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Capitolo X

Con i fogli stretti al petto, ed il cuore colmo di gioia, mi ritrovo a suonare senza esitazione il campanello della casa di Takashi.

Oggi è martedì, giorno di chiusura della pasticceria.

Giornata che, di solito, Takashi passa a casa a studiare.

Di norma non mi sognerei minimamente di disturbarlo in questa maniera, all'ora di pranzo, ma la voglia di vederlo è talmente incontenibile d'avermi portata qua senza pensarci.

I risultati delle prove d'esame ci sono stati consegnati oggi e, con mia grande sorpresa, ho superato di gran lunga il punteggio che mi ero prefissata.

Cosa che mi ha resa tanto felice da farmi precipitare qua di corsa, per far sì che fosse il primo a sapere il mio voto.

Il quale non è stato detto nemmeno a Chihiro e Kanon, che mi hanno vista scappare fuori dall'aula, senza quasi un saluto, al suono dell'ultima campanella.

- Setsuna? - apre la porta con fare confuso - Arrivi direttamente da scuola? Hai il fiatone. - mi fa accomodare.

- Sì, scusa se ti disturbo, volevo fossi il primo a saperlo. - lo guardo sprizzando gioia da tutti i pori e porgendogli il compito restituito e corretto.

- Dalla tua espressione penso non mi serva nemmeno vedere il voto. - ridacchia.

- Eh? Ma io voglio che tu lo veda! - scatto, capendo solo in un secondo momento che la sua era una battuta.

- Scherzavo. - sorride, portandomi verso il salotto - Vuoi qualcosa da bere? Sembra tu ne abbia dannatamente bisogno. -

- Takashi!! - scatto, sapendo che sta tergiversando di proposito.

- Come siamo impazienti. - mi osserva divertito. Poggiando il test sul tavolino, per andare a prendermi un bicchiere d'acqua.

- A te. - me lo porge, beandosi del mio disappunto.

- Sei davvero dispettoso. - borbotto - Comunque... grazie. -

- Di nulla. - si siede accanto a me sul divano - Eri proprio di fretta. Non sei nemmeno passata per casa a toglierti la divisa. -

- Se è per questo non ho nemmeno pranzato, ancora. - confesso, cominciando a sentire i morsi della fame.

Anche se dopo la corsa fatta... era scontato mi venisse fame.

- Tutto per correre a mostrarmi il tuo voto? - accarezza i bordi dei fogli sul tavolino, rigorosamente messi da lui a testa in giù.

Quanto si sta divertendo...

Non avrei dovuto mostrarmi così felice ed ansiosa di fargli vedere il risultato.

Ciò gli ha dato l'occasione perfetta per tenermi sulle spine, con suo sommo piacere.

- Lo so che stai tergiversando perché ti diverti. - borbotto, lasciandomi cadere sullo schienale infastidita.

- Mica stavo cercando di nasconderlo. - ridacchia, riprendendo tra le mani i fogli - Sei proprio contenta di aver vinto il nostro accordo. Spero solo tu non abbia pensato a qualcosa di sconcio, come premio. Dopotutto già avevamo stabilito il divieto su cose del genere. -

- Ah...! - scatto, ricordandomi solo in quel momento della mia ricompensa.

Visto il voto sono stata investita da un'ondata d'orgoglio così grande da dimenticarla.

Il mio intento era solo quello di mostrare a Takashi il frutto del nostro lavoro.

- Che è quella faccia? Non mi dirai che... ti eri forse dimenticata del premio? - mi legge dentro per l'ennesima volta.

- È solo che... - bofonchio in imbarazzo - Ero così felice del risultato che abbiamo ottenuto, da dimenticarlo. Ma solo per un attimo! - puntualizzo con enfasi.

- Abbiamo? - il sorriso gli si addolcisce in maniera illegale - Sei stata tu a riuscire in questa impresa. -

E prima che io possa ribattere per dargli i suoi giusti meriti, lo vedo voltare i fogli.

Lo sguardo che si illumina.

Il sorriso che si allarga.

- Novantacinque. - legge, facendo scorrere gli occhi sui numeri di tutti gli esercizi - Sapevo ce l'avresti fatta, ma hai pure superato le mie aspettative. -

- Pure le mie, se è per questo! - scatto verso di lui.

- Sei stata proprio brava. - si volta, poggiando una mano sulla mia testa.

Bloccandomi.

Diamine.

Questa scena sembra quella tra un padre ed una figlia.

Mi sono comportata in maniera così esagitata da sembrare una bambina pure ai miei stessi occhi.

Non va bene.

Per niente.

- Grazie. - mi siedo composta, cercando di ricompormi - Ti devo molto per i tuoi insegnamenti. -

- Ma figurati. Con tutto quello che fai per me, aiutarti a studiare è il minimo. - continua ad osservare il compito.

- Non esagerare, parli come se facessi chissà cosa. Cucinare per due o per tre non mi fa poi tutta questa differenza. - mugugno cercando di nascondere quanto la sua frase mi ha resa felice.

- Negli anni hai fatto, e fai, molto più di questo. - il suo sguardo si addolcisce, facendomi sciogliere - Davvero. -

E questa... questa reazione che significa?

Che ho fatto più di sfamarlo?

Che si riferisca al fatto che lavo le sue divise? Oppure alla volta in cui li ho aiutati a sistemare la pasticceria per l'apertura?

Di piccoli favori del genere, nel tempo, gliene ho fatti vari, però...

La sua frase sembrava intendere qualcosa di più profondo.

Che me lo sia immaginato?

- T-Ti puoi spiegare meglio? - la mia mano scatta, timidamente, ad afferrare la stoffa della sua maglia.

- Uhm? - si raddrizza, cambiando espressione - Riguardo cosa? Ah, comunque... ora che ci penso. Dà qua gli altri, forza. -

- Eh? Gli altri? - fisso confusa la sua mano, rivolta verso di me a palmo in su.

- Gli altri test. Voglio assicurarmi che tu non sia calata in altre materie, per concentrarti unicamente su quella che stavolta più t'interessava. - mi intima con le dita di muovermi.

- Che malfidente che sei. Compensare la mia lacuna creandone altre mi avrebbe portata a lezioni su lezioni di recupero. Ed io non ho tempo per certe cose. - borbotto, cercando nella cartella le altre prove d'esame.

- Più che non aver tempo, non hai voglia, ma... come darti torto. A nessuno piace andare a scuola oltre l'orario, per fare lezioni extra. - comincia a passare lo sguardo sui vari fogli, senza perdersi mezzo voto.

In fine lo vedo sorride di nuovo, divertito.

- Da quand'è che sei diventata così tanto cervellona? Ottanta, settantacinque, ottantaquattro, novantasei, settanta... - legge ad alta voce, facendo qualche fischio qua e là.

- Non prendermi in giro. Proprio tu parli. Mr. Uomo dalla media perfetta. Tu e mio fratello siete i veri geni, dai voti eccellenti. Non certo io. - sbuffo.

- Ehi, non paragonarmi a Shigeru. - scatta - Anche se a guardarlo sembra un completo idiota, ha una capacità d'apprendimento fuori da ogni umana concezione. Mentre io... per ottenere i voti passati e presenti... ho dovuto studiare fino allo sfinimento. -

- Uhm... - ricordo gli anni precedenti - A pensarci... probabilmente è per questo se sei così bravo a spiegare. -

- Che vuoi dire? -

- Mio fratello sarà pure uno che impara le cose subito, ma non sa per niente insegnare ciò che apprende. Se si tratta di dare dritte e brevi consigli... è ok, ma meglio evitare di addentrarsi a chiedere specificazioni. Questo probabilmente proprio perché impara così velocemente da non capire a pieno com'è arrivato a tali conclusioni. Come se correndo una maratona cadesse dentro un buco spazio temporale, in grado di portarlo al traguardo senza fargli capire cos'è successo. Invece tu... come me corri per tutto il tragitto. Hai faticato, ti sei impegnato a fondo per arrivare a destinazione e questo, a conti fatti, ti mette uno scalino sopra a Shigeru. Dalla tua hai conoscenze che lui può solo sognarsi. - gli sorrido.

- Stai cercando di lusingarmi per convincermi a fare qualcosa di strano, come premio? - mi pizzica il naso ridendo, per poi alzarsi - Sappi che questa tattica non funziona. -

- Ma io... ero seria. - borbotto indispettita.

E dire che volevo solo provare ad essere un po' più diretta ad esprimere i miei sentimenti.

- Comunque... credo sia arrivato il momento, per me, di tornare a casa. Ti ho disturbato fin troppo. Scommetto che stavi studiando quando sono arrivata. - lo seguo in cucina, decidendo di far slittare la mia richiesta.

So che in sé sto solo fuggendo da ciò che voglio chiedergli, ma dalla mia ho pure parte del mio cuore che non vuole prendergli altro tempo.

- Non ti fermi a pranzare qua? Tanto stavo comunque per fermarmi per mangiare. - mi guarda appena, aprendo il frigo.

- Non vorrei... -

- Guai a te se provi a dire "disturbare" di nuovo. - frena il proseguimento della mia frase.

- O-Ok. - faccio un passo verso di lui - Allora... posso almeno offrirmi di cucinare? -

- Ah? - si volta di scatto, guardandomi come avessi bestemmiato - Sei impazzita? Chi è la persona sana di mente che invita qualcuno a mangiare, per poi farlo cucinare? - scuote il capo - Ma dimmi te. Sei proprio pazzesca quando ti ci metti. -

- Scusa tanto, eh. - borbotto - Posso almeno preparare la tavola? -

- No. - comincia a tirare fuori dal frigo una serie d'ingredienti.

- Seriamente? - lo fisso storto.

- Siediti da brava. - mi indica la sedia - Lasciati viziare un po', ogni tanto. Smetti di sentire sempre il bisogno di dover essere d'aiuto. Oggi faccio io. -

Vengo colpita in pieno al cuore, dal suo occhiolino letale.

- Prendilo come un premio bonus. -

- V-Va bene. - mi siedo, sentendo il viso cominciare ad andarmi a fuoco.

Com'è carino!

E dolce!

- Pensavo di proporre a Shigeru d'aggiungere al menù le crêpes salate. Ti va di provare le mie varianti, prima di lui? - sorride come un ragazzino, come ogni volta che si mette all'opera.

- Certo che sì. - rispondo con tono altrettanto entusiasta.

Non solo sarò la prima a testare il nuovo prodotto, ma sono pure a pranzo sola con Takashi.

È una fortuna che, nei giorni liberi, Shigeru dorma sempre fino al primo pomeriggio.

Così facendo non devo nemmeno scrivergli che mangio fuori o optare per una bugia.

- Comunque, mi chiedevo come mai non mi hai ancora fatto la tua richiesta, per il premio. C'entra per caso col tuo compleanno? È per questo che stai temporeggiando? -

- Il mio... compleanno! - mi alzo di scatto, ricordando il suo imminente arrivo solo in tale momento.

- Setsuna... seriamente? - si batte una mano sulla fronte - Mi vuoi davvero dire che ti eri dimenticata del tuo compleanno? Quello dei diciotto, tra l'altro! -

- Cavoli... chi ci pensava. Ho avuto così tante cose per la testa ultimamente. - comincio a fare il conto dei giorni che mancano al dodici marzo.

Quattro.

Questo sabato diventerò ufficialmente maggiorenne.

Ed io... me ne stavo per dimenticare, per davvero.

Ma si può?

A quanto pare sì.

- Effettivamente la fine dell'anno scolastico è sempre più vicina. - annuisce - Immagino tu sia stata presa dallo studio e dalla scelta che a breve dovrai fare. Perché... da quel che mi ha detto Shigeru, non hai ancora deciso se frequentare un istituto come quello dove sono io od un'università di qualche tipo, vero? -

- Oh... beh... più che non aver deciso, pensavo non ci fosse bisogno di dirvi la mia decisione. Dopotutto ne parlavamo fin da piccoli, no? - gli sorrido, sentendo però il mio cuore farsi stranamente pesante.

Per motivi a me ignoti.

- Parli di quando da piccola ci hai fatto promettere d'aprire una pasticceria tutti e tre assieme? - smette di miscelare il composto con la frusta, per avvicinarsi a me - Shigeru ti ha presa sul serio, al tempo. Finendo così per scoprire la sua passione per i dolci, mentre nel mio caso... sai che c'ho messo parecchio per capire cosa volevo farne del mio futuro lavorativo. Se ti ricordi, al tempo dovetti sostenere un particolare esame d'ingresso. Visto che presi la mia decisione quando oramai quello ufficiale era passato da un pezzo. Feci la posta, a scuola, al preside per quasi due settimane. Per chiedergli anche solo una chance. -

- Perché... mi ricordi queste cose, adesso? - lo fisso confusa.

- Per farti capire che io e Shigeru abbiamo scelto le nostre strade da soli. Non perché vincolati da quella promessa fatta da bambini. Come detto, tuo fratello ha capito cosa voleva grazie a ciò, ma... se avesse trovato qualcosa di più soddisfacente... avrebbe sicuramente intrapreso un'altra carriera. - si appoggia al bancone - Per questo ti dico che, se sei interessata ad altro, non devi farti problemi. È tua libertà scegliere di diventare ciò che desideri. -

- Takashi... pensi forse che io non sia portata per la pasticceria? - il senso di disagio continua a crescere in me.

- Al contrario. Te la cavi alla grande in cucina, che si parli di dolci o cibi salati, ma... un conto è cucinare ogni tanto per sola passione, un altro è farlo per lavoro. A te piace metterti ai fornelli, fare particolari abbinamenti di sapori, sperimentare nuove tecniche... però, ho come la sensazione che il tuo cuore bruci per qualcos'altro, più che per la cucina. -

- Qualcos'altro...? - mi agito sul posto.

Sentendo una flebile voce sussurrare al mio cuore la risposta.

A primo impatto, in un'altra situazione, avrei pensato a qualcosa tipo "Brucio dalla voglia di diventare tua moglie, un giorno".

Oggi però così non è.

Non perché io non provi anche tali sentimenti, ma per il fatto che sto seriamente pensando al mio futuro lavorativo.

La sua fermezza e dolcezza mi hanno colpita, tanto da portarmi a far emergere di nuovo quella folle idea.

- Non sei obbligata a darti una risposta subito. - colma la distanza tra noi, prendendo le mie mani nelle sue - Hai ancora un po' di tempo per pensarci. Tieni però a mente che, qualunque sarà la strada che sceglierai... io ti sosterrò. Sempre. -

- Ti ringrazio. - poggio la fronte sulle nostre mani giunte - Non sai quanto. -

Ho paura ad aprire nuovamente quella porta, ma sapere di avere Takashi al mio fianco mi dà forza.

Anche se oggi non sono ancora pronta a rivelare tale desiderio, chissà come andrà domani.

- Allora, per sdebitarti... perché non smetti una buona volta di tergiversare, decidendoti a dirmi in cosa consiste il premio che vuoi? Poi sono io quello che si diverte a tenerti sulle spine, eh? -

- Ah, già... - mi si stringe il cuore - La mia ricompensa. -

Forse dovrei evitare, dopo tutto ciò che è accaduto. Più quello che è stato detto.

Però... visto che oramai ci sono...

Finiamo sto discorso una volta per tutte, così poi potrò iniziare a mettere la mia concentrazione su qualcosa di più fruttuoso.

Qualcosa, magari, in grado di far altro oltre a mettermi in ansia.

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