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Chapter 48 - Mess

Era una calda giornata di giugno.

Il sole splendeva alto nel cielo e vivacizzava i colori dei fiori del giardino di casa mia. In realtà avevo sentito poco l'appartenenza a quella casa, perché per quasi tutta la mia vita avevo vissuto in collegio e con i miei passavo solo le vacanze. Quello era il motivo per cui, inoltre, non percepivo molto calore.

Con i miei genitori non avevo un rapporto stretto. Come averlo, se si vive lontani? Non avevo mai affrontato con loro momenti difficili, giornate pesanti o qualunque cosa caratterizzasse la vita di molti miei coetanei che frequentavano una scuola pubblica. Loro avevano fatto di tutto per appianare le pieghe che si sarebbero potute formare la mia vita e mi avevano così privata di qualunque emozione straordinaria, cioè fuori dall'ordinario. Il progetto scolastico che mi aveva permesso di conoscere Jake non era previsto nei loro piani, ad esempio, e ne ero contenta: non avrei mai potuto conoscere l'amore, se tutto fosse andato come sarebbe dovuto.

Fissavo il cielo, gli uccellini e mia sorella che giocava sul prato fiorito, mentre io dondolavo nell'oblio dei miei pensieri sconnessi.

Che valore aveva la mia vita in quel momento? Quanto contava la serenità e la piattezza in confronto al brivido e ai sentimenti? Avevo sbagliato a mentire a Jake la settimana scorsa? Forse era troppo tardi per ripensarci: il tempo passava e lui non si faceva vivo, perciò il piano doveva aver funzionato.

Mio padre continuava a lavorare tutto il giorno nonostante io e mia sorella fossimo tornate a casa, mia madre si occupava di talmente tante cose che di rado irrompeva nella mia stanza o veniva a trovarci in giardino.

Quel giorno, però, sembrava che la sua agenda fosse meno piena del solito.

Venne a sedersi sul dondolo accanto a me.

- Tesoro, non te lo dico spesso, ma sei proprio bella. E non perché sei mia figlia, perché direi che sei bella ugualmente. Hai queste sopracciglia dall'arcata perfetta, che hai preso da tuo padre perché io me le sistemo sempre e lo sai, i lineamenti armoniosi, il corpo snello ma ben formato... Però hai gli occhi spenti. E una persona triste non è bella come lo sarebbe se fosse felice. Sei d'accordo?

Il suo discorso mi colpì. Mia madre mi aveva osservata in silenzio, allora.

D'altronde, se una ragazza dondolava per interi pomeriggi a ritmo inerziale e non prendeva parte attivamente alla vita di famiglia, qualcosa che non andava doveva esserci e mia madre era abbastanza sveglia da accorgersene.

- Sei triste perché hai finito di studiare al collegio? Ti mancano le tue amiche? - domandò dolcemente.

Mi venne da piangere.

Non le avrei confessato che si trattava del ragazzo che amavo, ma piansi comunque e annuii. Piansi disperatamente.

Mia sorella si avvicinò e si unì all'abbraccio senza fare domande. Per la prima volta da più di un mese, sentivo del calore umano toccare il mio cuore e mi commossi tanto da piangere ancor più forte.

Mia madre mi cullò, mia sorella mi accarezzò con le sue manine e ne tenne una delle mie stretta fra le sue.

- Non piangere, Saint. Andrai all'università, ti farai delle nuove amiche o, chissà, rivedrai quelle che hai già, e le potrai sempre rivedere. Possiamo ospitarle un po' qui, a casa, se vuoi. Che ne dici? - tentò di consolarmi mia madre.

Le raccontai della proposta di Rosie di passare un po' di tempo da lei fra luglio e agosto. Non esitò a concedermi il permesso, perché in quello stato c'erano poche cose che mi avrebbe negato. Una di esse, era sicuramente di rivedere Jake.

Il suo telefono iniziò poi a squillare e tornò in casa, trascinandosi dietro mia sorella affinché mettesse in ordine le bambole che aveva lasciato sparse in salotto.

E poi accadde qualcosa di simile ad un miracolo divino: Jake, o forse un suo ologramma molto vivido, apparve sul vialetto di casa mia.

Era sceso da una macchina nera e portava uno zaino in spalla. Indossava un paio di jeans scuri, una maglietta bianca a strisce orizzontali rosse e un cappello a coprire i capelli scuri che avevo accarezzato infinite volte. Sorrideva con quelle piccole labbra piene ed era bellissimo.

Saltai giù dal dondolo e mi fiondai addosso a lui, che mi prese in braccio.

Mi immersi in un bacio a lungo sospirato e lo travolsi con la mia foga. Quanto mi era mancato! Il suo profumo mi diede alla testa. Non c'era niente di buono al mondo, nemmeno l'odore di cioccolato che emanava la torta speciale di mia madre.

Scesi a toccare terra e lo portai di corsa sul retro della casa.

- Cosa ci fai qui e come diavolo mi hai trovata? Ti avevo detto di dimenticarmi! - sussurrai.

Ero troppo eccitata e felice per sembrare arrabbiata. E poi, non ero mai stata brava a rimanere arrabbiata con lui.

- Bel modo di dirmelo. - sbuffò, sorridendo suo malgrado.

Ebbi la decenza di guardare altrove e non ribattere.

Gli diedi un pizzicotto, giusto per capire se era lì fisicamente o se stavo sognando.

- Ahi! Ma cosa fai?! - protestò.

Oh, era reale. Oh, mio Dio.

Come l'avrei spiegato ai miei genitori?

- Ma se non ti ho fatto niente... Sei fatto d'acciaio. - sorrisi.

- È vero, volevo solo fare scena. Comunque, per rispondere alla tua domanda, piccola e perfida imbrogliona che non sei altro, ho dovuto corrompere Shane. Sapevo che sapeva dove cazzo eri finita e, anche se non voleva dirmelo, gli ho estorto le informazioni che mi servivano. E per fortuna, perché non sapevo più dove girarmi! - spiegò Jake.

- Zitto e non dire parolacce, ci sono mia madre e mia sorella in casa. Come dovrei giustificare ai miei la tua presenza? - borbottai.

- Di questo parleremo dopo, ma ora... Non sei felice di vedermi? E, soprattutto, dov'è il tuo fidanzato immaginario? - mi derise.

Lo guardai torva. Poi mi ammorbidii.

- Nella mia immaginazione, suppongo. Somiglia un po' a te. - ridacchiai.

- Stai dicendo che vuoi sposarmi?

- No, io...

- Oh, non mi vuoi sposare? Guarda che mi offendo! - mi interruppe, fingendosi offeso in maniera alquanto effemminata.

- Jake! - lo rimproverai, ridendo.

Mi guardò con desiderio per qualche istante.

- Oh, Dio, quanto mi sei mancata. - sussurrò, prima di spingermi contro il muro e baciarmi appassionatamente.

La sua lingua picchiettò per chiedere il permesso e io, in risposta, usai la mia per ricambiare.

Mi mancavano questi baci profondi.

A quel punto, mentre le nostre lingue giocavano a rincorrersi e il corpo di Jake premeva contro il mio, sentii un rumore di passi. Spinsi Jake ad allontanarsi.

- Saint, cosa ci fai qu... E lui chi è? - esclamò mia madre, con due pacchi di pasta in mano.

Sarebbe svenuta, se a sorreggerla non fosse prontamente intervenuto... mio padre.

Ero nei guai.

__________

Qualcuno avrà un problema...

(Ditemi che avete colto il riferimento 😂)

- 2 🎉

Love you 🌹

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