Capitolo III
- Hai già messo in pratica il mio suggerimento? - mi domanda, restando alle mie spalle.
- Che suggerimento? - cerco di ricordare esattamente la direzione da prendere.
- Quello di fingere di non conoscermi. -
- Ah, quello. Per me è lo stesso. - gli do poca corda.
Arrivata al parco con la fontana, dovevo girare a destra o sinistra?
- Perché corri, sei forse in ritardo? - insiste con le domande.
Come mai è così loquace, proprio ora che ho bisogno di silenzio?
Non poteva comportarsi così prima, quando mi sentivo a disagio?
- Potresti star zitto un attimo? Non riesco a pensare. -
- Ah, ho capito! Stai cercando di starmi davanti, per poter valutare quanto ricordi della strada da percorrere. Ho indovinato? - si affianca a me senza fatica.
- Sei fastidioso. - ribatto semplicemente, mica voglio dargli soddisfazione.
- Lo prenderò come un sì. - ridacchia, ma al mio sbuffo infastidito - Ok, cercherò di lasciarti fare. - arretra alzando le mani con fare divertito.
Minuto dopo minuto sento la meta sempre più vicina.
Ne sono certa, per ora sta filando tutto liscio.
- Ehm... - mi blocco sentendo il moro in procinto di dire altro.
- Che c'è, ora? - mi volto col nervoso.
- Sei stata brava fino a qui, ma a questo bivio dobbiamo andare a destra non a sinistra. - mi indica la giusta direzione.
- Lo stai facendo apposta? Non è che si va all'accademia anche andando a sinistra? - l'osservo guardinga.
- No, per di là c'è il centro commerciale. Però, se non mi credi puoi pure seguire quella direzione. - mi sfida con lo sguardo.
Devo credergli?
Uhm... mentire non avrebbe senso.
Anche lui deve andare a scuola.
Non credo voglia perdere tempo solo per prendermi in giro.
Alla fine, decidendo di credergli, scelgo la via di destra.
- Ma... eravamo proprio a due passi dall'arrivo. - rimango di sasso vedendo i due edifici.
In quell'istante mi trovo a sconvolgermi ancora di più, quando la sua mano si poggia sulla mia testa.
- Avevo detto che eri stata brava. - mi sorride.
Che diavolo...?
- G-Grazie! - arretro per sfuggire a quel tocco.
Che gli è preso all'improvviso?
Non doveva farlo.
- Che devi fare all'accademia? - domanda tranquillo, come niente fosse.
- P-Perché? - mi sento terribilmente a disagio.
- Aspetto che tu finisca per farti tornare a casa senza strane deviazioni. Io non ho molto da fare qui, solo guardare gli orari e le aule. -
- Io non ti ho chiesto nulla. - aggrotto la fronte diffidente.
Non era stato lui a dire che non dovevo disturbarlo? E soprattutto fingere di non conoscerlo?
- Non vorrei avere pesi sulla coscienza, in caso ti perdessi. -
Adesso sono offesa.
- Posso farcela da sola, l'hai visto da te. -
- Va bene. Come vuoi. - fa spallucce per poi avviarsi verso l'entrata.
Toccandomi i capelli controllo che non mi abbia spettinata, ma in fine rimango come una scema a tenermi la testa.
Non mi aspettavo minimamente un gesto del genere.
- Norio!! - sussulto sentendo una voce femminile urlare il suo nome, alle mie spalle.
L'attimo dopo vedo una tipa corregli dietro tutta felice.
Quel tizio... ha la ragazza!
Certo che poteva dirmelo prima di fare gesti così ambigui.
Un attimo...
Che?
Perché dovrebbe importarmi se ha la ragazza?
In fondo si è solo offerto di aiutare la sua vicina. Nulla più.
E poi... perché sono così tanto irritata?
Non mi capisco e non comprendo nemmeno lui.
- Non ho tempo per un idiota del genere. - mi avvio a passo spedito verso la mia destinazione.
Questa scuola è una meraviglia.
Trasuda arte da tutte le parti.
Nel giardino, subito davanti all'ingresso, ci sono le statue realizzate da alcuni studenti.
Dalle finestre del primo piano intravedo vari strumenti, probabilmente appartenenti alle aule di pratica.
Fino a questo momento non ero mai riuscita a guardare a fondo questo posto.
La prima volta che ci sono venuta è stato per l'esame ed ero così tesa che non ricordo praticamente nulla.
La seconda invece è stato per iscrivermi ed anche lì, ero più preoccupata per altro.
Stavolta invece posso assaporare con gli occhi ogni centimetro che mi si para davanti.
Di quello scemo, nella mia testa, non c'è più traccia.
- Questi sono gli orari con le aule, dietro c'è la mappa della scuola. Questo invece è il regolamento. - la segretaria mi riempie di carte.
- Ok. - annuisco emozionata - Posso fare un giro per l'accademia? Prima di andarmene. -
- Basta che non entri nelle classi. -
- Va bene. - la saluto prima di andare.
Usare i nomi dei più famosi artisti del mondo, per segnare le aule, è un tocco davvero di classe.
Ed i laboratori? Quelli sono nominati come i titoli delle loro opere più note.
Geniale.
Non vedo davvero l'ora di cominciare le lezioni.
L'unica materia che un po' mi spaventa è scultura.
Non sono mai stata un granché, l'insegnante responsabile del club mi diceva sempre che non avevo carattere.
Spero tanto di non trovarmi in difficoltà.
- Sei stata veloce. -
- Ma... cosa? - sussulto trovandomi Norio appena fuori dal portone.
- Ti avevo detto che ti avrei aspettata. -
- Ed io avevo detto che non ce n'era bisogno. -
- Andiamo? - ignora bellamente la mia frase.
Possibile che compaia ogni volta in cui voglio starmene tranquilla per conto mio?
È tutto il giorno che va così.
Però sento che non lo sta facendo per essere invadente. Vuole solo essere cortese, anche se nel suo strano modo.
- Potevi dirmelo che dovevo fingere di non conoscerti per non far ingelosire la tua ragazza. In ogni caso non credo sia corretto, e tanto meno sensato, nasconderle l'esistenza della tua vicina. - sputo fuori acidamente.
Non pensavo, ma sono ancora molto irritata con lui.
- La mia ragazza? Di chi parli? -
- Della mora che prima ti è corsa dietro con occhi adoranti. - non riesco a modificare il tono sprezzante.
- Ah, ora ho capito di chi parli. Non è la mia ragazza, io sono single. T'interessa? - mi si avvicina ghignando.
- Ti piacerebbe! - ringhio per poi superarlo.
- Ehi, aspettami. - mi segue.
Continuando a camminare velocemente lo ignoro.
- Stavo scherzando. So che non sei interessata a me, proprio per questo riesco a parlare con te in maniera così spontanea. - tiene il mio passo senza problemi.
- In che senso? - cedo smettendo di stare in silenzio tombale.
- Non sopporto le ragazze troppo insistenti ed appiccicose, ma stranamente loro non fanno altro che accerchiarmi. Anche se cerco di tenerle lontane. -
A quelle parole una lampadina si accende nella mia testa.
- Sei uno di quegli idoli delle scuole, con uno stuolo di fans pazze? -
- Non sono un idolo, solo un normale studente. - mi guarda incredibilmente storto.
Devo averci preso alla grande.
- Aspetta! È per questo che pensavi che stessi cercando casa tua? Mi hai scambiata per una di quelle esaltate? - scatto sconvolta, realizzando la cosa.
- Lo scorso anno ho dovuto star fuori casa, ogni giorno, per più tempo del necessario. Tutto per non far scoprire dove abito. - sbuffa esasperato, come se stesse provando le medesime emozioni negative di quei momenti.
Quelle ragazze lo hanno... stalkerato?
- Cercavano... di scoprire... dove stavi? - sento la mia gola seccarsi.
- Ehi, Ayako? Stai bene? - mi afferra per un polso, facendomi fermare.
Nel suo sguardo c'è preoccupazione, ma la sua presa mi ha mandata nel pallone più totale.
Liberandomi bruscamente - S-Sto bene. -
- Sei sicura? Sei bianca come un lenzuolo. Forse è meglio sederci. - mi indica una panchina.
Che mi sta prendendo?
Lui non è qui.
Quello al mio fianco è Norio.
Ayako... calmati.
Chiudendo gli occhi inizio a prendere dei profondi respiri.
Va tutto bene.
È Norio.
- Ayako? - mi chiama nuovamente.
Fin'ora non mi aveva mai chiamata per nome.
Fa uno strano effetto sentirlo pronunciare dalla sua voce, però mi aiuta a far capire alla mia testa che è Norio, non lui.
Tirando un ultimo sospiro riapro gli occhi - Va tutto bene. - gli sorrido ora più serena.
Lui però non è per nulla convinto.
Guardandomi severamente - Siediti. -
Annuendo eseguo.
Devo essergli sembrata davvero strana stavolta.
Dalla sua espressione temo di averlo fatto preoccupare parecchio.
Effettivamente... anch'io mi sarei agitata, se fosse capitato a lui d'avere un attacco di panico.
Accidenti...
Così non va.
Stava andando tutto così bene.
Erano almeno quattro mesi che non ne avevo uno, anche se... questo sono riuscita a bloccarlo sul nascere.
- Tieni. - sbatto furiosamente le palpebre, vedendo davanti al mio naso una bottiglietta d'acqua.
- Grazie. - l'accetto senza domande.
Norio, a sua volta, non me ne porge. Rimanendo in silenzio accanto a me, a bere la sua di acqua.
Non me l'aspettavo.
Sa essere anche discreto quando vuole.
- Quando ho capito che mi ero sbagliato e che non stavi cercando casa mia, mi sono sentito molto in imbarazzo. Per questo ho voluto accompagnarti alla via, mi sentivo in colpa. - confessa dal nulla.
Oh, interessante.
Quindi è stato questo il motivo per cui ieri è stato così tanto insistente.
- Non sembravi affatto in imbarazzo. - riporto alla mente tali ricordi.
- Un avvocato non deve mostrarsi in difficoltà nemmeno quando lo è. -
- Stai studiando per diventare avvocato? - mi sento sempre più tranquilla.
Probabilmente ha cominciato a parlare proprio per questo.
- Sì. - si limita a rispondere.
Forse non vuole dirmi il perché delle sua scelta?
Beh, in fondo non sono affari miei.
Ho anch'io cose che non mi va di raccontare, a qualcuno appena conosciuto.
- Te la senti di proseguire verso casa, ora? - si alza dopo svariati attimi di silenzio.
- Certo, grazie per l'acqua. Ti rendo i soldi. - inizio a trafficare nella borsa.
- Muoviti dai. - m'ignora avviandosi.
- Ehi, aspetta, i soldi. - lo seguo col portafoglio in mano.
- Smettila di dire sciocchezze ed avviamoci. Non ho bisogno di farmi restituire qualche spicciolo. -
- Ok, ma... è tutto a posto? - cerco di studiare il suo volto.
Rispetto a prima mi sembra molto più... chiuso.
- Lo chiedi tu a me? - inarca un sopracciglio.
- Io sto bene, adesso. Grazie. - gli sorrido sinceramente grata.
- Ottimo, ti dispiace passare con me in libreria, prima di tornare? Devo ritirare un libro che ho ordinato. -
- Nessun problema. A pensarci bene, io dovrei fare un salto al supermercato. Koyuki mi potrebbe uccidere se scoprisse che vado avanti a cibi pronti o surgelati. - rifletto - Ah, Koyuki è la mia migliore amica. - aggiungo come sentendo il bisogno di spiegarlo.
- Non te l'avevo chiesto. - gli aleggia un mezzo sorriso in volto.
Interessante, sembra che gli stia passando.
Più ho a che fare con questo ragazzo più mi sento come quando devo trovarci il dritto nelle mappe.
Un momento riesco a sopportarlo senza problemi, quello dopo mi fa saltare i nervi per poi finire a sorprendermi con una sua inaspettata gentilezza.
Ieri non mi sarei mai aspettata di andare in giro a far spese con lui.
Sono davvero sorpresa, pure di me stessa.
Però non mi dispiace questa svolta.
Chissà, forse, più passerà il tempo più riuscirò ad andarci d'accordo.
Da buoni vicini.
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