Chapter 9 - Phone
Il mattino seguente mi svegliai con l'opprimente sensazione di essere schiacciata dalla massa muscolare di Jake.
Io avevo il braccio sinistro sotto la testa e il ginocchio destro poggiato sul materasso, perciò ero quasi prona; Jake aveva la mano sinistra sulla mia pancia e la destra più in alto, quasi sul seno, il naso sotto il mio orecchio e il corpo spalmato su una buona parte del mio.
Quando mi mossi per sgusciare via dalla sua morsa, i suoi genitali risposero prepotentemente.
Avrei voluto sprofondare.
Era tutto così imbarazzante!
Mi vergognavo di avergli permesso di dormire abbracciato a me, di respirare sui miei capelli e di schiacciarmi con il suo corpo.
Seppellii il viso nel cuscino e, se avessi avuto un martello a portata di mano, me lo sarei tirato in testa.
Fui consapevole che Jake si era svegliato nel momento in cui la sua mano destra cercò di andare sotto la maglia del pigiama a caccia di pelle nuda. Gli bloccai il polso con le mani e lo allontanai dal mio corpo, riuscendo finalmente a respirare come un comune essere vivente.
- Minchia ma non stavo facendo niente! - si lamentò Jake.
- Toccare il corpo di una ragazza come se fosse la tua ragazza non corrisponde a non fare niente, Jake. - replicai aspramente.
Presi l'uniforme pulita dall'armadio e andai in bagno a fare una doccia.
Forse era il caso di lavare anche il pigiama, per evitare che l'odore di Jake si impregnasse al tessuto.
Un quarto d'ora abbondante sotto il getto caldo della doccia mi mise di buonumore.
Adoravo la pelle pulita e profumata subito dopo la doccia, i capelli morbidi e lucenti, l'effetto rinvigorente sul mio cervello ed il mio corpo.
Jake entrò in bagno dopo di me e cominciò immediatamente a lamentarsi.
- Sembra di entrare in una sauna! E che cazzo, alza la tavoletta, donna! - urlò.
Non gli diedi corda e pensai a fermare le ciocche di capelli chiari con le forcine.
Avevo già truccato gli occhi quando Jake uscìa sua volta dal bagno.
Vide che stavo spolverando la cipria sul viso e mi imitò malamente, facendo smorfie sceme.
- Vèstiti, stupido. - lo rimproverai.
- Vèstiti, stupido. - scimmiottò la mia voce.
Oh no, il giochetto snervante dei bambini che si imitavano a vicenda!
Terminai il trucco senza dare importanza all'infantilismo di Jake, poi controllai sul foglio apposito le lezioni che doveva seguire.
- Prendi lo zaino e inserisci il testo di letteratura e quello di scienze al suo interno, insieme ad un quaderno per eventuali appunti e un astuccio con il materiale necessario per scrivere. - istruisco.
- Qualcos'altro, comandante di sta minchia?
- Jake! - strillai, indignata.
Lui scoppiò a ridere.
- E mettiti l'uniforme invece del solito abbigliamento casual. - continuai.
- Uni-che? Quella merda da figli di papà che mette solo Eric il Re degli Sfigati? Puoi scordartelo. - ribatté Jake, con il suo solito tono strafottente.
Si prospettava una giornata pesante, se l'inizio era quello.
- Jake, collabora. - ritentai, persuasiva.
- Se me lo dici così collaboro per qualcos'altro! - scoppiò a ridere nuovamente.
Fece ballare la lingua tra i denti sollevando ripetutamente le sopracciglia.
- Sei imbarazzante. - gli dissi, con l'ombra di un sorriso.
- Vuoi essere imbarazzante con me? Prova a divertirti un po', Miss Perfettina. - mi esortò lui.
Ero quasi tentata di cedere, perché i suoi occhi grandi e dolci come quelli di un bambino che si diverte mi suscitavano un desiderio incredibile di giocare con lui, ma l'immagine dei miei genitori stizziti mi bloccò.
Facevano molti sforzi per permettere a me e mia sorella di frequentare il collegio e dovevo affrontare questo compito con serietà, non potevo sforare l'obiettivo e perdermi in quello che Jake faceva o diceva. Dovevo mostrare loro quanto fossi grata di tutto quello che facevano per me e portare a compimento il processo di formazione di una ragazza quasi adulta, matura e responsabile, pronta a costruire la sua vita con le proprie mani.
- Non c'è tempo per il divertimento, adesso. Preparati e andiamo. - dissi, sperando di non risultare troppo fredda.
Jake sbuffò e raccattò uno zaino nero sgualcito dall'angolo sotto la scrivania. Mise i due libri, un quadernetto e una penna all'interno e chiuse la cerniera, poi si disse pronto.
- L'uniforme. - gli ricordai.
- Non metterò l'uniforme, muovi quel bel culetto fuori di qui. - ribatté, a metà fra il giocoso e il determinato.
Era una miscela sorprendente, ma piacevole all'udito. Sapeva di compromesso.
Si era fatto la doccia e aveva preparato lo zaino, ma non voleva mettere l'uniforme e continuava ad usare un linguaggio volgare.
Sospirai, convincendomi che avevo ottenuto già molto per quel giorno, e uscii dalla camera.
Vidi subito un gruppetto di ragazze e ragazzi davanti alla camera 110.
Alexis e Blake chiacchieravano fra loro, Harley e Andreas si tiravano pugnetti e ridevano, come due bambini, mentre la porta della camera 110 era aperta e sulla soglia c'era Rosie.
La chioma biondo chiaro di Rosie andava avanti e indietro, dato che lei cercava di fare leva sulle braccia per tirare qualcosa dalla camera. O, meglio, qualcuno.
- Thomas, falla finita con questa pagliacciata e andiamo. Di questo passo, arriveremo a lezione persino dopo Harry. - s'intromise Harley, un ragazzo alto e muscoloso dalla carnagione abbronzata e i ricci biondo scuro.
Rosie continuava a tirare Thomas per la cravatta dell'uniforme, non riuscendo neanche a stringergli il collo. Lui si stava divertendo da matti, perché aveva la situazione in mano.
- Ah, sarebbe un bel traguardo! - sghignazzò.
Naturalmente, Thomas non aveva l'uniforme addosso. Rosie doveva averla trovata e, fallendo nel tentativo di fargliela indossare, era ricorsa alla cravatta per forzarlo.
Jake si fermò al mio fianco e sorrise di divertimento alla scena.
Forse non era una grande idea lasciargli guardare lo spettacolino: non volevo ritrovarmi nella situazione di Rosie in un futuro molto vicino.
- Andiamo? - gli dissi.
Lui mi lanciò un'occhiata stranita, dato che né Alexis né Blake parevano avere fretta, ma decise di seguirmi senza fare domande.
Per una volta, aveva dato retta al buon senso.
Nell'aula di letteratura trovai già seduti Julie Ravecraft con Ethan Hyde, Cate White con Kyle Grayson, Meg con Arthur Lane ed Emily Finn con John Cuppet.
Di Tessa e Sandy Weston nessuna traccia.
Il professore era un uomo bassino con i folti baffi scuri, calvo, dagli occhiali rotondi e la giacca verde oliva. La sua voce profonda rimbombava in aula e nemmeno io, con la più totale attenzione, riuscii a capire perfettamente quello che diceva.
Jake colse l'occasione di una confusione generale, accentuata dal rumore che produssero Alexis, Blake, Harley, Andreas, Rosie e Thomas entrando, per estrarre il cellulare dalla tasca e dedicarsi ad un giochino stupido.
Gli diedi due colpetti sul braccio.
- Sta parlando di Thomas Hardy, presta attenzione. - gli consigliai.
- Sì, e che cazzo me ne frega? Parla come un ritardato con un tumore alla lingua, non si capisce una minchia. - replicò lui, infastidito.
- È proprio necessario usare così tante parolacce?
- Indispensabile. - mi fece un sorrisino idiota.
Avrei tirato volentieri uno schiaffo sulla sua guancia, ma non potevo calpestare gli stessi valori che cercavo di insegnargli, perciò occupai la mente con la programmazione di una nuova strategia.
- Mi fai vedere come si gioca? - domandai, innocentemente.
Lui mi rivolse un'occhiata diffidente.
Attesi, senza dargli motivi per esserlo.
- Questa è la nostra nave; noi siamo pirati e dobbiamo attaccare le altre navi per saccheggiarle. Quando troviamo armi o cibo ci danno centocinquanta punti; quando troviamo oro e pietre preziose, ce ne danno trecento. - spiegò.
- Posso provare?
Mi scrutò per alcuni istanti, poi mi cedette il cellulare.
Lo presi e bloccai lo schermo, poi lo infilai furtivamente nella mia borsa, al di là della mia sedia.
- Dopo la lezione, prometto che ci provo. - sussurrai, con un sorriso.
Lui serrò le mascelle e mi guardò malissimo.
- Stronza.
__________
Mentre Thomas continua a far disperare Rosie, Saint si sveglia spiaccicata sotto Jake... Poveretta.
Io sono mezza morta sia fisicamente sia mentalmente, ma la giornata è ancora lunga e non posso mollare, quindi faccio fede al buon vecchio stay strong.
Love you 🌹
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