Capitolo III
- Non sono tua sorella!! - ringhio, puntando lo sguardo dritto nel suo.
Gli occhi che pungono a causa delle lacrime che sto ricacciando indietro.
Non piangerò.
Non stavolta.
Voglio che capisca, non che provi pietà per me.
- Questo... lo so. - mi osserva sorpreso dalla mia reazione.
Odio aver alzato la voce, ma questo era ciò di cui avevo bisogno.
Urlargli in faccia i miei sentimenti di frustrazione, che mi porto appresso da anni.
Sentimenti che non sono più disposta a sopportare dentro il mio cuore.
Voglio fare un passo avanti.
Verso di lui, verso di... noi.
- E allora smettila di considerarmi come tale. - aggiungo con più fermezza - Io non sono una bambina, come non sono tua sorella. -
La cosa deve entrargli in testa.
Anche a costo di ficcargli tale concetto a forza in quella dura capoccia plasmata dalle molte sceneggiate di mio fratello.
- Oh... - la sua espressione muta d'un tratto, facendomi sentire d'improvviso piccola come una formica.
Gli occhi che mi scrutano con attenzione.
La linea dura delle labbra che si socchiudono, prima di pronunciare il seguito della frase.
- E di preciso, quando mai io ti avrei definita in tale maniera? - allontana la mia mano dal suo viso, continuando a stringerla nella sua.
- Eh? Mi prendi in giro? - rimango di sasso sentendo la domanda.
- No, affatto. - ribatte con estrema serietà e, forse, pure una punta di nervoso.
Non saprei dirlo per certo, ora come ora. Presa dalle mille emozioni che mi turbinano nel petto.
- Mi hai mai sentito usare il termine "mia sorella", rivolto a te? O ti ho mai presentata ad altri come tale? - mi trapassa coi suoi profondi occhi blu.
I quali sembrano volermi inghiottire, mentre cerco di ricordare un episodio del genere da riportargli.
Con mia estrema sorpresa non ne riesco a recuperare nemmeno uno, pure nei miei più vecchi ricordi.
Solo scene dove è Shigeru a dire "nostra", ma nessuno di Takashi.
- No, vero? Questo perché non è mai successo. - continua a far domande ed a rispondere per me.
Mettendomi sempre più in confusione.
- Ma... che importanza ha questo? Non avrai usato il termine "sorella", ma... giusto un attimo fa mi hai definita parte della tua famiglia. -
- E da che mondo e mondo una famiglia è composta solo da fratelli e sorelle? - inarca un sopracciglio, portando la mia mano ad un soffio dalle sue labbra.
Rendendomi così ancora più difficile fare un ragionamento anche solo vagamente lucido.
- No, ma... - il suo respiro solletica la pelle delle mie nocche, facendomi schizzare i battiti a mille - T-Takashi... che stai cercando di dirmi? -
- Secondo te, cosa sto cercando di dirti? - volta il mio palmo verso l'alto, sfiorandolo appena tra una parola e l'altra.
Facendo bruciare ogni singola cellula del mio corpo, come se stessi prendendo fuoco dall'interno.
- I-I-Io... - sento d'essere rossa fino alla punta delle orecchie, mentre la ragione rassegna ufficialmente le dimissioni.
- Allora? - un sorriso divertito fa capolino sul suo volto, mandandomi ancora più in tilt.
Mi sta prendendo in giro?
Oppure è serio?
Di solito non faccio così tanta fatica a capirlo.
Diamine...
Restituiscimi un po' di autocontrollo!!
Così non va bene.
Mi sento ancora più in balia di te, pure più del solito.
- Taka, se vuoi farti tu la doccia, io ora ho fini...to. - lo sguardo mi cade su mio fratello, appena entrato nella stanza.
Che confuso sposta lo sguardo da me al biondo.
- Tutto ok? - domanda, vedendo Takashi allontanarsi dal bancone e... da me.
Permettendomi così di prendere una boccata d'aria.
In grado di restituirmi un briciolo di compostezza.
- Perché dici? - gli sorride, avvicinandosi a lui.
- Setsuna, stai bene? - lo ignora - Sei rossa come un pomodoro. -
- Lo sai com'è tua sorella. - marca con divertimento il "tua" - Si imbarazza sempre per nulla. -
- L'hai presa in giro come tuo solito? - lo vedo aggrottare la fronte, prima di voltarmi per lavarmi a caso le mani.
Solo per dar loro le spalle.
Così da non guardarlo in faccia durante la sua risposta.
Che faccio se risponde con un'affermazione?
Il mio cuore non ha mai battuto così forte prima d'oggi.
Era come sul punto di collassare per la troppa emozione.
Emozione causata dallo sguardo intenso di Takashi, che non ha vacillato nel mio nemmeno per un istante.
Guardandomi per quella che sono.
Come volevo.
Se ora dicesse che era tutta una presa in giro, non credo riuscirei a riprendermi.
Mi spezzerei.
Finirei di certo per frantumarmi in un milione di pezzi.
- Takashi? Mi vuoi rispondere? - insiste Shigeru - L'hai presa in giro? -
Ed è così che... percependo lo sguardo del biondo sulle mie spalle, tangibile come il tocco di prima, lo sento rispondere - Non stavolta. -
L'attimo dopo avanza verso il bagno - I miei oramai saranno a letto da un pezzo, vi sono grato della vostra generosità. Prima o poi riuscirò a pagarvi una bolletta dell'acqua, anche a costo di doverlo fare di nascosto. -
- Ti ho detto mille volte che non serve, sei come un fratello per me. Dovresti smetterla di fare tutti questi complimenti qua, è casa tua quanto nostra. - ridacchia Shigeru, rivolgendosi poi a me - Setsuna, tra quanto sarà pronto? Sto per svenire dalla fame. -
- Sarà in tavola giusto in tempo per il ritorno di Taka. - mescolo a sguardo basso lo spezzatino.
"Non stavolta." le parole del biondo continuano a risuonarmi in testa.
Non... stavolta.
Non mi stava prendendo in giro.
Era serio.
Più che serio, ma... che voleva dirmi con quel discorso?
Sono parte della sua famiglia, ma non come una sorella.
Allora... che membro sono?
Una cugina?
Diamine... sarebbe pure peggio così.
Però, qualcosa mi dice che non è nemmeno quello il mio posto, nel suo cuore.
Forse... posso finalmente concedermi di sperarci per davvero? Almeno un po'.
- Setsuna? Setsuna! - sussulto trovandomi di fronte il volto di Shigeru.
- Che c'è? - mi riscuoto dai miei pensieri.
- Ti ho chiesto se sei ancora arrabbiata con me. Ancora non ho capito che ti ho fatto. - sospira.
- No, non lo sono più. - sento l'umore migliorare istante dopo istante.
- Davvero? - s'illumina.
- Certo, ma... - afferro il coltello cominciando ad osservarne l'affilata lama - Se lo rifai di taglio a fette. - sorrido candidamente, per poi posare l'utensile nel lavabo.
- Eh? Che? Fare... cosa? - sbianca.
- Oh, in fondo al tuo cuore sai cosa. - prendo i piatti che Takashi mi ha preparato sul bancone, per riempirli.
Conoscendo il biondo sarà qui a momenti.
- Ah, non c'è niente di meglio di una bollente doccia, dopo una serata di lavoro. Grazie ancora. - ci raggiunge come previsto, con appeso al collo l'asciugamano utilizzato per levarsi l'eccesso d'acqua dai capelli.
- Allora avresti pure potuto startene in bagno più tempo. Ti preoccupi sempre troppo, per niente. - Shigeru decide di cambiare argomento.
Completamente incapace di capire di cosa io stessi parlando.
- Hai capito male, ho fatto una doccia lampo per arrivare qua il prima possibile. Il profumino dello spezzatino si sentiva fin dentro al bagno, tanto da farmi venire un'acquolina pazzesca. - si avvicina a me pacifico.
Come se la scena di prima fosse stata solo una mia allucinazione.
- Stavo giusto per mettere in tavola. - tento di comportarmi in maniera altrettanto normale.
- Che meraviglia! Non vedevo l'ora, il tuo spezzatino è il migliore del mondo. Supera addirittura quello di mamma, però... questo meglio non dirglielo. - ridacchia mio fratello, cercando di rabbonirmi.
- Tutto merito dell'ingrediente speciale, vero Setsuna? - Takashi si siede al posto che oramai è suo da quando eravamo bambini.
Affianco a mio fratello e di fronte a me.
- Eh? Che ingrediente speciale? - ci fissa confuso Shigeru, ma...
Io sono perplessa quanto lui.
- Ma ovviamente l'amore, no? Ogni buon cuoco e pasticcere deve metterlo, in ciò che prepara. Tu per primo dovresti sapere una cosa del genere. - scuote il capo il biondo, facendo cadere delle fredde gocce dalle sue ciocche.
- Hai perfettamente ragione! Infatti, non a caso, preparo i miei dolci sempre mentre penso alla mia adorata sorellina. - gli porge sorridente il suo piatto, mettendo in tavola pure il mio.
- Questo commento non ti porterà a farti perdonare, anche se non sono più arrabbiata. - mi siedo, dandogli la sua porzione.
- Ah! Quindi prima eri davvero arrabbiata con Shigeru! Lo sapevo! - scoppia a ridere Taka.
- A quanto pare, ma ancora non ne capisco il motivo. - sospira lui, dando il via ad una delle nostre tipiche serate.
Piene di risate, scherzi e racconti di come abbiamo passato la giornata.
Che come spesso capita si concludono con Shigeru che, stanco, crolla in tempi record sul divano.
- È andato. Più velocemente del solito. - commento, alzandomi per prendere una coperta da mettergli addosso.
- Già, ma in fondo è normale. Questo pomeriggio ha dovuto lavorare per due, visto che sono dovuto star via qualche ora. - risponde gelandomi sul posto.
Me n'ero quasi dimentica...
L'appuntamento.
Reprimendo gli istinti omicidi poggio la coperta su Shigeru, invece di usarla per strozzarlo.
Per poi voltarmi verso il biondo.
- Sono certa che l'ha fatto volentieri, dopotutto è stato lui ad organizzarti l'appuntamento, no? - sorrido molto più acidamente di come avevo progettato.
Dannazione...
Non riesco proprio a mentire, quando qualcosa mi irrita.
- Beh, per forza. Dopotutto per ora è lui il socio di maggioranza del nostro locale. È lui che cerca nuovi fornitori e clienti su larga scala. Con la scuola ancora in corso io non ne avrei il tempo materiale. - sospira, lasciando cadere la testa all'indietro.
- Fornitori? Clienti? - lo fisso confusa.
- Uhm? Sì. Perché mi sembri così perplessa? Oggi sono andato a parlare con una dei dirigenti di una ditta locale di farine. Per valutarne prezzi e qualità dei prodotti. -
- Ma... non dovevi andare ad un appuntamento? - sto in piedi affianco a lui come una scema.
- Sì, un appuntamento lavorativo. Perché mi sembra che stiamo discutendo di due incontri di natura completamente diversa? - alza il capo verso di me.
- S-Shigeru mi aveva detto di averti combinato un'uscita romantica con una tipa molto carina. Ha pure aggiunto che la trovava perfetta per come piacciono a te. - serro i pugni sull'orlo della maglia del mio pigiama.
Se prima mi stavo trattenendo dal far fuori mio fratello... ora non so che sto facendo.
Forse sono così sconvolta da non aver nemmeno la forza per voltarmi a spaccargli la testa.
- Ma che diamine...? Ecco perché ha mandato me oggi, invece di andare lui come suo solito! Mi sembrava che il suo modo di fare fosse sospetto. - scoppia a ridere - Che poi... perfetta secondo quale criterio? Lui nemmeno sa com'è il mio ideale di donna. -
- Ah, perché tu... hai un ideale? - mi sento stringere il petto.
- Mi pare ovvio, tutti hanno preferenze. Pure tu, di certo. Anche se Shigeru preferirebbe vederti intraprendere una vita da suora, in un monastero di sua proprietà. -
- Conoscendolo temo tu abbia ragione. - sospiro, costringendomi a non pensare se sono o no in linea con le sue preferenze.
Takashi è sempre stato il tipo di persona che guarda più la sostanza che l'aspetto, ma... anche così nulla gli vieta di preferire determinate cose.
È nella natura umana avere gusti diversi da persona a persona.
- Comunque prima o poi dovrà fare i conti con la realtà, hai quasi diciott'anni dopotutto. Un giorno ti innamorerai, ti fidanzerai, sposerai... sono cose che capiteranno, se sono nei tuoi progetti. -
- Perché... - la voce mi muore in gola per un attimo - Perché dai per scontato che io non mi sia mai innamorata, prima d'ora? -
- Uhm? Che stai dicendo? Si può sapere perché oggi continui a mettermi in bocca cose che non ho detto? - mi fissa storto, facendomi tornare in me.
Effettivamente...
La sua frase non esclude l'eventualità che io sia già innamorata.
Che palle... oggi sono proprio lunatica.
Mi devo dare una regolata o finirò per retrocedere, invece che progredire.
- Scusa, non è giornata. - sospiro, avvicinandomi - Dovresti asciugarti i capelli prima di tornare a casa o rischi di prenderti un malanno. - allungo le mani verso la sua testa, affondando le dita tra le sue ciocche ancora molto umide.
Cosa che lo fa scattare a guardarmi sorpreso.
- Oh cielo... s-scusa... - salto indietro, non abbastanza velocemente.
Con un rapido gesto mi afferra i polsi, tenendomi praticamente ammanettata a lui.
- Oggi sei davvero audace. - mi osserva da cima a fondo - Di solito eviti di toccarmi così spudoratamente. -
- Eh? Che stai... io... è una tua... - non riesco a trovare le parole.
Io sono audace? Io?!?!
E di lui che dovremmo dire?
Questa situazione... o quella di prima...
Nessuna delle due è classificabile come contatto normale.
Non di quelli che di solito abbiamo.
- Setsuna? - abbassa il tono, tirandomi verso di sé.
I nostri volti ad un palmo dal naso.
I suoi occhi che mi scavano fin nell'anima, cercando di farmi cedere.
- S-Sì? - sento di non avere più scampo.
Un solo segno e cadrò ai suoi piedi, persa d'amore più che mai.
Me ne serve solo uno, per darmi il coraggio di confessargli i sentimenti che ho nascosto per tutti questi anni.
Eppure, ad uscire dalle sue labbra, subito dopo, non sono parole d'amore.
Tutt'altro.
Con voce ancora più suadente riesce a pronunciare con serietà una domanda assai senza senso, per il momento magico che sembrava esserci.
Una domanda in grado di raffreddare anche lo spirito più ardente.
- Li hai finiti i compiti per domani? -
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