Sette anni fa...
(1.1, Cesare)
Qualche tempo fa...
Non ho mai amato particolarmente l'inverno. Volete sapere il perché? Perché è il periodo in cui andare in palestra mi dà più fastidio.
Parliamoci chiaramente: qual è il primissimo pensiero che fanno tutti quando inizia un nuovo anno? Esattamente.
"Voglio dimagrire."
"Mi devo mettere in forma."
"Quest'anno devo scopare come un coniglio, devo farmi il fisichetto."
Tutti partono con motivazione e voglia di fare, come per tutte le cose. Poi qualcosa scatta: arriva la fatica, i chili persi diventano sempre di meno e i Gatorade utilizzati per abbeverarsi dopo ogni minimo sforzo fisico vanno a sostituire il sangue goccia per goccia.
Ed è per questo che da fine dicembre a inizio febbraio le palestre vivono il loro periodo più florido ma, subito dopo, anche quello più disastroso.
Ed è stato proprio durante questo periodo, in un pomeriggio di fine dicembre, che lo incontrai.
29 dicembre 2018, la palestra era ancora aperta per il suo ultimo giorno di attività prima delle ferie e la mole di persone al suo interno era pari a quella di alcol nel mio organismo dopo una festa a casa del mio amico Ferdinando.
Come si può ben immaginare l'aria era a dir poco irrespirabile: sudore, testosterone, scorregge e probabilmente anche qualche traccia di piscio.
Ma quel giorno, quel 29 dicembre, quel venerdì c'era anche un altro odore a impestare l'aria. Quale? Volgarmente parlando, odore di...
-Frocio!-
Si zittirono tutti. Lo ricordo il silenzio totale, interrotto solo da una canzone spagnola messa alla radio, causato da quella parola.
Rivolta a chi, poi?
Scesi dalla cyclette sulla quale mi stavo riscaldando per avvicinarmi e curiosare un po' nella vita altrui. Mi unii così al folto gruppo di ragazzi e ragazze, messo a semicerchio intorno a tre ragazzi.
Due di loro li conoscevo, anche abbastanza bene: il primo, Ettore, era il classico ragazzo tutto muscoli ma niente cervello. L'altro, Michele, invece veniva in palestra da oggettivamente poco ma si era subito fatto rispettare da tutti sul ring, dato che la mia palestra offre anche un servizio di guida al pugilato.
E chi c'era dietro a questi due super armadi di muscoli? Lui.
Non l'avevo mai visto, in realtà: capelli scuri, abbastanza magretto, due occhiali piuttosto spessi e una cicatrice sotto l'occhio. Era vestito abbastanza di merda, ma al momento non ricordo nel dettaglio il suo abbigliamento.
Ma ricordo il resto.
-Noi qui i froci non li vogliamo.- Disse Michele, spingendo il ragazzetto.
Lui cadde a terra, piccolo com'era, ma rispose a tono all'attacco:-Mi pare che questo sia un posto pubblico, coglione.-
-Come hai chiamato il mio amico, fighetta?- Si intromise Ettore, sollevandolo da terra per il colletto.
Nessuno interveniva. Si sentivano solo loro tre urlare, ma nessuna delle altre... Boh, 20-25 persone presenti ad assistere alla scena faceva niente.
Non mi piacciono i litigi, non mi piacciono le risse. Odio il bullismo.
E quello che stava accadendo in quel momento, all'interno di quella palestra, era un atto di bullismo.
Mi misi in mezzo, un po' come nei film americani, no?
Ricordo di aver strattonato Ettore e di aver preso il ragazzo sotto braccio. Gli chiesi subito come stesse, ottenendo come risposta un "bene" detto pero' un po' di sfuggita.
Ricordo delle risate di scherno.
Ricordo battutine, fatte di parole piccole vomitate da omoni grandi e grossi.
Ricordo di aver risposto a tono.
Ricordo un commento in particolare, fatto da Ettore:-Ma perché aiuti i froci, Cesare? Sei frocio anche tu?-
-Sostengo anche la legalizzazione della marijuana ma non per questo sono Snoop Dogg.-
-Beh, è una cosa diversa, Cesare. Non dovresti neanche difenderli, questi qua.-
-Allora forse sono frocio, come dici tu.- Bam, risposta secca. Non ci pensai neanche tanto, ora che ci rifletto...
-Sei serio?- Iniziarono i bisbigli e delle risatine, da dietro di me. Commenti vari, speculazioni.
Risi di gusto nel percepire tutta quella sensazione di sorpresa nell'aria. Ci giocai anche un po':-Certo, sono serissimo. Eppure voi tutti continuate a considerarmi il solito Cesare. Il solito Cesare con la bella casa, il solito Cesare con i soldi e il solito Cesare con la sorella single che, magari, un giorno, potrà essere scopata da uno di voi ipodotati.-
Ricordo di averla buttata pianissimo, effettivamente. Da quel giorno non andai più in palestra al solito orario, purtroppo sentire gli sguardi di odio addosso non è una cosa che fa per me.
Ma in compenso conobbi Leonardo, il ragazzino gay bullizzato in palestra.
Era uno ok, senza dubbio il gay più gay che io abbia mai incontrato... Ma, ripeto, era ok: grandissimo senso dell'umorismo, buon gusto nel vestire e una grandissima voglia di rivalsa.
Si vedeva che nella vita aveva sofferto moltissimo, anche se non mi ha mai parlato del suo passato. Eppure si vedeva che lo affrontava con coraggio, mettendosi sempre in discussione.
Quando mi parlava coglievo ogni sua sfumatura. Dalla più pacata alla più rude.
Le apprezzavo tutte. Apprezzavo il ragazzo che era e il fatto che fosse sincero: non ha mai provato a nascondere il suo essere gay. Non ha neanche mai nascosto le sue fragilità, soprattutto guardando dei film d'amore degli anni '70.
Quando uscivamo parlare con lui era estremamente bello. I suoi discorsi mi eccitavano sotto ogni punto di vista.
Infatti, devo proprio dirlo, il parlare con lui non era l'unica cosa bella.
Anche viverlo era bello.
Anche potermi innamorare di lui.
Anche il poter capire che, forse, frocio lo ero sul serio.
Anche confessargli il mio amore.
Anche respirarlo.
Anche rinchiudermi in una stanza con lui.
Anche fare l'amore con lui, costringendolo a sentirmi.
Anche urlargli di andarsene.
Anche sentirmi dire di essere stato un errore.
Anche condurlo alla fine.
Ma forse queste ultime cose, a Nicolas, è meglio non dirle.
(1.2, Cesare)
Nel raccontare a Nicolas di Leonardo, nel viaggio di ritorno sulla mia auto, dopo aver deciso di abbandonare la sua davanti al ristorante nella speranza di ritrovarla il giorno seguente, ho deciso di tralasciare il nostro rapporto... Sotto le lenzuola.
Gli ho invece parlato della persona splendida che è stata.
Nicolas mi ascolta parlare, non dice nulla e non batte ciglio.
E' quasi come se gli stessi raccontando una favola, sembra completamente estraneo alla cosa.
Finisco di raccontare.
Lui sospira, come al solito, mi guarda e inizia a parlare:-Perché non me l'hai detto prima? Davvero, non me lo spiego. Non hai fatto niente di male con lui, anzi, l'hai aiutato ad ambientarsi in quella... Boh, giungla che è la tua palestra del cazzo, e non mi dici niente? Cosa hai dovuto nascondere di così grave?-
-Non ho dovuto nascondere niente, Bic.-
-Non mi hai parlato di lui, hai finto di non conoscerlo. Sicuramente c'è qualcosa su Leonardo che non vuoi dirmi.-
-E perché? Puoi smetterla di farti dei complessi?-
-Non sono complessi, Cesare. Credo che ci sia qualcosa che non mi stai dicendo.-
Resto in silenzio, effettivamente c'è più di qualcosa.
Lui mi guarda, prende un respiro profondo:-Va bene, Cesu. Allora ti dovrò denunciare.-
Cedo.
Richiamo l'attenzione del mio compagno di viaggio sospirando il suo nome:-Leonardo era... Cioè, è innamorato di te, Nicolas. Non volevo dirtelo perché... Beh, non è una cosa adulta da fare, non credi? Di solito sono i bambini che vanno da qualcuno a dirgli "ehi, lo sai che Parapippo ti ama?", non credi?-
-Hai detto due volte 'non credi?'.-
-E allora?-
-Allora credo che tu sia uno stronzo.- Guarda verso il basso, come per controllarsi le scarpe:-Ma uno stronzo con le palle, almeno. Sei un buon amico, eh... Anche con le persone esterne alla valle.-
-Beh, sì.- Mi mordo il labbro.
Cala il silenzio per qualche minuto, la strada non è mai stata così lunga.
Decido di spezzarlo:-Avevi seriamente intenzione di denunciarmi?-
-Sì, Cesare. Non per cattiveria, ma sto... Sto poco bene. Sai, con Leonardo è sempre stato un po'... Strano. Ma non voglio parlarne.-
Altro silenzio, più corto, stavolta spezzato da Nicolas:-Allora è perché è innamorato di me che gli hai scritto quelle cose su facebook?-
Lo guardo. Come fa a saperlo?
Chiarisce subito i miei dubbi, raccontandomi della serata in cui si è ritrovato Agata a casa.
Quasi rido, è stata una figura di merda epocale, la mia.
Cesare e Nicolas continuano a parlare, si chiariscono, i dubbi vengono eliminati. Si promettono l'un l'altro di raccontarsi tutto. Ma Nicolas sembra ancora agitato, teso, così tanto che Cesare decide di portarlo in quella palestra di cui hanno tanto discusso poco prima...
Ci cambiamo rapidamente, io e Nicolas. Per sua fortuna avevo dei pantaloncini in più e negli spogliatoi ci sono delle vecchie canottiere in disuso che di solito vengono date a chi scorda la roba.
Stranamente non ha neanche opposto resistenza, il Paruolo. Di solito quando gli propongo di venire in palestra con me inizia ad attaccare scuse assurde pur di non accompagnarmi (e ogni tanto mi convince addirittura di prendere una pizza con lui, facendomi perdere una giornata di allenamento).
Non fiata, lui. Forse si sente un po' "schiacciato" dal fatto che in quella palestra prima ci veniva Leonardo. Mi sento come se non mi avesse detto tutto, il suo atteggiamento è piuttosto strano, ma preferisco evitare al momento di farglielo notare.
-Allora, Bic.- Arriviamo di fronte al ring che la mia palestra mette a disposizione per gli allenamenti di pugilato:-Non c'è modo migliore per buttare fuori tutta la tensione che picchiare qualcuno.-
Lo guardo, sorridente, lui invece mi fissa sconvolto.
-Intendevo in modo goliardico! Per sport! Non vado in giro a picchiare la gente, giuro.- Mi affretto a correggermi.
Lui ridacchia:-Ti ringrazio, ma sai com'è... Non sono in grado di picchiare nessuno.-
-Ma taci, gnometto. Ora ti chiamo Luciano, il nostro istruttore di pugilato interno, che ti insegnerà un po' di cose.-
-Ma non posso picchiarmi con te, Cesare?-
-No.- Gli do una pacca sulla spalla:-Non voglio romperti quel bel nasino.-
Passa quasi un'ora, Nicolas è sul ring che sta cercando di imparare a tirare pugni...
Mentre Nicolas si allena, io sto seduto fuori dal ring.
Li guardo ma sono fortemente disinteressato, la mia testa è fortemente altrove.
Mi chiedo quale fosse il rapporto che legava Nicolas e Leonardo, perché di sicuro non c'è stato solo quel "bacio rubato".
Lo penso solo io?
Cioè, facciamoci caso: una persona non puo' sclerare così per una persona per la quale non ha provato niente.
Magari mi sta nascondendo una relazione o un qualche rapporto di coppia violento con lui.
Forse non vuole aprirsi con me, ma non ne comprendo il motivo.
Sono suo amico, gli voglio bene.
Io gli voglio bene.
Gli voglio bene.
Gli voglio SOLO bene.
Basta con i ragazzi.
Sono immerso nei miei pensieri, quando un grido di dolore lacera la pace della palestra.
Viene dal ring.
Mi volto e vedo Nicolas scappare via dal quadrato, mentre al centro di esso vi è Luciano con il naso sanguinante.
-Ha un bel gancio destro, il mio amico, eh?- Cerco di buttarla sul ridere.
-In realtà era un sinistro.- Mi risponde Luciano, ridendo a sua volta, segno che non si era fatto così male in realtà:-Me lo richiami per favore? Voglio chiedergli di venire più spesso, puo' diventare bravetto.-
Accetto la richiesta e mi dirigo in spogliatoio.
Vuoto.
Si sente solo una doccia aperta con il getto al massimo e, anche se nascosti da questo suono, dei singhiozzi.
Entro anche io nella doccia e mi ritrovo davanti Nicolas, completamente vestito, sotto il getto della doccia A52.
Quasi rido guardando il numero della doccia, è proprio un segno del destino.
-Nicolas, non piangi mai e adesso devi piangere perché hai paura di aver fatto male a Luciano? Quello si è spaccato dalla testa ai piedi, una volta si è pure strappato i muscoli del cazzo, pensi seriamente che il tuo pugno gli abbia fatto così male?-
-Ha urlato.- Tra i singhiozzi Nicolas cerca di parlare, ma ci riesce poco.
-Ma sì, uno spavento. Ha detto che sei bravetto e che ti vuole parlare.-
Chiudo il getto della sua doccia e lui inizia a guardarmi.
Si asciuga velocemente le lacrime e inizia a parlare:-Ho visto Leonardo. Cioè... Ho visto Leonardo al posto di Giuliano...-
-Luciano.-
-Sì, quello che è, ma io ho visto... Lui. Lui, ok? Stessa cazzo di cicatrice, stessi cazzo di capelli, stesso...-
-Ok, Nicolas.- Lo interrompo:-Voglio chiederti una cosa: perché sei così tanto legato a lui? Io ti ho raccontato del nostro rapporto, ma credo che il tuo sia stato molto più stretto di quello che ho avuto io con lui. Non è così?-
Lui annuisce:-Proprio così.-
-Mi vuoi raccontare qualcosa?- Mi siedo di fronte a lui:-Tipo... Di quanto tempo fa si parla?-
-Sette anni fa, Cesu. Avevo 16 anni.-
-Prenditi il tuo tempo, la palestra chiude alle 22, ma anche se ci chiudessero qui dentro sarei disposto ad ascoltarti parlare.-
-Suona un po' gay, Cesare Cantelli.-
-Ormai non conta più un cazzo come suonano le parole, Nicolas Paruolo. Sono tutt'orecchi, vai.-
Spero vivamente di non aver rovinato anche la vita di Nicolas.
Non me lo perdonerei.
(2, ???)
Su e giù, come un martello pneumatico.
Va su e giù.
Mi piace il modo in cui va su e giù.
Per essere un essere immondo si muove davvero molto bene.
Va su e giù e io provo piacere nel percepire con i miei sensi il suo su e giù.
Rilassante, ecco la parola giusta.
Profondamente rilassante.
Mi mancherà il suo muoversi su e giù, il suo saltare, il suo sferrare pugni a ogni superficie possibile...
Mi mancheranno un sacco tutte queste cose quando morirà.
Quando morirà per causa mia.
Non esistono buoni, non esistono cattivi.
Ma esistono persone che meritano di vivere e persone che invece non lo meritano.
E questa persona non se lo merita.
E io non merito di morire.
Non morirò da solo... Porterò questo essere con me.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ciao a tutti! Vi ringrazio per aver letto questo capitolo e vi chiedo scusa per il ritardo nel pubblicarlo, ma ho voluto riscriverlo 3 volte per esplorare per bene le caratteristiche mentali di ognuno dei personaggi messi in mezzo.
Capitolo quasi interamente visto dal punto di vista di Cesare, cosa ne pensate?
C'è anche il ritorno di ??? stavolta con un messaggio molto più concreto. Cosa ne pensate?
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro