Calma Apparente
CAPITOLO 31
CALMA APPARENTE
-Non torni a casa per le feste? –
Questo periodo dell'anno è strano. Non sono mai riuscito a dargli una spiegazione logica e razionale.
Fa parte dell'imprevedibilità umana.
Le strade si riempiono di luci colorate. Di canti e risate.
Gli abeti vengono addobbati con nastri e palline.
E ovunque tutti credono di essere più buoni.
Natale.
I corsi verranno sospesi per due settimane e chiunque è libero di tornarsene a casa.
John, seduto sulla poltrona con un libro in mano e le orrende ciabatte grigio topo ai piedi, non sembra proprio uno di quelli.
Non ha intenzione di lanciarsi a fare le valigie per passare le festività coi genitori.
A sostegno delle mie considerazioni lui mugugna qualcosa che interpreto come un no.
Facile dedurre il perché.
I genitori saranno sempre a correre dietro qualche impegno di lavoro.
Inoltre so per sentito dire che durante i periodi di festa le famiglie che hanno vissuto un lutto tendono ad intristirsi poiché la loro memoria evoca ricordi felici di tempi passati vissuti tutti insieme.
Quindi John continuerà con tranquillità a leggere il suo libro sprofondato sui cuscini, gettandomi ogni tanto occhiate furtive chiedendosi come stia il mio cervello senza niente al quale dedicarsi.
O meglio, come se la passa ad arrovellarsi continuamente su uno stesso mistero rimasto irrisolto. È passato un mese e mezzo e il killer di Cambridge non ha più colpito. Dopo averci presi in giro è svanito nel nulla.
Tutti qui tirano sospiri di sollievo ma io so che si tratta di calma apparente.
Ci troviamo nell'occhio del ciclone.
La tregua prima della tempesta. Una tempesta più forte che mai.
Ecco perché devo risolvere il caso prima che sia troppo tardi.
Non sappiamo di cosa sia davvero capace il nostro antagonista.
In quest'ultimo periodo John non è certo senza meno preoccupazioni di me. Senza contare il fatto che sia rimasto molto segnato dal fallimento della notte dell'ultimo omicidio, deve continuare a frequentare Mary come se non sapesse nulla perché, non conoscendo davvero cosa sa il nostro avversario, non possiamo permettere di lasciar trapelare delle informazioni.
Non sappiamo nemmeno quanto Mary sia al corrente. La sua ipotetica infatuazione per John potrebbe perfino essere reale. Peccato ormai che lui nei suoi confronti provi un certo disgusto.
Ma sta recitando bene il suo ruolo e non mi deluderà.
Mi scopro a sorridere mentre lo osservo.
Deve essere arrivato ad un punto piuttosto intricato: le sue sopracciglia sono increspate e le pupille seguono con rapidità il susseguirsi delle parole.
So già cosa dirà appena avrà terminato di leggere il libro: "Sherlock, tu avresti risolto il caso molto più rapidamente."
Mi ha confessato che da quando mi conosce trova i gialli piuttosto banali. Però continua a leggerli lo stesso.
Dopo che mi avrà detto quella frase aggiungerà: "Certo, però, che se io scrivessi un libro su di te, nessuno riuscirebbe a prenderlo sul serio. Sei incredibile"
Ormai ho fatto l'abitudine a tutti questi suoi complimenti gratuiti.
E sì John. Sei in assoluto l'unica persona che io conosca per davvero.
È il tuo unico amico..,
Amico.
Suona bene.
Mentre sono assorto a studiare il mio coinquilino mentre volta pagina, la porta si apre di scatto andando a sbattere contro il muro e un fiocco di neve svolazza sul pavimento.
Quasi sobbalzo.
Quasi.
Avevo percepito la presenza di Molly fuori dalla porta.
Ma non mi aspettavo che entrasse con questa irruenza, senza bussare, non è da lei.
Invece è tipico suo ora sorridere imbarazzata chiedendo ininterrottamente scusa per la confusione.
John si è alzato abbandonando il libro.
Prima di farlo, però, ha gettato rapidi sguardi attorno a sé alla ricerca del segnalibro. Lo fa tutte le volte dimenticandosi di averlo infilato nel libro nelle pagine finali. Lo ritroverà la prossima volta e si darà dello stupido.
Io chiudo gli occhi e proietto nella mia mente la spiegazione più plausibile alla presenza di Molly qui senza invito.
È stata tanto all'aperto. La neve che si porta addosso è più di quella che si sarebbe accumulata sul suo cappello di lana nel semplice tragitto dalla sua stanza al nostro dormitorio.
C'è un odore pungente. Resina.
Ha trascinato qualcosa di grosso su per le scale. Si sono sentiti i suoi passi lenti fino a che non è arrivata alla nostra porta e inoltre ha il respiro accelerato.
Ci ha portato un pino.
Perché mai una ragazza dovrebbe portare un pino nella nostra stanza?
È la stessa domanda che le sta facendo John dopo aver potuto vedere l'alberello coi suoi occhi.
-È Natale ragazzi! E non vi permetterò di trascorrerlo senza un albero addobbato nel vostro salottino. –
-Non ho mai avuto un albero di Natale e questo non mi ha mai creato problemi. –
Mi alzo avvicinandomi alla porta, gettando uno sguardo scettico all'arbusto, perché parlare di albero sarebbe ridicolo, che attende fuori dalla porta.
John non condivide però la mia opposizione e si china per aiutare la ragazza a portare in casa il futile ingombro.
-Non ditemi che avete intenzione di passare la notte di Natale ognuno nella sua stanza! – scherza lei fissando prima me e poi John mentre si sfila i pesanti guanti di lana a righe colorate e li lancia sul divano.
-Ti prego Molly, salvami da questa prospettiva! – ride di rimando il mio coinquilino.
Lo osservo interdetto:
-Non avevamo mai discusso di una possibile Notte di Natale da condividere. –
Ovvio che se mi avesse esposto l'imminente data in arrivo avremmo potuto organizzare qualcosa di...divertente. Come, non saprei, un'avvincente partita a Cluedo.
-Tranquillo John, l'altro motivo per cui sono qui ora è per proporvi di passare la festa con me e Jim.-
Sta aspettando che le chiediamo chi sia Jim [1]
Tipico atteggiamento umano. Non raccontare qualcosa che si desidera esporre perché si attende solo che nell'altro venga suscitato un certo interesse, anche se poi la risosta che ne conseguirà sarà totalmente insignificante.
John casca nella trappola e Molly risponde con impeto e un sorriso sfacciato: -Il mio ragazzo. –
John invece si illumina: -Oh Molly! Congratulazioni...certo che accettiamo, vero Sherlock? –
Cosa si aspettano che io risponda?
-Sherlock? –
John e Molly mi stanno osservando.
-Ci penserò – cedo alla fine sotto il loro sguardo speranzoso.
Se proprio non possono fare a meno di me, mi toccherà partecipare alla loro squallida festicciola.
-Meno male! Perché ti avevo già preso il regalo. – scherza Molly.
Regalo?
Le mie sopracciglia si inarcano.
Perché, è previsto che ci si scambi dei regali?
Questa situazione mi sta fuggendo di mano.
-Ah John, perché non inviti anche Mary? –
John sembrava essere preparato a ricevere questa domanda e risponde prontamente, forse un po' troppo prontamente, che Mary è tornata a casa per le vacanze. Il che è la verità ma a me non è sfuggito il suo tono di sollievo.
A Molly invece sembrerebbe di sì e chiude il discorso con un "che peccato" di pura cortesia mentre, non senza una certa difficoltà, riesce a far stare in piedi l'alberello rinsecchito.
Ci mancava solo questo.
John e Molly, però, sembrano non voler proprio comprendere i miei pensieri e si cimentano nell'addobbare l'albero con i nastri e le stelle che la ragazza sta tirando fuori dalla borsa con un sorriso esagerato.
***
-Dai Sherlock! Dacci una mano. –
Cerco di smuovere il mio coinquilino. Lui si è seduto a gambe incrociate sul divanetto e ha congiunto i palmi delle mani vicino alla bocca.
E ci osserva.
In silenzio.
Mi trovo a chiedermi come siano stati i suoi Natali passati, quelli in orfanatrofio, con suo fratello.
E poi quelli freddi, avvolto nella coperta sporca. Da solo.
-Non mi pare proprio che abbiate bisogno di aiuto. – puntualizza lui. Pragmatico come sempre.
La sua più grande impresa sarà quella di risolvere il misterioso caso di Cambridge.
A me tocca una sfida altrettanto complessa: riuscire a far sciogliere Sherlock Holmes.
NOTE:
[1] Chi sarà mai?
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