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Capitolo I

Come sono felice.

Sono finalmente riuscita ad andarmene.

Da oggi comincia la mia seconda occasione.

Mi sono iscritta all'accademia dei miei sogni.

Ho un appartamento tutto per me.

Vivrò una vita lontana da quella parte del mio passato che non voglio ricordare.

Tutto sarà perfetto.

Mi aspettano tante giornate piene di felicità e pace.

O meglio...

Questo è ciò che vorrei poter dire.

Purtroppo mi sono persa.

Alla grande, aggiungerei.

Eppure... scesa dal treno ho seguito tutte le indicazioni che papà mi aveva segnato.

Se penso che si era anche disturbato a mettermi punti di riferimento, accessibili pure ad una come me.

Una di quelle con zero senso d'orientamento.

Ok, forse nel mio caso sono pure sotto lo zero.

Ah... sento già il mio fratellino Haruo mentre mi prende in giro, dopo che avrà scoperto questa storia.

Devo trovare in fretta la giusta direzione, così da non doverglielo raccontare nemmeno per sbaglio.

Sbuffando continuo a girarmi tra le mani la mappa.

Che l'abbia guardata storta?

No... sono io ad essere una frana.

Maledizione...

Ci fosse almeno mezza anima viva in giro.

Ho pure già sorpassato la zona con i negozi, pertanto mica posso mettermi a suonare campanelli a caso, in cerca di aiuto.

Sembrerei troppo sospetta.

- Forse dovevo accettare l'offerta di mamma di accompagnarmi. - sospiro.

Lei ed Haruo erano certi che sarebbe finita così, solo mio padre aveva fiducia in me.

"Mi dispiace papà, sono davvero irrecuperabile." mi abbatto sospirando nuovamente.

Possibile che sia così difficile trovare il mio appartamento?

Ci sono pure già stata una volta, quando sono andata a vederlo coi miei.

E non ci siamo arrivati in macchina, proprio perché volevano già aiutarmi con la strada.

Però... temo di non essermi concentrata molto, quel giorno.

Ero troppo agitata e presa dall'idea di essere riuscita ad entrare in una delle più prestigiose accademie di belle arti del paese.

- Ah! Che due scatole! Dove cavolo sta via Hanabi?! - batto i piedi a terra, ormai esasperata.

Perché il mondo non può avere solo vie principali, senza viuzze, svincoli e tutto ciò che mi fa perdere?

- Per quale motivo cerchi via Hanabi? - sussulto sentendo una voce maschile alle mie spalle.

Perfetto!

Ci mancava giusto una figura da pazza che urla da sola.

Voltandomi piano - Non si preoccupi. Posso fare da sola. - evito d'incrociare il suo sguardo.

Non mi piacciono gli sconosciuti, soprattutto se uomini.

- Veramente la mia domanda era un'altra. Non ti ho chiesto se hai bisogno d'aiuto, ma perché cerchi quella via. -

Sentendo il tono, quasi acido, del tipo comincio ad infastidirmi a mia volta.

Ma che modi sono?

- Nulla che la riguardi. - torno a voltargli le spalle.

Devo riuscire a trovare la strada.

Le lezioni cominciano la settimana prossima ed io ho una marea di scatoloni da svuotare.

Papà mi ha fatto il favore di portarmeli in appartamento qualche giorno fa, così da non dover chiamare una ditta di traslochi.

E poi... come se non bastasse devo pure acquistare varie cose, tra cui alcuni mobiletti, pentole e stoviglie, qualche completo in più per il letto...

Insomma, non ho assolutamente tempo da perdere.

Se vado avanti così, oggi, non potrò nemmeno fare un salto all'accademia per portare l'assegno della retta.

- Una mappa? Non vedevo qualcuno usarne una da anni. Ormai tutti utilizzano i navigatori sui telefoni. - il tizio continua ad importunarmi.

Cielo... ed io che pensavo che se ne fosse andato via, invece è ancora qui...

- Mi scusi, può proseguire per la sua strada? Avrei da fare. - ribatto sempre più seccata.

Non capisco cosa voglia da me.

Se ci sta provando... ha scelto il tono più sbagliato per attaccare bottone.

C'è però da dire che nemmeno quello giusto avrebbe sortito qualche effetto su di me.

- Uhm... approccio interessante. Non mi era mai capitato. Questo però non toglie che detesto tale genere d'invasione della privacy. -

- Lei lo detesta? Mi è praticamente addosso! - faccio tre passi avanti, per non dover più sentire il suo fiato sulla nuca.

Sto cercando con tutta me stessa di non cedere all'ansia. Il nervoso che mi provoca il suo tono è, per ora, il motivo principale per cui non sono ancora scoppiata.

- Senti, smettila di darmi del lei. Tanto lo so che mi conosci. Sei pure riuscita ad avere informazioni estremamente dettagliate. - scatta più secco.

Ma... che problemi ha questo tizio?

E di cosa diavolo sta parlando?

Stufa decido finalmente di voltarmi verso il ragazzo che mi sta tanto addosso.

Se c'è qualcosa che mi mette terribilmente in agitazione è proprio l'avere un maschio che non mi lascia il mio spazio.

Tutta la mia ansia si volatizza però per un secondo, appena lo vedo.

Il tizio in questione deve avere più o meno la mia età, è alto almeno venti centimetri più di me, ha dei capelli ribelli neri come la pece e degli intriganti occhi grigi.

Non mi aspettavo un tipo del genere.

Sembrava quasi uno scorbutico uomo di mezz'età.

A farmi tornare nervosa, dopo l'istante di sorpresa, è il suo fastidioso cipiglio, in attesa di una mia risposta.

È davvero un soggetto acido.

- Non ho idea di cosa tu stia dicendo. Mi sono appena trasferita in zona, non ti conosco minimamente, mi sono persa, mi stai infastidendo e... perché diavolo dovrei sapere chi sei? - incrocio le braccia sostenendo il suo sguardo.

Ho promesso a me stessa di combattere contro le mie paure ed è ciò che sto facendo.

Un tempo non sarei mai riuscita a rispondere così a tono.

- Ti sei appena trasferita? - ripete guardingo.

- Non sono affari che ti riguardano. - realizzo la precedente informazione.

Che tipo odioso.

All'inizio pensavo volesse aiutarmi o provarci, ma... è solo un vanesio arrogante, di quelli che pensano che tutto giri attorno a loro.

Con ciò, non voglio intendere che avrei preferito il tentativo di rimorchio.

Non sono minimamente interessata ad avere una relazione.

- Di che anno sei? Che università frequenti? - sputa fuori all'improvviso tali domande.

- Eh? Dico... sei pazzo? Nemmeno so come ti chiami e dovrei dirti il mio anno ed indirizzo di studio? È così che spariscono le giovani studentesse ingenue. - ripeto a macchinetta l'ultima frase. Tipica di mia madre.

Per tutto il mese precedente gliel'ho sentita ripetere almeno tre volte al giorno.

Era davvero preoccupata per il mio trasferimento, dopotutto sono a ben tre ore di distanza dalla mia casa natia.

- Ti sembro forse un rapitore? - il suo sguardo muta a divertito.

- No, solo un irritante ed arrogante ragazzo. Però non conoscendoti potresti anche esserlo. In fin dei conti certa gente si finge chiunque. Anche se... credo tu debba rivedere il tuo atteggiamento, il tono che usi fa scappare le donne col nervoso. - rispondo fin troppo onestamente.

- Interessante. - annuisce per chissà quale motivo.

L'istante dopo mi ruba la mappa dalle mani.

- Che diavolo fai? - cerco di riappropriarmene.

- Ti indico la strada. - la chiude cominciando a camminare.

- Lo conosci il significato della parola indicare? Questo è accompagnare ed io non ne ho bisogno. - l'agitazione cresce sempre più in me.

Cielo...

Questo comportamento è pure peggio del precedente.

Mi fa tornare a galla orribili ricordi. E mi rende più difficile sostenere il tutto.

- Per favore, restituiscimi la mia mappa. Mi basta una spiegazione concisa, ci posso arrivare da sola alla via. - mi chiudo istintivamente su me stessa, cercando però di non mettermi a tremare.

- Ehi, che ti prende ora? Ti senti male? - si ferma guardandomi quasi preoccupato.

- La mappa... - ripeto solo.

Al che finalmente me la rende.

- Scusa, ho pensato fosse più facile così. Non volevo spaventarti, non sono un rapitore. Solo... uno che abita nella tua stessa via. - il suo tono si addolcisce.

Dopo un attimo di confusione sento la calma tornare in me - Cosa? - viene sostituita dallo stupore.

- Sì, l'ho capito dal tuo urlo e dalla zona segnata sulla mappa. Guardandola, prima, ho pensato mi conoscessi, perché l'area cerchiata è davvero vicina alla mia abitazione. Però non si può fingere una reazione come la tua. - mi spiega.

- Perché mai pensavi che stessi cercando casa tua? - comprendo il suo precedente timore.

- Non importa, ora. Vuoi raggiungere la tua destinazione o no? Perché... io avrei anche altri impegni. - mi indica la strada davanti a noi.

Questo tizio non mi convince ancora del tutto, ma... antipatia a parte, non credo sia un cattivo soggetto.

Ed io, ormai, queste cose le percepisco a pelle.

- Va bene. Ti ringrazio dell'aiuto. - faccio un breve inchino.

L'idea di proseguire con lui non mi entusiasma per niente, ma se non lo seguissi probabilmente ci metterei ore a trovare il mio indirizzo.

Cominciamo così a camminare in silenzio per una decina di minuti, fino a quando...

- Oh, l'edicola che mi aveva segnato mio padre. Quindi non ho sbagliato strada di molto. - mi sorprendo vedendo il negozio.

- Dovresti imparare ad usare il navigatore del cellulare. È molto più comodo e facile da capire. - commenta senza guardarmi.

- Vado bene con le mappe. -

Non posso mica dirgli che, col navigatore, ho il novanta per cento di probabilità in più di perdermi.

Come lo so?

Già provato...

Io e le strade non andiamo proprio d'accordo.

Ed ho come la sensazione che, se glielo dicessi, mi prenderebbe in giro.

- Oh, ho visto. - lo sento ridacchiare per la prima volta.

Ecco appunto.

Dannazione, se non fosse così irritante sarebbe pure carino.

Che peccato.

I belli hanno sempre qualcosa che non va.

- Ecco a te, questo è l'inizio della via che cercavi. Sai arrivare a casa, da qui? - mi domanda quasi come fossi una bimba delle elementari.

- Certo! Grazie per l'aiuto. - ribatto fin troppo seccamente.

Gli sono davvero grata di avermi dato una mano, ma non vedo l'ora di separarmi da lui.

Ancora mi sto domandando perché dovrei essere stata in cerca di casa sua.

Non credo aspettasse qualcuno, sembrava troppo infastidito perché fosse qualcosa del genere.

- Di niente. - si avvia, ma...

- Sbaglio o mi stai seguendo? - domanda, senza voltarsi.

- Certo che no! Non è colpa mia se devo anch'io andare per di qua. - mi sento sempre più in panico di passo in passo.

Ad ogni casa che superiamo spero che ci si fermi, ma finisco sempre per sospirare tristemente appena la ignora.

Lo shock totale arriva quando si ferma davanti alla bifamiliare dove dovrei andare ad abitare.

La casetta è appunto divisa in due soli appartamenti, motivo per cui l'ho scelta.

I miei avevano insistito per un condominio, ma io desideravo qualcosa di più tranquillo. È  così che sono finita ad affittare questo posto.

Ora però...

Dire che me ne pento è poco.

- Avevo sentito che stava per arrivare un nuovo vicino. Da quel che so questo appartamento era sfitto da almeno un anno e mezzo. - mi guarda stupito e, stranamente, divertito.

No, non ci credo.

L'ha fatto apposta per farmi dispetto, vero?

Lui non sta alla porta accanto, giusto?

Purtroppo so bene che queste sono solo folli ipotesi perché, il moro, ha sempre camminato di fronte a me.

Non poteva sapere dove abitavo, non così precisamente.

Rassegnandomi cedo, quindi, a fargli la domanda che tanto mi preme.

- Perciò... tu abiti davvero... qui? - indico la porta affianco alla mia.

L'ormai familiare sorriso arrogante gli si stampa in viso. L'attimo dopo mi tende la mano.

- Sì, piacere. Sono Norio Kawashiro, il tuo vicino. Benvenuta. -


♡♡♡Ohayou minna♡♡♡
Cielo, sono super contenta di essere tornata con un nuovo racconto (∩˃o˂∩)
Spero tantissimo che questo primo capitolo vi sia piaciuto ^^
Io già mi sono affezionata ai protagonisti, ma penso sia normale. Dopotutto sono mie creature (๑>ᴗ<๑)
Chissà cosa, il futuro, riserverà a questa storia. Non vedo l'ora di scoprirlo con quelli di voi che vorranno proseguire assieme a me ♡♡♡
Vi ringrazio tantissimo per tutto il supporto che mi date sempre, i vostri commenti sono riusciti spesso a farmi sorridere anche in giorni assolutamente no ♡♡♡
Detto ciò smetto di dilungarmi come mio solito e vi saluto, ci vediamo lunedì prossimo col seguito di questo racconto ^^
♡♡♡Arigatou gozaimasu♡♡♡
♡♡♡Mata nee, alla prossima♡♡♡

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