Chapter 31 - Luggage
Si susseguirono giornate intense e movimentate, ma non accadde nulla di nuovo. Jake iniziava responsabilizzarsi piano piano e, a parte Thomas che faceva ancora il ribelle, anche gli altri ragazzi mostravano segni di miglioramento; Shane era un caso a parte. Nessuno lo seguiva, io mi rifiutavo di ritentare dopo i recenti trascorsi.
Il mio lavoro sarebbe giunto a termine con successo se Jake avesse superato i test di tutte le materie e sul suo fascicolo non fossero presenti segnalazioni negative riguardo al comportamento. Osservai una relativa calma, in effetti, all'interno dell'Istituto: talmente tanta che mi chiesi se fosse stato davvero necessario l'intervento di noi ragazze.
La svolta giunse alla fine della terza settimana di permanenza: Mr McGonagall aveva approvato una richiesta anonima di un viaggio d'istruzione a Parigi della durata di cinque giorni, incentrati sull'arricchimento culturale di ciascun individuo. Non ero mai stata a Parigi e rientrava nei miei desideri visitarla, ma non avrei mai immaginato che sarebbe successo così, con le ragazze del collegio e i ragazzi dell'istituto.
Tuttavia, mi feci coinvolgere nell'aria frizzante che aveva investito l'istituto e preparai una valigia capiente con tutto ciò che mi sarebbe potuto servire durante il soggiorno a Parigi.
Parigi. Stavo sognando?
La vita è davvero strana, pensai.
Notai Jake seduto sul bordo del letto, in silenzio, con lo sguardo fisso sulla valigia vuota e poi dirottato verso la finestra.
- Jake, perché non inizi a preparare la tua valigia? - domandai.
- Uhm... Non so cosa metterci dentro. - alzò le spalle.
L'istinto di ridere mi attraversò, ma lo repressi rapidamente e mi proposi di aiutarlo.
- La facciamo insieme, che ne dici?
Annuì.
Quando gli proponevo di fare qualcosa insieme, non rifiutava mai: poteva sembrare una sciocchezza, ma il mio cuore si scioglieva un pochino ogni volta.
- Partiamo dalle cose pesanti: giacche e pantaloni. - lo istruii.
Jake mi passò gli indumenti che intendeva portare con sé e io mi occupai di mostrargli come piegarli e sistemarli ordinatamente all'interno della valigia.
- Ora prova tu. Piega questa maglietta e impilala alle altre. - gli dissi.
Invece di volgere verso l'interno le fasce esterne della maglietta e tirare su un terzo della parte inferiore, per terminare con la parte superiore stesa sopra, Jake la piegò in due e ripeté l'operazione.
- Così è più facile. - sorrise, soddisfatto della sua invenzione.
Feci una smorfia.
- Non fare la precisina del cazzo come al solito, basta che finiamo in fretta questa merda. - sbottò, seppur scherzoso.
Avevo l'impressione che Jake non fosse capace di farmi arrabbiare. Riusciva sempre a smorzare il negativo con un sorriso dolce o un tono di voce scherzoso e iniziai ad ammettere a me stessa che, forse, esercitava un certo effetto su di me con quelle semplici armi.
Il passo successivo sarebbe stato comprendere se ciò costituisse un fatto positivo oppure negativo. Ero più propensa per la seconda opzione, così, ad intuito.
- Mi piace che le cose vengano fatte per bene. - affermai, in mia difesa.
- Oh, ma c'è una cosa che so fare molto bene. - ammiccò.
Alzai gli occhi al cielo.
- Non la smetterai mai?
- Non la smetterò finché non avrò ottenuto quello che voglio. - rispose, acceso a causa della sfida personale che si era promesso di vincere. Una sfida che non avrebbe vinto, chiaramente.
Improvvisamente, sentii le mani di Jake posarsi sulle mie spalle e scivolare lungo le mie braccia, fino a racchiudere le mie mani. Proseguì il percorso partendo dai miei palmi e sfiorando piano l'interno delle mie braccia, per poi passare ai miei fianchi e al mio seno. Avevo imparato a riconoscere le sue mani, perché non ne volevano sapere di stare lontane dal mio corpo.
- Jake. - brontolai - Finisci di preparare la valigia.
Spostai le sue mani da quella zona intima e lo esortai a non sprecare tempo.
Lui era poco interessato ad usufruire in maniera intelligente del tempo che gli consigliavo di non sprecare.
- Jake, - sbuffai - non sono un giocattolino che reca la scritta toccami. Non devi toccarmi, non così.
- E come ti dovrei toccare? - sorrise, malizioso.
Signore che sei nei Cieli, aiutami, pensai.
- Non farlo e basta.
Naturalmente, venni ignorata.
Le labbra di Jake baciarono il mio collo con lentezza e passione, trasmettendomi un fuoco intenso dentro. Le sue mani mi strinsero i fianchi e la vita, vagarono sul mio bacino e infine risalirono.
- Jake.
Il mio richiamo era povero di convinzione e fermezza, ma era difficile sembrare autorevole quando un paio di labbra morbide premevano dolcemente su una delle porzioni di pelle più sensibili del proprio corpo.
Lui obbedì, ma non prima di avermi lasciato un lungo bacio all'angolo destro delle labbra.
Non avevo più la forza di rimproverarlo.
Quando fummo tutti pronti con le valigie, i ragazzi che borbottavano spazientiti e le ragazze in trepidazione per il viaggio e la meta ambita, lasciammo l'Istituto e salimmo a bordo di un pullman ampio e confortevole.
Mi preoccupai di chiedere a Mr McGonagall se non avesse paura che qualcuno dei ragazzi fuggisse a Parigi, ma lui rispose tranquillamente che ognuno di loro stava per essere munito di un bracciale di sicurezza alla caviglia: se fosse stato rimosso, avrebbe attivato i dispositivi di allarme delle forze dell'ordine francesi. Mi assicurai inoltre che la doccia non costituisse un problema: i bracciali erano resistenti all'acqua.
- Agitata, Saint? - chiese Jake, accanto a me, quando arrivò il momento di partire.
Era una giornata grigia e piovosa, come se ne osservano tante in Inghilterra, e se fossi una persona di umore facilmente influenzabile dal meteo, sarei costantemente triste e afflitta. Invece, scrissi un messaggio a mia madre per dirle che finalmente stavo partendo e fui breve, perché le avevo raccontato diffusamente della novità la sera prima. Quel fugace messaggio mi fece realizzare ciò che stava accadendo. Io, Saint Archer, diciotto anni di vita passati fra casa e collegio, stavo per lasciare il Paese e approdare in Francia, visitare Parigi, città dell'amore e dell'arte, dalla storia ricca, popolazione pullulante e sogno di migliaia di persone. Faticavo a credere alla prospettiva.
- Emozionata. Questo è il termine che utilizzerei. - risposi al ragazzo che mi osservava minuziosamente.
Si stancava mai di vedere lo stesso viso giorno dopo giorno, per la durata quasi totale della giornata, da tre lunghe settimane?
- Non cominciare a rompere il cazzo con i tuoi termini. - sbuffò.
- Non cominciare ad usare quelli volgari. - replicai.
- Non cominciare ad essere insopportabile. - ribatté.
Assottigliai gli occhi.
- Se non sopporti me, puoi benissimo scambiarmi con Shane. Magari a lui piace come allunghi le mani. - feci, piccata.
Sollevò le sopracciglia a bocca aperta.
- Vaffanculo, Saint.
Sorrisi, vittoriosa, e mi avvicinai lentamente.
Restai sospesa accanto al suo orecchio finché non mi guardò con la coda dell'occhio.
- Brucia la sconfitta, Jake?
__________
Battibeccare con chiunque mi capiti a tiro è una delle passioni che più amo coltivare e, quando vinco, sono felice come un atleta quando riceve la medaglia d'oro.
Voi siete tranquille o alla ricerca di guai e discussioni perenni come me? 😂
Love you 🌹
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro