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Quattro notifiche da Cesare Cantelli


"Con la laurea in biotecnologie si può lavorare con prodotti farmacologici, vaccini, diagnostici innovativi e alle applicazioni biotecnologiche per la salvaguardia della salute dell'uomo e dell'ambiente, occuparsi di monitoraggio ambientale e dei metodi di trattamento e utilizzo del materiale di scarto."


Che schifo.

Spengo il computer e mi ributto sul letto.

Chiara aveva ragione: non dovevo cercare "lavori che si possono fare con una laurea in biotecnologia" su google. Ho trovato solo cose noiose, poco interessanti... Esattamente come tutto quello che ho studiato in questi anni. 

In quell'università l'unica cosa che valeva davvero la pena studiare erano i sederi dei ragazzi. Non i loro visi, che per la maggior parte erano veramente poco gradevoli alla vista, o magari, che ne so, i capelli. No, i sederi. 

Prendete tutti nota: uno studente o una studentessa di biotecnologia ha come caratteristica quella di avere un culo marmoreo.

Io faccio eccezione, come sempre. Forse è anche per questo che all'università mi sono isolato molto. So che può sembrare un motivo stupido, ma secondo me non lo è: da quando ho scoperto di essere omosessuale, complice un limone scambiato con un mio amico per gioco, mi è parso di vedere intorno a me un mondo diverso... Un mondo stravolto.

Un mondo in ritardo.

La mia omosessualità è il mio ritardo. E' la causa del mio male e del mio dolore.

Ed è anche ciò che mi ha spinto a cercare su internet "lavori che si possono fare con una laurea in biotecnologia".

Sbuffo.

Guardo il telefono e noto la data: sono già passate due settimane da quando ho fatto ritorno a casa. Ora è tutto come prima: mio papà mi ama ancora, forse più di prima, e sua moglie continua a prepararmi la colazione ogni mattina nonostante torni dal lavoro alle 3 del mattino ogni santissimo giorno. Ho una sorella meravigliosa che amo e che mi riempie il cuore di gioia a ogni sua parola.

E io ho rischiato di perdere tutto questo.

Nicolas Paruolo, sei un coglione. E anche un gay. 

Magari sei gay perché sei coglione.

O forse sei coglione perché sei gay.

Ha senso quello che sto dicendo? Non credo, no.

Fatto sta che questi pensieri mi stanno dando alla testa, trovo che non siano da me. Forse dovrei uscire... E' da molto che non esco di casa per fare qualche foto al boschetto fuori Bologna dove andavo da bambino con mamma e credo che potrei approfittare del bel tempo per farci un salto.

Mi alzo dal letto come se fosse appena diventato bollente e prendo la macchina fotografica.

Facendo per uscire dalla stanza passo davanti lo specchio a lato della porta di camera mia. La mia immagine riflessa non credo mi rappresenti: sono quasi carino. Ne approfitto per fare una storia su instagram.

Click.

Foto allo specchio fatta! Congratulazioni Nicolas, hai appena guadagnato il premio "2007 in calore mancata". Metto un'intestazione a caso, 'Esco a fare foto sceme', e scendo al piano di sotto.

E' tutto molto calmo, l'unico rumore che si sente è quello di alcune pagine di giornale che vengono stropicciate. 

-Papà?-

-Nicolas, ti sei svegliato?- Lo vedo uscire dalla cucina. Ha in mano il giornale, completamente spiegazzato e strappato sui bordi.

Lui ha sempre avuto questa abitudine di non girare le pagine, bensì di distruggerle come se l'avessero appena picchiato.

Rido guardando il giornale e lui se ne rende conto, perché sposta rapidamente il suo sguardo su di esso:-Ti giuro, Nicolas, che era già così!-

-Il tuo tono da bambino mi fa ridere, sai?-Infatti ridacchio:-Non ti sgriderò. Comunque sto uscendo a fare qualche foto.- E gli mostro la macchinetta.

-Oh, ok. Ma sei sicuro? Non mi sembra una giornata così bella, quella di oggi. Perché non resti a casa, invece? Potremmo cercare dei lavori in cui la tua laurea è richiesta.-

Sbuffo di nuovo (credo di aver battuto un record, ormai):-Ho già guardato, pa'.-

-E cosa hai trovato di bello?-

-Di bello niente, in realtà.-

-Oh, Nicolas...- Si siede al tavolo, facendomi cenno di accomodarmi. Mi siedo di fianco a lui:-Se parti così negati-...-

DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN

Il mio telefono vibra, mi ha salvato da una chiacchierata totalmente inutile riguardo un argomento altrettanto inutile.

Liquido rapidamente mio padre andando in cucina e guardando lo schermo: Cesare Cantelli.

Cesare? Strano che sia lui a chiamarmi... Di solito è il contrario!

Rispondo:-Pronto, Cesu?-

-ALLA BUON'ORA, TESTA DI CAZZO! IL TELEFONO STAVA SQUILLANDO DA TIPO QUINDICI SECONDI, QUANTO VOLEVI FARMI ASPETTARE?-

-Buongiorno anche a te, principino.-

-Sì, come ti pare. Vai a fare foto? Ho visto la storia.-

-Di già? L'avrò appena messa e...-

-Ho le notifiche attive sul tuo profilo.-

-Come, scusami?- Scoppio a ridere e lui, dal canto suo, mantiene sempre lo stesso tono da "Oh, è normalissimo!"

-Non posti mai niente e quando lo fai sei ridicolo, quindi mi sembra il minimo essere informato su quando e su che cosa pubblichi. Allora, vai a fare queste foto sì o no?-

-Sì, volevo andare al boschetto per fare qualche foto e rilassarmi un pochino in santa pace.-

Qualche secondo di silenzio, poi il rumore di una porta che si apre dall'altra parte della cornetta:-CLAUDIO, IO ESCO, PORTI TU FUORI CHEWBE DAL TOILETTATORE!-

Ora oltre alla porta e alle urla di Cesare, sento anche le bestemmie di Claudio e i versi di Chewbe. Tutto il marasma dura circa un minutino, poi cade di nuovo il silenzio.

-Bic, ci sei ancora?-

-Cesare, non ho mai detto che ti avrei invitato a passare la giornata con me.-

Ride appena, come per prendermi in giro:-Nicolas, tu nel profondo del tuo cuore avresti voluto invitarmi dal principio. Pranziamo insieme?-

-Ma sto andando al boschetto, non ci sono ristoranti lì in zona!-

-Eh vabbé, facciamo un PIC-NIC! L'hai capita? Pic e Nic. NIC! NIC SEI TU!- 

Lo sento scoppiare in una fragorosa risata, come ogni volta che fa una battuta più o meno divertente che sia.

E' proprio un coglione. Ma anche  i coglioni meritano un minimo di apprezzamento, perciò rido anche io.

Accetto la sua richiesta e, subito dopo aver chiuso la chiamata, facendogli promettere di preparare le cose necessarie, esco fuori di casa per aspettarlo.

Mio padre mi ha mentito: è una giornata davvero bella. E non lo dico perché ci sia chissà che sole, anzi, è un po' nuvoloso, ma credo che ci stia ogni tanto. Una volta parlando con Dario abbiamo ampiamente discusso sul fatto che una vita non possa essere composta solo da momenti di sole e di gioia, ma che ogni tanto la pioggia e le nuvole nere siano necessarie per vivere davvero la vita al pieno delle sue possibilità.

E io amo le nuvole nere, sono come me: spaventose e spaventate.

Una meravigliosa antitesi all'interno dello stesso corpo, ecco quello che sono. Una parte di me ancora alla ricerca di sè stesso, l'altra che già si è scoperta artista. Ma artista di che tipo? Come si può identificare un artista se questo non è in grado di produrre arte?

Questo perché l'arte non è solo l'opera, non è assolutamente così! Io reputo che arte sia anche l'impronta di originalità dell'artista, imprescindibilmente da ciò che poi andrà a creare.

Cosa rende me, Nicolas Paruolo, classe '96, appena laureato nella peggior scienza mai concepita, unico e speciale?

Intanto da lontano sento il rumore di un motorino sfrecciare ad alta velocità, infrangendo tutti i codici stradali. Dev'essere Cesare.

Il rumore si fa sempre più vicino e raggiunge il suo apice appena la moto raggiunge casa mia, frenando con un suono ancor più stridulo.

-Ehilà, Paruolo!-  Mi saluta Cesare porgendomi il casco, che prendo e mi infilo subito.

-Vuoi farci arrestare tempo record, Cesu?-

-Non è mia intenzione, oggi. Voglio rilassarmi, sai?-

Salgo nella moto con lui, stringendomi saldamente alla sua vita.

Facciamo il tragitto fino al boschetto in silenzio, questo perché ho sempre paura di parlare con le persone che guidano le moto, ho l'ansia che possa distrarle e causare un incidente e diciamo che vorrei evitare che ciò accada proprio a Cesare.

Lui invece è molto rilassato, canticchia anche, e ai semafori si diverte a stuzzicarmi pizzicandomi le mani.

Questa sua calma rende calmo anche me. Appoggio la fronte sulla sua schiena e quasi mi addormento. Mi sento al sicuro.

Nel boschetto...

Sto ridendo come un bambino da tipo dieci minuti, sto adorando questa giornata con Cesare.

Ha scattato una ventina di foto con il copriobiettivo e ora sta saltando in giro bestemmiando, probabilmente spaventando tutti gli animali nella zona.

-Mi spieghi come hai fatto a non accorgertene?- Lo prendo in giro, per dargli fastidio.

-Ma che ne so, ero distratto da te!- Cerca di difendersi lui.

-Ah, da me? Mi stai passando la colpa?-

-Respiri troppo forte e rompi i coglioni.-

Semplicemente non vuole ammettere di essere stupido, ma non glielo dirò:-Dai, Cesare, mangiamo.-

Ci accomodiamo a uno di quei tavolini che mettono in mezzo a tutti i boschi per gli "esploratori" affamati e Cesare inizia a tirare fuori da un borsone panini su panini.

Grandi piatti gourmet alla Cantelli, signori!

-Li ha fatti tutti mia mamma in tipo 3 minuti, ha fatto come Flash!- Lo dice con un tono super orgoglioso, come se li avesse fatti lui.

E io ne ero anche convinto. 

Mi lascio sfuggire una risata, rassegnandomi al fatto che probabilmente non vedrò mai un piatto (o un qualsiasi tipo di cibo) cucinato da Cesare.

Mangiamo e chiacchieriamo di cazzate, i soliti argomenti alla Cesare: le sue ultime e memorabili cagate, le giornate in palestra, il naso di Tonno e domande di rito come "ma quanto ce l'hai lungo?", "andiamo a fare pipì insieme nel bosco" oppure, la mia preferita, "ma secondo te le fanfiction hanno ragione a presentarmi sempre come l'attivo nelle coppie gay?"

E a quest'ultima mi sento anche di rispondere:-Perché? Secondo te non hanno ragione?-

-No, cioè, hanno sicuramente ragione, è ovvio che io nel sesso sia un mago ma...-

-Non vuol dire un cavolo, Cesu! E' una questione di preferenze.-

-Io non credo che potrei preferire avere un cazzo in culo piuttosto che metterlo dentro.-

-La tua frase non è neanche in italiano.-

-Hai capito quello che intendevo, Nicolas!- Sembra quasi rimproverarmi per aver ripreso il suo linguaggio, ma poi inizia a fissarmi.

-Che hai, Cesu?-

-Sei molto informato su attivi e passivi...-

Cazzo.

Ha capito.

Che faccio?

Glielo dico.

Sì, glielo dico:-Cesare...-

Il suo sguardo si fa più curioso di prima, sembra volermi leggere nel pensiero.

Ma devo continuare:-Io...-

-Tu cosa, Bic?-

Col cazzo che glielo dico, invento una scusa:-Ti ricordi Leonardo? Leonardo Carboni, quello che stava in classe mia al liceo?-

-Eh, sì, quello un po' gay. E allora?-

-Non è un po' gay: è completamente gay. E a scuola ne parlava sempre e...-

-NO, MA VI PARLAVA DELLE SUE AVVENTURE SESSUALI?- Cesare scoppia a ridere e mi riempie di altre domande.

Pian piano pero', stavolta, si fanno man mano sempre più serie e anche lui si fa più serio.

Parliamo del mondo LGBT.

Gli spiego l'asessualità.

Lo faccio ragionare sul mondo dei transgender.

Gli permetto di scoprire il significato della parola "queer".

E lui mi ascolta, incuriosito, come se gli stessi raccontando di un viaggio appena fatto dall'altra parte del mondo. Mi racconta che lui conosceva solamente gay ed etero e che pensava che tutto si bloccasse lì.

Non sapeva di nessuno degli altri orientamenti sessuali, ma ha iniziato a spiegarsi il perché ogni tanto alcuni amici se ne uscivano con frasi del tipo "non credo che il sesso sia importante".

Ho fatto ragionare un tipo così ottuso.

Mi sento realizzato a vita, ecco a cosa è servita la laurea.

Dopo la giornata insieme, Cesare riaccompagna Nicolas a casa. Si salutano con un bacio sulla guancia e con la promessa di trascorrere insieme un altro pomeriggio in questo modo. Ma rientrato a casa...

Al tavolo di casa mia sono sedute tre persone: mio padre, la sua compagna e un'altra donna di spalle.

Porta un lungo abito nero e i capelli, anch'essi neri, legati in una palla come le ballerine. Solo dalla parte posteriore del suo corpo posso notare le sue forme sinuose. Che sia un'amica di Chiara? Magari un'amica un po' più grande.

E' lei stessa a sollevarmi dai miei dubbi: appena dopo il saluto di mio padre rivolto nei miei confronti lei si gira e mi osserva.

Non è un'amica di Chiara.

Occhi scavati e azzurri come il mare, un grazioso naso all'insù e labbra carnose. Gli zigomi chiaramente rifatti e una fronte altissima, il tutto contornato da una pelle scura come quella dei surfisti caraibici.

Non ho più alcun dubbio: sto ospitando in casa mia Agata Mulè.

Non sapete chi sia? Beh, neanche io fino a 10 anni fa. Viene dalla Sicilia ed è una delle donne più ricche di Bologna, infatti possiede un'intera ditta che si occupa di affari esteri, anche se non ho mai capito realmente i tipi di affari, e si è completamente fatta da sola.

Prima a badare a tutto era il marito, Michele Carboni, ma è morto in circostanze che al momento non ricordo.

E se te lo stessi chiedendo, no, il cognome Carboni non è una coincidenza: Agata Mulè è la madre di Leonardo Carboni.

Il ragazzo gay della mia classe del liceo.

Il ragazzo a cui ho dato un bacio per gioco.

Il ragazzo che mi ha donato il mio ritardo.

-Nicolas, quanto sei cresciuto!- La signora Mulè si alza e mi bacia sulle guance, parlandomi con quella sua orribile "erre" moscia:-Come stai? So che ti sei laureato in biotecnologia.-

Accenno una timida risposta, ma lei mi interrompe subito:-Senti, sono qui per un motivo e ho bisogno di una mano da parte tua.-

-Certo, mi chieda pure.--

-Oh, tesoro, dammi del tu! Ti ricordi di Leo? Mio figlio, andavate a scuola insieme.-

-Mi ricordo, ovviamente. Sta organizzando una rimpatriata?-

-No, nessuna rimpatriata.- Vedo il suo volto incupirsi, come avvolta dalla preoccupazione:-Leonardo è scomparso. Abbiamo avuto un forte litigio ed è scappato di casa. Non lo vedo da due settimane.-

E sticazzi? Che dovrei farci io, cercarlo con un detector che capta gli ormoni non-etero?

Non le rispondo, mi limito a guardarla confuso.

Vedendomi in silenzio, è lei a continuare il discorso:-Ho bisogno che tu elimini il suo profilo facebook entro stanotte. Se puoi farlo adesso mi fai un piacere.-

Mi porge un foglietto con su scritte tutte le credenziali e neanche il tempo di chiedere altro che subito se ne corre via senza neanche salutare.

Sarà meglio ascoltarla e assecondarla, anche se trovo tutto molto... Molto strano, ecco.

Tuo figlio scompare e come priorità ti poni quella di eliminare il suo profilo su facebook?

Bah, questi boomer...

Salgo in camera e inserisco tutte le sue credenziali su facebook e appena entrato noto 4 notifiche: 3 messaggi e una videochiamata, e tutti provengono dalla stessa persona. Sono troppo attanagliato dalla curiosità e leggo tutto.

Ohi

Leonardo, ci sei? Vuoi passare un altro giorno senza parlare con me?

Ti devo parlare!

4 notifiche della stessa persona, tutte indirizzate a una persona scomparsa.

4 notifiche della stessa persona.

4 notifiche di Cesare Cantelli.

Cesare ha scritto 3 messaggi a una persona scomparsa che oggi ho nominato durante la nostra conversazione.

Ha anche provato a videochiamarlo... Ma da quando si possono fare le videochiamate su Facebook?!




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