Chapter 30 - Faint
Il giorno dopo, mi svegliai tra le braccia di Jake, come da abitudine ormai.
Non l'avevo ancora ammesso di fronte a lui, ma adoravo accoccolarmi in quel posticino fra la sua spalla e il suo petto, che sembrava modellato apposta per accogliere la mia testa, e abituarmi alla luce diurna che filtrava dalle tende in tutta comodità.
Jake si svegliò mentre ancora tentavo di prendere contatto con la realtà e mi spostò dal mio posticino beato per poggiare la testa sulla mia spalla, punto di partenza che usò per prendere posto sul mio seno e rilassare il viso.
Sollevai le sopracciglia, sorpresa. Era così che funzionava? Da quando?
Provai a spostarlo per alzarmi dal letto, ma le sue braccia circondarono la mia vita e mi ritrovai a sbattere le gambe sul materasso, inutilmente.
- Buongiorno, Jake. - sospirai.
- 'Giorno. - mugugnò lui, contro il tessuto del mio pigiama.
Una delle sue mani si spostò dalla mia vita e andò a cercare il bordo della maglietta, per infilarvisi sotto e stringere la mia pelle nuda. Una scarica di adrenalina mi percorse lungo la spina dorsale e si diffuse in tutto il corpo, tanto che la sentii anche nei polpastrelli delle dita.
Perché mi faceva questo effetto?
- Jake, dobbiamo alzarci, non è il momento di fare il panda rintontito. - lo rimproverai, seppur priva di durezza.
Per convincerlo, forse, era necessario tingere la voce di asprezza, ma poi osservai i suoi capelli morbidi, il suo attaccamento morboso al mio corpo, le ciglia scure che accarezzavano gli zigomi e udii il suo respiro regolare. Trasmetteva un senso di pace interiore talmente perfetto che quasi mi dispiacque doverlo interrompere.
Passai una mano sulla sua schiena nuda, ricordando quante volte mi aveva ignorata dopo che lo avevo pregato di vestirsi, e poi le dita fra i suoi capelli corti. Li tirai un pochino per destarlo... E si destò una parte specifica di lui.
- Mmh... A che gioco stai giocando, Saint? - mormorò.
- Al gioco in cui chi esce dal letto vince. Non ti piace vincere? - proposi.
Jake sollevò il capo e poggiò il mento sul mio petto, spingendo così il bordo della maglietta più in basso. Mi rivolse uno sguardo piatto.
- Okay, e se vincessi io? - ritentai.
- Perché non giochiamo a qualcosa di divertente? - notò la mia espressione diffidente - Ti dò un indizio: c'entra la scopa.
Quando iniziò a ridacchiare e abbassò le labbra sul mio collo, scendendo in direzione del seno, compresi. Non mi sembrava affatto un gioco.
Applicai l'idea che mi balzò in testa di colpo: iniziai a fargli il solletico.
Punzecchiai i fianchi e l'addome, riuscendo nell'impresa di non farmi distrarre dalla loro perfezione, e Jake scoppiò a ridere convulsamente. Missione riuscita!
In un momento di debolezza, lo spinsi via quel poco che bastò per consentirmi di sgattaiolare via e lasciarlo in preda agli spasmi post-solletico. Filai in bagno alla velocità della luce.
Una volta chiusa la porta alle spalle e rigirata la chiave, contai fino a tre.
- Stronza! Maledetta stronza che non sei altro! Come osi lasciarmi qui come un coglione? Vaffanculo! Sei solo una stronza del cazzo! - iniziò la tiritera, puntuale come un orologio svizzero.
Oops.
- Guarda che non te la puoi cavare sempre così! Non mi faccio più fregare da te, sappilo! Stronza! - soggiunse.
Una timida vocina nella mia testa mi suggerì che Jake aveva ragione. I miei continui tentativi di rimandare scontri temibili non potevano avere successo a lungo: prima o poi sarebbe stato necessario affrontare i problemi.
Diedi inizio alla mia routine e, una volta completata, mi resi conto che non avevo portato gli indumenti di ricambio con me. Ero costretta a tornare in camera.
Aprii la porta ed entrai silenziosamente, sperando che Jake si fosse fatto distrarre da qualcosa ― qualunque cosa.
Naturalmente, ero in errore. Il ragazzo che tentava di farmi impazzire ogni giorno da quasi due settimane mi afferrò per il polso e mi spinse con un dito sul petto contro la parete contigua alla porta del bagno. Circondò anche l'altro polso con le dita e unì le mie braccia in alto, facendole scorrere lungo la parete.
Nonostante provassi freddo, l'agitazione che mi provocava la vicinanza pericolosa di Jake sovrastava ogni altra cosa e il campanello d'allarme non tardò a scattare nella mia testa. Che cosa potevo fare per uscire da quella situazione, se avevo letteralmente le mani legate?
Ricordai quello che avevo inventato per sfuggire dalla morsa di Shane il giorno precedente: un problema inesistente. Si trattava di un trucco semplice, ero capace di attuarlo di nuovo. Dovevo esserne capace. Ma Jake mi bloccava la visuale: non c'era niente che i miei occhi potessero captare all'infuori dei suoi caldi occhi color nocciola, del suo naso stretto, delle piccole labbra morbide che desideravano ardentemente le mie. Percepivo l'attrazione di Jake nei miei confronti come un'ondata di energia elettrostatica a temperatura decisamente elevata, con i vettori puntati verso di me. E, man mano che la distanza fra i nostri corpi si accorciava, nella mia testa si intensificava la disperata ricerca di un punto di distacco.
Si trattò di distacco totale, perché svenni all'improvviso.
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Jake le prova tutte per sedurre Saint, mentre lei le trova tutte per sfuggirgli. Divertente, no? 😂
Ho anticipato su Instagram che Amore Senza Disciplina avrà uno spin-off, ovvero una storia collegata ma con protagonisti differenti... Vi ispira la prospettiva?
Oh, e la #stydia arriverà prestissimo. Domani su Instagram vi mostrerò titolo e copertina!
Love you 🌹
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