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Chapter 25 - Dangerous

Prima di indossare la divisa da ginnastica, mi diressi verso la toilette femminile e durante il tempo che ne passai all'interno, udii dei rumori strani provenienti dalla toilette maschile.

Avrei giurato di aver sentito Harry fare versi poco consoni ad un ambiente pubblico.

Mi sporsi dall'uscio e tentai di sbirciare verso la direzione da cui provenivano i rumori, ma non vidi nessuno.

- Che fai, l'agente segreto nei cessi? - mi richiamò una voce familiare.

Volsi il capo e vidi Jake con la divisa indosso.

I pantaloncini neri arrivavano alle ginocchia e mi davano modo di vedere i polpacci muscolosi, dalla maglietta bianca fuoriuscivano i bicipiti possenti e il tessuto aderiva lungo la fascia ampia del torace massiccio.

Jake aveva un fisico atletico e piacevole da osservare, questo dovevo ammetterlo.

Si passò una mano tra i capelli scuri, facendomi ricordare quanto fossero morbidi al tatto.

- Ehm... Io vado a cambiarmi. - dissi di getto, per eliminare l'imbarazzo che provavo.

Per quale motivo, poi, stavo provando imbarazzo? Era solo Jake, il ragazzo con cui vivevo da circa una settimana.

Trovai anche le altre ragazze nello spogliatoio e notai l'assenza di Rosie e Tessa.

Qualcosa nella mia mente assunse una piega investigativa.

Harry non poteva essere lì da solo ad emettere quei versi...

- Saint, tutto bene? Ti conviene cambiarti in fretta se non vuoi che quel dittatore ti urli addosso. - mi scosse Alexis.

Annuii.

Presi il borsone con la divisa e mi impartii l'ordine di essere rapida. Non avevo bisogno dell'ira di un dittatore dello sport.

Noi ragazze uscimmo tutte insieme in un gruppo compatto e ci imbattemmo subito nel professore di ginnastica, che ci guidò verso la palestra sotterranea dell'Istituto, senza offrirci alcuna rassicurazione sullo stato in cui l'avremmo trovata. Per fortuna, non c'erano topi né creature strane, ma si trattava di un ambiente poco confortevole, dove dominavano il grigio e il nero in ogni attrezzatura.

Non c'era un minimo di vivacità nei colori, nessuno strumento che stimolasse la mia voglia di mettermi alla prova e allenare il fisico.

A proposito di fisico, mi piaceva pensare di avere un corpo snello e proporzionato: mi ero sempre impegnata al collegio per mantenere l'equilibrio fra la quantità di cibo introdotta nel metabolismo e le calorie bruciate durante le ore di educazione fisica. Esattamente come mia madre, inoltre, avevo assistito alla crescita del seno fino ad una coppa B piena fra i tredici e i quattordici anni. Ricordo di aver mal sopportato quel periodo di cambiamento continuo del mio corpo, perché mi trovavo a disagio con la biancheria da indossare e i vestiti da abbinare per apparire al meglio. Per fortuna, è seguita una progressiva stabilizzazione che mi ha riportata in pace con me stessa.

- Signorine, sceglietevi un compagno. Oggi lavorerete a coppie. - tuonò Mr Pastrok.

Panico.

Mi guardai attorno, smarrita, e notai la stessa reazione nelle mie amiche.

Cosa intendeva con quel "lavorerete a coppie"?

Non volevo lavorare con nessuno, men che meno con un ragazzo!

Tuttavia, Jake sembrava impaziente di fare esercizi di atletica con me, perché si precipitò al mio fianco nel giro di mezzo secondo.

E lo stesso fece Shane, in ritardo di un passo appena.

- Sono arrivato prima io, smamma. - tentò di cacciarlo via Jake.

- Chi cazzo sei tu per dirmi di smammare? Starò io con Saint. - ribatté Shane.

Aggrottai la fronte. Non potevano essere seri.

- Ragazzi...

- Zitta! Hai rotto i coglioni, vattene. - sbottò Jake, velenoso.

- Le parole. - lo rimproverai.

- Taci. Non me ne frega un cazzo delle parole. Uso le parole che voglio. - rimbrottò.

Ci scambiammo uno sguardo in cagnesco.

- Bene, visto che litigate, mi sembra ovvio che la soluzione migliore è che io e Saint stiamo insieme. - risolse Shane.

Forse era meglio.

Non feci in tempo a dirlo che Jake partì all'attacco e spintonò il ragazzo che gli stava di fronte.

Notai solo in quell'istante che Shane si distingueva da tutti gli altri per la maglietta nera anziché bianca. Lo rendeva più attraente, pensai intimamente.

- Jake, non essere violento. - "oltre che volgare", aggiunsi mentalmente.

- Vattene. - disse invece lui, a pochi centimetri dalla faccia di Shane, con la mano che stringeva il colletto della maglietta nera.

Sembrava un cane rabbioso che digrignava i denti contro il suo rivale.

Perché considerava Shane suo rivale? Io non avevo mostrato interesse nei suoi confronti, perciò Jake avrebbe dovuto dedurre che non c'era motivo di interpretare la situazione in quel modo.

- Io faccio quello che voglio. E levami le mani di dosso o ti pesto. - replicò Shane, per nulla intimorito.

- Ragazzi, smettetela. - piagnucolai.

Risultavo patetica alle mie stesse orecchie, ma non sapevo cosa fare per risolvere il problema.

Sollevai le braccia e le agitai in aria per richiamare l'attenzione di Mr Dittatore.

- Provaci. Non vedo l'ora di farti un occhio nero. - rilanciò Jake, provocando Shane.

- No, ragazzi, vi prego. Non è necessario...

- Che succede qui? - s'intromise il professore.

Ebbi l'impulso di alzare le mani e indicargli che era eloquente quanto fossero vicini al prendersi a botte, ma ricordai che era importante mostrare rispetto, perciò non mi mossi.

- Entrambi vorrebbero stare in coppia con me. - ammisi.

- E qual è il problema? - domandò allora Mr Pastrok.

- Bisogna formare delle coppie. - dissi, in tono talmente ovvio che era impossibile che non capisse qual era il punto.

Il dittatore mi tirò vicino a lui e avvolse le mie spalle con un braccio, poi mi indicò tutti gli altri con il dito.

- Sono tutti in coppia, vedi? Non c'è nessun altro con cui posso mettere uno dei due. Lavorate in gruppo tutti e tre insieme.

Naturalmente, la parola "gruppo" associata a me, Jake e Shane significava "guai". Guai seri.

Non potevo perdermi a guardare un paio di muscoli in torsione che quei due si azzuffavano, si spintonavano, si insultavano e mi mettevano in mezzo, come due bambini.

- E ora, piegamenti! - ordinò Mr Pastrok.

Le ragazze contavano i ragazzi; io mi trovai a guardare alternativamente l'uno e l'altro senza riuscire a tenere a mente quanti piegamenti avesse fatto il primo e quanti il secondo, quindi arrotondai il numero al più vicino che potessi ricordare e lo associai ugualmente ad entrambi. Pessima mossa: litigarono per mostrarsi più atleticamente preparati dell'altro.

- Io ho i muscoli migliori, è ovvio che ne ho fatti di più! - protestò Shane.

- Muscoli dove? Guarda e impara, io li faccio anche con un braccio solo. - ribatté Jake.

Ogni minima cosa si trasformava in un pretesto per dimostrare quanto maggiore fosse il proprio valore.

- Ragazzi, siete bravi tutti e due, possiamo andare avanti? Questa vostra gara al più forte sta diventando estenuante. - sbuffai ad un certo punto.

Mi ignorarono totalmente.

Seguì un esercizio da svolgere sulla pedana e, per evitare che litigassero su chi dovesse dare spettacolo per primo, decisi di farmi avanti in anticipo. Peccato che non sapessi reggermi in equilibrio da sola.

Shane fu più veloce di Jake e mi afferrò, poi pose saldamente le mani sui miei fianchi e mi posizionò nella maniera corretta; fece l'errore di far scivolare le dita un po' più in basso del dovuto, andando ad invadere i miei glutei.

Avrei voluto schiaffeggiarlo, ma decisi di occuparmene più tardi oppure sarei caduta e mi sarei fatta male, senza giungere ad alcun risultato.

- Sei un pervertito. - lo rimproverai, fredda.

- Ti darei una pacca, ma sei così leggera che potresti cadere. - rispose lui.

A quel punto, Jake non poté tollerare oltre l'arroganza di Shane e fece il giro della pedana.

- Non. Devi. Toccarla. - tuonò.

- Jake, non fare il cane rabbioso. Shane, non provocare. E smettetela di fare i bambini, tutti e due.

Era difficile svolgere l'esercizio e calmare quei due allo stesso tempo, ma ci riuscii, fortunatamente.

- Ti ha toccato il culo! - protestò Jake.

- Lo so, credimi. Gli parlerò appena avrò finito di sudare in questa palestra. - replicai.

- Mmh, parlare non mi piace molto. Possiamo risolvere con del buon sesso, se vuoi. Scommetto che sei brava. - ammiccò Shane.

Sospirai. Se le cercava proprio.

Fu così che proseguii nella mia marcia di esercizi aiutata dall'uno o dall'altro, ma preferibilmente da Jake perché non tentava di palpeggiarmi in modo esplicito. Shane era decisamente sfacciato.

O, forse, ero semplicemente io a percepire il tocco di Jake come più gentile rispetto a quello possessivo di Shane.

Ad esempio, giunta l'ora di fare stretching, Shane mi spostò un po' la gamba per rendere più efficace l'allungamento, ma non si limitò a quello: dal polpaccio risalì lungo l'incavo del ginocchio e poi su per il retro della coscia, fino ai glutei.

- Shane, tieni le mani a posto. Mi sto arrabbiando. - lo rimproverai.

- Tanto lo so che ti piace. Lui non ha il coraggio di toccarti, vero?

Arrossii violentemente al ricordo dei baci che Jake mi aveva rubato, delle sue braccia che imprigionavano il mio corpo, della sua mano che percorreva il mio fianco come se dovesse imprimerselo nella memoria. A Jake il coraggio non mancava, di questo ero certa.

- Sei invadente. Impara a rispettare i confini che ti vengono imposti, altrimenti non andremo d'accordo e mi costringerai a prendere decisioni che non ti favoriranno. - risposi, senza rispondere veramente.

Shane sfoderò un ghigno carico di adrenalina.

- Se solo ti lasciassi andare... Oh, Saint, non hai idea di quanto mi ecciti. - mormorò, improvvisamente vicino al mio orecchio.

Le sue parole sfrigolavano sulla mia pelle, lasciandomi la sensazione di essere appena stata scottata. Shane era pericoloso. Non sentiva ragioni, misurava pensieri e azioni esclusivamente in base all'adrenalina che gli scorreva nelle vene, osava al di là dei limiti e ardeva di un fuoco che avrebbe potuto ridurre in cenere il pianeta.

Se il suo unico obiettivo fossi diventata io, non avrei avuto scampo: ero destinata alla distruzione.

__________

Boom. La piccola povera Saint è in difficoltà. So che è presto per chiederlo, ma... #teamjake o #teamshane?

Love you 🌹

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