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Capitolo V

- Sciarpa, sacca, abbonamento del treno, blocchi per appunti e schizzi, astucci... uhm... spero di non aver dimenticato niente. - controllo per la terza volta il tutto, davanti alla porta di casa.

Oggi è il primo giorno di lezioni e dire che sono tesa è un eufemismo.

Come mi troverò?

Riuscirò a fare amicizia facilmente?

Come saranno gli insegnanti?

- Ah... basta con queste ansie o finirò per arrivare in ritardo in stazione. - mi decido finalmente ad uscire.

- Cominci anche tu oggi? - vengo fermata da Norio, dietro di me.

- Quindi anche le tue lezioni iniziano oggi. - constato.

Dopo la sua chiacchierata con Koyuki non l'ho più visto.

Non so, forse dovrei scusarmi.

Non vorrei che pensasse che è una tipa fastidiosa od invadente.

Lei era solo preoccupata per me.

- Curiosa la tua amica, a quanto pare la gente strana ne attira di simile. - commenta per primo, con fare divertito.

Ok, dopo questo, col cavolo che mi scuso.

- Quindi... anche tu sei strano. Altrimenti, usando il tuo ragionamento, mi staresti ben lontano. -

- Sono il tuo vicino, difficile starti lontano. - ghigna.

- Tutte scuse. - faccio spallucce.

- Oggi oltre che strana, sembri piuttosto agitata. Tesa per l'inizio scuola? - mi osserva fin troppo attentamente.

- Mi pare ovvio! Tu non eri agitato, al tuo primo giorno? - scatto in automatico.

Solo notando la sua espressione stupita mi rendo conto di essermi di nuovo lasciata trasportare.

Che cosa strana.

Era da parecchio che non riuscivo ad essere così spontanea con un ragazzo.

Chissà, forse lui mi fa stare tranquilla per il fatto che non temo un suo possibile interesse.

Beh, in realtà mi sento calma solo quando evita di toccarmi. Non sempre.

Alla mente mi torna il suo gesto gentile, quando azzeccai quasi tutta la strada per scuola.

- Ayako? Ci sei? Prima mi fai una domanda e poi ti perdi nei tuoi pensieri? Non è educato. - sventola una mano davanti alla mia faccia - Tra l'altro, il treno è pure arrivato. -

- Oh, scusa. Dicevi? - ci apprestiamo a salire sul vagone.

- Certo che sei proprio una corda di violino. Dicevo che a me non è importato poi molto del primo giorno. M'interessava solo buttarmi a capofitto nelle materie che più mi piacevano. -

- Questo non mi è di molto aiuto. - sospiro.

Effettivamente dovevo immaginare che non fosse la miglior persona a cui chiedere.

Non mi ha dato l'impressione di essere uno che si cura poi tanto di farsi delle amicizie, il che è un po' triste.

"Per questo mi sento più disponibile nel volerla aiutare, da buon vicino ed amico." tornano a galla le sue parole a Koyuki.

Chissà se, oltre a considerare me sua amica, c'è qualcun'altro con tale titolo.

Mi piacerebbe sapere di chi si tratta.

- Ok, ora la smetto di parlare. Tanto non mi ascolti. - sbuffa prendendo un libro, come fece quella volta.

- Eh? Scusa, davvero. Mi sono distratta. Non volevo essere maleducata. - mi sento terribilmente in imbarazzo.

Come si fa a chiudersi così tanto nei propri pensieri da non rendersi conto che stanno parlando con te?

- Lo dirò solo stavolta, cerca di drizzare le orecchie. - sorride divertito - Non dovresti pensare così tanto a questo giorno, ma fare come feci io al tempo. Non per menefreghismo nei confronti di compagni ed insegnanti, ma semplicemente perché, concentrandoti su ciò che ti piace, ti sarà più facile rilassarti. Poi come già detto... sei una persona strana che attira i suoi simili, perciò penso che farai amicizia in fretta. -

- Oh, questo sì che è confortante. - ribatto con fin troppo stupore.

- È incredibile come, pure i complimenti, sembrino insulti se pronunciati dalle tue labbra. - inarca un sopracciglio.

- Non è colpa mia, sei tu che ti sei presentato in maniera pessima. - ridacchio.

Ci sono alcuni momenti, come questi, in cui mi sento davvero come fossi con un amico.

Senza alcun accenno di disagio.

- Senti chi parla. Tu mi hai dato del rapitore! -

- E tu della fan pazza a caccia della tua casa. - rilancio.

- Touché. - ridacchia.

Come una sciocca mi soffermo un attimo di troppo a fissarlo.

- Che c'è? - domanda confuso.

- Sai, dovresti ridere più spesso. Ti fa più umano. - mi avvento sulla brioche che mi ero portata dietro.

Prima di partire ero troppo agitata per riuscire a far colazione.

- Da rapitore ad alieno. Non so se è un'evoluzione positiva o meno. - riflette fin troppo seriamente.

- Se vuoi restare sul gradino rapitore io non ho obiezioni. Ti devo ancora comprendere per bene. -

- Chi ti ha detto che ti lascerò decifrarmi? - mi si avvicina fin troppo, facendomi quasi andare di traverso il boccone.

- C-Che? -

- Alzati, siamo arrivati. - ride del mio panico.

Antipatico.

Quando fa così è davvero fastidioso.

- Mi sembri più calma, adesso. - commenta mentre ci avviamo verso le nostre scuole.

- Eh? - mi sconvolgo scoprendo che ha ragione - È vero, mi sento più rilassata. Chissà come mai. -

- Mi pare ovvio, è perché sono un ottimo dispensatore di consigli. - si autocompiace.

- Hai dimenticato di aggiungere "egocentrico". - ridacchio.

Anche se in realtà... è seriamente merito suo.

- Da qui sai proseguire da sola, vero? In ogni caso basta che mi stai dietro, anche se a distanza. - scatta ad un certo punto, arrivati quasi a destinazione.

- Eh? Sì, ma... ah, giusto. Devo fingere di non conoscere l'idolo della facoltà di legge. -

- Smettila di chiamarmi così. - mette un adorabile broncio, che lo rende molto più affine alla sua giovane età.

- Se stessi sbagliando titolo "nobiliare" non dovrei fingere di non conoscerti. -

- Guarda che il mio non è mica un ordine. Ti ho solo dato un consiglio, per far sì che tu non venga importunata. -

- Cosa dovrei temere? Occhiatacce da parte delle tue fans? Ho passato di peggio. -

- Non scherzarci su. Quelle non sono normali. - sbuffa - Soprattutto la mora che hai visto la volta scorsa. -

- Beh, allora è perfetto. Dopotutto pure io non sono normale, per te. - ridacchio.

- Ti ho detto di non scherzarci. -

Wow, che sguardo infastidito.

È pure peggiore di quello che vidi durante il nostro primo incontro.

E dire che avevo pure pensato fosse la sua ragazza.

- Prova a ragionarci un attimo. Se scoprissero che sei la mia vicina potrebbero tentare di seguire te per trovare casa mia. Potrebbero anche braccarti per avere informazioni su di me od addirittura miei effetti personali, presi di nascosto. -

- Effettivamente... - inizio a rendermi davvero conto del tutto.

Fin'ora ho sempre dato per scontato che fossero gli uomini quelli più pericolosi, ma nemmeno noi donne scherziamo.

Soprattutto quelle che si comportano da ossesse.

- Aspetta. Tuoi effetti personali? Ti è già capitato, prima d'ora? - realizzo a pieno tale dettaglio.

- Preferirei non parlarne. - inizia a fissare la strada col cipiglio.

- E poi dici di non essere un idolo. - scuoto il capo sconvolta.

Chissà se ha mai provato paura a subire certe cose, non è una cosa piacevole.

Forse siamo più simili di ciò che pensavo.

- Senti... - mi faccio coraggio - Ti è mai capitato di... - purtroppo la mia domanda viene bloccata prima di essere completata.

- Da qua devi davvero proseguire dietro o davanti a me. Ci vediamo in stazione, dopo le lezioni. -

- Non c'è bisogno che mi accompagni sempre. Koyuki si preoccupa troppo. - sospiro.

- Uhm, come vuoi. Vorrà dire che ci vedremo se capiterà. - si guarda attorno sospettoso.

Conosco bene quel modo di fare.

- Ok, allora... buona giornata. -

- Grazie, anche a te e buon inizio. - mi lancia una furtiva occhiata per poi superarmi di tre metri.

Accidenti...

Devo sbrigarmi anche io!

Correndo riesco ad arrivare per un pelo in aula.

Uhm...

Ora sono di nuovo agitata.

Che faccio?

Mi siedo in un posto isolato?

- Cavoli... sono così agitata! -

Solo in un secondo momento mi rendo conto di non essere stata io a dirlo.

Al mio fianco c'è una ragazza con i capelli a caschetto biondi, con varie ciocche rosse qua e là.

Nel suo sguardo c'è la mia stessa ansia.

- Oh, ciao. - incrocia il mio sguardo.

Cavoli, mi sa che la stavo fissando.

- Ciao. -

- Non è emozionante? Sono anni che sogno di frequentare quest'accademia ed ora sono davvero qui. Il cuore mi batte a mille, ma sono anche super in ansia. E se fossi una schiappa? Io non ho intenzione di smettere con la mia passione. Desidero che questa diventi una meravigliosa esperienza di vita. - inizia a parlare a raffica.

Ma... come fa a non essere rimasta senza fiato?

Mi sento io a corto d'aria per lei.

- Oh, scusami. Quando sono agitata parlo a macchinetta. Io sono Emi, tu come ti chiami? - mi tende una mano.

- Ayako, piacere. -

- Ti va di sederci? Inizio a sentirmi osservata. - si guarda attorno in imbarazzo.

- Ok. - la seguo.

Norio aveva ragione.

Ho trovato qualcuno con cui parlare senza problemi.

- Non trovi anche tu che questa scuola sia uno splendore? In pochi anni sono riusciti a renderla sia famosa che degna di tale nomea. -

- Eh? Di cosa parli? - la fisso confusa.

- Uhm? Non lo sai? Fino a sei anni fa questo edificio era l'università di economia. -

- Davvero? E com'è diventata l'accademia d'arte più famosa del paese? - ribatto curiosa.

Io ho sentito nominare la Sen-Iro, per la prima volta, alle superiori. Dall'insegnante del club.

Ne aveva parlato così tanto dettagliatamente da non farmi mai pensare nemmeno vagamente che fosse un'accademia così giovane.

- La Sen-Iro esiste da molto tempo, ma è sempre stata una scuola di livello medio-alto. Quando la facoltà di economia ha deciso di trasferirsi in un luogo più grande ne ha approfittato per spostarsi qui. D'allora si è impegnata per formare in maniera sempre più completa i futuri artisti del paese, arrivando in due anni al titolo di miglior accademia d'arte. - mi spiega.

- Wow, ora mi sento ancora più emozionata all'idea di essere stata ammessa. -

- Vero? - ridacchia la ragazza.

- Scusate, vi dispiace se mi siedo accanto a voi? Ah! Emi, alla fine sei stata ammessa anche tu! -

Voltandomi vedo un ragazzo dai capelli castani osservarci con fare stupito.

- Ichiro! Non sapevo volessi iscriverti qui! Ehi! Che vuol dire la tua ultima frase? - scatta offesa.

- Non eri arrivata in ritardo il giorno dell'esame? Temevo non te l'avessero fatto fare. Non era certo un'offesa la mia, comunque... posso sedermi? Gli altri mi sembrano tutti un po' con la puzza sotto il naso. - abbassa il tono di voce, per l'ultima parte.

- Nessun problema, vero Ayako? - si volta verso di me, con un enorme sorriso.

- Eh? No. Prego... - ringrazio il cielo che ci sia Emi tra me e questo ragazzo.

Appena l'ho visto ho avuto un brivido.

- Il tuo nome è Ayako? Io sono Ichiro. - mi tende la mano.

- Sì, piacere. - la stringo cercando di non mostrare il mio disagio.

- Ayako, stai bene? Mi sembri pallida. - scatta subito Emi.

- Sì, io... credo sia meglio che vada un attimo al bagno. Mi gira un po' la testa. -

Ho bisogno di prendere aria.

- Ti accompagno. - Ichiro si alza senza esitazione.

- Che vuoi fare al bagno delle donne? Vado io con lei. - Emi lo fa sedere e... meno male, aggiungerei.

- Ayako, forse esagero, ma... sei sbiancata quando è apparso Ichiro, mi sbaglio? - mi guarda preoccupata, mentre mi rinfresco il viso.

L'acqua fredda subito mi fa stare meglio.

- Ecco... non mi trovo molto a mio agio con i maschi. -

Soprattutto se mi fanno venire i brividi.

- Beh, ma con Ichiro puoi andare tranquilla. Lo conosco da anni, eravamo nello stesso club alle superiori. È un ragazzo a posto. - mi sorride rassicurante.

Sembra così convinta.

Io invece non lo sono ancora del tutto, però...

Però cosa?

E se succedesse di nuovo?

L'ultima volta in cui ho ignorato il mio istinto non è finita bene.

- Te l'assicuro. In ogni caso ti prometto che non ti lascerò mai sola con lui, se ti senti così tanto a disagio. - insiste Emi.

- Grazie. - mi limito a dire.

Forse Ichiro non è il miglior ragazzo del mondo, ma non è detto che sia come il mio ex.

Inoltre, sono stanca di farmi condizionare in questa maniera, dal genere maschile.

Devo iniziare a reagire.

Affrontare le mie paure.

Sì, ok. Farò così.

Col sorriso mi rivolgo ad Emi - Torniamo in classe? -

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