Chapter 26 - Shower
Quando tornai in camera, seguita da Jake, ero su di giri per la sfilza di corpi da Adone che avevo osservato in palestra e notevolmente affaticata per via degli esercizi difficili che avevano richiesto così tante energie da parte mia. Inoltre, avevo un gran appetito.
Poche volte nella mia vita mi ero buttata a peso morto sul letto e quel giorno fece parte della serie. Ero veramente esausta.
- Non corri a fare la doccia? - domandò Jake, stranito.
Scossi la testa.
- Troppo stanca?
Annuii.
- Vuoi che ti lavo io? - propose.
- No, Jake. Vai a farti la doccia. Io la farò dopo essermi ripresa un attimo. - risposi.
Udii i suoi passi dirigersi verso di me e lo vidi sporgersi su di me.
Odiavo non poter prevedere la sua mossa successiva. Cosa voleva fare partendo da quella posizione?
- Guarda che non ti palpeggio come quel coglione là, ti lavo e basta. - ripropose, con voce gentile.
Mi sembrava quasi un sogno: Jake gentile.
Una piccola area del mio cervello si preoccupò di immaginare come sarebbe stato farsi detergere da Jake: sentire le sue dita massaggiare lo shampoo sulla cute, scorrere sulla pelle per eliminare il sudore e lo sporco, per poi tamponare l'asciugamano sul mio corpo tiepido... Scossi la testa. Non potevo permettere ai miei pensieri di deragliare.
- Saint... - ritentò Jake, con voce seducente.
Non dovevo cascare nel tranello: stava mascherando la sua natura diabolica con zucchero e miele. Io sapevo alla perfezione cosa avrei trovato dietro la facciata, però, e non potevo consentirgli di trarmi in inganno e farmi soffrire.
- Vai a farti la doccia, Jake. - sussurrai.
Mi lanciò una lunga occhiata, poi fece un cenno d'assenso ed entrò in bagno.
Sentii la porta chiudersi piano.
Il suono dell'acqua che scrosciava nella doccia giunse alle mie orecchie e chiusi gli occhi, rilassandomi all'immagine mentale del tepore che avrebbe avvolto e permeato il mio corpo poco più tardi.
- Saint! Saint, è finito lo shampoo! - urlò Jake dal bagno.
Riaprii gli occhi e, dopo alcuni istanti di intensa ricerca nella memoria, non riuscii a decretare se Jake stesse dicendo il vero oppure se si trattasse di un pretesto per farmi uno scherzo.
Un attimo...
- Ma gli shampoo non sono in bagno? - urlai di rimando.
Silenzio.
- Quello al limone è nel borsone da ginnastica.
Sospirando, mi alzai e raggiunsi il borsone, poi rovistai al suo interno fra gli indumenti che emanavano odore di sudore e tirai fuori lo shampoo con espressione schizzinosa. Dovevo assolutamente lavarmi le mani. Non sopportavo di avere il sudore appiccicato alle dita.
Abbassai la maniglia della porta e la aprii. Rimasi bloccata sulla soglia con lo shampoo in mano, il sudore sulle dita e un'improvvisa vampata di calore sulle guance: Jake era a torso nudo, con le goccioline d'acqua che scendevano dai capelli bagnati e l'asciugamano legato in vita.
- Oh, grazie. - mi fece un sorrisetto allungando la mano verso lo shampoo.
Glielo porsi, poi mi diressi verso il lavandino per lavare le mani. La mia testa iniziò ad ospitare pensieri contrastanti: il corpo tonico di Jake costituiva una distrazione bella e buona, ma io non potevo cedere alla febbre di ormoni che rischiava di dominarmi. Io ero una persona matura, con dei sani principi morali e il carattere fermo; non era contemplato lo scenario in cui mi lasciavo andare a mere sensazioni passeggere.
Tuttavia, il mio compagno di stanza sembrava pensarla diversamente.
Mentre io facevo di tutto per focalizzarmi sul sapone che detergeva la pelle delle mie mani sul lavandino, Jake si dilettava in gesti delle braccia e del petto volti ad evidenziare forza e muscolosità, nel chiaro intento di attirare la mia attenzione.
Asciugai le mani e feci per uscire dal bagno, ma Jake mi fermò.
- Saint, non mi dici niente su questi? - mi istigò a pavoneggiarlo, indicandosi il busto nella sua interezza.
- Hai un comune corpo maschile, cosa vuoi che ti dica? - lo sminuii.
Quasi sicuramente non era vero, perché un fisico come il suo richiedeva impegno costante, ma non avevo molta esperienza in quel campo e mi permisi di distorcere la situazione a mio favore.
Jake fece una smorfia.
- Quindi se mi avvicino, non ti faccio nessun effetto?
Mi sarei dovuta aspettare che sarebbe ripartito all'attacco.
Non si arrendeva mai.
- Perché dovresti avvicinarti? - domandai, celando il timore che si avvicinasse sul serio.
Una cosa era reagire a distanza, tutt'altra cosa era seguire la ragione corpo a corpo.
Due falcate gli bastarono per sovrastarmi.
Sollevai appena il capo per poterlo guardare negli occhi.
Aveva gli occhi all'ingiù, di un caldo color nocciola, cui facevano contrasto le sopracciglia fortemente arcuate, il naso stretto e le labbra piccole ma carnose. Cercai di non pensare al fatto che avevo baciato quelle labbra, nonostante affermassi di non essere stata consenziente.
- Perché mi respingi, Saint? Vedo come mi vuoi e ti voglio anch'io. Smettila di fare resistenza. - sussurrò, il fiato caldo sul mio naso.
Abbassai il capo e puntai lo sguardo sul pavimento. Le piastrelle azzurrine non mi erano mai sembrate così interessanti da osservare: erano perfettamente quadrate, delineate da un contorno biancastro e in parte bagnate per via della doccia recente di Jake. Lo stesso Jake che mandava in fiamme il mio viso e sussurrava con parole seducenti che le mie difese non erano necessarie.
Erano necessarie, eccome se lo erano!
Che cosa sarebbe successo se nessuno dei due avesse opposto resistenza? Ci saremmo baciati? Saremmo andati oltre il bacio? In ogni caso, sentivo che avrei commesso degli errori imperdonabili e che nessuno mi avrebbe più guardata nello stesso modo, una volta che i segreti oscuri fossero venuti alla luce. Segreti come questi venivano sempre scoperti, erano una fonte troppo ghiotta di maldicenze per poter restare in ombra.
Forse mi sarei sentita una terribile peccatrice, perché ero stata educata alla regola della castità fino al matrimonio, nella speranza che quest'ultimo fosse rimasto l'unico della mia vita, caratterizzato da amore e fedeltà.
Oppure mi sarei abituata alla consapevolezza di aver calpestato confini che rappresentavano i pilastri della mia esistenza e mi sarei rassegnata al mio destino, ovvero quello di veder crollare tutte le mie certezze e di doverne costruire di nuove con pazienza e fiducia.
O, magari, una piccola parte di me, quella istintiva e capricciosa, sapeva già che Jake mi aveva contaminata irreversibilmente e che non c'era modo di tornare indietro. Alzando gli occhi su di lui, non ricordavo nemmeno quale fosse l'indietro.
Jake sollevò il mio viso con due dita e mi baciò in maniera del tutto naturale. Era come se non ci si potesse aspettare un andamento diverso.
Chiuse la porta del bagno alle mie spalle e mi sospinse verso di essa finché non vi poggiai contro le scapole, sempre senza staccare le labbra dalle mie. La mano risalì verso la mia guancia e si insinuò fra i capelli, al che udii qualcosa di simile ad un gemito basso.
Ma che cosa stavo facendo?
Come una perfetta idiota, ricambiavo timidamente il bacio come in uno stato di oblìo.
Mi ci volle un po' per trovare la forza di sollevare le braccia e posizionare le mani sul petto di Jake, rinsavire dal turbamento che era seguito al contatto con la sua durezza e tonicità, fare pressione ed allontanarlo gentilmente.
Nervosa, mi morsi il labbro.
- Devi smetterla. Non sono il tuo giocattolino personale. - affermai debolmente.
Sperai di risultare più convincente alle sue orecchie.
- Se ti mordi il labbro, non posso pensare di smetterla. Sei sexy, Saint. - ribatté, con gli occhi fissi sulle mie labbra.
Smisi all'istante di farlo.
Senza voltarmi, aprii la porta del bagno e mi spostai un po' verso destra.
- Ti devi convincere che fra noi non può funzionare, perché... Perché io non voglio che funzioni. Non ha senso tentare. E ora, se non ti dispiace, vorrei farmi la doccia. Da sola.
Scivolai fuori dal bagno per prendere i vestiti di ricambio e attesi che Jake uscisse.
Non lo fece.
- Jake, per favore. Collabora. - lo pregai.
Mi rivolse uno sguardo che non riuscii ad interpretare ed uscì, finalmente.
Inutile dire che tutto il tempo passato sotto la doccia trascorse in miliardi di ipotetiche spiegazioni su come l'aveva presa e che nessuna di esse mi convinceva davvero.
Jake non mi parlò. Si tenne impegnato con i videogiochi finché non fui pronta e non si lamentò di tutto il tempo che avevo impiegato per esserlo.
Era il caso di preoccuparsi?
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Buonasera, sono tornata felice e riposata dalla gita, dopo aver visitato tantissimi luoghi: Lucerna, Zurigo e Berna in Svizzera, Strasburgo e la Petite France, Ribeauvillé, Riquewihr (dove hanno girato in parte La Bella e la Bestia), Colmar e la Petite Venice in Francia, Friburgo e Triburgo (dove si trovano i tradizionali orologi a cucù) in Germania.
Inutile dire che ci siamo abbuffati tutti allegramente, soprattutto di dolci. La Petite France, comunque, resta la mia preferita, nonostante il bel cameriere all'albergo...
Voi siete già state in gita? Dove siete andate/andrete? Avete già visitato qualcuno di questi luoghi?
Saint e Jake vi aspettano al prossimo capitolo!
Love you 🌹
P.S. Sabato 10 marzo è iniziato da incubo, ma Mary e Chiara hanno salvato la giornata ed è stato bellissimo abbracciarle 😍
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