Buona Notte Sherlock. Buona Notte John
CAPITOLO 19
Buona notte Sherlock
Buona notte John
-Mio padre mi ucciderebbe. -
Mentre giro la chiave nella serratura cerco di evitare di gettare sguardi furtivi al ragazzo che attende accanto a me.
Lo sento rispondere con indifferenza:
-Non vedo perché debba saperlo. –
In effetti...non sarò certo io a dirgli di essermi intrufolata senza il suo permesso in uno dei laboratori dell'università grazie al suo mazzo di chiavi di riserva.
Forse dovrei chiedermi perché questo misterioso ragazzo mi abbia chiesto di poter dare una sbirciatina, ma quando la sua bocca ha formulato la domanda accompagnata da quello sguardo impenetrabile dalle sfumature del ghiaccio non ho potuto dire di no.
Quando apro la porta gettando una lama di luce nella stanza i suoi occhi saettano veloci come alla ricerca di qualcosa.
Avanzando trovo l'interruttore della luce e lascio che quella si propaghi per la stanza, facendo nascere delle lunghe ombre dalle proiezioni di microscopi e alambicchi.
-E poi non credo che sia la prima volta che entri qui senza permesso. – continua lui sempre con lo sguardo rivolto altrove.
Si, non ha tutti i torti nemmeno questa volta...potrei muovermi qui dentro perfino ad occhi chiusi, però questa è la prima volta che entro nel laboratorio di nascosto con qualcuno.
Anche questa è una cosa strana già in partenza, è strano che io conosca quel qualcuno da portare nel laboratorio.
Non che io conosca Sherlock Holmes, però non posso nemmeno dire di avere degli amici.
Il flusso dei miei pensieri è sempre stato lungo e contorto e forse questa è anche una delle ragioni per cui per i miei coetanei è sempre stato difficile starmi dietro, sopportarmi e, cosa ancora più improbabile, apprezzarmi.
Sentendo un rumore di passi in fondo al corridoio mi appresto a chiudere la porta e dopo il "click" della serratura intorno a noi cala un silenzio irreale. La figura slanciata del ragazzo si muove con una leggerezza impalpabile, senza produrre alcun suono.
-Potresti spiegarmi perché ti interessava il laboratorio? – domando finalmente dopo essermi morsa la lingua un paio di volte.
In fondo non credo che ci sia qualcosa di male nel chiederglielo.
No, non c'è decisamente nulla di male nel volerlo sapere.
-Volevo solo dare un'occhiata da vicino. Avrai notato che sono un appassionato di chimica. –
Si come no. Di sicuro mentire non è l'arte in cui eccelle.
-E io dovrei crederci. – bisbiglio tra me.
Potrei giurare di averlo visto sorridere di sfuggita.
***
Si, ho la conferma che Molly Hooper è più intelligente della media comune. Riesce a riconoscere al volo una bugia, non è una capacità che molti hanno.
Però è anche una persona abbastanza "strana" dal acconsentire subito alle mie richieste, senza pretendere chissà quali grandi spiegazioni.
Alla fine quella piccola bugia le basterà.
Forse intuisce che meno ne sa meglio è.
Forse potrebbe perfino già sospettare qualcosa.
E poi, quello che ho detto, in fondo, è la verità.
Per ora questo dev'essere solo un sopralluogo per vedere di che strumenti dispone l'università.
Di quali strumenti potrò servirmi nel corso di quest'indagine.
Non ho ancora avuto modo di scoprire dove sono stati portati i corpi delle due vittime, ma dubito che avrò la possibilità di poterli osservare, anche se questo comporterà l'avere uno svantaggio sull'assassino.
Non ho nemmeno potuto recarmi sul luogo del decesso di Alexander, prima dovevo guadagnarmi un minimo la fiducia di Molly, anche se è stato più facile del previsto.
Ed è raro che io sbagli una previsione.
***
Continuo a rigirarmi la copia del giornale dell'istituto tra le mani.
Sembro un tranquillo ragazzo seduto sul letto della propria stanza.
Si la mia, non quella di John.
Non è divertente stare in camera sua e usare le sue cose quando lui non c'è.
Se non c'è non può indispettirsi.
E mi piace quando si indispettisce per colpa mia.
Ti piace?
Sorvolo sulla retorica della voce assillante che mi perseguita non appena abbasso la guardia.
Come stavo dicendo: sembro un normale ragazzo.
In realtà nella mia testa va spiegandosi la scalinata che mi porta ad addentrarmi sempre più nei meandri della mia logica.
Ho dovuto erigere un nuovo palazzo apposta per cominciare ad archiviare le prove del caso qui all'Università, anche se finora non sono moltissime.
Giro l'angolo.
Raggiungo il primo piano.
Porta.
Stanza.
Cassetto.
Fogli.
Comincio a sfogliare il piccolo plico di carta. Posso sentire davvero la sua tagliente leggerezza, posso sentire l'odore dell'inchiostro stampato.
È tutto troppo poco.
Una volta raggiunta la conclusione che si tratta di omicidi non ho più scoperto altro.
Forse dovrei solo aspettare la prossima mossa.
Come fai ad essere sicuro che ci sarà una prossima mossa?
Perché ancora non ha raggiunto il suo...obbiettivo.
Di che cosa stai parlando?
Non lo so. Non lo so. Non lo so...
Prima di impazzire esco dalla condizione del palazzo mentale.
Ma anche nella realtà le cose non sono più chiare.
Due vittime, due studenti apparentemente normali, con una vita normale, con amici normali, che da un momento all'altro muoiono in circostanze misteriose con alle spalle cause altrettanto poco chiare.
Avevano qualcosa in comune Edward e Alexander?
Frequentavano corsi differenti, avevano età differenti, da quel poco che so non avevano nemmeno amici in comune.
Due vite che andavano avanti giorno dopo giorno a pochi passi di distanza ma che si ignoravano a vicenda, fino a che qualcosa di terribile le ha accomunate.
Il rumore della porta principale che si apre mi strappa dai miei pensieri esasperanti.
Passi nella stanza. John.
Risatina.
Mary.
Lei però è rimasta fuori, si stanno salutando.
Sei sollevato dal fatto che se ne stia andando, vero?
Solo perché non sopporto qualsiasi persona che si intrometta nel mio spazio vitale.
E John allora?
Quando la porta si chiude posso immaginare John che si toglie il cappotto per poggiarlo sulla poltrona.
Si guarda intorno.
Comincia a chiedersi dove io sia.
E poi lo domanda direttamente a me.
-Sherlock? –
Fingo di non esserci?
Perché dovresti?
Odio quando ha ragione.
Perché se la voce ha ragione significa che non ce l'ho io.
Getto uno sguardo rapido alla sveglia sul comodino che Mycroft si è premurato di farmi avere per posta con un serafico messaggio:
Ora che hai una vita devi rispettare i suoi orari. Pensi di farcela?
MH
È tardi. Sono le dieci di sera.
John è stato fuori tutto il giorno con Mary.
È un problema?
Affatto.
Apro la porta della mia stanza e saluto il mio coinquilino.
Per un attimo sono sul punto di fargli domande inquisitorie su dove sia stato, poi qualcosa mi ferma.
Non so se sia perché non voglio saperlo o perché sono consapevole che non sarebbe molto educato.
-Passato una buona giornata? – mi domanda lui con innocenza.
Avrebbe potuto semplicemente andare in camera sua e mettersi a dormire, invece ha voluto controllare che fossi sveglio per chiacchierare un po'.
Questa cosa mi coglie alla sprovvista.
Di che cosa chiacchierano le persone...normali?
-Oh si, certo. – bofonchio – Ho conosciuto una ragazza. –
In fondo è la verità.
Forse, però, meglio non evidenziare le dinamiche dell'accaduto.
Perché hai voluto dire proprio questo?
Mi ha chiesto cosa ho fatto oggi.
No, lui ti ha chiesto se...
La polemica della mia testa viene messa in secondo piano dall'esclamazione di John.
Stupore?
-Oh...bene. Mi sembra una buona cosa. –
-Si, penso di si. –
-Okay...allora...allora buona notte Sherlock. –
-'notte John. –
***
angolo autrice: premettendo che questo è uno dei miei capitoli preferiti, sono qui per ringraziarvi. Questa storia era nata in un piccolo momento di noia e ora sta diventando qualcosa di più, anche grazie a voi che continuate a leggere e a seguire le avventure di Sherlock e John. Abbiamo (si abbiamo) raggiunto e superato le mille letture e i 100 voti e per me questo è un traguardo fantastico. Quindi grazie e non abbandonatemi ora che il caso si farà complicato (e non ho la minima idea se riuscirò a gestire una trama di un giallo)
E ora un piccolo sondaggio: QUALI SONO LE SHIP PIU' VOTATE?
Jhon x Sherlock
Molly x Sherlock
Mary x John
Se vi va rispondete, mi farebbe piacere :)
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