Scivola piano,
dolcemente,
dal ramo di un albero,
sussurra nel vento,
grida al cielo
rifrangendosi tra i muri,
gioca tra le nubi,
splende tra i raggi
del nostro sole
e poi d'un tratto
ecco scompare
nell'infinito
all'orizzonte,
come un gabbiano
che voli via
in un altra terra
e dimmi, che ne è?
Di quel che è stata.
Di quel che ha dato.
Di quel che ha tolto.
Di ciò che ci ha regalato,
di ciò che ha preteso da noi.
Una maschera sugli occhi
le hai calato,
nera come la notte,
grande, bella e terribile:
il nostro dolore,
le nostre paure.
L'hai vestita di luce
tra il buio profondo
del nostro universo
perché quando tutto si spegne
lei rimanga accesa per noi.
Ecco io sto correndo
e lei dov'è? Dimmi se c'è,
se è qui ora con me!
Battono i tamburi
alle porte del mondo
Ti ho cercato intorno,
ma non è che una maschera
un sogno, un illusione,
uno stupido specchio.
Dei tuoi grandi occhi.
Quegli occhi verdi
come una tigre
che mi ringhia nel cuore.
Dov'è? Dove sei ora?
Perché io sento
che nonostante tutto
lei è ancora qui.
La sento sfiorarmi l'anima
tirarla come la corda di un arpa
perché è lei che vi sta scrivendo:
io muta taccio e ascolto.
E non importa come la chiamate
lei adesso è mia
e io son sua questo attimo
e ancora per un po,
poi, domani, si vedrà.
Splendi!
Scalfisci il nostro cielo,
io te ne prego,
strappalo come tela
coi tuoi artigli,
urla alla nostra foresta
così che sappiamo tutti
che tu sei qui,
ancora, ancora...
e per sempre.