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Il piccolo Natale

Fu un pranzo delizioso! Il camino riscaldava l'ambiente e il colorito di James era tornato quasi normale, a parte la punta del naso, rossa come quello di Rudolph.

-Lo prendi un po' di sidro con la cannella?

-Ti va di dividerlo?- chiese Lily.

Gli occhi di James brillarono di gioia.

-Con piacere!

-Poi torniamo alla casetta? Ho una cosa da darti.

Tornarono e una Lily intimidita diede a James Potter il suo regalo: un kit per la manutenzione dei manici di scopa. Il giorno dopo, tuttavia, la Wren Boy Procession la videro dalla finestra: Potter aveva la febbre!

-Bi disbiace!- non faceva che ripetere, almeno finché Lily non minacciò di silenziarlo di nuovo.

La casa sembrò troppo stretta a Lily, nei giorni successivi, costretta perennemente a contatto con quel bell'imbusto bisognoso di cure. Le faceva tenerezza, più di quanto non fosse conveniente! Giunse l'ultimo dell'anno e finalmente lo vide in piedi, in un pigiama improbabile quanto il suo, pronto a salutare l'arrivo del nuovo anno: porte aperte e rumore in tutte le stanze.

-James Potter, tu sei pazzo! Non terremo le porte aperte, hai la febbre e adesso vuoi congelare questa casa?

-Mi puoi sempre riscaldare tu, Evans!

-Ti riscalderò eccome, ti farò i peggiori incantesimi che ti possano venire in mente, ti consiglio di cominciare a correre, maledizione!

Il battibecco durò così a lungo che James si arrese.

-E va bene. Non apro nulla. Ma se domani non ho febbre, faremo i turisti. Promettimelo!

-Ok. Ma Troy ha ragione, sei uno scimmione- gli rispose senza fiato.

Finalmente giunse l'ultima settimana. James era guarito e si dispose a fare da cicerone a Lily Evans per le strade di Dublino. La girarono in lungo in largo, letteralmente consumando le scarpe. Lily rimase incantata ed emozionata dalle due Cattedrali, la St Patrick's e la Christ Church, poste a pochi minuti di distanza, antichissime e suggestive. James, invece, pur non essendo un amante di libri, rimase a bocca aperta davanti alla Long Room Library del Trinity College. Si persero nei musei, mangiando solo panini e parlando di tutto. Lily si accorse che stava finalmente conoscendo James. Non lo spaccone, ma il vero James, dai caldi occhi nocciola e le mani affusolate. Poi, la sera della penultima giornata, James Potter la chiamò in salotto.

-Evans! Puoi venire?

-Che c'è?

-Beh, domani sarà la nostra ultima giornata qui. In Irlanda questa giornata viene chiamata il Piccolo Natale. Sarà una giornata speciale, spero. Partiremo dopodomani mattina.

-Potter, giusto per capire, ma perché mi hai chiamato? Me lo potevi anche dire domani, no?

James Potter le sembrò per un momento imbarazzato. Si passò la mano tra i capelli, si sistemò gli occhiali, senza guardarla e poi prese fiato.

-Sì, beh, forse è vero. Però il fatto è che domani vorrei fosse davvero perfetto, quindi volevo chiedere se hai desideri oppure se posso organizzare io la giornata. Cioè, è una giornata...

-Ho capito, Potter, una giornata speciale, ok. Organizza quello che ti pare, l'hai fatto tutta la vacanza, no? Buonanotte!

-'Notte Evans- mormorò lui.

Lily Evans si girò a guardarlo, con un poco di rimorso. Forse era un po' seccante, è vero, ma anche lei aveva esagerato con la scortesia. Impulsivamente, fece due passi indietro e si alzò in punta di piedi, per baciargli la guancia. Quando si staccò da lui, lo guardò in volto. Era arrossito e aveva gli occhi talmente pieni di emozione che si sentì scombussolata.

-'Notte!- ripeté, e scappò via da quella stanza.

L'indomani mattina si svegliò con il profumo dei biscotti allo zenzero, i suoi preferiti. Si stiracchiò nel letto e si mise a sedere, guardandosi intorno; dalle finestre filtrava la luce del giorno. Sentì bussare:

-Avanti!

James Potter fece capolino, con un ampio grembiule legato in vita, reggendo un vassoio con la colazione. Una bella tazza di caffellatte fumante, un piattino di biscotti ancora tiepidi e un biglietto vi facevano bella mostra.

-Buongiorno, mia signora, la colazione!

James sfoggiava il suo miglior sorriso. Lily sorrise a sua volta, prese il biglietto e lo lesse:

"Il giorno dell'Epifania è conosciuto in gaelico irlandese come Nollaig na mBean, il Natale delle donne. Tradizionalmente le donne di casa si prendono un giorno di riposo, facendo tutto quello che desiderano o anche uscendo con le amiche per un drink, mentre gli uomini si dedicano alle faccende domestiche, alla cucina e a disfare le decorazioni natalizie. Miss Lily Evans, lei oggi è la regina di questa casa e io il suo umile servitore. Chieda e sarà esaudita.

Suo

James Potter"

-James...

-Dunque, mia signora, se vuol seguire i miei suggerimenti, io le proporrei una colazione a letto, seguita da un bagno profumato, ho già tutto pronto! Poi desidererei condurla in giro, dovunque lei voglia, prepararle il pranzo con le mie mani e farle io i bagagli per domani. Qualunque altra cosa desideri, mi dica e io obbedirò!

Lily rise, gli fece segno di sedersi sul letto con lei e incominciò a mangiare i biscotti. Era bello James Potter. Era gentile. E quello era il regalo del secolo. Ci pensò, poi esclamò:

-Ho deciso! Vieni con me.

Lo precedette giù per le scale, fino al salottino. Si guardò ben intorno, poi lo afferrò per il polso e gli fece fare un paio di passi.

-Qui. Ecco, ora va bene.

-Non capisco, Evans, cosa...?

-Lily.

-Lily, certo. Cosa devo fare?- James Potter aveva ora gli occhi sgranati.

-Devi guardare in alto.

James Potter alzò lo sguardo: sopra di lui, legato con un nastro rosso, c'era un rametto di vischio.

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