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Chapter 6 - Broom

Per prima cosa, era necessario mettere in ordine la stanza di Jake. Non avevo la minima intenzione di vivere nel disordine e nello sporco per le prossime settimane.

Compresi subito una nozione importante su Jake: era un bambino a livello mentale e bisognava trattarlo come tale. Per indurlo a collaborare, perciò, era importante non forzarlo, ma invitarlo in un'attività che sembrasse interessante.

- Non ti dà fastidio cercare per ore i vestiti di cui hai bisogno in un determinato momento? Potresti semplificarti la vita se solo li piegassi e li disponessi nell'armadio in un ordine comodo per te da visualizzare. - tentai.

- Eh?

L'espressione perplessa di Jake mi suggerì che non era riuscito a comprendere il mio discorso.

- Cerca di restare concentrato, Jake.

- È difficile se sei tu a spiegarmi le cose. Dici tante cose complicate e io mi stufo, quindi preferisco guardare le tue belle gambe e immaginare il bel culetto che nascondi sotto la gonna. - rispose lui, con sguardo allusivo.

Arrossii, nel più totale imbarazzo.

- Vergognati! Vieni qui e impara a piegare una maglietta. - gli ordinai.

Senza abbandonare quella strana espressione, si avvicinò e si mise al mio fianco, fin troppo vicino per i miei gusti.

- Prendi un lembo... - iniziai, illustrandogli l'operazione.

Lui prese tra le dita il bordo della mia gonna.

- Alzi... - continuai, guardandolo male.

Eseguì sulla mia gonna.

Mi scostai di scatto.

- Tieni le mani a posto!

- Sì, maestrina. - mi derise.

Sospirai e abbassai il lembo della maglietta con precisione.

- Fai lo stesso dall'altra parte, stando attento a ripiegare le maniche verso l'esterno, ma entro i bordi. Poi prendi entrambe le estremità della parte finale della maglietta e tiri su un terzo della superficie. La rimetti giù verso l'interno e ripeti con le estremità della parte superiore della maglietta. Se c'è anche il colletto, devi stare attento a tirare su tutto il colletto, spezzare in due e rivolgere il tessuto verso l'esterno. Passi le dita sulla linea di divisione e allinei i triangolini verso l'esterno, sul davanti. Tutto chiaro?

Jake sbadigliò teatralmente.

- Perché lo trovi tanto noioso? Risparmi un sacco di tempo se sai già dove trovare quello di cui hai bisogno. - lo ripresi.

- Dici?

- Certo!

- Allora lasciami vedere se quello che cerco è proprio al suo posto. - sogghignò.

Sospettosa, osservai i suoi movimenti.

Mi si avvicinò e si fermò accanto a me. Si abbassò al pavimento e raccolse un fazzoletto di carta.

Rialzandosi, avvolse la mano con il fazzoletto intorno alla mia gamba sinistra e risalì lentamente.

Indecisa se urlare per l'impudenza di questo ragazzo o schiaffeggiarlo sonoramente, rimasi impietrita finché il fazzoletto non superò la calza e incontrò la mia pelle nuda.

Ancora qualche centimetro, e avrebbe toccato le mie mutandine. Non potevo permetterlo.

Chiusi le gambe di scatto e spintonai Jake per staccarlo da me.

Mi chiesi se fosse capace di compiere un'azione che non contenesse uno sfondo sessuale.

La sua mano, bloccata tra le mie gambe, faticava a muoversi. Un dito riuscì comunque a sfiorare il bordo delle mie mutandine.

Afferrai la mazza da baseball posata sulla scrivania e gli colpii il braccio, che lui si affrettò a ritirare per il dolore.

- Maledetta stronza! - gridò.

- Ho provato a farti capire con le buone che devi tenere le mani a posto, ma tu non vuoi capire. Ti è chiaro adesso?

Assottigliò gli occhi a due fessure e fece una smorfia.

- Cara Santa Maria Vergine del convento di clausura supremo, non pensare di sapere tutto. Hai un sacco di cose da imparare anche tu e, fidati, fra non molto rimpiangerai quello che sarebbe potuto succedere poco fa.

- E cosa sarebbe potuto succedere? - domandai, per sfidarlo.

Alzò una mano chiusa a pugno con le nocche rivolte verso di lui, poi fece andare avanti e indietro l'avambraccio variando l'angolazione del gomito.

- Che cosa vorrebbe dire?

- Minchia, voi santarelline formato Barbie non sapete proprio niente. - sbuffò, spazientito.

Io non avevo idea di che cosa significasse quel gesto e mi stupiva la sua reazione. Come poteva pretendere che conoscessi il linguaggio non verbale degli individui volgari come lui?

Inoltre, le sue non erano parole esattamente gentili e questo mi indispettiva ulteriormente.

- Sappiamo piegare i vestiti. - ribattei, sulla difensiva.

Scoppiò a ridere, sguaiatamente.

Nuovamente, non compresi il suo atteggiamento.

Cosa c'era di comico in quello che avevo detto?

Inaspettatamente, Jake andò ad accendere la musica.

- Forza, pieghiamo 'ste magliette del cazzo. - ridacchiò.

Passai sopra le parolacce che aveva pronunciato ancora e sorrisi al suo tentativo sincero di piegare i vestiti.

- Questa ha il colletto. Ricordi come devi fare? - sussurrai, vigile sul suo lavoro.

Il suo sguardo rimase sui miei occhi appena una frazione di secondo, poi finì sulle mie labbra.

Perché doveva guardarmi così?

Mi sentivo a disagio sotto quelle attenzioni così scrupolose.

Presi le sue dita con le mie e le guidai ai movimenti giusti, trovandole prive di resistenza.

Era ancora intento a fissarmi.

- Fatto. - conclusi, sospirando.

Gli occhi color nocciola di Jake non smettevano di analizzarmi e iniziavo a trovarmi in difficoltà.

Sorprendendomi ancora, smise di colpo e si mise a fischiettare al ritmo della canzone in sottofondo.

Recuperò tutti i vestiti sparsi per la stanza e li piegò senza dire altro.

- Okay, ora non resta che pulire. - riflettei a voce alta.

- Pulire con la scopa? - domandò Jake, con la voce nuovamente in tono allusivo.

- Be'... sì. - alzai le spalle.

- Quindi scopiamo. - proseguì.

- Se è un modo per dire che useremo la scopa per pulire, allora sì.

Non capivo perché trovasse appigli allusivi anche su questa semplice azione.

- Iniziamo quasi a capirci, Saint. - ghignò Jake.

Che persona strana.

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Gli aggiornamenti saranno molto fast perché nelle bozze ho già diverse storie con qualche capitolo in serbo e vorrei portarmi avanti il più possibile.

Comunque, quanto è scemo Jake da uno a London Tipton?

Love you 🌹

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