di illustrarla pure a lui.

-Alexander stava facendo jogging come ogni mattina. Era uscito dalla stanza alle 5.30 del mattino e devo ancora scoprire se avesse un percorso abituale o se variasse ogni giorno, e questo potrebbe essere un punto fondamentale per scoprire come ha fatto l'assassino a colpirlo. Arrivava da lì, ancora leggermente distinguibili sono le impronte delle sue scarpe, sono più marcate delle altre poiché stava appunto correndo. Più o meno qui deve aver avuto un mancamento ed è caduto in ginocchio.

Poco dopo era già a terra. Morto. Un modus operandi molto più pulito rispetto al caso di Edward Askell. –

-Ecco Sherlock...a proposito di questo, mi trovo ancora convinto che affermare che si tratti dello stesso assassino sia un po', ecco...avventato? –

-Perché ti fermi solo alle apparenze John! Come tutti, come sta facendo la polizia. Davvero non trovi nulla di strano nella morte di due studenti della stessa università a distanza di pochi giorni l'una dall'altra? Già questo è un punto che balza subito all'occhio, ma che dico? Alla mente! –

***

Quando sento le sue spiegazioni tutto mi sembra così ridicolmente elementare che mi pare di poterci arrivare anch'io con la stessa velocità . [2]

Sherlock si entusiasma come un bambino.

La cosa tetra è che questo entusiasmo è provocato dagli omicidi.

La sua personalità complessa ancora mi sfugge, ma sarei sorpreso di trovare qualcuno a cui questo ragazzo possa parere normale e decifrabile.

È sicuramente il più grande enigma che il mondo mi abbia mai messo dinanzi.

Intuisco che qui abbiamo finito quando Sherlock mi volta le spalle e prende a camminare verso gli edifici del college.

I suoi pensieri sono l'unico rumore che può essere percepito qui e ora, forse ogni tanto interrotti dal cinguettare di un passero.

Quali grandi deduzioni sta macchinando mentre io non posso che essere sopraffatto da un pensiero che pensavo di essere riuscito a tenere abbastanza lontano tanto da dimenticarmene per sempre: Sherlock mi ha detto di aver conosciuto una ragazza.

Inevitabile, per me, ora, chiedermi chi sia.

E soprattutto, quale ruolo, e quale importanza, abbia, nella vita del mio coinquilino.

Con i palmi delle mani tese mi do due leggere pacche sulle tempie per scacciare quei quesiti e mi affretto a raggiungere Sherlock.

***

John è andato a lezione, ha saltato la lezione di Fisica ma sicuramente è arrivato in orario per le due ore di anatomia.

Io ho di meglio da fare che rinchiudermi in un'aula ad ascoltare cose che già so probabilmente da qualche anno.

Rientro in camera e mi dirigo subito verso la stanza di John, ho bisogno del suo computer.

Più precisamente ho bisogno del suo accesso internet.

Alzo lo schermo e premo il pulsante di avvio, dopo pochi istanti mi trovo davanti la schermata che mi chiede di eseguire il log in inserendo una password.

Dovevo prevederlo.

Non ci metterei molto a scoprirla, mi basterebbe dare un occhiata tra gli effetti personali del mio coinquilino, già ho idea che potrebbe essere il nome della sorella che crea in John tanta tristezza, dovrei solo scoprire il nome in questione.

Ma perfino io so che nei confronti di John non sarebbe gentile mettermi a frugare nella sua borsa.

Quindi opto per una soluzione migliore.

***

- L'anatomia (dal ανατομή, anatomè = "dissezione"; formato da ανά, anà = "attraverso", e τέμνω, tèmno = "tagliare") è una branca della che studia la forma e la struttura degli : del corpo umano, degli animali e delle piante. Deve il suo nome al metodo principale d'indagine, la dissezione, rimasta di fondamentale importanza anche in epoca moderna...- [3]

Una vibrazione nella tasca attira la mia attenzione e appoggio per un attimo la matita sul foglio dove sto prendendo appunti per controllare chi potrebbe avermi mandato un messaggio durante un' ora di lezione.

Mi serve la password del tuo computer

SH

Ma che diavolo? Da quando Sherlock ha un cellulare? Come fa ad avere il mio numero? E soprattutto, cosa deve fare col mio computer ORA?

Non faccio in tempo a rispondergli che l'apparecchio vibra nuovamente questa volta sulla mia mano.

Di nuovo lo stesso numero

Per favore.

Mio malgrado mi trovo a sorridere del tentativo di Sherlock di provare ad essere gentile.

Ma questo non cambia le cose.

Nascondendo per metà le mani sotto al banco rispondo mettendo i miei quesiti per iscritto.

La risposta arriva in un lampo:

Non hai risposto alla mia domanda. Ti ho chiesto per favore. Il cellulare non è mio, me lo sta prestando il nostro vicino di camera. Il tuo numero l'ho memorizzato del tutto casualmente quando ho sentito che l'altra sera lo stavi dettando a Mary. Te lo dico dopo.

È incredibile, solamente incredibile.

Mentre scrivo la tanto bramata password percepisco che il professore si è interrotto.

Premo su invia giusto un secondo prima che l'uomo si rivolga a me:

-Fuori è così una bella giornata, che ne direbbe signor Watson di uscire con la sua ragazza invece che inviarle messaggini durante la mia lezione. –

Non so se sono diventato paonazzo per via del fatto che Sherlock sia stato confuso con "la mia ragazza" o per il semplice fatto di essere stato rimproverato dal professore.

Quello che penso mentre il mio cellulare finisce tra le mani dell'insegnante è che, con quel nome che è la mia password ho lasciato uscire una parte di me, consegnandola nella mente calcolatrice di Sherlock.

***

Finalmente! Pensavo che John non si sarebbe più mosso.

Il ragazzo che mi ha prestato il cellulare mi fissa con impazienza, gli avevo chiesto di farmi inviare un messaggio, non tre.

Memorizzo i caratteri e cancello tutto, riconsegnando il telefono al ragazzo e ricordandomi perfino di ringraziarlo.

NOTE

[1] Solo io trovo che in questo "bollettino meteo" Sherlock sia più "poetico" del solito? :)

[2] Arthur Conan Doyle

[3] Wikipedia


Angolo autrice:

Tra una vacanza e l'altra cerco di non smettere di scrivere...

John è geloso o mi sbaglio? 


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