Colpevole
CAPITOLO 33
COLPEVOLE
Questa è una scena vista, vissuta, fin troppe volte.
Conosco bene la morsa allo stomaco, la sensazione di assoluta impotenza.
Ancora una volta Lui ha segnato un punto.
E io sto rimanendo troppo indietro.
Ci troviamo nuovamente nel cortile dell'Università, accanto a me John ha ancora il respiro affannato per la corsa. Siamo arrivati che l'ambulanza stava già tornando indietro.
So che la squadra di soccorso starà già comunicando il cambiamento del codice alla sede.
Da rosso a bianco [1]
Bianco.
È tutto intorno a noi.
La neve ha ripreso a cadere fitta. Le luci colorate, però, sembrano più opache agli occhi di tutti.
È Natale, è la Notte di Natale.
E lui ha detto che questo è il suo regalo per me.
Come posso non sentirmi colpevole?
-Sherlock...- è John. Ha letto i miei pensieri.
-Sherlock, nessuno avrebbe potuto prevederlo. Nemmeno tu. Sono...sono passati mesi dall'ultimo omicidio, ormai, sembrava...-
Alzo una mano per farlo tacere. Non ho bisogno della sua comprensione.
Non ho bisogno della comprensione di nessuno.
Non ho bisogno di nessuno.
La solitudine era ciò che avevo. La solitudine mi proteggeva [2]
Il mio anonimato proteggeva gli altri.
L'amicizia di John, il suo volermi portarmi nella vita reale, ha messo in pericolo delle vite.
Ed è solo colpa mia.
***
Questa volta è tutto così diverso. Si potrebbe perfino pensare che non abbia nulla a che vedere con il Killer di Cambridge se io e Sherlock non avessimo ricevuto quell'inequivocabile messaggio.
La vittima non è uno studente. Questa volta è stato un professore a cadere nella trappola.
Il professore Stevenford, per essere precisi.
Arresto cardiaco è la causa apparente del decesso, come per Alexander Foils, la seconda vittima.
C'è uno schema in tutto questo? Se sì io non riesco proprio a vederlo.
Cinque studenti. Uno per ogni anno. Un professore.
Trovo di nuovo plausibile la domanda: Chi sarà il prossimo?
***
Arresto cardiaco. Arresto cardiaco. Arresto cardiaco. Arresto cardiaco. Arresto cardiaco. Arresto cardiaco. Arresto cardiaco. Arresto cardiaco. Arresto cardiaco. Arresto cardiaco. Arresto cardiaco. Arresto cardiaco. Arresto cardiaco. Arresto cardiaco. Arresto cardiaco. Arresto cardiaco. Arresto...
Perché più mi ripeto nella mente la causa del decesso più mi sembra improbabile?
Ricorda Sherlock, l'avevi detto tu stesso.
Il signor Stevenford era entrato in aula dopo aver corso, aveva avuto un guasto alla macchina. Alla mia prima analisi lo avevo etichettato come un uomo dalla salute di ferro. Questo è il chiaro segno della colpevolezza del nostro killer.
Perché, avevi qualche dubbio?
Ovvio che no. Mi chiedo solo se la polizia terrà conto di questo particolare...
Ovvio anche questo. Non se ne renderanno conto nemmeno. Non apriranno nemmeno l'indagine. È solo una morte naturale per loro.
Dopo una notte insonne io e John ci troviamo a fare colazione in mensa.
O meglio: John fa colazione. Io penso.
Non ho smesso un secondo di farlo. Ci deve essere da qualche parte una risposta, una spiegazione logica a tutto ciò. Inoltre, sapere che il killer si nascondo proprio qui, tra i volti assonnati che ci circondano rende il tutto più innervosente.
E inebriante.
Già.
John mi osserva col suo sguardo semplice che spunta al di sopra del bordo della tazza.
Osservo i suoi occhi...
Gli occhi.
Un cassetto nel mio Mind Place si apre di scatto; è l'archivio della notte in cui mi è stata tesa la trappola.
Da sotto il passamontagna del ragazzo al molo spuntavano solo gli occhi.
Occhi chiari. Occhi grigi. Vuoti, ma con una scintilla di follia.
La risposta sta prendendo forma nella mia mente.
È solo un'ipotesi per ora, ma.
E se fosse proprio...
Chi Sherlock? Se fosse chi? Dagli un volto.
La mia mente salta da un passato all'altro, dalla notte al molo alla sera di Natale, la cena con Molly e Jim.
Jim con quello sguardo inquietante.
Jim, che quando si è allontanato con la ragazza si è mosso con un passo fluido, quasi stesse fluttuando.
-Jim-
-Hai detto qualcosa? – mi domanda John posando la tazza.
Ora il suo viso non è più coperto dalla colazione. Intravedo delle occhiaie scure sotto i suoi occhi.
Non ha dormito.
D'altronde chi avrebbe potuto dormire questa notte?
-So chi è l'assassino John. So chi è l'assassino...-
Quello che prima era solo un dubbio ora si fa sempre più certezza mentre lo esprimo ad alta voce.
Oh si, si!
Senza rendermene conto mi sono alzato in piedi e il mio sguardo si è acceso.
John mi guarda senza capire...
-Ma certo, è ovvio...si deve essere lui. –
-Chi Sherlock? Spiegati! – la mia euforia lo sta innervosendo. Vuole capirci qualcosa.
-Non qui, troppa gente, troppe orecchie. Lui ci spia. Sempre. Da quando...si da quando sei arrivato a Cambridge, lui sapeva già...-
-Sherlock calmati, potres... –
Non lo lascio nemmeno finire di parlare e mi avvio fuori, ostentando però normalità. Siamo solo due ragazzi che hanno terminato la colazione, in un giorno di vacanza.
***
Solo quando siamo lungo la riva del fiume Cam Sherlock sembra rilassarsi appena. L'entusiasmo sta lasciando posto ad una più mite consapevolezza della scoperta. Ma questa scoperta ancora non mi è stata esposta.
Non ha senso mettergli pressione, me lo dirà solo quando ne avrà voglia, ignorando i miei "ma" e i miei sguardi pungenti.
-Jim, il fidanzato di Molly è il serial killer di Cambridge. –
Il suo tono è così serio, così appena percettibilmente sussurrato che avverto il peso di quella rivelazione, ma...
Non riesco a contenermi e vengo sopraffatto da una risatina forse un pochino nervosa.
Il suo sguardo è glaciale.
-Sherlock, la tua non sarà forse...gelosia? –
-Ma di che cosa stai parlando? – la sua voce è molto dura.
Come se lo avessi deluso. Ma non posso fare a meno di chiedermi se la sua non sia un'indisposizione nei confronti di Jim perché ha rubato il cuore di Molly, togliendogli la scena.
È un ragazzo strano, su questo sono d'accordo, ma come potrebbe essere lo spietato assassino che terrorizza l'università?
Senza contare che quando è avvenuta la morte del professore lui era appena uscito dal ristorante dove era con noi.
No, non riesco proprio a trovare il lato meraviglioso che scorgo sempre nelle deduzioni di Sherlock.
-Le mie indagini non possono essere messe in ombra da quelli che voi chiamate sentimenti! –
Il suo tono è molto alterato. Credo che non si sia mai comportato così nei miei confronti e mi rendo conto di aver toccato un tasto per lui difficile da comprendere.
Errore mio, ormai dovrei conoscerlo abbastanza bene. Non faccio però in tempo a scusarmi che lui procede in tono piatto
-Forse hai sbagliato cercando di aggiungere colore e vita alle mie indagini invece di limitarti a registrare la rigida connessione tra causa ed effetto, che costituisce l'aspetto principale e più significativo delle nostre imprese. Se chiedo piena giustizia per la mia arte è perché è qualcosa di impersonale, al di fuori di me. Il crimine è una cosa comune, la logica è rara. Perciò è sulla logica e non sul crimine che devi soffermarti. [3] –
Si ferma un attimo. Non mi guada più, rivolge lo sguardo all'acqua che scorre accanto a noi.
-E ora quello che ci sfugge...che MI sfugge...- Calca su quel "mi" come ad intendere che io non centro più nulla con questo caso, che l'ho deluso. -...è la logica di questa serie di omicidi. Ormai il crimine è più che chiaro, così come mi è chiaro l'assassino, che tu mi creda o meno. Ti avrei illustrato come sempre come sono giunto a questa deduzione, ma...ma forse hai altro a cui pensare, quindi mi arrangerò da solo. –
Se ne va. Così, semplicemente, si incammina verso il nostro dormitorio senza controllare che io lo stia seguendo come ha sempre fatto finora.
Per un attimo, solo per un attimo, ho provato a vedere Sherlock come un essere umano, come un ragazzo che come me potrebbe essere condizionato da dei pensieri personali. È stato un errore imperdonabile.
NOTE:
[1] Qui in Italia (non so come funzioni all'estero) in Croce Rossa i codice colore sono bianco, verde, giallo e rosso. In una situazione in cui il codice colore cambia dal rosso al bianco significa che il paziente è deceduto.
[2] Riadattata da Sherlock BBC
[3] Riadattata da "L'avventura dei Faggi Rossi" Arthur Conan Doyle dalla raccolta "Le avventure di Sherlock Holmes"
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro