Chapter 47 - Try
JAKE
- Scusa, mi porti un trentanove di queste?
La voce stridula di una ragazza attirò la mia attenzione. Mi voltai e la osservai con attenzione: alta, magra, con i capelli biondo chiaro e gli occhi verdi, un sorrisetto che parlava di una vita viziata e gli abiti griffati che trasudavano banconote. Sbatteva abilmente le ciglia davanti a me.
- Per voi ragazze c'è Cassandra. - la liquidai, annoiato, con un cenno verso destra.
Cassandra era impegnata con una donna in cerca di sandali "a tacco alto, ma non troppo, rossi, ma non esuberanti, eleganti, ma anche casual".
Io e Cassandra avevamo a che fare con clienti difficili ogni giorno, da più di un mese a questa parte.
Uscito dall'Istituto di Correzione Disciplinare di Shawlane, non ero voluto tornare a casa. Ero salito sul primo treno per Londra e mi ero cercato un lavoro e una casa. Per fortuna, incontrai Cassandra sulla metro e le raccontai qualcosa di me: mi ospitò una notte in casa sua e riuscì a farmi ottenere un lavoro temporaneo come commesso in un famoso negozio di scarpe non lontano dal centro della città. Due giorni dopo, affittai un appartamento a cinque minuti dal negozio. Incredibile quanta gente ricca frequentasse quel negozio: era un continuo vedere mucchi di banconote uscire dai portafogli di persone chiaramente altolocate. D'altronde, lì erano in vendita scarpe a partire da un prezzo non indifferente.
- Ma Cassandra ha da fare. Saprai trovare un trentanove di queste per me, vero? - insistette la biondina viziata, con voce civettuola.
Per un istante, pensai a cosa avrebbe detto Saint. Lei non sopportava la civetteria. Era una rompipalle di prima categoria e non lo nascondeva. Non aveva mai provato a fare l'oca con me. Al negozio, invece, scene come queste erano ricorrenti.
Poi ricordai che Saint non doveva avere voce in capitolo, perché mi aveva detto di essersi fidanzata e mi aveva tagliato fuori dalla sua vita. Ma io non volevo darmi per vinto: se diceva di essere fidanzata e di volersi sposare con qualcuno che non fossi io, aveva l'obbligo di dimostrarmelo. Me lo meritavo.
- Ma certo. - mi sforzai di essere gentile con la biondina.
Dopotutto, era una cliente ed ero pagato per servirla. Andai a cercare il trentanove di quella specie di trampolo fucsia. Era legale indossare una scarpa così?
In magazzino, trovai fortunatamente l'ultimo paio del numero che cercava lei. Le aprii la scatola davanti agli occhi e lei smise di esultare.
- Ma sono nere! - si lagnò.
Oh, Gesù Cristo, dammi la forza di sopportarla.
Avrei voluto risponderle che era un bene che non ci fosse il fucsia.
- Mi dispiace, ci sono solo queste del numero che cerchi. - feci spallucce.
Udendo la mia voce, mutò espressione.
- Oh, va bene lo stesso. Non è colpa tua. Le prendo. - tornò a sorridere.
Cassandra comparve in quel momento e mi lanciò un'occhiata delle sue. Mi accusava tacitamente di corrompere le clienti e io le rispondevo, sempre con lo sguardo, che non era mia intenzione. Vendere un paio di scarpe in più o uno in meno non mi cambiava l'esistenza.
La biondina provò le scarpe ai piedi, perfettamente curati e smaltati, e mi guardò tutta eccitata.
- Come mi stanno? - chiese.
- Perfettamente. - approvai, con un sorriso forzato.
Batté le mani energicamente.
Oh, Santo Cielo.
- Benissimo!
Mi porse le scarpe e le riposi attentamente all'interno della scatola, poi mi diressi verso la cassa con la scatola sottobraccio ed eseguii le operazioni necessarie affinché avvenisse il pagamento.
Quelle scarpe costavano trecentonovantacinque sterline. Io ci avrei pagato l'affitto e una delle bollette con quei soldi, mentre lei li sprecava in quel modo, sorridendo come se niente fosse. Ovviamente, non era al corrente della fatica che miliardi di persone faceva per guadagnare quella cifra.
Infilai la scatola in una busta di carta e lo scontrino all'interno della busta, anche se non l'avrebbe mai preso in considerazione.
- Grazie e buona giornata. - la salutai.
- Ciao, ci vediamo! - ricambiò, sorridendo come se fossi un suo amico.
Non appena la porta del negozio si chiuse alle sue spalle, mi voltai verso Cassandra, testimone della scena.
- Jake, tu dovresti occuparti della clientela femminile. Credimi, sono le più indecise ed isteriche, soprattutto se ti tratta di scarpe, e tu ci metti sempre meno di un minuto per convincerle a scegliere! Sei un fenomeno, lasciatelo dire. Poi, quella ti faceva il filo. - commentò.
Sospirai.
- Secondo te me ne frega qualcosa di lei? O delle sue scarpe? O delle scarpe in generale? Cazzo, quegli aborti fucsia non dovrebbero nemmeno esistere! - esplosi, finendo per sbuffare una risata.
Cassandra ridacchiò, poi mi diede qualche pacca sulla spalla.
Mi rivolse uno sguardo intenso.
- Ascolta, so che non sono affari miei, ma posso chiedere al capo delle ferie per te. Vai a cercarla. Riprenditela. Noi donne siamo così: facciamo scelte sbagliate perché pensiamo troppo e ce ne rendiamo conto quando è troppo tardi per tornare come prima. - disse.
La guardai con curiosità. Avrebbe fatto questo per me?
- Lei ha detto...
- Che cazzo te ne frega di quello che ha detto... Se è amore, non se ne va in un mese. È ancora innamorata di te, ne sono sicura.
- Ha detto che si sposa presto. - affermai.
Cassandra scoppiò in una fragorosa risata.
Rise tanto. Talmente tanto, che un po' risi anch'io.
- Senti, Jake, non so se è perché sei depresso o cosa, ma se ci credi sei un fesso. Mi dici che tra voi è stato amore e ora credi alla cazzata del matrimonio? Se l'è inventata di sana pianta, te lo garantisco io. Ci metto pure la firma, se vuoi. - mi assicurò.
Mi lasciai convincere. Dovevo tentare. Era mio dovere provare a riportarla da me e tenermela. Dove avrei trovato un'altra Saint petulante e saccente in maniera così sexy? Da nessuna, ecco. A Londra c'era gente varia, ma Saint era unica. E io volevo lei. Solo e soltanto lei.
C'era solo un problema: non sapevo da dove partire.
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Riuscirà il nostro eroe a trovare un punto di partenza? Lo scopriremo nel prossimo capitolo!
- 3 🎉
Love you 🌹
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